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mercoledì 29 febbraio 2012

Pazienti rari. 10 attori danno voce alle loro storie



Iniziativa di Repubblica.it e fondazione Barbareschi
I video si possono vedere sul sito

Fonte:La Repubblica del 28 febbraio 2012
di Maria Paola Salmi


Raccontare la malattia non è facile, ancor più se è rara. Dieci personaggi tra i più amati e seguiti del mondo dello spettacolo ci provano dando voce e volto a storie vere di malati giunte a Repubblica. it. I video trovano spazio all'interno dell'iniziativa di medicina narrativa "Viverla tutta", e sono stati ideati in collaborazione con la Fondazione Luca Barbareschi Onlus-Dalla Parte dei Bambini, il Centro malattie rare dell'Istituto Superiore di Sanità, il laboratorio Asl 10 di Firenze, l'European society for health and medical sociology e il sostegno di Farmindustria. L'occasione, la Giornata mondiale delle malattie rare 2012 che si celebra domani, 29 febbraio, in quasi 50 nazioni con lo slogan "Rari ma forti insieme", puntando alla solidarietà.

«Quello delle malattie rare è un mondo pieno di dolore e fatica, eppure questi malati lottano con coraggio - dice Luca Barbareschi - grazie agli attori che hanno aderito a questa iniziativa abbiamo fatto qualcosa che rimarrà». Non ci sono numeri certi sulle malattie rare, forse 6 mila o 8 mila, in Europa e Stati Uniti almeno 60 milioni di persone ne sarebbero affette. In Italia l'ultimo aggiornamento del Registro nazionale dell'Istituto superiore di sanità (Iss) parla di 485 malattie rare censite, le più frequenti (21,5%) quelle del sistema nervoso centrale e degli organi di senso. Indiscusse le criticità. Non c'è, a differenza di molti altri paesi, un Piano nazionale delle malattie rare, mancano farmaci perché non si investe in ricerca per numeri esigui di pazienti, le diagnosi sono tardive, i malati costretti a duri peregrinaggi. È su queste criticità che bisogna lavorare secondo il ministro della Salute, Renato Balduzzi che assicura l'inserimento nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) di almeno 109 patologie. Nella mozione in discussione al Senato i gruppi parlamentari, Pd in testa, chiedono un Fondo per i farmaci innovativi e un aggiornamento annuale dell'elenco delle rare. «La mancanza di un Piano nazionale penalizza i malati rari - afferma Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'ospedale pediatrico "Bambino Gesù" di Roma - è urgente definire un documento condiviso su necessità che tutti conosciamo: presa in carico del malato raro, definizione dei Centri di competenza, sviluppo di farmaci orfani, formazione". Urgente arrivare a diagnosi e cure precoci. Una grande opportunità è la Terapia enzimatica sostitutiva (Shire) efficace per le malattie da accumulo lisosomiale (solo in Centri specializzati). Uniamo, l'organismo che riunisce centinaia di associazioni, lancia varie iniziative per domani. «Il bisogno più urgente è quello di essere uniti - sottolinea la presidente Renza Barbon Galluppi - l'associazionismo italiano deve diventare propositivo per dare un contributo concreto seguendo le linee guida europee, quel che serve subito è mettere ricerca e conoscenza in rete e definire secondo precisi criteri di qualità i Centri di eccellenza». Numerosi gli eventi sul territorio nazionale in occasione del Rare Disease Day 2012. A Roma apre all'interno del Policlinico Umberto I uno sportello dedicato alle malattie rare, al "Bambino Gesù" è in corso fino al 30 febbraio un seminario organizzato dall'Orphan Europe Academy.

martedì 28 febbraio 2012

Senzatetto trova portafoglio:"No alla ricompensa"


Caritas di Vicenza

fonte:Il Giornale di Vicenza. it
di Alessandro Mognon

Il nobibile gesto di un cinquantenne ospite della Caritas.
È un ex muratore in crisi dopo la separazione. Raccoglie borsello con 300 euro e carte di credito. Il proprietario gli dà 50 euro, lui rifiuta: "Troppi"


Io mi sento un privilegiato perché dormo sotto la Basilica del Palladio. La mattina mi sveglio e dico: ma come ha fatto a costruirla?». È così, Antonio. La vita negli ultimi anni non lo ha aiutato granché e lui dopo aver perso lavoro, casa e serenità mentale vive tra panchine, Caritas e mensa sociale. Ma, un po' come i bambini, vede le cose in maniera semplice. E come fanno i bambini, senza una lira in tasca, sabato sera ha trovato per terra un borsello con 300 euro e carte di credito e ha fatto l'unica cosa che gli sembrava normale: ha chiamato la polizia. Non è finita. Quando il proprietario del portafoglio, rintracciato dagli agenti, ha controllato, non mancava neanche un centesimo. Così, stupito anche lui, ha tirato fuori un biglietto da 50 euro: "Grazie, questi sono per lei". Ma lui è Antonio, non uno qualunque: "No, sono troppi. Mi basta quella blu...". Che nel suo gergo sono 20 euro. Storia difficile, quella del 50enne vicentino. Muratore per quasi 20 anni, qualche anno fa il divorzio dalla moglie, la crisi psicologica, lavoro finito, panchine di Vicenza come letto e alla fine la scoperta della Caritas. "Ma non sono un ubriacone nè un drogato" dice. E allora come è andata con quel borsello perduto? "Era sabato sera, verso le 7 e mezza. Ero andato in piazzetta delle Poste, dove c'è l'osteria il Cancelletto, siamo sempre lì a giocare a frisbee. Lo sa cos'è un frisbee, no? Beh io dopo vado verso contrà della Fascina e come mi diceva sempre mio papà bisogna sempre guardare per terra perché è là che ci sono i soldi...". Lui guarda e vede un borsellino scuro: "La gente mi osservava, avevo paura. Così ho aspettato che non ci fosse nessuno e l'ho preso. Poi mi sono allontanato un po' l'ho aperto. Era un borsellino, dentro c'era di tutto: a parte i “pecos” (soldi, solito gergo: ndr) c'era un bancoposta, una carta di credito, la patente e la carta d'identità. E io penso: adesso che faccio? Mi tengo i soldi e il resto lo butto in una cassetta postale? Eh no, chiamo la polizia". Così telefona al 113, dalla centrale gli dicono "aspettaci lì" e in pochi minuti arriva la volante. Controllano, dentro ci sono 325 euro e anche un numero di cellulare, comunque dalla loro banca dati verificano e rintracciano il proprietario: "Avrà avuto 45 anni - racconta sempre Antonio -, credo che abiti in corso Fogazzaro ma ha detto che è di Milano. Lui guarda, vede che c'è tutto e si complimenta con la polizia. Eh no, gli dico, guarda che sono io che l'ho trovato". Lui ringrazia e gli allunga i 50 euro: "E io dico no. Perché? Perché sono umile, sono fatto così". Ma l'uomo insiste e Antonio dice "va beh, allora mi dia pure la carta blu, che sono 20 euro". Così adesso il senzatetto vicentino potrebbe partecipare al “premio bontà”. Anche perché lui è sincero: "Sì, ho pensato di tenere i soldi, ma che me ne faccio? Lo so che tanti se li sarebbero tenuti, ma io sono così". Lui, l'ex muratore tradito dalla vita, tutte le mattine va a dare da mangiare alle anatre a Ponte Furo: "Anche l'altro ieri, quando è passata la polizia e uno degli agenti era quello del portafoglio: “Bravo” mi ha detto". Adesso Antonio dorme alla Caritas (Perché è inverno e fa freddo), se no usa le panchine ma soprattutto ha il suo angolino sotto la Basilica. E lui, da ex muratore, proprio non riesce a capire: "Ma come ha fatto a costruirla, quel Palladio?".

Il solito Aldo Grasso che stronca un programma tv



ALESSIO BONI INTERPRETA VALTER CHIARI


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

Stavolta Aldo Grasso, se l'è presa con la vita di Valter Chiari, definendo la fiction in due puntate, trasmesse domenica e lunedì, 26 e 27 febbraio, una caricatura. Gli occhi dei critici hanno una vista diversa dai comuni mortali, dovrà essere per forza così. E' difficile che qualcosa in tv vada bene ad Aldo Grasso, tanto che mi sorge spontanea la riflessione, che a non piacergli è proprio la televisione. Non è stato il migliore sceneggiato, ma neache ha provocato tutta quella sofferenza che dice di aver provato."Chi conosce bene l'attore", afferma, "sa che la sua vita non è solo stata un continuo ruotare tra belle donne o gli incontri con il figlio Simone o ancor più il suo essere dipendente dalla droga". Certo che no, nessuna fiction può dare un approfonimento capillare della vita del personaggio di cui si occupa, in due puntate, di un'ora e mezza ciascuna e rivolte al grande pubblico, che non reclama uno spettacolo pretenzioso, ma solo intrattenimento, per allontanarsi,in quell'ora che precede il sonno, dalle difficoltà del quotidiano. Non si salva dall'analisi ingiusta nemmeno Alessio Boni, talatro mostruosamente somigliante al comico, con una recitazione precisa, perfetta, attenta perfino ai movimenti delle spalle o al rigirare le chiavi tra le mani, a detta del figlio Simone, come faceva il povero Valter e così di lui dice Aldo Grassi "L'unico a salvarsi è Alessio Boni, fin troppo, però, sprofondato nella parte ".

Fino all'ultima risata ci ha fatto ritrovare un personaggio che ci ha tanto divertito e nemmeno tanto tempo fa, abbiamo ritrovato suoni, atmosfere, ambientazioni e personaggi del nostro recente passato che, a furia di correrte in avanti, si sono dimenticati in fretta. Lui era il parlatore raffinato, non il rozzo barzelletiere, i suoi pezzi duravano tanto, senza mai stancare. Memorabile è la barzelletta del sommergibile davanti allo specchio, mentre si radeva la barba ed indimenticabile l'espressione "Vieni avanti cretino", entrata nel linguaggio comune, usato nella parodia dei Fratelli De Rege, assieme a Carlo Campanini, altro personaggio della risata italiana.

