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giovedì 31 marzo 2011

Ich bin ein Berliner. Io sono berlinese


JOHN F. KENNEDY


"Ich bin ein Berliner" è la celebre frase pronunciata dal presidente degli Stati Uniti d'America John F. Kennedy durante il proprio discorso tenuto a Rudolph Wilde Platz, di fronte al Rathaus Schöneberg il 26 giugno 1963 mentre era in visita ufficiale alla città di Berlino Ovest. La frase tradotta in lingua italiana significa: io sono un berlinese


La frase fu pronunciata con l'intento di comunicare alla città di Berlino e alla Germania stessa, seppur entrambe divise, una sorta di vicinanza e amicizia degli Stati Uniti dopo il sostegno dato dall'Unione Sovietica alla Germania Est nella costruzione del muro di Berlino come barriera che impedisse gli spostamenti dal blocco orientale socialista all'occidente.

Il discorso in cui Kennedy la pronuciò è considerato uno dei suoi migliori e un momento celebre della guerra fredda. Fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all'interno della Germania Est da cui temevano una invasione. Parlando dal balcone del Rathaus Schöneberg (municipio del distretto di Schöneberg, allora sede dell'amministrazione comunale dell'intera Berlino Ovest), Kennedy disse:

« Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!' »


L'idea della frase venne in mente a Kennedy all'ultimo momento, così come di dirla in tedesco. Kennedy chiese al suo interprete Robert H. Lochner di tradurgli "Io sono un berlinese" solo mentre stava già salendo le scale del Rathaus (il municipio). Con l'aiuto di Lochner, Kennedy si allenò con la frase nell'ufficio del futuro sindaco Willy Brandt e si tenne in mano un foglietto con la pronuncia. Secondo Lochner, il consigliere di Kennedy Bundy McGeorge disse che il discorso era andato "un po' troppo oltre", e i due corressero il testo in una versione più morbida da ripetere il giorno stesso nel discorso alla Freie Universität di Berlino.[1]

Il messaggio di sfida era diretto sia ai sovietici che agli abitanti di Berlino, ed era una chiara dichiarazione della politica statunitense in risposta alla costruzione del muro di Berlino. Tuttavia Kennedy fu criticato per aver fatto un discorso che riconosceva lo status quo di Berlino nella realtà in cui era. Ufficialmente lo status di Berlino in quel momento era di occupazione comune delle quattro potenze alleate, ciascuna con un proprio territorio di competenza. Fino a quel momento gli Stati Uniti avevano affermato che quello era lo status, benché la situazione attuale fosse di gran lunga differente. Il discorso di Kennedy segnò il momento in cui gli Stati Uniti riconobbero ufficialmente che Berlino Est faceva parte del blocco sovietico insieme al resto della Germania Est. I critici dissero che Kennedy aveva rinunciato ad alti obiettivi ed aveva ceduto alla pressione sovietica, che doveva avere ideali più alti e che i sovietici non avevano la forza di cambiare la situazione solo con le ruspe e i fucili.

Ci sono dei luoghi commemorativi a Berlino, come la scuola Tedesca-Americana 'John F. Kennedy', e l'Istituto 'John F. Kennedy' per gli studi sul Nord America alla Freie Universität di Berlino.

Oggi, si può leggere la medesima celebre frase in un enorme graffito permanente sul lato palestinese del muro che separa la città di Betlemme dalla periferia di Gerusalemme.

OGGI SENZA VERGOGNA BERLUSCONI DICE :IO SONO LAMPEDUSANO.....PER AVER COMPRATO UNA VILLA ,INFORMANDOSI SU INTERNET....MENTRE SI ASSIEPANO I NOSTRI FATELLI, DELL'ALTRA SPONDA DEL MEDITERRANEO,SUL'ISOLA AFFAMATI E VILIPESI NELLA LORO DIGNITA'
.

Il Parlamento italiano, l'esempio di ciò che siamo diventati


IL PARLAMENTO ITALIANO


FONTE:YouTUBE

30/03/2011 Tg1 - Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è stato accolto con fischi e insulti fuori Montecitorio da persone che manifestavano contro il ddl sul processo breve, in discussione alla Camera. "Buffone", "ladri", "fascista" gli insulti rivolti dai manifestanti che hanno anche lanciato monetine. In Aula il ministro ha accusato l'opposizione di aver organizzato la protesta. Ne è nato uno scontro tra Franceschini (Pd), La Russa e il presidente alla Camera Gianfranco Fini, che è stato costretto a sospendere la seduta.




30/03/2011 Tg1 - Tensione alle stelle in aula alla Camera, dove il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha denunciato l'aspra contestazione di cui è stato oggetto davanti all'ingresso principale di palazzo Montecitorio pochi minuti prima. Il ministro ha criticato anche l'opposizione e alle sue parole ha replicato il capogruppo del Pd Dario Franceschini. Subito dopo, La Russa si è alzato in piedi ad applaudire polemicamente Franceschini e il presidente della Camera Gianfranco Fini lo ha ripreso. La Russa, secondo quanto riferito da alcuni deputati, avrebbe risposto "lasciami stare, sto applaudendo", e al secondo richiamo di Fini lo avrebbe platealmente mandato a quel Paese. Tra fischi e urla, la seduta è stata sospesa, e Fini si è rivolto al ministro della Difesa dicendogli: "Ma come ti permetti?".


Berlusconi stile Maria Antonietta


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO


SENZA VERGOGNA


"S'ils n'ont plus de pain, qu'ils mangent de la brioche "

" Se non hanno pane, che mangino brioche"
La frase fu detta da Maria Antonietta d'Asburgo, moglie di Luigi XVI,re di Francia,al tempo della Rivoluzione Francese.

Ad "INTELLIGENTI PAUCA" dicevano i latini, che tradotto vuol dire, a chi capisce basta poco.Ma il detto latino rimanda a due proverbi italiani "Chi ha orecchie per intendere intenda e "A buon intenditor poche parole".

Ecco, quello che a Lampedusa il Premier ha rappresentato, è in ciò che pronunciò Maria Antonietta, ai francesi in un momento particolare della rivoluzione francese. Nei due proverbi italiani, invece, la comprensione della sua sfacciataggine.
A Lampedusa c'è l'inferno, un girone dantesco di condannati e nello stesso giorno in cui lui spende milioni d'euro per comprarsi la gente e la terra dei lampedusani, un barcone di disperati, nello stretto della Sicilia, affonda. 11 uomini,senza patria, abbandonati da Dio,( e mi addoloro nel pronunciare questa frase)tra cui un bambino, carne tenerella, affondano nel mare, che li risucchia vorace, impedendo perfino la sepoltura. Non ho parole, nè quella povera gente in fuga dall'orrore della guerra e dalla fame che, come un incubo, incontra uguale al di qua del mediterraneo, ne ha bisogno.


Senza nome

Sono in fondo al mare,
uccisa bambina,
l'acqua nei polmoni
e all'aria addio.
Bagnati gli occhi,
nessuna lacrima
e nè la madre stretta
vicina.
Nel sonno,
la culla,
fondale di sabbia,
non mi nasconde
all' ingorda fame
di altra gola.
Sono in fondo al mare,
uccisa bambina,
nata per caso
là,
dove la morte
è nata prima della mia vita.

Maria Serritiello dedicata al bambino, senza nome ,affondato tra gli 11, di ieri


FONTE:ANSA.IT

A Lampedusa l'ultima villa del premier


Vengo, arrivo, compro. Tra gli altri impegni, urgenti ed importanti, Silvio Berlusconi questo lo ha annunciato non appena sbarcato a Lampedusa. "Sono andato su Internet e ho comprato una casa a Cala Francese. Anch'io diventero' lampedusano", ha annunciato tra gli applausi dei suoi neo concittadini. A Cala Francese, l'unica nell'isola con spiaggia "personale", ci sono solo tre case sul mare. Quella che ha acquistato Berlusconi si chiama Villa due Palme: "Si' e' quella al centro della spiaggia - conferma il premier - faro' tutt'intorno dei sentieri di ciotoli secondo lo stile di Positano, restera' semplice e mediterranea".

Gia' oscurata sul web dell'agenzia che da anni l'affittava in estate, la residenza, che prende il nome dalle due palme che svettano in giardino, e' una villa mediterranea in stile anni '70, realizzata da un aristocratico siciliano di origini palermitane che amava il mare, il verde e il pesce. Un cancelletto porta direttamente dal bel giardino, con piante di bouganville, alla spiaggia dai colori caraibici che dista solo pochi metri. La casa, nei colori del bianco e blu, ha una cucina, un living con camino, due stanze da letto e un bagno al piano giardino, una stanza da letto piu' grande, terrazzo e bagno al piano di sopra.

Top secret il prezzo pagato, anche se la villa era offerta su internet a 1,5 milioni di euro. I nuovi vicini di casa di Berlusconi, Rosina Licciardi e Giacomo Giardina, si dicono "emozionati" per la presenza del premier che dopo l'incontro in piazza con i lampedusani ha visitato per la prima volta la sua nuova casa. La villa accanto a quella del premier, la prima a ovest verso il paese, apparteneva al generale Raffaele Giudice, ex comandante della Guardia di Finanza, noto anche per le sue vicende giudiziarie legate alla P2.

La terza, ad est sugli scogli e con gran vista, una casa rustica e solare, e' invece di un noto professore universitario del Policlinico di Palermo. Berlusconi e' solo l'ultimo Vip, in ordine di tempo, a innamorarsi del mare di Lampedusa.

Il primo fu Domenico Modugno, che negli anni '70 acquisto' un rudere sulla spiaggia dell'Isola dei conigli, oggi riserva naturale, trasformandolo in una villa lussuosa venduta subito dopo la morte del cantante.

Anche Claudio Baglioni, che da alcuni anni ha dato vita al festival O Scia' dedicato proprio ai migranti che approdano sull'isola, ha acquistato una villa a Cala Creta. Adesso e' la volta del premier, che di fronte agli abitanti in festa ha annunciato di essere diventato anche lui un "lampedusano acquisito".

