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mercoledì 19 gennaio 2011

19 gennaio San Mario




Mario, con la moglie Marta ed i figli Audiface ed Abaco sono venerati come santi e martiri dalla Chiesa cattolica.


Le notizie su di loro, pochissime e incerte, derivano dalla Passio di san Valentino, del IV secolo.

Si riporta che Mario, o Maris, sia stato un nobile di origine persiana. Giunse a Roma nel 270 per venerare i sepolcri dei martiri insieme alla moglie Marta e ai due figli Audiface ed Abaco. La famiglia, aiutata dal prete Giovanni, si diede a seppellire lungo la via Salaria i corpi di oltre 260 martiri che giacevano uccisi in aperta campagna.

Scoperti, vennero interrogati dal prefetto Flaviano e dal governatore Marciano. Rifiutarono di abiurare e di sacrificare agli idoli e furono dunque condannati a morte: gli uomini furono giustiziati lungo la via Cornelia. Marta, in nympha, cioè presso uno stagno poco distante.

Si riporta che una matrona romana, Felicita, diede loro sepoltura in un suo possedimento, lungo la stessa via, al tredicesimo miglio. Qui sorse una chiesa di cui esistono tuttora i ruderi e che fu meta di pellegrinaggi nel medioevo. Oggi è detta Tenuta Boccea.

Le loro reliquie ebbero vicende molto complesse: alcune furono traslate a Roma nelle chiese di Sant'Adriano e di Santa Prassede. Un'altra parte di fu inviate ad Eginardo nell'828. Questi, biografo di Carlo Magno, le donò al monastero di Seligenstadt.

Il racconto scritto da don Bosco

La tradizione più nota su vita e martirio di questi santi è un racconto leggendario, in cui è però possibile individuare un nucleo di storicità che ci pone di fronte alla figura reale di questi martiri. Il racconto fu reso popolare da un libretto del 1861, scritto da don Bosco ma preparato dal conte Carlo Cays. In anni di grandi lavori sul santuario dedicato a sant'Abaco a Caselette (sulle pendici del monte Musinè) e di devozione molto sentita verso questi santi, il conte Cays sollecitò l'amico don Bosco a scrivere qualcosa che ravvivasse ulteriormente la venerazione di sant'Abaco, mettendogli in mano la documentazione per il libro.

Don Bosco (o meglio, il conte Cays) si era basato su notizie contenute negli Acta Sanctorum, vastissima raccolta di scritti sulla vita dei santi composta a partire da metà '600 dai Bollandisti. La parte dedicata ad Abaco e soci era un racconto (Atti dei santi Mario e soci) che risaliva agli inizi del Medioevo, in particolare al VI-VII secolo. Era una passio, un tipo di scritti che raccontavano a fini edificanti il martirio di uno o più santi, aggiungendo alle notizie che si avevano sui martiri anche delle cose inventate per impressionare e commuovere. Il suo anonimo autore aveva raccolto dei racconti tramandati da tempo, che conservavano memoria dei nostri santi: ricordi legati ad un luogo appena fuori Roma lungo la via Cornelia (a nord-ovest della città), dove era sorta una chiesa sul luogo del loro martirio.

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