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lunedì 30 ottobre 2023

Caffè dell'Artista: Programma dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023


di Maria Serritiello 

Informiamo ai soci  le date dei prossimi incontri



Programma dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023

 

 

26 ottobre, giovedì: In occasione del centenario della nascita dello scrittore Italo Calvino, conferenza tenuta dall’Emerito  Chiarissimo Professore dell’Università “Federico II di Napoli” Francesco D’Episcopo.

 

31 ottobre, martedì, ore 21,00, presso Chiesa Santa Apollonia, via San Benedetto

spettacolo sul Mito Deianira e musica.

 

13 novembre, lunedì, ore 17,00, presso Ente Turismo via Velia 15: Incontro con l’arte: pittori, poeti e scrittori del nostro territorio.

 

14 dicembre, lunedì, presso sala Giunta della Provincia di Salerno ore 16,00: Premio intitolato al Prof. Cosmo Sallustio Salvemini e interventi del Chiar.mo Prof. Gaetano Pecora (Presidente del Centro Studi Salveminiani di Napoli) e del Chiar.mo Prof. Francesco D’Episcopo. Sarà presente il Prof. Alessio Falconio Direttore di Radio Radicale di Roma. L’evento sarà registrato da Radio Radicale. Interverrà il Presidente della Provincia di Salerno.


 



domenica 29 ottobre 2023

Al Caffè dell' Artista di Salerno con il Prof.re Francesco d' Episcopo per il centenario della nascita di Italo Calvino


 Fonte www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Giovedì 26 Ottobre 2023 "Il Caffè Dell'Artista" di Salerno,



Presidente la Prof.ssa Florinda Battiloro,
 
ha inaugurato l'anno sociale con una dotta relazione su Italo Calvino, in occasione del centenario della sua nascita, tenuta, con  profonda leggerezza, dal Prof.re Francesco d'Episcopo.


In sintesi, il suo intervento

Nato a Santiago de Las Vegas – Cuba il 15/10/1923 da padre Agronomo e madre Biologa, morto nel 1985. La sua famiglia si trasferì da Cuba a Sanremo in Italia ed i genitori vollero ricordare le loro origini chiamando il proprio figlio Italo. E’ stato un grande scrittore e paroliere, ha spaziato tra romanzi e favole; un Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale. Infatti, durante la seconda guerra mondiale è stato un partigiano, dopo il conflitto egli si iscrisse al Partito Comunista, ma dopo circa sei anni lasciò questa tessera perché deluso da alcuni comportamenti assunti dal Partito. E’ stato uno degli scrittori più importanti del Novecento in Italia, alcune opere: “Le città invisibili”, “Il barone rampante”, “Sotto il sole del giaguaro”, “Il sentiero dei nidi di ragno”, hanno travalicato anche il nostro Paese per avere un successo internazionale. Calvino, oltre ad essere un fervido scrittore, fu Editore per Einaudi, quindi Editore di se stesso e con una forte capacità manageriale. Nel 1950 collaborò a Riviste tra cui “Il Politecnico” di Vittorini ed alcuni Quotidiani. In questo periodo tutti i suoi romanzi furono accolti con grande stima dalla Critica Internazionale. Nel 1966 si trasferì a Parigi e da lì collaborò con il Corriere della sera e la Repubblica fino al 1984. Dopo fu invitato a tenere lezioni all’Università di Cambridge, alla Harward University e preparò “Le Lezioni americane” che vennero pubblicate postume. Nel libro “Le Città invisibili” vi è una sospensione del tempo, giocando attraverso l’imitazione di quello che è il suo modello: Marco Polo, e descrivendo città partendo dal Medioevo, fino a quelle contemporanee. Nella sua vita a Parigi egli apparve molto interessato alla Narrativa dell’Ottocento, poi conobbe gli Strutturalisti e i Formalisti e, attraverso questi, concepì un nuovo modo di scrivere in Letteratura. Fu un ammiratore di Duras, Borges e Puig. Calvino fu un avido lettore, che formò il suo pensiero verso un nuovo modo di intendere la scrittura: ogni cosa descritta poteva avere un diverso seguito, tutto poteva essere possibile nell’evolversi delle dinamiche comportamentali individuali e sociali. Il linguaggio usato dall’autore è complesso, ma facile da captare, fu un Avanguardista e vide la Letteratura come Scienza delle eccezioni, in cui ogni Scrittore, di opera in opera, si mette alla prova variando, sperimentando, osando ogni volta in campi diversi: dalla Linguistica alla Antropologia, dalla Semiotica all’Astrofisica, dalla Biologia alla Psicoanalisi, tutto è un serbatoio di immagini narrative. Egli spazia dal genere avventuroso a quello erotico, dall’apocalittico a quello spionistico, ed ogni volta resta in sospeso la trama appena abbozzata con i personaggi del racconto lasciati ad un destino sconosciuto, poiché i veri protagonisti sono il Lettore e la Lettrice che vivono una storia d’amore tra loro. Una cassettiera con tanti cassetti che si aprono rivelando le loro sorprese, un gioco ironico sulla scrittura e sulle sue potenzialità, una interazione completa con il lettore, che può diventare un Deus ex machina, come avviene oggi in certe narrazioni che vediamo al cinema, che spesso vengono definite “Mentalist Story”, in cui le possibilità finali di un racconto possono variare grazie alla personale interpretazione e visionarietà. In questo Calvino è stato un precursore a livello psicologico del nostro tempo.