Forse il gidizio duro che Grasso dà allo spettacolo televisivo va ricercato nel P.S, aggiunto alla sua critica: " Ma, un giorno, vivremo mai in un paese in cui la Rai, il Servizio pubblico, decide che finanziare una casa di produzione di un parlamentare in carica è cosa quanto meno inopportuna? Il parlamentare in questione, trattasi di Luca Barbareschi. Non sto certo a fare il tifo per lui, ma Alessio Boni, attore serio e preparato, che ho conosciuto personalmente, avrebbe meritato il suo plauso.
Maria Serritiello

La caricatura di Walter Chiari ,
una sofferenza guardarla
Ma Alessio Boni, interprete principale, si salva
di Aldo Grassi
Fonte :Corriere della Sera.it

Per chi ha amato profondamente Valter Chiari, l'artista più che l'uomo, la biografia interpretata da Alessio Boni è stata una vera sofferenza. Per dire l'accuratezza con cui hanno lavorato gli sceneggiatori: quando viene arrestato nel 1970 dalla Guardia di Finanza per spaccio di droga e portato in carcere, Chiari-Boni grida: «Questa non è giustizia, è giustizialismo». Ora in quell'anno, come attestano i dizionari, con «giustizialismo» si definiva la dottrina politica del presidente dell'Argentina Perón. Ma è tutto così, alla ricostruzione si è preferito la caricatura.
Prodotta da Luca Barbareschi, scritta da Enzo Monteleone, Luca Rossi, diretta dallo stesso Monteleone, interpretata da Boni, Bianca Guaccero, Caterina Misasi, Anna Drijver, Dajana Roncione, la miniserie in due puntate «Walter Chiari. Fino all'ultima risata» è una rivisitazione superficiale e maldestra. E dire che con tutto il materiale di repertorio che esiste su uno dei più grandi entertainer dello spettacolo italiano era quasi impossibile costruire una fiction così brutta. Ci sono riusciti (Raiuno, domenica, ore 21.30).


Sembra che la vita di Chiari sia solo una sfilata di belle donne, la storia di un talento naturale sconfitto dalla dipendenza dalla droga, un ruotare attorno alla figura del figlio Simone. Manca totalmente la dimensione tragica, che oggi forse è l'unica chiave per riscoprire Walter: dietro ai suoi successi c'è un perdente, dietro al genio non c'è soltanto la sregolatezza, quanto piuttosto la solitudine che sgretola ogni certezza. Chiari voleva trasformare la sua vita di tutti giorni in palcoscenico, costretto fatalmente a recitarvi la parte dell'ingenuo maledetto.
L'unico a salvarsi è Alessio Boni, fin troppo, però, sprofondato nella parte.
P.S. Ma, un giorno, vivremo mai in un paese in cui la Rai, il Servizio pubblico, decide che finanziare una casa di produzione di un parlamentare in carica è cosa quanto meno inopportuna?
Aldo Grasso
28 febbraio 2012



L'immenso Zoff compie 70 anni


FONTE: LA REPUBBLICA DEL 27-2-2012

Uno dei migliori portieri di tutti i tempi. Con la Nazionale il titolo europeo (1968) e da capitano campione del Mondo (1982). Bacheca colma di trofei. Successi anche da allenatore e dirigente

" Quando apriva bocca, gli altri stavano zitti.Questo è il capitano:uno che non dice stupidaggini"
(Giovnni Trapattoni)

IL COMPLEANNO
"Forse ero un pò vecchio già da giovane.A 70 anni sorrido di più, anche se non sono mai stato musone"
(Dino Zoff)

La sua carriera

19 ANNI
Il debutto in A
E' il 24 settembre 1961. Fiorentina-Udinese(5-2).Poi va al Napoli

26 ANNI
La Nazionale. Esordio con la Bulgaria(2-0)Vince euro '68
In Messico è vice di Albertosi.

30 ANNI
Con la Juventus con cui vince 6 scudetti 2 coppe Italia e 1 coppa Uefa

40 ANNI
Il Mondiale
Nel 1982 vince il mondiale in Spagna da capitano con Bearzot

41 ANNI
Il gol di Magath
ko in finale di coppa dei campioni(1-0) con l'Amburgo

44 ANNNI
CT Olimpico
Arriva 4° a Seul nel 1988

46 ANNI
Ritorno alla Juve
Agnelli lo chiama alla guida della Juve:vince Coppa Italia e Uefa

48 ANNI
La Lazio
Inizia l'avventura da allenatore alla Lazio di cui poi diventa presidente e vice

56 ANNI
Al posto di Maldini
Subentra a Cesare Maldini da CT ,ko a Euro 2000 in finale con la Francia

62 ANNI
La Fiorentina
L'ultima esperienza lo vede in panchina alla Fiorentina che salva dalla serie B

AUGURI CAMPIONE AUGURI CAMPIONE AUGURI CAMPIONE AUGURI CAMPIONE AUGURI CAMPIONE



lunedì 27 febbraio 2012

Al “Delle Arti” di Salerno Rosalia Porcaro e Lello Musella



FONTE:WWW.LAPILLI SALERNO.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Rosalia Porcaro, la Signora del Cabaret, come l’ha definita, Claudio Tortora, il patron del Premio Charlot, presentandola al pubblico del Teatro Delle Arti, è stata per una sera, il 18 febbraio, la protagonista assoluta delle risate dei salernitani. Il teatro, stracolmo, conteneva, in primis, tutti gli abbonati della stagione del Ridotto Che Comico 2011-2012 e poi tutti gli altri, accorsi per assistere alla performance di “Veronica”, il celebre personaggio che tanto successo ha procurato alla Porcaro. E lei non ha deluso, fedelmente ha ripreso, per la platea, tutti i suoi personaggi più celebri, da Veronica, a Natascia , dalla suocera di Veronica ad Assundamm. I testi intelligenti ed attualizzati ad hoc per gli eventi in corso, sono stati molto apprezzati dal pubblico, anche per la maniera elegante con cui sono stati porti.

Un po’ prima dello spettacolo, ho chiesto ed ottenuto con molta gentilezza, di poterle rivolgere qualche domanda, per comprendere meglio, al di là dei personaggi che rappresenta, Rosalia Porcaro.

E’ la sua prima volta al Teatro delle Arti?

Si, è la mia prima volta

Si scrive da sola i testi?

Solo in parte, gli altri li scrive Stefano Disegni, autore televisivo e disegnatore satirico italiano.

Come considera, per gli attori di cabaret, il Premio Charlot?

Una manifestazione importante che offre, soprattutto agli attori emergenti, una grossa opportunità, ma è anche un fortunatissimo bagno di folla, per chi è già affermato.

Da sempre ha desiderato fare l’attrice comica?

No, ho desiderato di fare seriamente l’attrice e solo successivamente il cabaret. Tutto ha avuto inizio scrivendo i testi comici per Telegaribaldi, la trasmissione televisiva diffusa da Teleoggi, un’emittente locale napoletana.

Qual è il personaggio che più le ha dato notorietà?

Senza dubbio “Veronica”, ma anche Natascha” nel programma della Dandini “L’ottavo nano” e Assundam in Zelig Off.

Si sente imbrigliata artisticamente dai personaggi più famosi che interpreta quali: Veronica e Natascha?

No, ma riscuotendo simpatia, per i temi che trattano, presso il pubblico, è d’obbligo interpretarli.

I suoi personaggi sono ripresi dalla realtà autentica e proletaria sono ispirati a persone di sua conoscenza?

Da bambina osservavo molto le persone che mi circondavano, ho interiorizzato, così, tante figure, con caratteristiche e difetti. Da adulta le ho riprese e le ho trasfuse nei personaggi in puzzle.

Per lei, “donna”, è stato più facile o più difficile affermarsi nel campo della comicità?

Senz’altro difficile, la comicità non è al femminile, è un campo ancora affidato agli uomini, ma se si ha passione e un po’ di fortuna, con personaggi indovinati, si riesce anche a sfondare.

La ringrazio molto per la sua disponibilità.

Ad iniziare lo spettacolo, però, è Lello Musella, una vecchia conoscenza del pubblico, per essere stato lo scorso anno al "Delle Arti", con gli artisti di Made in Sud. Comico da 21 anni, ha iniziato la sua carriera dopo aver svolto il servizio militare e grazie a canzoni divertenti che componeva e che cantava nelle feste di compleanno, negli sposalizi ed altri eventi gioiosi, ai quali veniva invitato. Prima di darsi, per sempre, all’arte, aveva lavorato per i sistemi di sicurezza e la “Canzone O curt” lo lancia definitivamente nel campo dello spettacolo. Ha vinto il Premio Charlot nel 1996, ha partecipato più volte a spettacoli televisivi della Rai, a film ed ha lavorato in teatro, con Alessandro Siani, sempre con successo. Da quattro anni partecipa, come interprete fisso, a Made in Sud, lo show comico - live del Teatro Tam di Napoli, interpretando, da chansonnier napoletano, le sue più divertenti cover. Anche al "Delle Arti" di Salerno, la sua performance ha incontrato il gradimento del pubblico.