LE VILLE, DALLA 'CASA' DI ARCOREAL BUEN RETIRO DELLA CERTOSA - Villa 'Le due palme' a Lampedusa e' l'ultimo acquisto immobiliare del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L'edificio, bianco e immerso in un giardino di bouganville, si trova a soli dieci metri da un mare mozzafiato. Top secret il prezzo pagato, anche se la villa era offerta su internet a 1,5 milioni di euro. Una cifra ben al di sotto di quanto sborsato di recente dal premier per coronare l'antico sogno di una residenza a Venezia, sogno che si e' trasformato in realta' con l'acquisizione di Palazzo Pisani Moretta. L'edificio costruito nella seconda meta' del XV secolo dalla famiglia Pisani si affaccia in uno dei punti piu' affascinanti del Canal Grande, tra il ponte di Rialto e Ca' Foscari e il suo valore supererebbe i dieci milioni di euro. Tra le altre proprieta', spicca villa San Martino, nel comune brianzolo di Arcore. E' la vera 'casa' di Berlusconi. Fu acquisita da Berlusconi negli anni Settanta da Anna Maria Casati Stampa che decise di disfarsi dell'immobile a seguito della morte dei genitori (omicidio della madre e suicidio del padre). Sempre in Lombardia, ma nel Comasco, si trova villa Belinzaghi, a Cernobbio. L'acquisto e' datato 2008. Nello stesso anno il premier ha acquistato anche Villa Campari, sul lago Maggiore. Trenta stanze, molo privato, l'immobile e' appartenuto a Cesare Correnti, patriota del Risorgimento e ministro del Regno d'Italia Il buen retiro e' villa 'La Certosa' a Porto Rotondo, nel cuore della Costa Smeralda. Acquistata negli anni Settanta, e' stata completamente ricostruita e ampliata ed e' attualmente classificata come 'sede alternativa di massima sicurezza per l'incolumita' del presidente del Consiglio'. Di qui sono passati ospiti illustri, dal russo Vladimir Putin a George W. Bush.

mercoledì 30 marzo 2011



EDITORIA AL FEMMINILE

venerdì alle 17.30
aperta fino al 07 aprile ore 21
SALERNO - PALAZZO GENOVESE - ( largo campo )

Rosanna Tundo organizza nella splendida location del Palazzo Genovese a Salerno la sua mostra itinerante sull'editoria al Femminile.

I numeri Uno dell'editoria Italiana.

Una rarita' da non perdere,un percorso nella storia della stampa italiana tutta al femminile

per info: Rosanna Tundo 3294353723


Eventi D'Arte:Serata anni '30




Serata anni '30 e dintorni... con la partecipazione di Nadia Farina.
Cena, ballo, Musica dal vivo, Filmati d'epoca e tante altre sorprese

Hotel Centro "Polo Nautico"di Salerno
sabato 3 aprile ore 21.00

Quota di partecipazione Euro 30
Sconto Soci Ordinari
Per info e prenotazione: eventidarte@hotmail.it
cell:3929357175
tel: 0825582090


EVENTO CREATO DA ROSALIA PARACUOLLO PER EVENTI D'ARTE

NADIA FARINA

L’opera d’arte vive tre vite. Una vita gliela dà l’artista con il suo pensiero, un’altra nasce dall’interpretazione di chi ne fruisce, un’altra ancora è insita nell’opera stessa e va al di là di ogni possibile spiegazione...

Nadia Farina, di origini lombarde, con radici materne austro-ungariche, nasce a Milano il 6 agosto 1946. Il forte senso del principio di libertà, il rispetto del molteplice punto di vista, la curiosità per il visibile, l’attrazione per l’invisibile, sono l’eredità ricevuta dal sommarsi di tali cellule genetiche.
Frammenti di vita, poi, hanno fortemente cementato il rapporto con la fede.
Vivere al Sud, infine , ha significato assorbire atmosfere di ineguagliabile magia.
Tutto questo è diventato colore ed il colore è il veicolo che usa nella ricerca a tutte le domande, possibili e non:.una di queste riveste in modo fondamentale la ricerca condotta sul movimento della luce che l’ha portata ad avere contatti con fisici tra i quali il Dr.G.PAPINI University Of Regina Departiment of Physics - CANADA.
Ha, inoltre, coltivato molteplici esperienze in campo artistico ed in campo sociale ed è stata:


- Autrice e presentatrice di trasmissioni televisive;
- Conduttrice di manifestazioni ed inaugurazioni monumenti;
- Conduttrice e/o organizzatrice di manifestazioni ed eventi culturali, religiosi e sociali;
- Coordinatrice per la presentazione di libri e vernissage;
- Giurata in manifestazioni culturali ed artistiche;
- Organizzatrice di mostre;
- Articolista e collaboratrice di riviste, su argomenti di interesse artistico e sociale. In tale ambito ha intervistato, tra gli altri, il prof. Flavio Caroli – Ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso il Politecnico di Milano e responsabile scientifico delle attività espositive del Comune di Milano , sul “colore nell’Arte”.
- Collaboratrice presso l’Università degli Studi di Salerno nei corsi tenuti dal prof. Flavio Caroli – Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea;
- Collaboratrice in seminari ideati dalla prof.ssa M. G. Guglielmi, docente alla cattedra di Fotografia, presso la medesima Università;
- Critica d’Arte;
- Attività di volontariato in campo artistico;
- Conduttrice di laboratori d’Arte. (Ogni esperienza didattica è corredata da ampia documentazione consistente in relazioni degli studenti che abbracciano vari ordini di età e di corsi scolastici.).

E’ stata membro dell’Osservatorio Urbanistico della Regione Campania in qualità di esperta nell’area Artistico Urbanistica , con nomina di Cultore del “Bello” . Decreto N. 356 PROT. 7996 24 Novembre 2000 del Difensore Civico Presso la Regione Campania., al fine di monitorare il territorio per individuare il degrado, l’incuria e l’abusivismo che offendono il “bello”.
La sua attività, si manifesta in tutte le possibili espressioni che vanno dalle mostre all’immagine editoriale, agli allestimenti scenografici, dall’intervento critico di mostre e seminari al volontario impegno nelle scuole al fine di avvicinare i ragazzi all’arte.
Lascia però all’olio sulla tela la parte predominante del suo amore per l’arte, affidando ad ogni personale una tappa del suo viaggio verso le Congiunzioni Estreme.




A proposito dei profughi il Senatùr: "Fora d'i ball".


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO



LA TRAGEDIA DEI PROFUGHI

QUANDO LO STILE E' UN TRATTO INCONFONDIBILE.......

ZOTICO LO E' STATO DA SEMPRE MA ORA, VUOI PERCHE' GLI ANNI AVANZANO, VUOI PERCHE' L'UMANITA'(?) SI E' INCRUDELITA, ARROCCANDOSI NELLA TURRIS EBURNEA, E LUI HA FATTO DI PIU', CHIUDENDOSI PERFINO AL DI DENTRO DELLA TORRE, LE SPARA GROSSE, TROPPO GROSSE PER STARE AL POSTO DOVE STA. E' UNO CHE VA CONTRO TUTTI: L'UNITA' D'ITALIA, LA BANDIERA, I NAPOLETANI PER VIA DELLA SPAZZATURA, I TERRONI IN GENERE, I PROFUGHI, I CLANDESTINI SALVO A FARLI LAVORARE IN NERO PER LA GRANDE PADANIA. IL FEDERALISMO E' UNA FISSA, COME PER IL SUO COMPARE, LE LEGGI AD PERSONAM. UN TRISTO FIGURO, UN ESEMPIO COSI' NEGATIVO E I RISULTATI SI VEDONO(TROTA), CHE VA SPENTO, APPENA SI ACCINGE ALLA PAROLA. EPPURE PARLA, GRAZIE ALLA DEMOCRAZIA CHE C'E' IN QUESTO PAESE E CHE LUI SBEFFEGGIA CON LA SUA RUDEZZA E LADDOVE UN TEMPO PARLAVANO ORATORI DI RANGO,OGGI PARLA BOSSI...."CELO COME SIAMO CADUTI IN BASSO", PARAFRASANDO IL TITOLO DI UN FILM, DI QUALCHE ANNO FA. UN GROSSOLANO IGNORANTE, IL SENATUR CHE NON LEGGE UN LIBRO DAL TEMPO DEL SILLABARIO E SE E' VERO CHE LE COLPE DEI PADRI RICADONO SUI FIGLI,FIN D'ALLORA HA COMNICIATO A FARE DANNI PER "IL TROTA"

LA TRAGEDIA DEGLI UOMINI IN FUGA, PER LA SOPRAVVIVENZA E' UN APOCALISSE CHE CI APPARTIENE, LO VOGLIA O NO BOSSI E PRESTO LO CAPIRA'. AH, GIA,' PER NON ESSERE UN MOSTRO D'INTELLIGENZA CI VUOLE UN PO'(?) TEMPO IN PIU'....DIAMOCELO, MA POI "FORA DI BALL" E MI RACCOMANDO CHE NON OLTREPASSI MAI I CONFINI DELLA PADANIA.....
(Maria Serritiello)

"Occorre un rogo del vaniloquio":


VIVA LA SCUOLA


FONTE: TISCALI NOTIZIE
DI MARCO LODOLI


"Occorre un rogo del vaniloquio": riscopriamo con i versi sublimi di Luzi quella bellezza sempre semplice.

Mario Luzi sperò ardentemente che gli venisse assegnato il Premio Nobel per la letteratura: anche troppo sperò, in modo forse poco elegante, e se ne ebbe a male quando l’ambito alloro scese sulla fronte di Dario Fo. Mario Luzi è stato un poeta sublime, degno di stare accanto a Ungaretti, Saba e Montale, tanto per ricordare la triade dei massimi poeti del Novecento; vi voglio solo ricordare i bellissimi titoli di alcune sue raccolte di versi: “Su fondamenti invisibli”, “Per il battesimo dei nostri frammenti”, “Frasi e incisi di un canto salutare”: già queste poche parole fanno capire quale universo misterioso la poesia di Luzi arriva a toccare e a benedire.Nel passaggio nel nuovo millennio, Mario Luzi scrisse la poesia che ora vi voglio far leggere. Era già vecchio, stanco, la sua ispirazione era molto più flebile, e dunque questa poesia non è particolarmente significativa da un punto di vista letterario. Non ci sono immagini memorabili, non c’è la musica profonda e universale che esce quasi sempre dai versi di Luzi. Però questa poesia ci dice qualcosa di importante. Ci ricorda che dobbiamo attenerci all’essenziale, che dobbiamo lasciar alle spalle le parole fumose, inutili, chiassose del nostro tempo, che dobbiamo permettere al fiore di fiorire, e per questo bisogna fargli spazio, spazzare via il superfluo, che è tanto, che è troppo. Less is more, dicono gli americani. Il meno è il più. La decrescita responsabile, augurano i sociologi più attenti.Siamo ingolfati, sommersi, schiantati dal peso delle sciocchezze. Torniamo al cuore del problema. Andiamo verso il centro, il nocciolo: nel percorso troveremo tanta bella gente che vuole iniziare una vita nuova. Anche i miei studenti cominciano a essere stufi delle immagini vomitate dal televisore, delle menzogne della pubblicità, dell’ingordigia del nostro tempo povero eppure così bulimico. Torniamo al pane e all’olio, ai discorsi semplici e necessari, alla bellezza che è sempre semplice, dice Luzi: e noi lo stiamo ad ascoltare con attenzione.