 

sabato 28 ottobre 2023

“Foemina” la personale dell’artista Anna Ciufo in esposizione al Bar “Napoliello dal 1948” di Pontecagnano

 


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Nei giorni scorsi si è tenuta un’interessante personale dell’artista Anna Ciufo, presso “dal 1948 Bar Napoliello” in Via Tevere di Pontecagnano dal titolo “Foemina”

L’artista, nata a Formia, ma Salernitana di adozione, ha iniziato ad interessarsi all’arte pittorica intorno ai 12 anni. Più tardi stimolata, incoraggiata e seguita dal proprio docente di disegno e storia dell’arte, ha affinato la propria tecnica, partecipando a numerose collettive di giovani artisti. Con un considerevole curriculum professionale e molteplici esposizioni, la pittura di Anna Ciufo si esprime sempre in favore dei diritti delle donne, della presa di coscienza verso gli ultimi e sguardi rivolti alla natura. Una nota particolare, Anna Ciufo, in passato, per un breve periodo ha collaborato da Salerno per Lapilli, recensendo mostre.

La personale “ Foemina” esposta “nel Bar Napoliello” in Pontecagnano dal 1948 e ne ha tutti i segni, ha dato chiarore al luogo, reso opaco dal tempo, gli stessi anziani, seduti attorno ad un tavolino di legno rettangolare, intenti allo svago serale, sapevano di quadro antico: “I giocatori di carte” di Paul Cézanne. 

Da premettere (n.d.r.) che sono particolarmente attenta ai lavori dell’artista, vuoi per la tenacia che mette nella sua voglia di ritagliarsi un suo spazio pittorico ed una sua personalità, vuoi per l’aerea spazialità dei suoi colori chiari, vedi le opere di dimensioni maggiori e per la delicatezza del tratto, mai duro o violento. Nell’esposizione dei quadri, poi, ad occhio attento, si scorge tutto il suo pathos nell’affrontare il “problema femminile”. Il numero ridotto (peccato) di piccole essenze pittoriche della donna, nei vari suoi momenti esistenziali, sono tutti resi con eleganza e decisione. I tratti essenziali, esaustivi ed accoglienti, sono la visione di una donna presente e significativamente importante. L’uso di colori, quasi mai accesi o vistosi, ben riposiziona la donna in una visione ampia e rasserenante, una presenza fatta di accoglienza e comprensione. I quadri di dimensione più estesa, parlano di una artista che non ha perso ancora la speranza di un mondo più dolce, più chiaro, più motivante, più accogliente nella diversità e più decisamente volto a dare felicità! È’ questo alla fine il mondo cui dobbiamo aspirare tutti ed Anna Ciufo può accompagnarci con i suoi quadri