In scena, abbandonati i panni di Rosalia, la Porcaro ha interpretato, caratterizzando con bravura, tutti i suoi personaggi: Veronica, operaia in una fabbrica di borse che ama Genni ma è ostacolta dalla suocera. la suocera , donna di cultura “ je teng e libbr pe tutte part”, orgogliosa dei figli laureati ma contraria al marito disoccupato, Natascha, giovane cantante melodica napoletana, che da consigli sull’amore, sul sesso e i tradimenti ed infine Assundam, donna afgana del sud che ironizza sulla vita sotto il velo. L’applauso prolungato, che ha richiamato più volte in scena l’attrice, ha sottolineato la sua bravura e le ha tributato, una volta in più, il successo.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu











I volontari come San Francesco per il lupo


L'AMACA DI MICHELE SERRA



Fonte: La Repubblica del 26/02/2012.
di Michele Serra

VORREI RISPONDERE, FERMO RESTANTE IL DIRITTO DI AFFERMARE SEMPRE E COMUNQUE LE PROPRIE IDEE, VOLTAIRE INSEGNA, A QUANTI HANNO CRITICATO L'AMACA DI MICHELE SERRA, IL GIORNALISTA DI "LA REPUBBLICA", PER AVER SCRITTO IL PEZZO SOTTOSTANTE, IL 26 FEBBRAIO 2012. E' STATO ACCUSATO DI ESSERE ENTRATO NEL "CLIMATERIO" PERCHE' SI E' COMMOSSO, AL SALVATAGGIO DI UN LUPO, TROVATO ASSIDERATO IN UN FIUME DEL'APPENNINO BOLOGNESE, DA PARTE DEI VOLONTARI DI UN CENTRO DI TUTELA DELLA FAUNA SELVATICA DEL MONTE ADONE. IL VIDEO, RICHIAMATO DA MICHELE SERRA, SE VIENE VISTO, E' DI UNA DOLCEZZA INFINITA, SAN FRANCESCO NON AVREBBE SAPUTO FARE DI MEGLIO. I SEGNI DI VECCHIAIA, ATTRIBUITI AL GIORNALISTA, SE CE NE FOSSERO, SAREBBERO DI GRAN QUALITA', COME LUI STESSO E', MI DEPRIMONO, INVECE I SEGNI DI GIOVINEZZA(!?)DI CHI CRITICA, I QUALI HANNO SBAVATO SENZA RITEGNO PER LA FARFALLA ALL'INGUINE DI BELEN. NELLA LETTERATURA E NELLA RAFFIGURAZIONE ICONOGRAFICA, SONO FAMOSI I VECCHI SATIRI CHE GUARDANO E TOCANO LE GIOVANI.

AD "INTELLIGENTI PAUCA".

IL MIO GRAZIE E LA MIA STIMA VANNO AI VOLONTARI PER IL LORO AMORE VERSO L'ANIMALE IN DIFFICOLTA' E ALLA SENSIBILITA'DI MICHELE SERRA CHE PRONTAMENTE HA ACCOLTO NELLA SUA AMACA UN GESTO DI COSI' ALTO SENSO CIVILE.
MARIA SERRITIELLO

C’è un video, su Repubblica online, che desta meraviglia e commozione anche nei cinici e negli adulti (i due termini sono spesso coincidenti). È il salvataggio di un lupo trovato assiderato e morente in un fiume dell’Appennino bolognese. Il cuore non batte più. I volontari di un centro di tutela della fauna selvatica (quello del Monte Adone) lo soccorrono. Gli praticano il massaggio cardiaco. Una ragazza gli fa la respirazione bocca a bocca, in una simbiosi uomo-bestia che è mitologia incarnata, e fiaba però vera. Si sente il rumore del fiato, se ne intuisce il tepore nel paesaggio ghiacciato, si scruta il muso del lupo per cercare qualche indizio di vita.Lo portano al caldo, in una casa rurale, lo adagiano su due sedie davanti al focolare. La padrona di casa sorride. Lo asciugano con il phon. Lo trasportano nel centro di recupero. Lo nutrono con le flebo. Si vede il muso affilato riprendere movimento, un orecchio muoversi. Dopo qualche giorno riescono a fargli mangiare un uovo,il rumore della lingua che lappa, per chiunque abbia avuto a che fare con un cane, è una sinfonia. La bestia è salva. Il tutto dura appena un paio di minuti. Bellissimi: bello il lupo, belli i volontari, belli i capelli neri della ragazza che bacia in bocca il lupo e gli ridà la vita.

Da La Repubblica del 26/02/2012.

Caravaggio "Canestra di frutta" Arte e natura


Fonte:Ecoseven.Saper vivere

Canestra di frutta è un dipinto realizzato da Caravaggio, nel 1600 circa, su commissione del cardinale Francesco Maria Del Monte, che era alla ricerca di un quadro prezioso da regalare al cardinale Federico Borromeo di Milano.

La Canestra di Caravaggio è un capolavoro di importanza fondamentale, un dipinto che contravviene alle regole, presentando non una natura vera e non bella e lucida. Osservando il quadro possiamo notare la grande naturalezza della canestra e della frutta, sembra essere una fotografia scattata in una casa qualunque. Accanto ad una mela buona possiamo ammirare anche la mela bacata, le foglie secche e grappoli d’uva dai colori veri. Il rapporto con la realtà, aspetto importante della pittura di Caravaggio, si realizza e si concretizza anche in un quadro che appartiene al genere natura morta. E nella sua naturalezze il dipinto è luminoso e positivo.

Eppure non può essere una fotografia, non può essere un quadro che ritrae la Canestra dal vivo. Perchè? Perché manca lo sfondo, assente per far sì che la nostra attenzione si posi completamente sulla natura, protagonista dell’opera. E non solo. La cesta è posata sull'orlo del tavolo, in bilico e non al centro, come avviene normalmente nelle case, ciò suggerisce un senso di precarietà, transitorietà. Anche il punto di vista è molto strano: è esattamente perpendicolare al bordo del tavolo, si tratta di una visione particolare, privilegiata, assolutamente anomala.

La Canestra di Caravaggio è un allegoria al tema religioso della Vanitas, della natura effimera della vita terrena, tema sul quale i due cardinali si sono spessi concentrati. Lo si intuisce dalla luce, calda e dorata, che vuole alludere alla presenza divina e alla salvezza eterna. E a salvarsi sono anche le mele bacate.





domenica 26 febbraio 2012

La maschera cornuta di Aliano


Fonte:tra cielo e mandarini
di Giuseppe Melillo

E'un carnevale di antichi origini, con probabili elementi apotropaici di esorcismo verso il male. Il carnevale e' citato da Carlo Levi nel suo celebre romano Cristo si e' fermato a Eboli. L'inizio della festa e' - come tradizione - la ricorrenza di Sant Antonio Abate (il 17 gennaio). Le maschere piu' caratteristiche sono cornute, demoniache o spettrali. Gruppi di giovani percorrono il paese armati di ciuccigno, una sorta di manganello flessibile, con il quale colpiscono soprattutto giovani donne (cone evidente allusione sessuale).I figuranti procedono a grandi salti, portando in mano pelli di pecora arrotolate come bastoni, indossando maschere contadine e assumendo atteggiamenti minacciosi e chiassosi. Essi indossano anche campanelli e maschere sormontate da piume di gallo, che hanno smorfie diaboliche e grottesche. Tra le testimonianze folkloristiche alianesi quella sul Carnevale è senza dubbio la più interessante per la sua originalità , già sottolineata da Carlo Levi nel "Cristo..." : "Venivano a grandi salti , e urlavano come animali inferociti , esaltandosi delle loro stesse grida . Erano le maschere contadine . Portavano in mano delle pelli di pecora secche arrotolate come bastoni , e le bandivano minacciosi , e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo" . L'ultima domenica di Carnevale , nella piazza del paese , si tiene la "frase" , una rappresentazione sarcastica in cui si fa riferimento a fatti e personaggi della realtà locale . Tutto particolare è poi l'abbigliamento della maschera tipica di Aliano : la maschera cornuta .I giovani indossano i classici mutandoni invernali ("i cauzenitt") cingendosi trasversalmente con un nastro di cuoio da cui pendono numerosi campanelli di bronzo e finimenti di muli e cavalli . Una fascia di crine , invece , circonda la vita , mentre il capo è coperto da una grossa maschera composta di argilla e cartapesta , sormontata da un gran numero di penne di gallo , dalla cui parte frontale spuntano corna assai pronunciate e lunghi nasi pendenti . Raffigurano creature diaboliche e grottesche dai significati magici che si perdono nell'origine stessa del Carnevale . Tali maschere sono uniche , non è possibile trovarne altrove a testimonianza di una tradizione che ad Aliano si è conservata.



sabato 25 febbraio 2012

Quel sapore buono della città al “Vicolo della Neve”