Vorrei arrivare al varco con pochi essenziali bagagli,
liberato da molti inutili, inerziali pesi e zavorre
di cui l’epoca tragica e fatua
ci ha sovraccaricato, noi uomini.
E vorrei passare questa soglia
Sostenuto da poche,
sostanziali acquisizioni di scienza e pensiero
e dalle immagini irrevocabili per intensità e bellezza
che sono rimaste
come retaggio.
Occorre credo una catarsi,
una specie di rogo purificatorio
del vaniloquio
cui ci siamo abbandonati
e del quale ci siamo compiaciuti.
Il bulbo della speranza
che ora è occultato sotto il suolo
ingombro di macerie
non muoia,
in attesa di fiorire alla prima primavera.

MARIO LUZI

« È incredibile ch'io ti cerchi in questo o in altro luogo della terra dove è molto se possiamo conoscerci. Ma è ancora un'età, la mia, che s'aspetta dagli altri quello che è in noi oppure non esiste. (da Aprile-amore, in Primizie del deserto) »

Mario Luzi (Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005) è stato un poeta e scrittore italiano. In occasione del suo novantesimo compleanno era stato nominato senatore a vita della Repubblica italiana

Mario Luzi occupa un posto particolare nella famiglia dei cosiddetti ermetici e, insieme a Piero Bigongiari e a Alessandro Parronchi, si può dire che costituisca il culmine dell'ermetismo fiorentino.

La prima apparizione di Luzi avvenne alla Facoltà di Lettere dell'Università di Firenze dove si inserì nell'affiatato circolo di quel momento composto da alunni e professori che si ritrovavano per parlare e discutere senza che si avvertisse la questione degli anni o della educazione. Un clima serio e sereno al quale il giovane e timido Luzi partecipava. Luzi viveva a quei tempi in famiglia ed era arrivato alla letteratura che aveva avuto partita vinta sulla sua prima scelta universitaria, la Facoltà di Legge.

Il tema che domina nella poesia di Luzi è quello della celebrazione drammatica della autobiografia dove viene messo in risalto il drammatico conflitto tra un "Io" portato per le cose sublimi e le scene terrestri che gli vengono proposte.


martedì 29 marzo 2011

Maschinarte



ARTE CULTURA E VIRILITA'

MASCHINARTE – Percorso d’Arte al maschile
Arte, Racconti e Virilità

FONTE: Umberto Flauto, Corner Fashionart


Artista... Giorgio DELLA MONICA


CORNER Fashion&Art
Via Lungomare Colombo, 49/51
Salerno
ore venerdì alle 19.00


Inaugurazione ore 19.00 - 1 Aprile 2011
c/o Corner Fashion&Art – Via lung. Colombo 49/51 Salerno

...DEGUSTAZIONE A TEMA


ESPONE l'Artista
Giorgio DELLA MONICA


Maschinarte, è un evento d’Arte concepito al maschile durante il quale esporranno unicamente Artisti Uomini. Il percorso di Maschinarte che parte il 1 Aprile, proseguirà per tutto il 2011 e, come sembra suggerire il titolo, sarà dedicato alla parte più intima dell’animo maschile, quella più inespressa, “l’immaginario dell’uomo rivolto verso la figura femminile”. Nelle opere scelte e, naturalmente negli autori, sono esaltati i sensi, il desiderio e le espressioni che la donna, in quanto icona, suscita negli uomini e di come, ognuno dei protagonisti, rappresenta in questo contesto, i suoi sensi. Ciascun autore, diversi l’un l’altro per cultura, luogo d’origine, per carattere e sensibilità artistica , darà spazio alla propria idea della donna, attraverso le proprie opere, esposte per l’occasione in un percorso che ha come elemento comune "l’Occhio Maschile che legge la Donna".
La prima performance avrà luogo presso Corner Fashion Art, un atelier di moda “al maschile” dove le opere di Giorgio Della Monica (il primo artista protagonista) troveranno il miglior ambiente possibile per essere valorizzate. Un ambiente vissuto dagli uomini ma molto frequentato dal mondo femminile, protagoniste indiscusse dei suggerimenti negli acquisti di moda.
La forza di questa esposizione è l’estrema aggressività che le opere di ogni autore saranno chiamate ad interpretare, nel loro sentirsi libere perché comunicano… libere perché finalmente si aprono al mondo della comunicazione interiore proprio come le donne, con le loro espressioni, fanno da sempre.
Dal senso e dalla spiegazione di ciascun’opera si svelerà l’intensa e celata verità di ogni autore e questa scoperta sarà sottolineata ed accompagnata dalla lettura di brani e poesie con la voce di quattro professioniste che aiuteranno a porre in primo piano il punto di vista “virile” del messaggio.
Desideri, immaginazione, paure e perplessità, saranno tirate fuori, a volte delicatamente dischiuse, a volte prepotentemente mostrate, secondo la sensibilità pittorica e caratteriale dell’artista. Ci racconteranno con i tratti ed i colori, la donna che risiede nel sogno, nell’immaginazione, o nel ricordo di ognuno.
All’interno della mostra Maschinarte ci sarà un momento di degustazione a tema che rimarcherà in modo definitivo la capacità maschile di esprimersi attraverso tutte le Arti, anche quella dell’interpretazione culinaria.

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Giorgio Della Monica

Giorgio Della Monica, nato 08.04.1960 vive e lavora a Salerno.Ha conseguito il diploma al liceo Scientifico, ma ha sempre coltivato la passione per l'arte.I suoi dipinti raffigurano paesaggi, nature morte e figure e hanno ricevuto vari apprezzamenti e cenni critici molto positivi nelle varie esposizioni.


Inaugurazione ore 19.00 - 1 Aprile 2011
c/o Corner Fashion&Art – Via lung. Colombo 49/51 Salerno


lunedì 28 marzo 2011

Il Treno Verde a Salerno fino al 30 marzo



ECOLOGIA

FONTE:RETE DEI GIOVANI PER SALERNO

Il Treno Verde di Legambiente sarà a Salerno presso la stazione centrale dal 26 al 30 marzo.
Il Treno Verde è composto da cinque carrozze e un pianale che trasporta il laboratorio mobile per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e acustico.
Le vetture adibite a mostra sono 3:
1. Prima carrozza: mobilità sostenibile a cura di Ferrovie dello Stato e Legambiente e spazio per il circolo (banchetto d’ingresso);
2. Seconda carrozza: Città e Clima. Carrozza dedicata alle città e a quanto le scelte dei singoli Comuni possano incidere per contrastare i mutamenti climatici.
I visitatori verranno condotti in un viaggio interattivo e multimediale sui temi dell’energia e dei mutamenti climatici e le fonti di energia rinnovabile.
3. Terza carrozza: Il clima cambia? Noi cambiamo abitudini.
A bordo tutte le soluzioni per poter suggerire al visitatore piccole azioni di risparmio energetico e scelte di acquisto sostenibili nei piccoli gesti quotidiani in casa e fuori.




4. Quarta carrozza: carrozza video e conferenze con uno spazio per eventuali incontri pomeridiani organizzati dal circolo da concordare e condividere con il responsabile del Treno.
5. Vagone di servizio con un ufficio stampa e magazzino materiali
6. Pianale K12 per furgone laboratorio

PROGRAMMA DI TAPPA A SALERNO
sabato 26 marzo - apertura 9 - 14,00 per scolaresche e 16,00 - 19,00 per visitatori;

domenica 27 marzo apertura Treno 10.30 – 13.00
Partenza ore 11 biciclettata dei cittadini salernitani Percorso: Piazza Vittorio Veneto – Via Roma - Comune Salerno, Lungomare Trieste, Piazza Cavour, Lungomare Colombo, Forte la Carnale, Piazza Vittorio Veneto

lunedì 28 marzo apertura 8,30 - 14,00 per scolaresche e 16,00 - 19,00 per visitatori
Ore 10 Partenza per il Trofeo Tartaruga per il quale amministratori e cittadini percorrono simultaneamente il tragitto Lungomare Trieste( altezza Cine Teatro Augusteo) - Piazza Vittorio Veneto in pullman, in bicicletta, in auto, a piedi, in motociclo per verificare statisticamente il tempi di percorrenza e le criticità rilevate.
A seguire ore 11 presso la Sala Conferenze del Treno Verde: tavola rotonda “Trasporti e mobilità sostenibile”.
Sono invitati, oltre a tutti i cittadini e giornalisti interessati all’incontro, l’Assessore alla Mobilità del Comune di Salerno Luca Cascone, l’ Assessore all’Ambiente del Comune di Salerno Gerardo Calabrese , l’Assessore alla Mobilità e Trasporti della Provincia di Salerno Romano Ciccone, Rosario Ternullo delegato ai Trasporti e Mobilità per Legambiente Salerno.
Ore 17 attività Telecom

martedì 29 marzo apertura 8,30 - 14,00 per scolaresche e 16,00 - 19,00 per visitatori
ore 17.30 tavola rotonda sul Patto dei Sindaci in Italia Sono invitati tutti gli attuali Sindaci e candidati Sindaco della Provincia di Salerno

mercoledì 30 marzo ore 11 conferenza stampa Finale sui dati del monitoraggio ambientale dell’inquinamento atmosferico nella città di Salerno rilevati con il laboratorio e le centraline mobili di Legambiente in Corso Giuseppe Garibaldi, Via Francesco Paolo Volpe e in Via Wenner a Fratte.






domenica 27 marzo 2011

Il film: Qualunquemente



QUALUNQUEMENTE

LA RECENSIONE
DI MARIA SERRITIELLO

Il film: Qualunquemente Domenica 27 Marzo 2011 08:25 Scritto da Maria Serritiello 0 Comments Trama : Cetto La Qualunque torna, dopo una latitanza di quattro anni in sud America, al su paese di origine, in un non ben identificato Marina di sopra. Durante la sua fuga forzata, l’imprenditore calabrese, non ha perso tempo e si è rifatto una famiglia, che conduce a casa sua, in Calabria, dove abita la regolare moglie Carmela e il figlio Melo. La convivenza, successivamente, risulterà alquanto agitata. Il suo ritorno, appreso con entusiasmo dai suoi storici amici-compari, ha qualche difficoltà: il paese si avvia ad essere un posto di legalità, avverso ai suoi affari, non propriamente regolari. Urge trovare un rimedio e sarà quello che l’impegnerà in una battaglia elettorale, per essere eletto sindaco, ai danni di una persona immacolata, come lo è il suo avversario, Giovanni De Santis. Vincerà? Ci si augura di no….