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




mercoledì 11 ottobre 2023

“L’ Eredità” di Francesco Maria Siani, al Piccolo Teatro del Giullare, con Anna e Roberto Nisivoccia ed Andrea Palladino

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Ad iniziare il ciclo delle rappresentazioni, per la stagione teatrale 2023/2024, al Piccolo Teatro del Giullare, è una pièce di forte impatto, scritta da Francesco Maria Siani, un Salernitano talentuoso che vive in Francia.

All’inizio, tutta la scena è al buio, un sottofondo di piatti metallici di un’invisibile batteria, ora in crescendo, ora diminuendo d’intensità, crea un’aspettativa allarmante; poi la luce fioca rischiara un angolo del salotto, dove, accanto ad un tavolino su di una poltrona, c’è un uomo, con il plaid tirato sulle gambe, radio accesa per ascoltare la parlata di alcuni politici. In giro per la stanza con vestiti dimessi, capelli raccolti all’indietro e strofinaccio della polvere tra le mani, presumibilmente sua moglie, ascolta umilmente le invettive dell’uomo. Costui è un soggetto con nessuna parola garbata, né verso i politici avversari in ascolto, né verso sua moglie che ha tutta l’aria di essere invisibile in quella casa. Con una parlata marcatamente meridionale, siamo, però, in una città del nord, Saverio arringa malamente i politici, ce l’ha con i comunisti e rimpiange “lui” che manteneva l’ordine, quando, l’Italia era nelle sue mani. Sbraita a voce alta, gli si gonfiano le vene della gola tanto è il tono elevato, ma non si ferma, anzi oltre ai comunisti aggiunge all’imprecazione nell’ordine: i drogati, gli omosessuali, gli emigrati. Si comprende bene che non è felice della sua vita, è sofferente, l’arteriosclerosi lo tormenta. Intanto la moglie gira per casa come un’ombra, lo accudisce e placa con dolcezza i suoi scatti d’ira. Per suo conto ha una decisione da prendere, è ammalata e vuole andar via in silenzio, accompagnata dalla buona morte. La coppia ha un figlio che andandosene da casa ed allontanandosi, vive all’estero. La donna, dopo aver rassettato la casa, compiuti i gesti usuali, che a nessuno interessavano, messi i libri, gli scritti ed altri oggetti ricordevoli nel baule troneggiante la scena, saluta il marito, che come sempre urla improperi ed insulti, una volta in più nei suoi confronti. Marta esce dalla vita, ma resta in scena come fantasma, scalza, umile e dolce nel voler aiutare il figlio a recuperare il rapporto con il padre. Il dramma si fa complicato, quando tra bisticci, urla e aggressioni fisiche da ambo le parti, padre e figlio tentano un ravvicinamento, attraverso verità inconfessabili e vissuto ingannevole. Un atto unico che per un’ora e venti minuti senza interruzione, poca luce e la stessa scena, per tutto il tempo, prova a rappresentare oscure dinamiche familiari, unite a feroce scontro generazionale.   La pièce si conclude come nessuno se l’aspetta, un’eredità, sia pure di sentimenti, che danno speranza ad un’umanità sempre più incarognita.

Un’interpretazione magistrale quella dei gemelli più noti del teatro salernitano, saputi come figli di quei mostri sacri dal nome: Regina Senatore e Alessandro Nisivoccia, riunitisi in scena dopo i 14 anni. Ci si accinge ad ascoltarli con reverenza, cercando di scoprire in loro una certa eredità teatrale, una qualche inflessione di voce possente di Alessandro o un tremolio addolcito di Regina.  Ed è così, scorgere i genitori, in loro due, è stata un’emozione indicibile per un pubblico che conosce il rimpianto. Degni figli, hanno caratterizzato perfettamente i loro personaggi, superando se stessi, per questa raggiunta maturità artistica.