Quel sapore buono della città al “Vicolo della Neve”
di Maria Serritiello


Ad una cosa Salerno, non ha mai rinunciato, quando negli anni ’50 e ’60, l’inurbazione della provincia ha confusamente trasferito nella città altre radici ed altre usanze, a riconoscersi interamente nella tradizione della cucina del “Vicolo della Neve”. Somigliante ad un’antica taverna, il posto emana un inconfondibile fascino, quando abbandonate gli stretti budelli, s’invicola, nascondendosi al via vai della gente. Un tempo l’ombra fresca, e riottosa che stagnava nella discosta viuzza, permise alla neve, scesa dai monti, di accumularsi nelle cantine sottoposte alla strada, di essere lavorata e trasformata in candide bacchette, vendute, poi, per rinfreschi e festini, senza pretese dell’epoca. L’attività colorata di bianco, svolta familiarmente per lungo tempo e cancellata impietosamente dall’utile modernità, giustifica il nome che il vicolo porta e vanta come orgoglioso trofeo. Di rado il sole si mostra nella viuzza, solo gli ultimi piani del palazzo, a cui gli anni non si contano più, sono raggiunti da luminosi raggi, che mantengono vive le piante sporte ai balconi e questi schiacciati alla facciata, sembrano quasi disegnati. Di giorno, il luogo si perde negli odori delle case montate strette, si confonde nelle prolifiche attività artigiane, si distrae col passo frettoloso e nessuno vi bada, ma la sera, la sera è tutta un’altra cosa. Finita l’attesa, il posto, quieto come un vecchio focolare s’accende e accogliente ricovera all’interno. La porta ospitale si apre rigorosamente alle 20, per rinchiudersi non prima delle tre, quando ormai la città, da un pezzo, si è distesa nel sonno. All’ingresso a farsi avanti più che “lui”, Matteo Bonavita, da quasi 50 anni, il successore ultimo di tre generazioni avvicendatesi, è l’odore intenso del basilico, sparso abbondante sulla pizza e mescolato a quello fragrante della menta, servito per l’imbottitura della milza ed anche a quello non separato dell’origano e dell’aglio, saporoso sulle alici marinate. In bocca, nell’attesa, che dura in tutto una decina di minuti, già si pregusta il sapore morbido del baccalà, cucinato a zuppa e quello sfritto della ciambotta, un misto di melenzane, peperoni e patate, tagliate a tocchetti e servito nel rame dell’affumicata “tiella”. E poi, tripudio del gusto, da assaggiare ci sono i peperoni imbottiti, le zucchine alla scapece, i broccoli “scuppetiati” e le melanzane sia spaccate che alla parmigiana, per il salato ma anche l’irrinunciabile pastiera e l’inconfondibile scazzetta, per il dolce, piatti che solo qui hanno questo sapore. Tempo addietro, due distinti vecchietti: Armando e Giovanni, un tutt’uno con i loro strumenti, mandolino e chitarra, suonavano melodie perché la sensorialità avvolgente del luogo fosse più completa. Che cosa ha fatto speciale il posto ce lo spiega lo stesso Matteo, due occhi con dentro tanto mare, quello limpido e tenue delle giornate primaverili, con guizzi chiari come i bianchetti ed il sorriso schiacciato nel volto, come un pomodoro allegro sulla pizza: “Il segreto” dice “sta nella scelta dei prodotti, tutti di gran qualità.” Ai mercati generali, al mattino verso le 11, è lui stesso a fare la spesa, come fa da sempre, incurante del tempo che passa, va spedito tra i banchi a scegliere dalle sporte, con consumata esperienza, ciò che verrà trasferito dal caos colorato e crudo del mercato, all’amalgama saporosa della cucina-capolavoro. Al Vicolo della Neve, la vecchia Salerno resiste e si raffigura nella distesa d’aglio appesa, nei vani divisi e accarezzati dagli archi a scuri mattoni, nelle travi di massiccio legno a sostenere il soffitto, nelle suppellettili semplici ed essenziali. Un antro odoroso, oscuro, protettivo che faceva scrivere silenzioso Alfonso Gatto e dipingere con dirompente sensualità Clemente Tafuri. Sull’arco nero fumo, surriscaldato dalle fiamme rossicce del forno a legna, risucchiante come la vorace bocca dell’inferno, proprio su quell’arco che precede la cucina, il Maestro ha lasciato il tratto significativo dell’età dell’uomo. Grottesco, lascivo, il satiro vecchio spia la gioventù dai colori sfumati e si erge sugli altri dipinti che tappezzano l’ambiente, testimonianza dei molti che sono passati. Enrico Caruso, tra gli illustri, per esempio, non rinunciò a mangiare qui e neanche Giovanni Amendola e nemmeno i tanti nomi famosi, dello spettacolo, della letteratura, dell’arte e della politica, un elenco interminabile, tutti di passaggio nella città e presenti al Vicolo della Neve. Senza avvertire il peso degli anni, di sera in sera, la storica locanda si anima ed apre i battenti per mantenere intatta ai Salernitani la tradizione fragrante e golosa del cibo, quella stessa tradizione che ha trasformato il posto in un caldo focolare per i vecchi di un tempo, per i giovani attuali e per tutti coloro che sono di passaggio in questa splendida città.
Maria Serritiello
Il blog di Salerno su Virgilio



venerdì 24 febbraio 2012

"Salerno" Società e Cultura, la bella pagina su fb



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Inondata dal sole del meriggio chiusa tra i monti e la marina giace Salerno splendida nel golfo lucente incantato, accarezzato dai venti del Tirreno. Sulla collina i resti del Castello longobardo, geloso guardiano della villa. Fra le pietre corrose dal tempo ancor risuona possente il grido dei pirati saraceni assalitori in cerca di schiavi e di bottino, lo scalpitar dei destrieri pria normanni poi svevi, il latrato dei mastini della guerra, il furore angioino e aragonese. Senti nel centro antico l’età di mezzo e il fervore di vita e di studi che animò d’Ippocrate la Scuola, retaggio di Atene e di Roma, faro non spento di civiltà e di scienza. (Anonimo)




Il Sindaco De Luca nella divertente imitazione di Lino D'Angiò



Lino D'Angiò (Napoli, 17 maggio 1967) è un attore, comico, trasformista e presentatore televisivo italiano.

Napoletano, da anni scrive e conduce programmi televisivi e spettacoli teatrali. Il suo primo programma televisivo di successo è stato "TeleGaribaldi", condotto tra il 1996 e il 1998 in coppia con Alan De Luca sull'emittente Teleoggi-Canale 9. Questa fortunata trasmissione è in breve diventata un vero e proprio cult in Campania e ha lanciato negli anni -anche dopo l'abbandono di D'Angiò e De Luca- diversi giovani comici napoletani tra cui Biagio Izzo, Rosaria De Cicco, Rosalia Porcaro, I Ditelo voi, Lisa Fusco, Antonio e Michele, Alessandro Siani.


Dopo la fortunata esperienza di TeleGaribaldi, D'Angiò e De Luca condussero insieme su Telenapoli Canale 34 due edizioni di Avanzi Popolo!, nel 1999 e nel 2000. Durante la seconda stagione di questa trasmissione il loro sodalizio si interruppe e la loro separazione artistica durò 8 anni.

In seguito, Lino D'Angiò è stato conduttore di altri programmi come "Avanzi Popolo! - The Original" (in onda nel 2001 su Telecapri: il titolo è in aperta polemica con le scelte editoriali di Canale 34 fatte l'anno precedente), "Facciamo ...Piazza pulita" con Loredana Lecciso, "Il codice D'Angiò", "BELL&POK", "Piacere D'Angiò" ed altri.

Svariati sono i personaggi interpretati da D'Angiò come imitatore, tra cui il governatore della Campania Antonio Bassolino (chiamato Bassolindo), i cardinali di Napoli Michele Giordano e Crescenzio Sepe, il presidente del calcio Napoli Aurelio De Laurentiis, Mario Merola, Nino D'Angelo, Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi, Vittorio Feltri, Massimo Ranieri ed il cartomante Gennaro D'Auria. Tanti altri personaggi sono puramente di fantasia come il parcheggiatore abusivo Geppino Palla da Ercolano e di recente anche il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca

I video sottostanti sono tratti dal tg di Lino D'Angiò "edizione straNordinaria"in onda su Metropolis(669),Televomero(11),Tv Oggi (71),Julie (19).



Basta vogliamo la verità su Emanuela Orlandi


MANTENIAMO FISSI I RIFLETTORI SU

EMANUELA ORLANDI

LA COSCIENZA CIVILE DEGLI ITALIANI DEVE RIBELLARSI

EMANUELA ORLANDI E' SORELLA A TUTTI NOI

UN GRANDE LAVORO DI "CHI L'HA VISTO. DOBBIAMO AD UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA LA RICERCA DELLA VERITA'? CHE VERGOGNA









Al Teatro delle Arti di Salerno



VENERDI' 24 FEBBRAIO ALLE ORE 21
TEATRO DELLE ARTI SALERNO
VIA PIO XI SALERNO


I VENERDI' DEL GIALLO AL TEATRO DELLE ARTI


"CHE NUTTATA"
Una thriller comedy&dinner suspence, inserita nei grandi eventi del Teatro delle Arti dei Venerdì del Giallo.

Una formula completamente nuova che prevede un momento di degustazioni enogastronomiche e la risoluzione di un giallo, che tra noir e comicità avrà come protagonisti intrigo e suspence per un finale che lascerà tutti senza fiato.

Mangia, bevi, ridi?...il finale lo decidi tu!

Informazioni e Prenotazioni 328 1417365 - 393 1712687




mercoledì 22 febbraio 2012

Concordia, trovati quattro corpi. C'è anche la piccola Dayana



FONTE: LA REPUBBLICA.IT

La bimba aveva 5 anni ed era in vacanza con il padre. Dal naufragio del 13 gennaio, mancavano all'appello 15 persone

I Vigili del fuoco hanno individuato quattro corpi nella parte sommersa della nave Concordia naufragata davanti all'Isola del Giglio. Tra i cadaveri scoperti sul ponte 4 dell'imbarcazione c'è anche quello di Dayana Arlotti, 5 anni, di Rimini. La piccola si trovava in crociera con il padre.

La notizia è stata diffusa dalla struttura del Commissario delegato per l'emergenza naufragio, spiegando che il ritrovamento è stato effettuato poco dopo le 13 da personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco. A indirizzare le ricerche è stato uno screening fatto nei giorni scorsi attraverso le testimonianze dei sopravvissuti che avevano indicato i punti dove si sarebbero potuti trovare l'ultima volta che erano stati visti alcuni dei dispersi. Le operazioni di recupero saranno lunghe a cause delle difficili condizioni di intervento.

Nella generale tragedia della Concordia, la storia di Dayana aveva commosso in particolare. Padre e figlia si erano imbarcati venerdì 13 gennaio a Civitavecchia insieme alla compagna di Williams, Michela Maroncelli, 32enne di Villa Verucchio. L'unica dei tre riminesi a salvarsi e a fare ritorno a casa. Tutti e tre, Williams e Dayana e Michela, spiegava nelle ore successive al naufragio la cugina dell'uomo Sabrina Ottaviani, "sono andati avanti e indietro. Erano dalla parte dove la gente si è salvata, poi li hanno fatti andare dall'altra, quella che poi ha iniziato a inclinarsi. Se ne sono accorti e sono tornati indietro: la bimba è scivolata, il babbo con lei".

Un incubo reso più pesante dalle condizioni di salute di Arlotti, malato di una grave forma di diabete per cui si era sottoposto a un doppio trapianto di organi che lo costringeva a prendere farmaci salvavita diverse volte al giorno. Al Giglio, dopo il naufragio, la mamma di Dayana - Susy Albertini, ex moglie di Arlotti - fino all'ultimo aveva cercato e sperato di riabbracciare la piccola. "Fatemi salire per ritrovare mia figlia, a me risponderà", aveva chiesto ai soccorritori appena arrivata davanti al relitto.