Commento



Malevolo, beffardo, irriguardoso verso ogni regola, Cetto La Qualunque è il peggio che si possa immaginare del bestiario umano. Quello che inquieta, di questo personaggio, è che La Qualunque non è lontano dall’attuale realtà. Certo, Cetto, non lo si trova rappresentato, tout court, in una sola persona, ma le sue negatività si scoprono, purtroppo, spalmate in tante losche figure, in giro nella nostra Italia, per cui i difetti si moltiplicano e si riconoscono in tanti altri. Corrotto, depravato, ignorante, disprezza la natura, le donne, le tasse e la legalità. Cetto, con la sua esagerazione, legittima alcuni personaggi, seduti in parlamento, li sberleffa, li caricatura e fa capire in quale abisso si è sprofondati. Bravissimo, Antonio Albanese, sempre in prima linea in film di denunzia, senza il quale il film non sarebbe stato possibile. Un gigante invadente, Cetto, con la sua parlata incalzante, caricaturale, dialettale e con gli avverbi sbagliati, infilati in rapida successione. I vestiti sgargianti, per sé e per le donne che frequenta, la casa in cui abita, di dubbio gusto ed ogni cosa di cui di si occupa volgare, tratteggiano il personaggio in modo grottesco e ne fanno di lui una maschera, in linea con le attuali figure che popolano il Paese, allo stremo morale. Si ride ma con grande amarezza, sotto gli occhi dello spettatore c’è, purtroppo, un campionario d’italianità, ultima maniera. Il “Partito du Pilu”e “Na beata minchia”, lui gradasso e grottesco, sono le sole cose grossolane che può promettere, come programma di uomo politico. La maschera e le frasi, create da Antonio Albanese, ben otto anni fa, sono destinate a diventare un must, rivelandosi di profetica attualità. Tutti i personaggi che girano intorno a Cetto, sono uguali a lui, per inciviltà e immoralità, buona l’ interpretazione, un cast davvero eccellente, forse solo un po’ caricaturale. Una metafora, il film, dei nostri poveri giorni, uno studio antropologico della villania e la cafonaggine, divenuto comportamento usuale.



Gli interpreti



A cominciare dall’interprete principale e a seguire, tutti i personaggi sono indovinati nel ruolo che impersonano. Caricaturali, sì, ma efficaci. Su ognuno, però, si eleva, come gigante ossessivo, Antonio Albanese, una maschera burlesca, che non ha mai sbagliato, in tutto il film, un’inquadratura, una battuta e per due ore scarse, violando la legge, lo fa in modo accattivante ed è forse questo il maggior danno che il pubblico subisce.



Il Regista

Giulio Manfredonia, (Roma, 3 novembre1967) è un regista e sceneggiatore italiano. Nipote del famoso regista Luigi Comencini dopo varie esperienze come aiuto regista di Antonio Albanese e Cristina Comencini esordisce nella regia nel 2001, con la commedia fantastica “Se fossi in te”. Allo stesso genere appartiene il successivo “E’ già ieri” (2004)), remake di una fortunata commedia americana, “Ricomincio da capo” (Gondhog Day) (1993), con Antonio Albanese nel ruolo che fu di Bill Murray. “Si può fare” (2008) è invece ispirato alla storia vera di una cooperativa di ex pazienti di un manicomio gestita da un sindacalista e da uno psichiatra, il film riscuote un discreto successo. Nel 2010 dirige nuovamente Antonio Albanese, questa volta nei panni del suo famoso personaggio di Cetto La Qualunque.

Spunti di riflessioni

Cetto La Qualunque, un personaggio grottesco, da cui, assolutamente, difendersi. Un modello iniquo, improponibile per i giovani…



Regia: Giulio Manfredonia

Gli Interpreti: Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina

Giudizio

Distinto

Maria Serritiello
www.lapilli.eu

sabato 26 marzo 2011

Missione fallita, Masi lascia la Rai




Svolta ai vertici di viale Mazzini. Il dg Mauro Masi lascia la Rai e si avvicina alla Snam. Alla base del cambio, l'incapacità di gestire Floris, Santoro, Fazio e Gabanelli. Per il suo posto in lizza Lorenza Lei e Verro.

FONTE:LA REPUBBLICA.IT
DI FRANCESCO BEI

L'era Masi è al tramonto. Martedì prossimo, con un anno di anticipo sulla scadenza, il direttore generale della Rai lascerà l'ufficio al settimo piano di viale Mazzini e spegnerà la luce dietro di sé. Missione fallita, il premier è scontento, i "nemici" di Berlusconi sono ancora tutti al loro posto: da Santoro alla Gabanelli, da Fazio a Floris, fino alla Dandini. Nonostante gli innumerevoli tentativi di imbrigliarli e censurarli in pubblico, nonostante Masi ce l'abbia messa tutta, quei cinque sono ancora in video. E il direttore generale, quello che criticò le pressioni del premier sulla Rai in una memorabile intercettazione - «manco nello Zimbabwe» - ora se ne deve andare.
Certo, non andrà in esilio a Ventotene.

È pur sempre un ex segretario generale di Palazzo Chigi e Gianni Letta lo tiene in gran conto. Per lui è dunque pronta la poltrona di amministratore delegato di Snam Rete Gas. Una postazione defilata (occupata ora da un ingegnere giudicato da tutti molto competente, Carlo Malacarne) ma che consentirebbe a Letta di mettere un suo uomo nella società controllata dall'Eni, soprattutto se il presidente del cane a sei zampe, Roberto Poli, dovesse essere sostituito da un candidato scelto da Tremonti. Oltretutto la Snam, il colosso che possiede materialmente i "tubi" del gas, si trova al centro in questi giorni di una partita delicatissima. L'ultimo consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che dovrebbe portare alla separazione di Snam da Eni, restituendo alla società pubblica una piena autonomia. Ma Scaroni sembra avere altri piani ed è tornato a parlare di una possibile vendita del gioiello di famiglia.

Questi sono tuttavia problemi
L'avvicendamento al prossimo Cda di martedì. Decisivo per il dg il mancato allontanamento dal video dei "nemici" di Berlusconi, da Santoro a Faziodel futuro. Nell'immediato Masi lascia (con circa 120 milioni di euro di indebitamento) una società nel mezzo di uno scontro politico sui conduttori non allineati al governo. In commissione di Vigilanza è stato solo rinviato di qualche giorno il redde rationem sul testo Butti, quello che impone l'alternanza dei conduttori nei talk show e sancisce la libertà dei direttori dei Tg (leggi Minzolini) di fare editoriali. Se anche il testo venisse ammorbidito rispetto all'originale, come il Pdl sembra disposto a fare, resta comunque la stretta sulla libertà editoriale dei conduttori. Una vicenda che sarà il prossimo direttore generale a gestire.

In pista ci sono due nomi. Quello della vice di Masi, Lorenza Lei, e quello del consigliere del Cda, Antonio Verro. Con Guido Paglia come terzo incomodo. Se Verro è di provata fedeltà berlusconiana (è stato deputato di Forza Italia), la Lei può vantare un curriculum da manager del servizio pubblico. Inoltre Leii ha una freccia micidiale nel suo arco, specie ora che Berlusconi ha bisogno del sostegno del Vaticano a causa del Rubygate. È conosciuta per la sua fede cattolica (fu la responsabile Rai per il Giubileo) ed è molto apprezzata Oltretevere. Ha rapporti personali sia con il presidente della Cei, Bagnasco, che con il segretario di Stato, Bertone.

Il ministro Paolo Romani, ha scritto l'Espresso, continua a ricevere da Bertone chiare indicazioni - «perfino via telefono in pieno Transatlantico» - per la promozione della Lei.
La Lei, se sarà effettivamente lei, si troverà dunque a misurarsi con il compito lasciato a metà da Masi: far fuori i conduttori sgraditi. A maggio scadranno i contratti dei magnifici cinque e in sede di rinnovo, con il testo Butti approvato in Vigilanza, il nuovo Dg proverà a dettare le sue condizioni.



Il fallimento dello stato per Napoli e meridione


I MIRACOLI IN CAMPANIA

ECCO I MIRACOLI IN QUESTA TERRA......RIUSCITI IN PIENO...... VERGOGNA....





Ospedale Psichiatrico Giudiziario(OPG)




FONTE:WIKIPENDIA


Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) sono un istituto italiano che, a metà degli anni settanta, ha sostituito i precedenti manicomi criminali. Sono strutture giudiziarie dipendenti dall'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.
Al 30 giugno 2010 contenevano un totale di 1.547 detenuti

Il ricovero in Ospedale Psichiatrico Giudiziario è trattato dall'articolo 222 del Codice Penale, su cui si è più volte espressa la Corte Costituzionale; importante la sentenza 253/2003 con cui è stata sancita l'illegittimità costituzionale della parte dell'articolo che «non consente al giudice [...] di adottare, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell'infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale». Analoga la sentenza 367 del 29 novembre 2004 che ha sancito l'illegittimità costituzionale di parte dell'art. 206.

Attualmente in Italia esistono sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari; questa la situazione circa i detenuti presenti e la capienza regolamentare degli Istituti al 30giugno 2010

Nome istituto Provincia Regione Capienza Detenuti
presenti Note

"F. Saporito", Aversa Caserta Campania 259/ 355 Sito OPG di Aversa, Rapporto dell'Associazione Antigone.

Barcellona Pozzo di Gotto Messina Sicilia 437/ 340
Castiglione delle Stiviere Mantova Lombardia 193 279 Rapporto dell'Associazione Antigone.