Una menzione particolare la merita Andrea Palladino, bravo nel caratterizzare, Enzo, il figlio della coppia, amato in modo smodato dalla madre, viceversa maledetto dal padre, l’odio gli esce dal corpo, tant’è la forza recitativa, per impattarsi contro il genitore. La regia di Francesco Petti è stata perfetta, attento com’è stato a fare del dramma, un pezzo ricordevole, anche per le immagini costruite in penombra, come quella, per esempio, di Enzo tra le braccia della madre, dopo aver conosciuta la verità, sul baule disvelato, si ricompone una piccola pietà michelangiolesca con il più dolce sottofondo musicale: Barber Adagio for Strings, Op.11

Maria Serritiello

www.lapilli.ru


Lo spettacolo viene ripetuto il 14 e15 ottobre, sabato ore 20,30 e domenica alle 18,30


 





 




lunedì 2 ottobre 2023

“26 e 4 Remake” ha dato inizio alla stagione teatrale “Destinazione Comicità” al Teatro Laboratorio Santa Margherita Salerno


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Con “26 e 4 Remake”, ha avuto inizio la stagione teatrale “Destinazione Comicità, presso il teatro laboratorio Santa Margherita, nella zona orientale di Salerno, che va avanti dal 30 settembre 2023, fino al 15 aprile 2024, con 8 spettacoli+ 2 in omaggio, alla cifra di 70 euro , alla portata di chi si vuole distendere con il sorriso o anche con la risata. Due spettacoli, ogni volta, il sabato sera alle 21,00 e la domenica in replica alle 19,15.

26 e 4, i numeri fortunati, dove 26 è la farmacia e 4 il teatro, simboli ispiratori della scrittura di Lello Casella, che ne è anche il regista, oltre che abile interprete. I due atti hanno come luogo fisso, proprio la farmacia, riprodotta con artistica precisione, per fare da sfondo alle vicissitudini dei 5 protagonisti: Saverio, Lulù, Rafilina, Arturo e Franchetielle, ovvero Ciro Girardi, Antonello Cianciulli, Roberta Manzo, Maria Luisa Pirri e Lello Casella Ed il numero 4? Centra, oh si che centra, in quanto Arturo, che si spaccia per dottore, altro non è che un miserevole teatrante, innamorato cotto della bella Lulù, ma che non disdegna le altre, tipo la languida Rafilina. La prima parte è di preparazione, i personaggi sono delineati con i loro desideri amorosi e teatrali, quelli di Saverio il farmacista, per esempio, che paga perfino Arturo, sempre a corto di soldi, pur di avere la parte di Romeo, nello spettacolo in preparazione. Sia la prima parte che la seconda è intervallata da spacchetti musicali, danzati mirabilmente da un pregevole corpo di ballo, su coreografie di Valeria Alfano del Polo delle Arti con musiche scelte dall’antica melodia napoletana. Lo spettacolo, continua con l’esilarante drammatizzazione di Giulietta, Ciro Girardi e Romeo, Antonello Cianciulli, basta vederli nei panni di scena per ridere con gusto come la rassegna teatrale vuole. Abbandonati i panni dei due infelici innamorati ritornano nella farmacia per rappresentare, insieme a Lello Casella e Roberta Manzo, l’atto unico di Eduardo De Filippo “Pericolosamente”, scritto nel 1938.

La gag è divertente ed è ben caratterizzata; gli interpreti, ognuno per la propria parte, hanno dato il meglio di sé. Bravo Lello Casella nel rifinire lo spettacolo, incastrando tutti i personaggi e nel creare una piacevole contaminazione con testi noti e di valore. L’ambientazione anni ’20, il recitato marcato e le battute spesso a doppio senso hanno creato un clima di assoluta spensieratezza.

