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lunedì 24 gennaio 2011

Simpatia e antipatia, la prima impressione è quella che conta


PSICHE E DINTORNO

Che vita sarebbe se non ci fossero le amicizie, gli amori, i viaggi, lo sport e il lavoro? E perché con alcune persone entriamo subito in sintonia, mentre con altre subentra un’antipatia che porta inevitabilmente all’allontanamento?Ciò che determina molto spesso la natura dei legami è la prima impressione. Dal primo incontro, dal primo istante di conoscenza vengono messi in atto processi psicologici più o meno consapevoli, volti a costruire una rappresentazione della persona che si ha di fronte. Questa rappresentazione sarà il nostro modello di riferimento per inferire cosa ci si può aspettare da quella persona e su come impostare l’interazione con lei.La prima impressione è fondamentale anche perché spesso è l’unica possibilità che abbiamo per entrare subito in contatto con la persona che ci interessa o per far capire agli altri chi siamo e quanto valiamo. L’opinione di chi c’incontra per la prima volta si basa su una serie limitata di informazioni, come il linguaggio del corpo o il modo di conversare, e spesso il modo in cui crediamo di presentarci differisce da quello in cui gli altri ci vedono.Una ricerca americana pubblicata su Nature Neuroscience afferma che, nonostante una persona sconosciuta di fronte a noi ci invii messaggi e informazioni ambigue, non passa molto tempo prima di sentirci in grado di dare un giudizio e di concludere se la persona ci piace o meno. Gli autori di questa ricerca sono arrivati a tali conclusioni esaminando, attraverso sofisticate tecniche di neuroimaging, esclusivamente l’attività cerebrale dei partecipanti durante una prima interazione sociale.La risonanza magnetica funzionale ha "fotografato" un’attività significativa in due regioni del cervello, mentre i partecipanti erano impegnati a farsi le prime impressioni. La prima area cerebrale interessata era l’amigdala, coinvolta nelle valutazioni sociali basate sulla fiducia o sull'etnia di altre persone. La seconda era la corteccia cingolata posteriore, nota per il suo ruolo nelle decisioni di carattere economico e nel valore soggettivo assegnato a una ricompensa.Dalla ricerca si è potuto constatare come entrambe si attivino quando dando un’occhiata a qualcuno, decidiamo che tipo è (Corriere della Sera, 9 marzo 2009). Quando facciamo una nuova conoscenza si mettono in moto automatismi sia fisiologici, come abbiamo appena visto, sia psicologici.Da un punto di vista psicologico sono tanti i meccanismi che ciascuno può mettere in atto quando ha un nuovo incontro. Innanzitutto la persona che incontriamo viene categorizzata in modo automatico sulla base di tratti percettivi evidenti quali capelli, occhiali, colore della pelle, accessori d’abbigliamento. Questa operazione è del tutto automatica e inevitabile.A questo punto il percorso può prendere due strade: se la persona che abbiamo di fronte ha in qualche modo suscitato il nostro interesse approfondiremo il processo di elaborazione, altrimenti il processo si arresterà. Chiaramente maggiore è la motivazione ad avere una rappresentazione dettagliata della persona, più elevata sarà la quantità di risorse che il sistema cognitivo è disposto a dedicare a questa attività (Boca, Bocchiaro e Scaffidi Abbate, 2010).La prima impressione è come una fotografia e spesso rimane in modo indelebile nella nostra memoria. Oltre all’aspetto fisico, un altro elemento che influenza la nostra valutazione durante un primo incontro è legato alle esperienze passate. Infatti se in precedenza abbiamo avuto problemi con persone con determinate caratteristiche, il nostro istinto ci porterà immediatamente a rifiutare soggetti con peculiarità simili.È vero quindi che la prima impressione è importante per dare una prima valutazione, ma è riduttivo poter pensare di comprendere la profondità e la vera essenza di qualcuno nell’arco di poco tempo. Ciò vale ancora di più se consideriamo come le persone introverse abbiano meno chances di “colpire” l’altro rispetto a chi ha una personalità più aperta ed espansiva.È giusto quindi approfondire la conoscenza di chi si ha di fronte prima di catalogarlo con un cartellino, come “promosso” o “bocciato”, che ne fornisce il giudizio e il valore sulla base di pochi elementi. Spesso le prime impressioni seguono l’istinto e per questo motivo possono in alcuni casi rivelarsi più affidabili rispetto a prolungate valutazioni. D’altra parte al giorno d’oggi è frequente che le persone, per le più svariate motivazioni, costruiscano un’immagine attorno a sé che ne nasconde la vera essenza. È allora la seconda impressione che può rivelarsi la più giusta?

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