Apro gli occhi e ti penso



QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

A volte al risveglio, struggente mi prende il ricordo della Salernitana, sì la squadra della mia città. Chi non è tifoso non può capire, è come colui che ti deride perchè ami il tuo cane, similmente ad una persona. La Salerntana ce l'ho nel sangue, da piccola andavo con mio padre allo stadio ed ascoltavo i risultati alla radio, con la voce di Sandro Ciotti ed Ameri. Tutta una vita con la domenica sportiva e scandita dal rito della partita. A mia madre devo la passione ed il tifo e quando sento le voce dei cori, ho il cuore pieno di orgoglio ma da qualche anno anche pieno di tristezza, per quelle voci spente dal treno maledetto...

La Salernitana è la storia della città, così indivisibile da essa, ho vissuto tutta la mia vita in sua compagnia, i ricordi personali vanno e s'intrecciano con le sue stagioni calcistiche.

Ora, Salerno calcio è una parentesi, non sprechiamo il vantaggio, non offriamoci alle intemperanze e portiamo a casa il risultato. Anche se in questo momento la squadra ha un nome che non ci piace è sempre Salerno che gioca per ritrovare la sua Salernitana, non dimentichiamocelo.

Mi va in queste poche note richiamare il ricordo di un tifoso del quale la memoria non avrà mai oblio:" Il SIBERIANO "

E Forza Salerno Calcio - Salernitana e che il post di seguito sia di stimolo ed auspicio

" A egregie cose il forte animo accendono l'urne de' forti..."
Ugo Foscolo "I Sepolcri"





martedì 21 febbraio 2012

IL Circeo tra Declino e nuovo Rinascimento



IL Circeo tra Declino e nuovo Rinascimento
di Francesco Agresti

Con l'arrivo della primavera, si fa più acuta che mai al Circeo la morsa di una crisi che, con gli anni, è diventata strutturale.

Sfumata per sempre l'epoca d'oro dei Gian Paolo Cresci e degli Italo Gemini degli anni Sessanta e Settanta, quando sul Promontorio, ai piedi della Maga, stazionavano in pianta stabile personaggi come Renato Rascel, Alberto Lupo, Anna Magnani, Vittorio Gassman e tantissimi altri, per non parlare dei Moravia, dei Valente o dei Busiri Vici, che avevano eletto il Promontorio a rifugio segreto per la loro anima in fuga dal caos delle metropoli, e, consegnato agli oblii delle cronache anche il tentativo di rilancio degli anni novanta, quando si avviò una vera e propria rivoluzione culturale attraverso il premio internazionale di letteratura La Cultura del Mare, oggi dobbiamo assistere ad un vero e proprio campo di macerie che non annunciano niente di buono per il futuro.

Difatti, con i Cantieri Rizzardi in disfacimento, con l'Hotel Neandhertal, che da alcuni anni è diventato il 'fantasma del lungomare, con il tentaqtivo ormai abortito di coinvolgere la Regione Lazio per creare un collegamento veloce con l'Isola di Ponza', e con il calo costante e irreversibile dei turisti stanziali nel periodo estivo, ciò che serpeggia tra gli operatori economici è il vento implacabile del declino irreversibile.

Tra i pochi a non darsi per vinti del tutto e a non farsi travolgere dalla marea nera del pessimismo, è proprio il Presidente onoraio dell'associazione Gli Amici del Mare e già amministratore del Comune di San Felice Circeo, Eugenio Saputo al quale chiediamo un suo parere in proposito.

"Se oggi parliamo di crisi - esordisce Saputo - purtroppo, non diciamo nulla di nuovo. Ma, anche se, quella attuale, è una crisi che viene da lontano, noi abbiamo il torto di esserci fatti trovare impreparati. Abbiamo dormito troppo sugli allori. Ora riportare i buoi nelle stalle è molto più difficile di qualche anno fa".

Si spieghi meglio.

"Quello che è mancata al Circeo è stata la programmazione. A fronte di un territorio che rappresenta, ancora oggi, uno dei vanti del nostro patrimonio naturale e paesaggistico, come amministratori non siamo stati in grado di valorizzarlo nel modo adeguato, soprattutto a livello internazionale".

Ma, obbiettiamo, per lanciare una meta turistica e per farla diventare alla moda occorrono capitali ingenti.

"Noi avevamo molto di più - risponde Saputo. - Avevamo la storia, i miti, la cultura, ma soprattutto il mare. Bastava soltanto crederci con più convinzione".

Come si può recuperare per poter guardare con un po' di fiducia al futuro?

"Investendo, natularmente, nelle infrastrutture ma senza tralasciare la cultura, a partire proprio con la rassegna Poeti al Circeo, che si terrà il prossimo 27 aprile alla Maga Circe.

La poesia, l'arte, la musica, l'ospitalità e qualsiasi altra forma d'arte, hanno la forza di trasmettere messaggi ed emozioni che noi neppure riusciamo ad immaginare. Basta soltanto crederci con la dovuta umiltà: E tutto si rimette in cammino".



Vittorio Tosto su facebook: "Carmine e Ciccio facevano indossare la maglia a tutta Salerno"



Fonte:Granatissimi.com
di Gaetano Ferraiolo

In un momento particolarmente difficile per le sorti della Salernitana ed in cui si parla tanto di storia,tradizione e senso di appartenenza alle origini e nel quale i supporters granata stanno sollecitando in ogni modo la nuova società ad acquisire quanto prima denominazione,colori sociali e simbolo dell’ippocampo, tantissimi tifosi (in particolar modo quelli meno giovani e che legano gran parte della loro vita alle gesta della propria squadra del cuore) attendono il ritorno in campo a tutti gli effetti della “vera” Salernitana dividendosi tra ricordi e racconti che, a distanza di anni, continuano a regalare emozioni. Unanimemente gli anni 90 sono riconosciuti come quelli più esaltanti, allorquando un gruppo di calciatori agli ordini di colui che è considerato l’allenatore più amato di sempre faceva sognare la città e l’intera provincia,che si identificava appieno in quella splendida casacca granata e nel glorioso stemma del cavalluccio marino,simbolo di un popolo che proprio con la Salernitana aveva stretto un legame indissolubile. Erano gli anni dei “tagli” di Ricchetti, del 4-3-3 spettacolare di Delio Rossi, delle magie di Di Vaio e Tudisco,delle sgroppate di Grimaudo,delle giocate di Strada e dei gol di Tudisco e De Silvestro,gente che ha contribuito a scrivere pagine indelebili della vita sportiva della Salernitana e che quella maglia granata ce l’ha ancora stampata nel cuore.

Chi ha saputo guadagnare la stima ed il rispetto dell’intera tifoseria dimostrandosi grande uomo prima che grande giocatore è stato il difensore Vittorio Tosto, indimenticato numero 3 che ha vissuto in prima persona il magic-moment della Salernitana; ritenuto da molti addirittura il terzino più forte di tutti i tempi(sicuramente dopo di lui nessuno ha lasciato il segno in quel ruolo), il calciatore calabrese,attualmente tesserato per la Lucchese ed iscritto all’albo dei direttori sportivi, non ha mai nascosto il suo amore per i colori granata,neanche quando è tornato a Salerno da avversario con le maglie di Napoli,Empoli,Genoa e Piacenza. Dopo aver pronosticato il ritorno in B dei granata alla vigilia della finale col Verona (”Tifo ancora Salernitana,mi auguro che i granata ed il mio amico Breda possano riportare la città laddove merita”affermò in merito), ancora oggi Tosto si è contraddistinto per attaccamento alla maglia, stavolta attraverso le pagine del noto social network “facebook”. Commentando un link comparso sulla bacheca dello storico capo ultras Ciccio Rocco, un idolo per migliaia di sostenitori granata e un esempio nel mondo ultras, l’ex difensore granata ha voluto rivolgere un pensiero non solo all’ex capo del tifo granata,ma anche al compianto Carmine Rinaldi,al secolo “Il Siberiano”, scomparso da circa 2 anni e cui vuoto è ancora oggi incolmabile:

“State tutti attenti che!…uscivamo dallo spogliatoio e le gambe non riuscivano a stare ferme…era gia’ 1 a 0 per noi!Carmine e Ciccio facevano indossare la maglia a tutta Salerno. Io ne sono testimone. Onore a chi a fatto grande Salerno” il commento di Tosto,frasi bellissime che hanno commosso tanti tifosi salernitani e che hanno reso onore a due figure storiche del variegato mondo della tifoseria salernitana. Proprio in nome di una storia che tanto manca al popolo di Salerno e che la nuova società ha l’obbligo di riacquistare quanto prima, è davvero significativo che un calciatore del calibro di Tosto abbia voluto rivolgere un pensiero a quella squadra che un pò continua a sentire sua ed a quella tifoseria che celebrò nel migliore dei modi la cavalcata trionfale di una grande Salernitana, anche perchè alla tradizione non appartengono solo simboli,partite e calciatori, ma anche e soprattutto quei tifosi che hanno dedicato tutta la loro vita in nome di un amore lungo 93 anni e che si spera possa quanto prima tornare a far pulsare cuori ora scottati da una delusione atroce come il fallimento ed il declassamento in quinta serie.





I cani nella storia


Foto:Kora Serritiello

Nel filmato successivo vi è rappresentata la storia di Marco, che ha usato gli strumenti della sua laurea in discipline umanistiche, per scoprire e raccontare come nel Medioevo veniva raffigurata la figura del cane
(da Geo&Geo del 13 05 2011)



lunedì 20 febbraio 2012

E' morto Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina nel 1975



FONTE:VIRGILIO NOTIZIE

Aveva 97 anni. Insignito del riconoscimento per le scoperte su interazioni tra virus tumorali e materiale genetico della cellula


E' morto a 97 anni Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina nel 1975 per le scoperte sulle interazioni fra virus tumorali e il materiale genetico della cellula. Ne dà notizia il Consiglio nazionale delle ricerche.