Lo spettacolo viene replicato fino all’8 ottobre

Note conoscitive

Il Teatro Laboratorio Santa Margherita, nella zona orientale della città di Salerno, è sorto nel 2019, nella struttura, che post terremoto ’80, è servita da chiesa.  Il teatro laboratorio nasce con l’intento di favorire attività che tendano a sviluppare la socializzazione nell’area extra scolastica ed extra familiare. Un teatro di quartiere, dunque, un centro di cultura permanente che possa liberare le creatività.

Il Teatro laboratorio S. Margherita è il teatro popolare della zona orientale, con 100 posti a sedere, confortevole ed  a 100 metri dall’uscita della tangenziale di Pastena-Giovi e con ampio parcheggio gratuito.

Inoltre il teatro dispone di una dependance di oltre 200 posti “Il Giardino dell’Arte” per dare continuità al lavoro progettuale, anche, durante il periodo estivo.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu

 


 

 


 

 

domenica 1 ottobre 2023

La curva sud Siberiano vince sugli spalti. La coreografia fa il giro del mondo ed è la migliore

 




Fonte: facebook sul  web

notizia raccolta da Maria Serritiello 

QUESTO IL SUO SIGNIFICATO

PER OGNI FINE C'E UN NUOVO INIZIO.

Nostalgico, delicato e profondo omaggio ai Pink Floyd utilizzato per aprire la breccia nel muro dell'indifferenza verso il mondo ultras.
L' urlo della presenza costante dei tifosi, alla pari del potente coro dei bambini del brano Another Brick in The Wall, riuscirà ad abbattere le rigide regole imposte dal calcio moderno?
È un desiderio di ribellione.
È stato tutto un gioco di luci ed ombre, tra un' eclissi di luna e le sfolgoranti facce di un diamante. Alla pari si è districata la squadra in campo, risultando essere ancora double face, aggressiva rintuzzante e spavalda per un' ora di gara, fragile, impaurita e disunita fino alla fine.
Sousa sembra aver riconquistato la fiducia dei suoi, la società dovrà compiere la restante parte dell'opera di ricucitura ma sappiano tutti che ormai il muro della paura è infranto, saremo anche pazzi ma la Salernitana sarà PER SEMPRE.
Parole e musiche dei Pink Floyd, coreografia di Gigi Pacifico, palcoscenico Stadio Arechi di Salerno.

A Gigi Pacifico, l'ideatore della coreografia va il nostro grazie, dal più profondo del cuore granata





SALERNITANA - INTER COREOGRAFIA SALERNITANA SERIE A 2023/2024 30 settembre


 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


“La forma dell’esistenza”  di Brunella Caputo da un idea di Davide Curzio, presso Apollonia Hub di Salerno, all’interno della rassegna “ La notte dei Barbuti”

Ce ne sono pochi di spettacoli come quello andato in scena, giovedì 28 settembre, presso Apollonia Hub di Salerno, all’interno della Rassegna “La notte dei Barbuti”, direzione artistica di Brunella Caputo, nella chiesa di Sant’Apollonia. “La forma dell’esistenza” è il titolo della particolare pièce, tratta da un’idea di Davide Curzio e resa teatralmente, con testi di pregevole scrittura, da Brunella Caputo, che ne ha curato anche la regia.

La chiesa di Sant’Apollonia è il giusto spazio per accogliere un teatro di nicchia, un teatro che si presenta senza sipario, di fronte allo spettatore con la semplicità della bellezza propria. Lo sguardo, nell’attesa dell’inizio, si volge all’altare, metà coperto dallo schermo nero, unica quinta, al pulpito di legno, sollevato da terra, al pavimento bianco e nero, lustro e di forma particolare, si è già nel bello, introduzione a quello che verrà dopo e perfettamente.