Montelupo Fiorentino Firenze Toscana 201/ 174 Rapporto dell'Associazione Antigone.
Napoli Sant'Eframo

(C/O C.C. Secondigliano Rep.Verde) Napoli Campania 100/ 120 Rapporto dell'Associazione Antigone.

Reggio Emilia Reggio Emilia Emilia-Romagna 132/ 279 Rapporto dell'Associazione

FONTE:YOOTUBE


Roma - Durante un ciclo di ispezione negli ospedali psichiatrici giudiziari "abbiamo visto scene ottocentesche": letti di contenzione, lenzuola sporche e nove detenuti nella stessa cella. Inoltre, "per tenere in fresco l'acqua, le bottiglie erano lasciate nei water". Durante una conferenza stampa alla Camera sul sovraffollamento carcerario il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, ha duramente denunciato il sistema carcerario.
La denuncia di Marino "A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina, Ndr) ci sono le situazioni peggiori", ha sottolineato Marino. Qui i detenuti "vengono tenuti legati ai letti con un buco per la caduta degli escrementi". L'ospedale psichiatrico messinese dipende ancora, ha spiegato il senatore, dal ministero della Giustizia, in quanto il governo siciliano non ha recepito il passaggio di competenze al ministero della Salute. L'ispezione nell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto da parte della Commissione presieduta da Marino risale all'11 giugno scorso. In quell'occasione fu trovato un malato in contenzione (legato al letto).

Opg di Barcellona Pozzo di Gotto Secondo quanto riferisce il senatore, infatti, nella struttura, che "non ha niente dell'ospedale", ma è più simile a un istituito penitenziario, i reclusi vengono sedati farmacologicamente, e quando le medicine non hanno effetto si ricorre alla contenzione fisica. Altri particolari sulla situazione della struttura sono stati forniti dal direttore Nunziante Rosania e dal cappellano Giuseppe Levita, ascoltati in audizione dalla commissione il 16 giugno scorso. Sempre l'11 giugno la Commissione ha visionato anche l'ospedale psichiatrico di Aversa. Qui non è stata riscontrata contenzione fisica. Le ispezioni nei sei Opg (ospedali psichitrici giudiziari) italiani rientrano nell'inchiesta sulla psichiatria, che nell'autunno scorso ha portato alla chiusura di Villa Pini in Abruzzo

Opg di Aversa
un video sull'incubo


FONTE:LA REPUBBLICANAPOLI.IT
DI STELLA CERVASIO

Li chiamano ospedali. Ma sono lager. Ci vorrebbe un altro Basaglia per chiuderli con le spranghe, definitivamente. Ma resterebbe, come nel caso dei manicomi, uno strascico-zavorra per la comunità, che nessuna istituzione sarebbe in grado di affrontare, così come sono ora. Un reato da poco, e si finisce all'ergastolo bianco.

In Campania sono due gli Opg, ospedali psichiatrici giudiziari, che hanno profondamente colpito il presidente della Repubblica Napolitano, quando ha assistito alla proiezione del video girato dalla Commissione di inchiesta del Senato sul servizio sanitario nazionale presieduta da Ignazio Marino. Uno è più noto, Aversa. Dell'altro, Secondigliano, si parla molto meno.

Le foto sono agghiaccianti. Fino a due anni fa l'Opg di Aversa si distingueva per "la staccata", il recinto della contenzione. Come nel film di Scorsese "Shutter Island", era in un padiglione a parte rispetto al corpo del manicomio criminale, racconta chi ci è stato. Invece delle camicie di forza, le fascette per legare ai letti di contenzione. Dopo anni di denunce, la cosiddetta "staccata" è stata chiusa nel 2009 dopo la riforma che trasferiva la sanità penitenziaria al Ssn.

Ma di contenzione parla ancora la storia di R., un romano di 37 anni, la cui sorella ha chiesto di essere ascoltata alla Commissione. Malato da 14 anni di bipolarismo a cui si è aggiunto l'alcolismo, R., che si è reso colpevole di danneggiamenti e minacce a diverse persone, dopo essere stato legato per una settimana a un letto di contenzione del nosocomio capitolino San Filippo Neri, a febbraio scorso è finito all'Opg di Secondigliano.

Nessuno ha voluto fargli una psicoterapia né ricoverarlo, finché R. è diventato un soggetto da Opg. Uno di quelli da ergastolo bianco, con poche chances di uscire. I parenti hanno dichiarato di aver dovuto sporgere denuncia per ottenere che qualcuno si occupasse terapeuticamente di lui, ma hanno detto a Ignazio Marino: "Ora temiamo che R. sia dimenticato in una cella di Secondigliano come tanti altri malati psichiatrici. Si parla tanto di Shoah, ma i lager sono tra noi".

Ad Aversa hanno trasferito invece E., anche se una comunità l'aveva accettato. Trentadue anni, abruzzese, a marzo E. ha molestato una ragazza. Fermato a pochi chilometri è stato ricoverato nel Servizio psichiatrico di Lanciano, da dove, nonostante la comunità protetta, la cattiva sincronia tra istituzioni l'ha spedito dritto all'Opg casertano. La commissione del Senato interverrà per le verifiche.

Il problema è far uscire dagli Opg italiani chi non presenta più pericolosità sociale. "Su 376 dichiarati dimissibili, per ora solo 65 lo sono stati, mentre per altri 115 c'è stata una proroga della pena. Di questi, solo 5 sono ancora internati perché ritenuti socialmente pericolosi". Nelle foto e nel video (su repubblica. it e napoli. repubblica. it) del regista Francesco Cordio, scene di degrado raccapriccianti. A Secondigliano la Commissione ha trovato un paziente con una gamba in cancrena



venerdì 25 marzo 2011

'A corto di idee'?: a Ravello.




FONTE:IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO
DI MASSIMO VECCHIO

Poche scuse per questo primo weekend di primavera. L'occasione è ideale per trascorrere una giornata (meglio due) in Costa d'Amalfi, precisamente a Ravello, per due ragioni principali. La prima è che Ravello non necessità neanche di ulteriori aggiuntive descrizioni e/o sponsorizzazioni per farsi visitare, davvero basta soltanto il nome: Ravello. La seconda è che sabato 26 e domenica 27 marzo, presso l’Auditorium O. Niemeyer, si svolgeranno le due serate conclusive di uno degli appuntamenti più interessanti del panorama italiano in materia di cortometraggi: 'A CORTO di idee', Rassegna Internazionale Cortometraggi Indipendenti per la brillante organizzazione dell'Associazione Happy Hours (per intenderci, quelli del 'Maiori Jump' di cui ci siamo occupati quest'estate) e la conduzione di Lino D'Angiò. In gara quest'anno ben 150 cortometraggi, in rappresentanza di 6 diverse nazioni, con ben 18 lavori in nomination al David di Donatello 2011.
Il programma della due giorni sarà intenso:
Sabato 26 marzo: Le proiezioni prevedono due sessioni, la prima mattutina a partire dalle ore 10 e la seconda pomeridiana che avra’ inizio alle ore 16, mentre Domenica 27 le proiezioni si terranno alle ore 16.30 e precederanno la serata di gala dove verranno annunciati i vincitori.
Domenica 27 marzo: Nel corso della serata, tra i numerosi premi in palio, oltre al Premio “A CORTO di idee” 2011 verranno assegnati il Premio “Peppino di Lieto” per la Videopoesia, il Premio SAE Institute al miglior Corto di Animazione (al quale verra’ anche assegnata una borsa di studio del valore di 1500€) e il Premio della Critica assegnato dalla Scuola di Cinema PIGRECOEMME di Napoli. Durante la serata verra’, inoltre, annunciato dal Comune di Ravello il vincitore dell’iniziativa “Uno Spot per Ravello”, concorso creativo parallelo alla Rassegna. Sara’ inoltre presente durante le due giornate anche l’Agenzia MTN Company di Cava de’ Tirreni con la mostra internazionale sulla comunicazione rifiutata “Creatives are Bad!”
L'ingresso alla manifestazione è gratuito e per una bella iniziativa come questa è senza dubbio un ingentivo in più per essere presenti.

Per tutte le ulteriori informazioni e per gli approfondimenti, far riferimento al sito ufficiale dell'eventi: acortodiidee.it


Esodo istriano:la storia ancora sconosciuta e dimenticata



ESODO ISTRIANO


FONTE:WIKIPENDIA (NON DEL TUTTO NEUTRALE)

« nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica"». »

(Giorgio Napolitano, intervento del Presidente della Repubblica in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo", 10 febbraio 2007

LA DEFINIZIONE

Con la definizione esodo istriano o esodo giuliano-dalmata la storiografia intende quell'importante fenomeno di diaspora che si verificò al termine della seconda guerra mondiale dall'Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia da parte della maggioranza dei cittadini di lingua italiana e di coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo, in seguito all'occupazione di tali regioni da parte dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito.

LE CAUSE

I motivi politici che portarono all'esodo centinaia di migliaia di italiani erano in gran parte legati alle pretese jugoslave sulla zona, delineatosi sia nel corso che all'indomani della Prima guerra mondiale, allorché si venne a costituire il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni

Secondo numerosi storici quali per esempio Raoul Pupo, Gianni Oliva, Roberto Spazzali e Guido Rumici, un forte impulso all'esodo fu dato dalla sistematica e preordinata politica di pulizia etnica praticata dagli slavi per eliminare la maggioranza italiana (nello specifico tutti coloro che erano potenzialmente ostili all'annessione dell'Istria alla Jugoslavia e al nuovo regime comunista), così come testimoniato dallo stesso Milovan Gilas, insieme a Edvard Kardelj incaricato direttamente da Tito di risolvere il problema "in un modo o nell'altro", e alla conseguente assegnazione di questi territori, in seguito al trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, alla nuova Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia. Un ruolo in questa dinamica è stato giocato anche dalla politica fascista di italianizzazione, praticata nei confronti della minoranza slava della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia negli anni venti e trenta del Novecento, nonché l'invasione della Jugoslavia nel 1941 (solo a seguito della quale venne realizzato un programma organico di annessione di queste zone[senza fonte]) da parte delle Potenze dell'Asse, conseguente al colpo di Stato che aveva destituito il precedente governo fascista: tale situazione, acuita da consolidati rancori storici, precedette la politica anti-italiana titoista, durante e dopo le ostilità belliche, causando la tragedia dell'esodo

La presenza italiana, vista all'epoca come un corpo estraneo o ostile allo Stato jugoslavo, risultava, per molti titoisti, più che scomoda, intollerabile. Il regime comunista di Tito procedette, fin dal 1943, ancor prima del termine delle ostilità, ad eliminare inizialmente gli elementi più compromessi con il Fascismo per instaurare successivamente un clima di terrore che coinvolse la massima parte del gruppo etnico italiano, mediante rappresaglie, processi sommari, infoibamenti e altri atti di violenza contro l'incolumità della persona.