Nato a Catanzaro nel 1914, Renato Dulbecco si trasferisce con la famiglia prima in Liguria, quindi a Torino dove nel 1930, a 16 anni, si iscrive alla Facoltà di Medicina dell'Università di Torino, laureandosi nel 1936 con una tesi di Anatomia patologica con l'anatomo-biologo Giuseppe Levi. Nel 1943 partecipa alla Seconda guerra mondiale alla spedizione sul fronte russo sul Don. Conclusa la guerra abbracciando la lotta partigiana, diviene assistente di Levi ad Anatomia Patologica. Nello stesso tempo compie studi di Fisiologia, e si laurea in , facoltà che frequenta dal 1945 al 1947. Nel 1947 lascia l'Italia per gli Stati Uniti, chiamato dal biologo Salvatore Luria all'Università di Bloomigton, nell'Indiana.

E' la svolta della sua vita. Qui Dulbecco studia nei 'fagi', virus batteriofagi, i meccanismi cellulari che riparano il Dna quando è danneggiato da radiazioni. Chiamato al California Institut of Technology, dove diventa professore ordinario, nel 1955 riesce ad isolare il primo mutante del virus della poliomelite, che servirà a Albert Sabin per la preparazione del vaccino, e nel 1960 inizia ad interessarsi alla ricerca oncologica. Nel 1972 Dulbecco si trasferisce dagli Stati Uniti a Londra, all'Imperial Cancer Research Fund, dove continua gli studi di oncologia. Per questi studi e "per le sue scoperte in materia di interazione tra virus tumorali e materiale genetico della cellula" nel 1975, insieme a David Baltimore e Howard Temin, gli viene conferito il Premio Nobel in Medicina.

Tornato negli Stati Uniti, al Salk Institute di La Jolla, in California, nel 1986 lancia la sua ultima grande impresa: identificare tutti i geni delle cellule umane e il loro ruolo, in modo da comprendere e combattere concretamente lo sviluppo del cancro. È il Progetto Genoma, allargato poi a tutto il mondo come progetto di collaborazione internazionale al quale Dulbecco ha lavorato negli ultimi anni per conto del Cnr. Nel 1999 ha presentato il Festival di Sanremo insieme a Fabio Fazio e Laetitia Casta. Dulbecco è morto oggi all'età di 97 anni.



Palermo, gettano cagnetta e le danno fuoco




Non esistono giustificazioni per l’ignobile gesto compiuto sabato scorso da alcuni ragazzini di Palermo. Senza alcuna pietà, infatti, hanno gettato una cagnolina di cinque o sei mesi in un contenitore dell’immondizia e poi le hanno dato fuoco. La povera cagnetta ha cercato disperatamente di uscire dal cassonetto, ma per fortuna i sacchetti della spazzatura su cui ricadeva l’hanno protetta e le fiamme non sono arrivate a raggiungerla. I vigili del fuoco sono arrivati giusto in tempo per liberarla dall’inferno in cui uomini senza cuore l’avevano improvvisamente catapultata. Tantissima paura, che probabilmente la segnerà a vita, e poche bruciature al mantello. Le ustioni riportate non sono gravi e adesso l’animale si trova ricoverato presso il canile municipale di Palermo. Una storia molto triste, che questa volta ha come scenario un periferico quartiere di Palermo, ovvero quello di Brancaccio: «Ѐ vero - riferisce all’agenzia di stampa GeaPress la responsabile della LIDA cittadina, Alessandra Musso - il quartiere è difficile, è quello di Don Pino Puglisi, il prete ucciso dalla mafia. Ci sono però tante persone oneste. In quella zona - termina la responsabile animalista - abbiamo anche nostri soci e comunque persone che si interessano di tanti problemi, tra cui quello del randagismo che cerchiamo anche noi di affrontare come possiamo». La vicenda è accaduta la sera dello scorso 18 febbraio. Qualcuno ha notato alcuni ragazzini gettare qualcosa che si muoveva in un cassonetto della spazzatura e poi appiccare il fuoco. Preoccupato, ha chiamato i vigili del fuoco, che a loro volta hanno avvertito i carabinieri del comando locale e che proprio in quella zona possiedono una stazione. Ciò ha consentito il loro arrivo in pochi minuti. Increduli, da quella massa di sacchetti fumanti e l’odore insopportabile di plastica bruciata, hanno tirato fuori la cagnetta. Era ancora viva. L’hanno distesa per terra e bagnata con l’acqua. La povera cagnolina per fortuna non ha riportato gravi danni fisici, lo stesso probabilmente non si può dire di quelli psicologici. Ѐ stata salvata dalla prontezza dei vigili del fuoco e dal fatto che le fiamme, probabilmente provocate da un liquido infiammabile, non avevano ancora avvolto l’intero cassonetto. I vigili hanno avvisato la centrale operativa della polizia municipale. Da qui, il canile municipale, dove ora la pelosetta si trova ricoverata. I ragazzini sono scappati via, mentre qualcuno ha iniziato a gridargli contro dai balconi. Adesso rintracciarli sembra impossibile.

domenica 19 febbraio 2012

Il mio Massimo e il rimpianto dei suoi 59 anni



FONTE:IL MATTINO.IT
DI ROSARIA TROISI


Oggi Massimo avrebbe compiuto 59 anni. E oggi il suo nome salirà al cielo dall’altare della nostra parrocchia, quella di Sant’Anna, come tante altre volte, durante la Messa. In quella chiesa Massimo provò per la prima volta l’ebbrezza del consenso e dell’applauso, lo stupore di avere un seguito, di guardare la platea da un palcoscenico, di avere un pubblico. Nel salone della parrocchia mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo. Ora una targa ricorda quei giorni. L’hanno voluta mettere i ragazzi della parrocchia. Sopra c’è scritto semplicemente: «Ricomincio da te». Come modello di vita, di coraggio, di coerenza alle proprie idee. Cose a cui Massimo teneva molto.

Nel 1981 fu invitato al Festival di Sanremo per lanciare il suo film «Ricomincio da tre». Noi a casa, la sera, eravamo davanti alla tv aspettando il suo ingresso in scena. Invece, arrivò una telefonata. Risposi io. «Pronto, Massimo, e che ci fai tu qua? Noi ti stiamo aspettando…». Mi spiegò che gli avevano censurato il monologo. Lui aveva deciso di portarne uno dei più scottanti, in cui si rivolgeva all’allora presidente Pertini a proposito del terremoto del Belice. Ma glielo bocciarono. Così aveva preferito rinunciare: «Che cosa credevano - mi disse - che andavo a Sanremo a recitare la poesia di Natale?». Accettare imposizioni esterne avrebbe significato perdere la faccia di fronte al suo pubblico. E anche nostro padre, integerrimo com’era, fu d’accordo. Al telefono gli disse: «E’ fatto bbuono».
Cinquantanove anni… come sarebbe oggi Massimo? Mi riferisco all’aspetto fisico. Mi viene da pensare che avrebbe pochi capelli bianchi.

Come nostro padre. Come i nostri fratelli di qualche anno più grandi di lui. E, sono sicura, non trascurerebbe la forma fisica, ricordando come stava attento alla dieta e all’attività sportiva. Per lui erano cose importanti. Come le date del suo compleanno e del suo onomastico. Quand’era più piccolo, andava ancora a scuola, un po’ di giorni prima, sul calendario che avevamo in cucina, in corrispondenza del 19 febbraio e del 27 novembre, segnava con la penna rossa, a caratteri grandi, e in stampatello: «Compleanno di Massimo»; oppure: «Onomastico di Massimo». Per essere sicuri che in famiglia ce lo ricordassimo e gli facessimo un regalo.

Questo ci divertiva molto. Lui, invece, si ricordava solo del compleanno di papà. Degli altri, in famiglia, no. Anche perché eravamo in parecchi. Una volta, il 27 novembre, lo chiamai per dargli gli auguri: «Hai visto, me ne sono ricordata, anche se tu non ci tieni». E lui, candidamente: «E chi te l’ha detto? Non ci tengo quando devo farlo io, ma non sai quanto ci resto male quando nessuno chiama me»”.
Come ho scritto nel libro fatto assieme a Lilly Ippoliti, «Oltre il respiro - Massimo Troisi, mio fratello», che presenterò venerdì al Pan e i cui proventi andranno in beneficenza, durante il brindisi per la fine delle riprese delle «Postino», Massimo disse: «Ricordatevi di me».

È quello che continuo a fare io ogni giorno, custodendo il suo ricordo con delicatezza. Rispettare la sua memoria significa per me non solo non stravolgerla, ma ricordarmi di quanto lui fosse riservato. Perché Massimo era un uomo discreto, con un gran senso del pudore. Ecco perché non amo chi ha avuto il privilegio di stargli accanto e oggi lo ricorda senza rispettare il suo stile, il suo modo di porsi nella vita. Buon compleanno, Massimo.


Per Adriano Celentano, passando per Emanuela Orlandi



QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO



POSSIAMO MAI AVERCELA CON TE, SE CI HAI REGALATO, OLTRE A TANTO, "UNA CAREZZA IN UN PUGNO?...
ADRIANO SEI NELLA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA VITA...PER CUI LA PROSSIMA VOLTA CANTA...QUELLO LO SAI FARE A MERAVIGLIA ...E LASCIA DIRE, A COLORO CHE PARLANO E STRAPARLANO, LE "STUPIDATE " TANTO, ORMAI, NON FANNO PRESA PIU' SU NESSUNO...