Alle 21:15 in punto, a teatro pieno, l’inizio ed il sogno rientrerà in ciò che assisteremo.

Dadà è un piccolo bambino di 5 anni, forse meno, quando per la prima volta incontra la musica, senza più farne a meno, nel salotto buono della casa dei nonni. Gli oggetti che arredano il luogo, a cui non ha accesso, ma lui ben elude la stretta sorveglianza, sono tutti desiderabili, come la penna stilografica, che sedendosi sopra si schiaccia, permettendo la fuoriuscita dell’inchiostro. Il divano tanto protetto è contaminato dal liquido nero e con esso il divieto sempre più stretto. Il desiderio di entrare in quella stanza proibita, prende ancor più forma, cosi che Dadà scopre la radio ed il grammofono con il piatto di metallo su cui girano, aiutati da un braccetto ed una puntina, quasi invisibile, dischi a 78 giri e dove il suono si ascolta, meraviglia, su tutti e due i lati. Ogni volta che può corre nella stanza, accende la musica e con un maccherone di zito lungo, dirige l’immaginaria orchestra, che suona solo per lui: “Maestro, maestro” immagina di sentirsi chiamare e quell’euforia infantile non lo ha abbandonato più, anche oggi che di anni ne sono passati, la musica, è divenuta compagna di vita, tanto di sentirsela dentro, mentre adulto, lo troviamo di spalle a dirigere sul podio, orchestrali immaginari “l’Adagietto di Gustav Malher. Così l’inizio

Per un’ora e più, all’interno di Sant’Apollonia si ascoltano le note meravigliose di Handel, Mahler, Strauss e la canzone napoletana, frutto di una ricerca di brani e di testi, ossatura dello spettacolo. La felice combinazione di scelta musica e di testo recitato con la melodiosa ed appassionata voce di Brunella Caputo, “ Lascia la spina, cogli la rosa…”, di quella stupendamente narrante di Davide Curzio e di quella cantata dalla splendida soprano Silvia Sammarco, fanno di questo spettacolo una rara preziosità.

E’ un viaggio nella conoscenza musicale indiscussa di Davide Curzio, nella unicità delle parole di Brunella Caputo e nel canto ammaliante della soprano, una sirena per bravura, bellezza ed espressività soave, uno per tutti la cantata dello “Zoccolaro”. La levità di Brunella, avvolta da un abito nero e lunghi capelli sciolti sulle spalle, l’avanzata dal fondo del teatro, di estrema eleganza, la coreografa e non solo , un unicum insostituibile, Virna Prescenzo vi ha messo di suo, unita alla commozione di aver creato un pezzo irripetibile per il suo Dadà, si, perché Davide e Dadà sono la stessa persona e Brunella ne ha voluto raccontare la magica storia, è stato, questo, un momento di grazia per ognuno presente. L’attaccamento, che dono prezioso!

E poi i raccordi di vita   e di amore dei musicisti, con i quali abbiamo saputo di Mahler, di Strauss, accompagnati da canzoni  come “Funiculì, Funiculà’,  ‘A Serenate d’ ‘rose, “Oje rose meje. Si dorme chesta fata, scetátela cu chesta serenata…” un recitato appassionato di Brunella in una rara occasione di dialetto. Tutto ha funzionato in modo completo, uno spettacolo appassionato, elegante, sapiente; si esce dalla chiesa sconsacrata con un pieno di magia, di sogno e di puro amore, tanto da poter dire che è vero, la musica è la forma dell’esistenza e la tua, Dadà, ha questa forma, ora lo sappiamo!

Allora piccolo, grande Dadà ci sei riuscito a dirigere con la bacchetta vera, abbandonando il maccherone, con perfetta espressività rapita, nell’assecondare la tua musica preferita, su di un podio di teatro e nulla ha a che fare con te, se quel podio non è reale, il sogno, che bella invenzione e il tuo sogno, Dadà, è meraviglioso!

Maria Serritiello

www.lapilli.eu