"VOCI IN ESILIO" ..Ricordi di esuli dell'Istria, Fiume e Dalmazia..
a cura dell'Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio





giovedì 24 marzo 2011

La compagnia Happy Hour di Roma



TEATRO



DELITTO IN CORNOVAGLIA
DI ANNAMARIA PLINI


Teatro Petrolini
Via Rubattino, 6
ROMA
dal 5 al 10 Aprile 2011
da Martedì a Sabato ore 21,00
Domenica ore 17,30

Non è un giallo, non è un poliziesco,
non è un thriller, non è un horror,
ma c'è un morto, un avvelenatore
molti indiziati, alcuni testimoni
e un colpo di scena.
L'unica cosa certa è che il grande
Alfred Hitchcock un po' ci invidia:
questo testo avrebbe voluto averlo scritto lui!


Leggi che offendono e non difendono il cittadino


LEGGI NON LEGGI


Emendamento alla Camera n. 1707:

"Niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a compiere violenze sessuali di LIEVE ENTITA' verso minori". I firmatari della legge:
Gasparri(PdL), Bricolo(Lega), Quagliariello (PdL), Centaro (PdL), Berselli (PdL), Mazzatorta (Lega), Divina (Lega).


VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA
CHE VUOL DIRE VIOLENZE SESSUALI DI LIEVE ENTITA' SUI MINORI?

"Isolitudine": l'identità della letteratura sarda per superare l'isolamento



LIBRI


FONTE:TISCALI NOTIZIE.IT
DI ANDREA CURRELI

INSOLITUDINE

Un viaggio nel tempo segnato da macchie d’inchiostro su fogli bianchi con un’unica grande costante: la Sardegna, l’Isola. Un’Isola che perde le sue caratteristiche fisiche per trasformarsi in "Isolitudine" ovvero incontro tra isolamento e solitudine. E proprio Isolitudine, vocabolo inesistente preso in prestito da Gesualdo Bufalino, è il titolo del libro delle docenti universitarie Laura Fortini e Paola Pittalis. Il sottotitolo del libro, edito da Iacobelli, recita "scrittrici e scrittori della Sardegna" perché, spiega Fortini, "la scrittrice è sempre quasi un'aggiunta al canone, invece noi abbiamo volutamente invertire l'ordine. Che la letteratura sia fatta da scrittori è risaputo, noi abbiamo voluto porre l’accento anche sulla centralità delle scrittrici". Il libro si sofferma sul rapporto di scambio costante tra l'identità sarda e il mondo esterno attraverso gli scritti dei suoi autori più prestigiosi: Michela Murgia, Giuseppe Dessì, Sergio Atzeni, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Salvatore Niffoi, Salvatore Satta, Emilio Lussu senza dimenticare la "radice" comune: Grazia Deledda. L'immagine che emerge dagli scritti è quella di un'isola che si vuole aprire all'esterno perché, spiega Paola Pittalis, "la cultura sarda non è una eredità astorica e atemporale, ma nasce dalla somma di infiniti meccanismi di contaminazione. E’ un meticciato culturale che si rinnova. L’identità non è un elemento statico". Perché per il vostro libro avete scelto il termine "Isolitudine"?
Paola Pittalis: "Questa suggestione di Bufalino è riferita alla Sicilia e si basa sull’ipotesi che l’isolamento sia un elemento negativo perché chiude e isola, mentre la solitudine sia un elemento positivo perché spinge la persona sola a cercare un contatto e a inoltrarsi nel percorso delle differenze. La Sardegna è quindi l’isola che poteva chiudersi nel suo isolamento ma che ha vissuto nel corso degli anni una solitudine proficua. Sposo la definizione di 'un’isola non isola' coniata da Manlio Brigaglia".In questa fase di apertura diventa fondamentale la figura dello straniero. E' così?
Paola Pittalis: "Lo straniero è una figura di frontiera che riporta al concetto dell’isola circondata da un mare che chiude e al tempo stesso apre al contatto. Abbiamo cercato di analizzare la figura dello straniero negli scrittori sardi. La funzione dello straniero è quello di determinare un confronto e quindi una crescita. Il mio concetto di identità sarda non potrà mai essere quello di una realtà chiusa in se stessa, che ritorna indietro ad una fase preindustriale, mitica e arcaica. L’identità della Sardegna invece nasce da una somma di incontri e di storie. Dal confronto con l’altro scopro sia chi è lui che chi sono io".Quali figure rispondono a questo schema incontro-crescita?
Paola Pittalis: "Partiamo da Grazia Deledda che ha vissuto la costituzione dell’Italia unita. Un periodo di straordinaria trasformazione dove la cultura orale barbaricina incontra la cultura scritta dello stato nazionale. Molto in Grazia Deledda viene mediato dallo straniero. Nel romanzo autobiografico Cosima compare Elia, un lupo di mare che non è né un contadino né un pastore e viene guardato con sospetto. Questo personaggio è quello che meglio comprende l’animo di Cosima, perché venendo da fuori ha uno sguardo più aperto e più limpido e meno condizionato. Cosima decide di lasciare il suo mondo e trasferirsi prima a Cagliari e poi a Roma. In Canne al Vento c’è Giacinto che torna al paese di Galte da straniero. E’ l’unico che oltrepassa i confini dell’antica società che ritrova. Grazie a lui Galte conosce percorsi differenti e gli altri personaggi crescono grazie al confronto. L’antica società viene metamorfosata e comincia a trasformarsi in qualcosa di diverso".Il tema ricorre anche in altri autori?
Paola Pittalis: "Certo questo percorso è comune in autori e testi differenti. In Salvatore Satta gli stranieri, sos istranzos, sono anche quelli che fanno crescere Nuoro in senso burocratico e politico. In Giuseppe Dessì e nel suo Paese d’ombre lo straniero ha il volto della persecuzione e della repressione poliziesca con il turco Giorgiades direttore della miniera di Bugerru che non esita a far aprire il fuoco e uccidere i manifestanti. Ma straniero è anche l’ingegner Ferraris che insegna ai sardi a costruire il ponte che mette in comunicazione le due rive del fiume che separava in due il paese. Quindi l’incontro con una civiltà diversa che trasforma i lineamenti del paese. Ci sono poi Sergio Atzeni e Giulio Angioni fino a Salvatore Mannuzzu che il punto di arrivo di questo percorso. Grazie ai personaggi stranieri Mannuzzu legge la realtà di un mondo sgretolato, investito dai processi della globalizzazione, caratterizzato da una forte perdita di senso".Nel vostro libro viene dato ampio risalto all’opera di Mannuzzu.
Laura Fortini: "Salvatore Mannuzzu ha la capacità di raccontare la Sardegna attraverso una rappresentazione simbolica che non riguarda solo l’isola, ma finisce per rappresentare tutta l’Italia. Ho scelto di studiare un testo dello scrittore, Alice, per il suo modo di raccontare la bellezza e la grazia terrena. E’ stato un mezzo per avvicinarsi all’isola ma guardandola come un laboratorio per tutta l’Italia".Fortini, lei indica un filo rosso che parte da una donna, Grazia Deledda, e arriva fino a un’altra donna, Michela Murgia.
Laura Fortini: "Il filo rosso parte da Grazia Deledda e arriva fino ai giorni nostri quindi non riguarda solo Michela Murgia, ma anche Marcello Fois, Sergio Atzeni o lo stesso Mannuzzu. Nonostante le distanze gli stessi scrittori quando fanno i conti con le proprie radici ritrovano Grazia Deledda. Che sia una radice odiata oppure amata poco importa".Qual è il vostro giudizio su Michela Murgia?
Laura Fortini: "Michela Murgia è un talento. Il suo aspetto più interessante è quello di essersi allontanata dalla Deledda nel laboratorio della sua scrittura con il romanzo Il mondo deve sapere, per poi tornare e farla propria in Viaggio in Sardegna e ancora di più in Accabadora. E’ esemplificativa di un percorso che riguarda scrittrici e scrittori con una grandissima autrice del Novecento, Deledda, troppo spesso dimenticata".Quindi affermazione dei nuovi autori e riscoperta di Grazia Deledda sono inevitabilmente legati?
Laura Fortini: "Grazia Deledda è stata una scrittrice sempre letta a partire dalle scuole, ma poi relegata in una posizione di lontananza o quasi di rifiuto esplicito. Era ritenuta ormai lontana per il suo tipo di scrittura, invece oggi la si sta riscoprendo. Questa è un'acquisizione importante e un dato di grande forza non solo per la Sardegna ma per la letteratura in generale. Bisogna guardare agli autori del Novecento come lei perché in virtù della loro marginalità hanno sperimentato molto trovando modi diversi di raccontare e hanno indagato sui temi dell'umano che sono ancora oggi centrali per la letteratura".