HAI SBAGLIATO QUALCHE PASSAGGIO E SEI STATO FARRAGINOSO, MA TANT'E' E' IL TUO STILE, CI HAI ABITUATO DA TANTO...CHI L'HA TROVATO INADATTO E' SOLO UN IPOCRITA...TI CONOSCONO BENE E SAPEVANO ANCHE CHE TU AVRESTI, CON LE TUE PAROLE, SAPUTO, RAVVIVARE IL FESTIVAL...QUELLO CHE HAI DETTO, TU LO PENSI DAVVERO, A LORO HA FATTO SOLAMENTE COMODO....LA CHIESA CHE DA TE PRETENDE LE SCUSE DOVREBBE COMINCIARE A FARLE A

PIETRO ORLANDI

DA 28 ANNI NON SA CHE FINE HA FATTO SUA SORELLA "EMANUELA" CITTADINA VATICANA, RAPITA
ESISTE UN MOVIMENTO A FAVORE DI EMANUELA ORLANDI CON PIU' DI SESSANTAMILA FIRME DI TANTI CITTADINI ONESTI CHE PRETENDONO LA VERITA' SU QUESTO INTRIGO INTERNAZIONALE E CHE LA CHIESA IGNORA

ECCO, PERCHE' AVVENIRE E FAMIGLIA CRISTIANA NON NE PARLA?

ADRIANO, LA VERITA' E' CHE LE COSCIENZE SI SONO ADDORMENTATE E NON HANNO PIU' VOGLIA DI RISVEGLIARSI...

LA PIGRIZIA E L'IGNAVIA, AHIME', PIU' FORTE DELLA COSCIENZA MORALE E CIVILE



Quando la farfallina era un racconto di Montale



FONTE:CORRIERE DELLA SERA.IT
DI ALDO GRASSO

Storia di un simbolo dalla letteratura alla Rai

Grazie al vertiginoso spacco di Belén, abbiamo finalmente capito cosa significhi l'espressione «Vuoi salire a vedere la mia collezione di farfalle?». Salendo, in zona inguinale, c'era il grazioso tatuaggio di una farfalla, che fino a poco tempo fa era anche simbolo della Rai. A scuola ci facevano studiare la «Farfalla di Dinard», una raccolta di prose di Eugenio Montale («La farfallina colore zafferano che veniva ogni giorno a trovarmi al caffè, sulla piazza di Dinard...») e poco sapevamo di farfalle, farfalline e farfalloni: «Non più andrai, farfallone amoroso, notte e giorno d'intorno girando, delle belle turbando il riposo». Anzi, ci veniva spiegato che la farfalla era segno di trasformazione e di rinascita, al pari della Fenice. Rappresentava l'anima che, uscita dal corpo, raggiungeva un grado superiore di perfezione. Poi, crescendo, abbiamo letto anche «Lolita» e scoperto che il sommo Vladimir Nabokov non era mai sazio di correre con la rete aperta (non la patta, come Papaleo), inseguendo farfalle. Farfalle vere, che danzavano sopra le tundre di Madre Russia ma che, evidentemente, lo ispiravano.

A Sanremo la farfallina di Belén era a guardia della trincea della virtù, protetta da un perizoma invisibile, una strisciolina di stoffa in commercio con il nome di «C-String», niente a che vedere con le mitiche «mutandine di chiffon», canzone allegra e birichina degli anni 20, resa poi immortale dal libro di Carlo Fruttero: «Mutandine di chiffon, sentinelle sentinelle del pudor difendete dall'amor la trincea della virtù». Già, perché la storia della Rai è anche una storia di mutande e mutandoni. Come non ricordare gli scandali di Alba Arnova, Abbe Lane, le gemelle Kessler e soprattutto il balletto di Delia Scala nella Canzonissima del 1959 che tanto fece adirare i benpensanti? Umiliati e sconfitti, Garinei e Giovannini commentarono: «Avevamo messo i mutandoni neri alle ballerine. Allora meglio dirci chiaramente che bisogna sopprimere i balletti degli spettacoli tv». Altri tempi, altre mutande. Come dice il proverbio, «scherzando intorno al lume che t'invita, farfalla perderai le ali e la vita».

venerdì 17 febbraio 2012

Salerno modello per la raccolta differenziata nella campagna promozionale del Comune di Varese


La lettera di Vincenzo De Luca al Sindaco di Varese Attilio Fontana


Il Comune di Varese, con l'obiettivo di svolgere una campagna pubblicitaria per sensibilizzare la cittadinanza alla differenziazione dei rifiuti, ha divulgato negli ultimi giorni diversi manifesti in cui si fa riferimento a Salerno. La nostra città - scrive il primo cittadino del capoluogo lombardo,Attilio Fontana, in una lettera inviata al Sindaco De Luca - è "considerata modello di riferimento per i brillanti risultati raggiunti nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani".

Di seguito la risposta del Sindaco De Luca.
Gent. mo collega,
"ho ricevuto con grande piacere la Tua lettera e ti ringrazio di cuore, a nome dell’Amministrazione Comunale e di tutti i cittadini di Salerno, per l’apprezzamento che ci hai fatto pervenire per gli eccellenti risultati ottenuti con il nostro programma di raccolta differenziata, smaltimento e riuso dei rifiuti solidi urbani.
Salerno non ha mai conosciuto dal 2006 un solo giorno di emergenza rifiuti nonostante la disastrosa situazione di Napoli e di tanti altri centri della regione che purtroppo il mondo intero ha avuto modo di conoscere.
Abbiamo analizzato con grande scrupolo le esigenze del nostro territorio, delle famiglie, delle imprese e stilato un rigoroso piano industriale per trasformare i rifiuti da problema in risorsa.
I vari steps sono stati attuati con grande determinazione operativa: razionalizzazione del servizio di spazzamento; estensione progressiva del servizio di raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti solidi urbani a tutto il territorio cittadino; costruzione di due isole ecologiche per il conferimento dei rifiuti ingombranti; realizzazione di un sito di trasferenza per la gestione dei flussi; apertura di un moderno impianto di compostaggio che assicura lo smaltimento dell’umido e la produzione di energia da biomasse; intensificazione dei controlli per la prevenzione e repressione degli abbandoni illegali di rifiuti.
A questo programma abbiamo aggiunto anche la realizzazione di un Parco Fotovoltaico. In questo modo riusciamo a tenere pulita la nostra città, a ridurre la bolletta energetica ed a contenere i costi della TARSU per i nostri concittadini.
Oggi Salerno è una città virtuosa che anche l’Unione europea indica come esempio di best practice. Un traguardo raggiunto grazie alle scelte lungimiranti e coraggiose, agli investimenti economici ed alla determinazione amministrativa del Comune di Salerno unitamente alla totale collaborazione dei cittadini, dei commercianti e delle imprese che hanno eseguito con grande scrupolo le indicazioni di volta in volta fornite.
In ogni fase del nostro programma abbiamo sviluppato delle campagne di sensibilizzazione della popolazione con incontri esplicativi nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei condomini, presso le associazioni. “Salerno si differenzia”, questo il claim di una campagna che ha ottenuto lo scopo di rendere tutti e ciascuno protagonista consapevole per avere una città bella, pulita, accogliente.
Auguro a Te ed a tutta la comunità varesina di ottenere risultati analoghi ed in tale prospettiva sarò ben felice, unitamente agli uffici e servizi comunali, di fornire ogni utile suggerimento amministrativo ed operativo. Saremo anche felici di ospitare Te ed i colleghi amministratori in città se vorrete darci l’onore di visitare Salerno e conoscere più da vicino la nostra organizzazione.
Cordiali saluti e buon lavoro ".

Vincenzo De Luca
Sindaco di Salerno





giovedì 16 febbraio 2012

Ritorna il Carnevale di Giovi




SABATO 18 FEBBRAIO ALLE ORE 16,30
GIOVI-SALERNO

Organizzato da
Le Parrocchie S. Croce e S. Bartolomeo – S. Nicola di Bari (Giovi)
in collaborazione con l' Oratorio S. Garbriele e S. Chiara e le Associazioni:
Amicus , Colline di Giovi, Domina Faber, Giovi, I Castellani e Vivere Insieme.
Con il patrocinio del Comune di Salerno

Si ringrazia: Centrale del Latte Salerno

Sabato 18 febbraio 2012
Programma
- ore 15,00 passaggio dei carri lungo le strade del quartiere(da Bottiglieri a Casa D’Amato)
- ore 16,30 partenza della sfilata dalla piazza antistante la scuola elementare di Giovi Piegolelle. Arrivo in via Montebellara con esibizione dei gruppi di figuranti.

I carri partecipanti sono a cura delle seguenti associazioni.
ASSOCIAZIONE MARIA SS. DELLE GRAZIE (SAVA DI BARONISSI) con i carri
-" Le dolcezze della vita"
-" I pirati della politica"
ASSOCIAZIONE CASAL BARONE (BARONISSI) con il carro
- "Super Mario Bros"
ASSOCIAZIONE A.L.V.A. (AIELLO DI BARONISSI) con il carro
- "I mitici anni '60"
ASSOCIAZIONE SOGNO E REALTà (BARONISSI) con il carro
- "Il privé di berlusconi"

Il web sul Carnavale di Giovi:SALERNO TODAY, SALERNONOTIZIE.IT



mercoledì 15 febbraio 2012

Viaggio-incubo dentro gli scavi di Ercolano


FONTE:CORRIERE DELLA SERA.IT
LE INCHIESTE
DI ANTONIO CRISPINO

Restauri infiniti, case che cadono a pezzi e musei costruiti e mai aperti da 40 anni

I tour operator descrivono gli scavi di Ercolano come un centro abitato fermo a una lontana mattina del 79 d.C». Non dicono, però, che fermi a una lontana mattina di chissà quale anno sono anche i lavori di recupero dell'intera area archeologica. Meno conosciuto di quello di Pompei, il sito di Ercolano è un piccolo gioiello d'archeologia. Peccato che su 47 siti presenti, ben 26 siano chiusi al pubblico. Alcuni addirittura da quasi mezzo secolo. E, in effetti, più che un sito archeologico sembra un museo dell'incompiuto.