mercoledì 23 marzo 2011

"Serrato" il nuovo racconto di Samuela Chilton


L'AUTRICE SAMUELA CHILTON

SERRATO
DI SAMUELE CHILTON

Non riusciva a ricordarne neppure i lineamenti del volto, non almeno con nitidezza. Si tormentava nell'incastrare negli scaffali del tempo gli episodi di quella lunga amicizia oramai estinta. Non ricordava neppure dell'ultima volta che parlarono e di quello che, ad ogni buon conto, fu un ultimo e fatale scontro. Ora passava i suoi giorni in compagnia di altre rimembranze, più immediate, più semplici quali ad esempio l'odore della rosticceria o il sapore della birra trangugiata un'oretta
prima, che ancora ballava nel suo addome. Le bollette e il mutuo da pagare e il suo lavoro sempre in bilico. E fra acidi odori e grigi presagi attendeva fermo davanti al semaforo rosso che qualcosa
di speciale accadesse, qualcosa di sensazionale per dare un nuovo slancio al suo umore stanco. E così che riponeva in ordine le carte sparse sul sedile vuoto del passeggero, guardando poi lo schermo del telefono, ancora scuro, in religiosa attesa che si illuminasse alla prossima chiamata, una sensazionale e sorprendente telefonata. Fu allora che arrivò l'onda, nel trambusto e nel puzzo del mare impazzito il boato schiacciò tutto, esplodendo tutti i finestrini della sua auto. Il resto, da ora in poi, è solo metafisica. Non la puoi controllare, non la puoi gestire, è necessaria e assoluta. I vetri erano diventati pezzi di un puzzle lanciati in aria a velocità supersonica, sentì il vetro perforargli le carni e scheggiargli le ossa in mille punti diversi del corpo. L'istinto di sopravvivenza fu immediato ma non sufficiente, tentò di proteggersi solo gli occhi . Avvertì
quasi subito rivoli caldi sulle mani e sul collo, in un attimo sentì sulle cosce il peso di quello che era stato il parabrezza. Senza più alcuna protezione l'abitacolo fu invaso da un odore di liquami misto a sabbia, gasolio e da freddo gelido che lo fece rabbrividire. Regnava ora un silenzio irreale, sinistro, conseguenza dello stupore e dell'inquietudine. Era stato solo un episodio ma avrebbe avuto un proseguo, ed era certo che quel proseguo stava per compiersi.
Ma com'era possibile regnasse il silenzio, si domandava? La strada si era improvvisamente coperta di gente e la gente che corre fa rumore, le bocche si spalancono per urlare! Gli pareva che cera fusa si fosse come solidificata dentro le sue orecchie e questo aumentava lo sgomento: non sentiva più nulla
La cintura di sicurezza gli impediva di muoversi e usare le mani era ferocemente doloroso. Alcune auto, nella foga di accelerare e andar via, si erano intralciate a vicenda riuscendo a creare un ingorgo proprio davanti a lui. Le persone correvano in direzioni differenti apparentemente
confuse solo perchè differente era il luogo sicuro di ciascuna di esse. La paura fa scappare, sempre, anche in modo irrazionale.
Ancora attonito subì il rollìo della macchina con il risultato di sentire in bocca il sapore acre e gassoso della birra. Anche lui avrebbe voluto scappare se fosse riuscito a muoversi. Ma
scappare dove? Qual era il suo posto sicuro? Quale la direzione per raggiungerlo? Un tempo pensava potesse essere Giorgio. Quello di cui prima ripescava i lineamenti nella memoria.
Riuscì a scrollare la polvere di vetro dalle mani e senza poter piegare le dita già gonfie e livide per il vetro e il gelo tentò di mettere in moto. Avvertì, allora, un suono che sembrava lontanissimo ma che non era il motore. Un suono come un fischio in crescendo, stridulo, acuto. Capì che il suo udito stava ritornando e ciò che sentiva era il rumore degli allarmi in tilt delle vetture. Il battito iniziò ad aumentare. Urla disperate si mescolavano a un vociare sempre più confuso e caotico. Ma nonostante i vari tentativi non era ancora riuscito a ripartire. Cercò di controllare meglio e si rese conto che continuava a girare la chiave dell'accensione in modo compulsivo. La macchina non partiva ma rispondeva con un'arrancare del motorino d'avviamento più simile a un ringhio insistito e ansimante: si era dimenticato come si guidasse?
Girò al contrario la chiave, la gamba destra cominciò a ballargli freneticamente per un impulso nervoso e, pur volendo, non riusciva a bloccarla. Guardò le sue carte coperte di vetro e di fango melmoso. Avrebbe dovuto riscrivere la relazione, pensò, quella copia era proprio da buttare. Chissà invece dov'era caduto il telefono, non poteva cercarlo, sicuramente da buttare anch'esso.
La gente sulle strade era ormai una folla appanicata. Voleva ripartire e istintivamente guardò in direzione del semaforo. Era spento e quasi completamente divelto dal suo supporto. Ma cosa aveva provocato tutto quello sconquasso? Quel qualcosa di speciale che aspettava accadesse, sembrava essersi realizzato. Ecco perchè Giorgio era ritornato nei suoi pensieri; il suo incoscio avvertiva la certezza che non lo avrebbe più rivisto, molto più oggi di quando gli aveva detto di preferirgli una donna. Una comune, inutile donna che mai, in tutta la sua vita, lo avrebbe ascoltato e amato più di
quanto lui aveva fatto nei mesi della loro relazione e, soprattutto, negli anni della loro indispensabile e complice amicizia.
Sicuramente era stato un idiota ma, da allora, dopo quel buio aveva scelto una vita senza picchi. Solo con il suo mutuo, le sue bollette, la sua routine. Una vita volutamente vissuta senza alcuna emozione per non avere a che fare, ancora una volta con l'abbandono e con la solitudine. Star male costantemente per non arrivare mai alla
disperazione. Come una cura antiallergica di tipo alimentare: una minima dose ogni giorno del cibo incriminato ed ecco che l'allergia scompare. Come il dolore, come il vivere.
Non ricordava le parole, no di certo, quelle aveva potuto dimenticale. Ma come si era sentito, quello che aveva provato, le sue viscere attorcigliate come nodi di capelli, quello non lo aveva più dimenticato.
Il vento gelido gli arrivava a sferzate continue raggelandogli anche la mente. Sentiva nitidamente, ora, un rumore che gli risvegliò un ricordo.
Era riuscito a convincerlo: "non puoi non vederla è la portata d'acqua più grossa del mondo. Non ti capiterà di sentirla in un'altra parte del mondo."
"Anche lì mi hai tradito" pensò, "qua non c'è il Niagara e neanche le sue cascate. Ma quel rumore lo sento, si sta avvicinando. Eccolo il proseguo annunciato, lo vedo arrivare, trascina le case come barchette di plastica su un laghetto. Non riesco a contenere tutto con un unico sguardo. Il cuore batte talmente forte che vedo sollevarsi la camicia. Quella mania ridicola di togliere il cappotto perchè convinto di guidare meglio. Avrei avuto meno
freddo ora. Eccola un'altra onda, spietata lenta ma costante inesorabile. Arriva, copre tutto, cancella tutto. Ingorda lo porta con sè dove non c'è più seguito."
Una sferzata di vento più forte stacca del tutto il semaforo che cade sul cofano della macchina. Aveva ormai senso tentare una fuga? E perchè? Per morire affannato? Col cuore che sta per scoppiare per lo sforzo inane. Da anni non avevi guizzi, da anni non coglieva attimi.
Solo una piccola lacrima timida, discreta, divenne il suo ultimo anelito di vita. Chiuse gli
occhi quasi arrendevole a quella tomba liquida e limacciosa che stava per coprirlo.

Ecco come Berlusconi e soci provano farci la truffa sul nucleare


NO ALLE CENTRALI NUCLEARI

Allora le cose stanno così. Berlusconi e soci hanno capito che con questa storia delle centrali nucleari avrebbero sbattuto il muso contro un muro: per i sondaggi, tre italiani su quattro sono contro il ritorno all'atomo. E allora che ha fatto stamattina? Ha riunito il consiglio dei ministri, ha approvato il piano nucleare che individua tra l'altro i siti delle centrali e dei depositi di scorie radioattive ma contemporaneamente e furbescamente ha varato una cosiddetta moratoria. Moratoria significa che rinviano di un anno il varo di questo piano nucleare. Giusto il tempo che serve al nostro imbonitore atomico per far calmare le acque, confidando nella memoria corta degli italiani, e sabotare il referendum sul nucleare che si tiene il prossimo 12 giugno facendo intendere ai cittadini che non c'è più bisogno di votare. Insomma se il nucleare non passa dalla porta lo fanno passare dalla finestra. Se non è una truffa questa. Noi non ci stiamo.


IMPORTANTE: la moratoria NON annulla il referendum. Il 12 giugno si va a votare. Per dire no al nucleare occorre segnare SI sulla scheda





Si è spento lo sguardo viola di Liz Taylor



ADDIO LIZ


FONTE:ANSA.IT

Liz Taylor è morta per un'insufficienza cardiaca. Era stata ricoverata al Cesar-Sinai Medical Center di Los Angeles sei settimane fa. In ospedale era assistita dai quattro figli avuti nei suoi sette matrimoni, Michael e
Cristopher Wilding (avuti dal matrimonio con Michael Wilding); Elizabeth Frances 'Liza' Todd, avuta dal matrimonio con Michael Todd e Maria Burton, adottata nel matrimonio con Richard Burton.

Con Elizabeth Taylor scompare una delle più grandi dive di Hollywood, l'ultimo prodotto del vecchio 'star system' capace di forgiare un'attrice e la sua immagine nei minimi dettagli ed in maniera cosi' sottile e penetrante da condizionarne, inevitabilmente, la vita privata. C'e' una specularita' costante tra la Liz dello schermo e la Liz della vita: di entrambe emerge, sia pure attraverso le mille sfumature apparse nel corso degli anni, l'immagine di una donna bella, ricca, privilegiata ma allo stesso tempo sola, alla ricerca disperata di affetto e di sicurezza.



Elizabeth Rosemond Taylor, nota come Liz Taylor, DBE (Hampstead, 27 febbraio 1932 – Los Angeles, 23 marzo 2011), è stata un'attrice inglese, considerata l'ultima grande diva dell'era d'oro di Hollywood per le sue doti recitative e la singolare avvenenza.

Elizabeth Taylor nasce ad Hampstead, Londra, seconda figlia di Francis Lenn Taylor (28 dicembre 1897 - 20 novembre 1968) e Sara Viola Warmbrodt (21 agosto 1895 - 11 settembre 1994), due statunitensi residenti in Gran Bretagna.

All'età di 3 anni Elizabeth inizia a prendere lezioni di danza. Dopo l'entrata in guerra del Regno Unito i suoi genitori scelsero di tornare negli Stati Uniti per evitare le ostilità. Elizabeth ed il fratello tornarono immediatamente con la madre, mentre il padre le raggiunse poco tempo dopo per finire di sistemare gli affari a Londra. La famiglia si trasferì a Los Angeles, dove viveva al momento la famiglia di Sara, i Warmbrodts.

All'età di nove anni, la Taylor appare nel suo primo film, There's One Born Every Minute (1942), prodotto dagli Universal Studios. Scaduto il contratto con la Universal, che comprendeva solo questa pellicola, Elizabeth viene ingaggiata dalla Metro-Goldwyn-Mayer, dove il suo primo lavoro è Torna a casa Lassie! (1943), che la porta all'attenzione del pubblico.