Chiediamo del "teatro Antico". Viene pubblicizzato su quasi tutte le guide turistiche. E' il primo scavo fatto nel 700. «Era visitabile negli anni '70-80, quando forse nemmeno eravamo nati» ci dice la bigliettaia all'ingresso. E non è una battuta. Qui, quello che chiude difficilmente riapre. Oppure non apre affatto. Come nel caso dell'Antiquarium. E' una struttura fantasma costruita negli anni '70 con i soldi della Cassa del Mezzogiorno. Doveva essere un museo.

«Nei sotterranei - raccontano i custodi - sono conservati reperti di eccezionale valore». Ma nessuno li ha mai visti perché in 40 anni la struttura non ha mai aperto. Persino i bagni sono inagibili. «Sono rotti da ottobre e solo ieri (il 20 gennaio 20012, ndr) ne hanno aggiustati una parte. Ci sono stati turisti inferociti che hanno protestato e persino persone anziane che se la sono fatta addosso» racconta un'impiegata.

CANTIERI INFINITI - Lungo il percorso è un susseguirsi di divieti e cartelli che avvertono di crolli e lavori in corso. Ma a vedere bene sono lavori che si sarebbero dovuti concludere già da tempo. Nella casa del rilievo di Telefo, ad esempio, il cantiere è stato aperto nel marzo del 2008. Durata prevista: 9,5 mesi. Ad oggi è chiuso. I lavori di pulitura archeologica e irreggimentazione delle acque per l'accesso alle antiche spiagge durano dall'ottobre del 2008 e ancora non si intravede la fine. Altre opere portano come data di fine lavori il 31 luglio 2010 ma è ancora tutto fermo. Gli esempi sono numerosi. Nelle aree degli scavi ci sono transenne posticce che chiunque può evitare. E così decidiamo di toccare con mano lo stato dei restauri. Altri, invece, hanno preferito incidere indelebilmente il nome dell'amata sui preziosi affreschi. Benché siano rimasti pochi reperti di valore, ci spiegano che alcuni visitatori portano via persino le pietre. Come souvenir.

ACCESSO LIBERO - Nei granai sono conservati alcuni scheletri rinvenuti durante gli ultimi scavi archeologici. I lavori di recupero sono iniziati anch'essi nel 2008 e sono attualmente in corso. Entriamo a vedere da vicino senza che nessuno ci fermi. Eppure il sito è videosorvegliato, come è possibile? I vigilantes, in effetti, ci sono. Tre anziani fanno a turno per sorvegliare tutta l'area. Altri impiegati, invece, li troviamo a chiacchierare al box office, a discutere delle ferie del Natale 2012 o a prendere il sole. Più volte abbiamo chiesto spiegazioni. Al Comune di Ercolano ci hanno informato che la gestione dipende dal sito archeologico; al sito archeologico dicono che è competenza della soprintendenza; alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, nonostante le insistenti richieste inoltrate, non ci hanno degnato nemmeno di una risposta. Così l'unica spiegazione plausibile è quella che ci dà Peppino, un agente di sicurezza che lavora da anni ad Ercolano: «All'inizio vedevo solo pietre, poi mi sono documentato, ho studiato, sono andato alla ricerca dei reperti più preziosi, ho scoperto che i romani aveva la lavatrice, che molti mezzi meccanici li abbiamo ereditati da loro. Solo allora sono riuscito a dare una risposta a tanto degrado: non hanno capito l'importanza di questi strumenti, di questi scavi e di questa popolazione».



martedì 14 febbraio 2012

San Valentino 2012, tra festa commerciale ed altro


ARCO DELL'AMORE-PIAZZA FLAVIO GIOIA SALERNO


IL BACIO DI HAYEZ-GALLERIA DI BREMA MILANO

La festa di San Valentino fu istituita un paio di secoli dopo la morte di Valentino, nel 496, quando papa Gelasio I decise di sostituire alla festività pagana della fertilità (i Lupercalia dedicati al dio Luperco) una ispirata al messaggio d'amore diffuso dall'opera di san Valentino. Tale festa ricorre annualmente il 14 febbraio ed oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo. Molte tradizioni legate al Santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono. La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro sacerdote romano, anch'egli decapitato pressappoco negli stessi anni.




Il bacio "Un apostrofo rosa tra le parole t' amo".(Rostand)

In questo tributo all' Amore, partecipano i baci dei grandi autori (da Kleist a Magritte a Munch a Lichtestain, a Hayez.

lunedì 13 febbraio 2012

Addio ai treni notturni tra Nord e Sud



Le ferrovie cancellano gli ultimi treni a lunga percorrenza che per decenni sono stati il simbolo dell'emigrazione. Tutti i convogli partiti dalla Sicilia si fermeranno a Roma



QUESTA NOTIZIA, PUBBLICATA IL 6 DICEMBRE SCORSO, MI ERA SFUGGITA, LA RIPRENDO GRAZIE AD UNA NOTA, INVIATAMI SU FB, DA UN CARISSIMO AMICO.
IO STESSA, UN PO' DI ANNI FA, HO VIAGGIATO CON UNO DI QUESTI TRENI A LUNGA PERCORRENZA: "IL TRENO DEL SOLE", QUESTO ERA IL SUO NOME. PARTIVA DA PALERMO, CON UN CARICO DI VARIA UMANITA', PER ARRIVARE A TORINO 24 ORE DOPO, SE ANDAVA BENE...MA IL RITARDO NELLA PERCORRENZA ERA CERTO. CON "IL TRENO DEL SOLE", CHE GIA' NEL NOME CREAVA NOSTALGIA E DISTACCO DALLA PROPRIA TERRA, SONO ARRIVATA, IN UN PERIODO DELLA MIA VITA, A GENOVA. NON ERA LA PREISTORIA MA ERANO SOLAMENTE GLI ANNI '60. PER UN SENTIMENTO DI RICONOSCENZA VERSO TUTTI I TRENI CHE HANNO TRASPORTATO GLI ITALIANI DA SUD A NORD E VICEVERSA POSTO QUEST'ARTICOLO.(MARIA SERRITIELLO)

FONTE:LA REPUBBLICA DI PALERMO.IT
di SALVO CATALANO


Per decenni i loro nomi evocativi sono stati un simbolo dell'Italia unita e dell'emigrazione: Treno del sole, Trinacria, Treno dell'Etna. Un simbolo che adesso finirà nei ricordi: dal prossimo 12 dicembre chi dalla Sicilia vorrà raggiungere Milano, Torino e Venezia non potrà più farlo in treno. Con il nuovo orario invernale, Trenitalia ha deciso di cancellare gli ultimi tre collegamenti diretti che erano rimasti con le città del Nord. Fermata obbligata diventerà Roma.

Nel 2005 erano 56 i treni circolanti da Nord a Sud e viceversa. Oggi sono 26, e da lunedì prossimo saranno dieci. I sindacati Fit Cisl e Filt Cgil denunciano i numeri che illustrano il disimpegno del gruppo Ferrovie dello Stato dalla Sicilia. "È il colpo di grazia - denuncia Franco Spanò, segretario generale della Filt Cgil - Viene negato ai siciliani il diritto alla mobilità e alla continuità territoriale". Oltre ai disagi per i passeggeri, secondo i calcoli della Fit Cisl, spariranno oltre 150 posti di lavoro tra macchinisti, capi treno, operatori della manutenzione e personale dell'indotto ferroviario.

Attualmente sono 26 i treni che uniscono le città siciliane al resto d'Italia, dal 12 dicembre diventeranno cinque da Palermo e cinque da Siracusa, tutti con destinazione Roma. Verranno cancellati del tutto il Palermo/Siracusa-Torino (Treno del sole), il Palermo/Siracusa-Milano (Trinacria) e il Palermo/Siracusa-Venezia (Freccia della Laguna). Soppresso anche l'Agrigento-Roma e viceversa. Se gli abitanti della città dei Templi vorranno raggiungere la capitale dovranno optare per il pullman.

Chi, invece, sceglierà di viaggiare in treno verso una città più a nord di Roma, sarà costretto a scendere comunque nella capitale e cambiare convoglio. "Attualmente il costo medio per andare da Palermo a Milano con un treno notte è di cento euro - afferma Spanò - Da dicembre non si sa". Trenitalia, che fornisce i servizi su commissione del ministero delle Infrastrutture, garantirà integrazioni tariffarie sui collegamenti da Roma in su per chi proviene dalla Sicilia. "Ma in questo momento è una promessa del tutto astratta - spiega Spanò - Non sappiamo se sarà mantenuta, quanto durerà e come si eserciterà. Abbiamo chiesto più volte un confronto, ma non abbiamo avuto notizie".

Resta incerto anche il futuro dei vagoni letto sui treni notte per Roma, visto che ad oggi è impossibile prenotare un posto per il 12 dicembre. Secondo i dati della Fit Cisl in quattro anni, dal 2006 al 2010, a causa dei tagli operati da Rfi e Trenitalia, il numero di passeggeri trasportati tra le due sponde dello stretto si è ridotto di un milione e duecentomila unità. Sulle decisioni di Trenitalia ha influito il pesante taglio sul trasferimento di risorse da parte del precedente governo, che ha spinto i dirigenti dell'azienda pubblica a tagliare le linee economicamente svantaggiose. "Un servizio obsoleto che aveva senso vent'anni fa" spiegano dall'ufficio stampa di Trenitalia, secondo cui, con l'eccezione dell'alta stagione, i treni notte vengono scelti da poche decine di persone.

Soltanto nel triennio 2008-2010 c'è stato un calo del 25 per cento di passeggeri. "Che il numero dei passeggeri sui treni notte dalla Sicilia fosse basso è una falsità - spiega il segretario Filt Cgil Spanò - Anzi, da un anno e mezzo Trenitalia porta avanti una politica di disincentivazione, ostacolando le prenotazioni e preferendo far viaggiare i vagoni vuoti per poi usare questo argomento a sostegno delle sue irresponsabili scelte". Il segretario della Cisl Sicilia, Maurizio Bernava, invita a "una forte reazione" i politici siciliani, il mondo sociale e lancia la proposta di una grande manifestazione a Roma per metà dicembre