Dopo un altro paio di pellicole, una delle quali "in prestito" alla 20th Century Fox, appare nel suo primo film come protagonista, interpretando Velvet Brown, una bambina che allena un cavallo per vincere l'Aintree Grand National, nel film di Clarence Brown Gran Premio (1944), con Mickey Rooney. La pellicola ottiene un grandissimo successo, con un incasso di oltre 4.000.000$ al botteghino, e le fa guadagnare lo status di "bambina-prodigio". Il successo di pubblico e le ottime critiche spingono la casa di produzione a proporle un lauto contratto a lungo termine.

Frequenta la scuola direttamente negli studi della Metro-Goldwyn-Mayer, e successivamente si diploma alla University High School di Los Angeles il 26 gennaio 1950, lo stesso anno in cui, diciottenne, si sposa per la prima volta.

[modifica] Il successoNel 1951 è impegnata contemporaneamente nel film Un posto al sole (A Place in the Sun) e nel kolossal Quo vadis? (apparizione non accreditata).

La Taylor ottiene tre nomination all'Oscar consecutive per L'albero della vita (1957) di Edward Dmytryk, interpretato accanto a Montgomery Clift, La gatta sul tetto che scotta (1958) di Richard Brooks, in cui impersona una procace moglie insoddisfatta a causa dell'indifferenza del marito (interpretato da Paul Newman), e Improvvisamente l'estate scorsa (1959) di Joseph L. Mankiewicz, con Clift, Katharine Hepburn e Mercedes McCambridge.


Elizabeth Taylor nel film CleopatraNel 1961 vince finalmente l'Oscar alla migliore attrice per la sua interpretazione in Venere in visone (1960) di Daniel Mann, che vedeva nel cast accanto alla Taylor il marito Eddie Fisher. Nel 1967 vincerà nuovamente la statuetta per Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols, accanto all'allora marito Richard Burton, conosciuto sul set del kolossal Cleopatra (1963) .

Nel 1963 diventa la star cinematografica più pagata quando le viene offerto un contratto da 1.000.000$ per interpretare come protagonista il kolossal Cleopatra della 20th Century Fox. Durante la lavorazione di questa pellicola incontra per la prima volta, sul set il futuro marito Richard Burton, che interpreta Marco Antonio. I tabloid scandalistici cominciano a parlare di una storia d'amore nata sul set tra i due attori, all'epoca entrambi erano sposati.

Coinvolta in questa nuova relazione sentimentale, la Taylor lascia il marito Eddie Fisher per Burton, non molto tempo dopo che lo stesso Fisher aveva lasciato a sua volta in maniera simile la moglie Debbie Reynolds per sposare Elizabeth Taylor. Anni dopo, Burton avrebbe ironicamente definito tutto l'affare come "la scandale". L'episodio, che consolidò la reputazione della Taylor come femme fatale, lanciò incredibilmente la carriera di Debbie Reynolds, cui vennero offerti numerosi ruoli romantici come tipica "fidanzatina" americana bionda, e portò Burton nell'Olimpo delle stelle di Hollywood. Solo Fisher non ottenne in realtà alcun vantaggio da tutto lo scandalo e dalla pubblicità gratuita che ne scaturì.

All'età di 3 anni Elizabeth inizia a prendere lezioni di danza. Dopo l'entrata in guerra del Regno Unito i suoi genitori scelsero di tornare negli Stati Uniti per evitare le ostilità. Elizabeth ed il fratello tornarono immediatamente con la madre, mentre il padre le raggiunse poco tempo dopo per finire di sistemare gli affari a Londra. La famiglia si trasferì a Los Angeles, dove viveva al momento la famiglia di Sara, i Warmbrodts.

All'età di nove anni, la Taylor appare nel suo primo film, There's One Born Every Minute (1942), prodotto dagli Universal Studios. Scaduto il contratto con la Universal, che comprendeva solo questa pellicola, Elizabeth viene ingaggiata dalla Metro-Goldwyn-Mayer, dove il suo primo lavoro è Torna a casa Lassie! (1943), che la porta all'attenzione del pubblico.

Dopo un altro paio di pellicole, una delle quali "in prestito" alla 20th Century Fox, appare nel suo primo film come protagonista, interpretando Velvet Brown, una bambina che allena un cavallo per vincere l'Aintree Grand National, nel film di Clarence Brown Gran Premio (1944), con Mickey Rooney. La pellicola ottiene un grandissimo successo, con un incasso di oltre 4.000.000$ al botteghino, e le fa guadagnare lo status di "bambina-prodigio". Il successo di pubblico e le ottime critiche spingono la casa di produzione a proporle un lauto contratto a lungo termine.

Frequenta la scuola direttamente negli studi della Metro-Goldwyn-Mayer, e successivamente si diploma alla University High School di Los Angeles il 26 gennaio 1950, lo stesso anno in cui, diciottenne, si sposa per la prima volta.

[modifica] Il successoNel 1951 è impegnata contemporaneamente nel film Un posto al sole (A Place in the Sun) e nel kolossal Quo vadis? (apparizione non accreditata).

La Taylor ottiene tre nomination all'Oscar consecutive per L'albero della vita (1957) di Edward Dmytryk, interpretato accanto a Montgomery Clift, La gatta sul tetto che scotta (1958) di Richard Brooks, in cui impersona una procace moglie insoddisfatta a causa dell'indifferenza del marito (interpretato da Paul Newman), e Improvvisamente l'estate scorsa (1959) di Joseph L. Mankiewicz, con Clift, Katharine Hepburn e Mercedes McCambridge.


Elizabeth Taylor nel film CleopatraNel 1961 vince finalmente l'Oscar alla migliore attrice per la sua interpretazione in Venere in visone (1960) di Daniel Mann, che vedeva nel cast accanto alla Taylor il marito Eddie Fisher. Nel 1967 vincerà nuovamente la statuetta per Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols, accanto all'allora marito Richard Burton, conosciuto sul set del kolossal Cleopatra (1963) .

Nel 1963 diventa la star cinematografica più pagata quando le viene offerto un contratto da 1.000.000$ per interpretare come protagonista il kolossal Cleopatra della 20th Century Fox. Durante la lavorazione di questa pellicola incontra per la prima volta, sul set il futuro marito Richard Burton, che interpreta Marco Antonio. I tabloid scandalistici cominciano a parlare di una storia d'amore nata sul set tra i due attori, all'epoca entrambi erano sposati.

Coinvolta in questa nuova relazione sentimentale, la Taylor lascia il marito Eddie Fisher per Burton, non molto tempo dopo che lo stesso Fisher aveva lasciato a sua volta in maniera simile la moglie Debbie Reynolds per sposare Elizabeth Taylor. Anni dopo, Burton avrebbe ironicamente definito tutto l'affare come "la scandale". L'episodio, che consolidò la reputazione della Taylor come femme fatale, lanciò incredibilmente la carriera di Debbie Reynolds, cui vennero offerti numerosi ruoli romantici come tipica "fidanzatina" americana bionda, e portò Burton nell'Olimpo delle stelle di Hollywood. Solo Fisher non ottenne in realtà alcun vantaggio da tutto lo scandalo e dalla pubblicità gratuita che ne scaturì.

Elizabeth Taylor è stata sposata otto volte e ha avuto sette mariti:

Conrad Hilton, Jr., erede della famiglia Hilton (6 maggio 1950 - 29 gennaio 1951) - divorziata
Michael Wilding, attore (21 febbraio 1952 - 26 gennaio 1957) - divorziata
Mike Todd, produttore (2 febbraio 1957 - 22 marzo 1958) - vedova
Eddie Fisher, cantante (12 maggio 1959 - 6 marzo 1964) - divorziata
Richard Burton, attore (15 marzo 1964 - 26 giugno 1974) - divorziata
Richard Burton (2° matrimonio) (10 ottobre 1975 - 29 luglio 1976) - divorziata
John Warner, senatore (4 dicembre 1976 - 7 novembre 1982) - divorziata
Larry Fortensky (6 ottobre 1991 - 31 ottobre 1996) - divorziata
Secondo il settimanale britannico "The Sunday Express", Liz sarebbe stata intenzionata a sposarsi per la nona volta con un fotografo di origini iraniane di nome Firooz Zahedi, diciassette anni più giovane della Diva, di cui si era follemente innamorata.

La Taylor ebbe due figli con Wilding, Michael Howard Wilding (nato il 6 gennaio 1953) e Christopher Edward Wilding (nato il 27 febbraio 1955), ed una figlia, Liza, da Mike Todd,(nata il 6 agosto 1957). Nel 1964 lei e Fisher iniziarono le pratiche per l'adozione di una bambina, poi in seguito adottata da Burton, Maria Burton (nata il 1º agosto 1961). Durante il suo matrimonio con Hilton, la Taylor si convertì al Giudaismo (dopo aver fatto parte della Chiesa Anglicana dalla nascita).

Elizabeth Taylor ha sempre dichiarato la sua passione per la gioielleria. Nel corso degli anni ha posseduto una grande quantità di famosi gioielli, due dei quali, tra i più celebri, sono stati il diamante Krupp da 33,19 carati (6,638 g) e il diamante Taylor-Burton, a forma di "pera", da 69,42 carati (13,884 g), che, come si può intuire dal nome, è stato uno dei numerosi incredibili regali del marito Richard Burton. La sua collezione di gioielli è stata immortalata dal libro My Love Affair with Jewelry (2002). Nel 2005 si è messa in società con Jack e Monty Abramov della Mirabelle Luxury Concepts di Los Angeles per introdurre la House of Taylor Jewelry.

Ha anche creato e lanciato tre profumi col suo nome, "Passion," "White Diamonds" e "Black Pearls", che insieme hanno incassato complessivamente circa 200.000.000$ in vendite annuali.

La Taylor ha impegnato molto tempo e molte energie nella lotta all'AIDS, attraverso manifestazioni e raccolte fondi. È stata tra le fondatrici American Foundation for AIDS Research (amfAR, amfar.org) dopo la morte del suo collega ed amico Rock Hudson. Ha anche dato vita ad una propria fondazione. Fino al 1999, ha aiutato a raccogliere circa 50.000.000$ per la lotta alla malattia.

Nei primi anni ottanta si trasferì a Bel Air, Los Angeles, California, dove risiedeva ultimamente. La proprietà, la cui intimità è difesa da alte recinzioni e cancelli, è una delle fermate principali dei tour della case delle star, ed è segnata sulle mappe vendute ai turisti

Muore il 23 marzo 2011 all'età di 79 anni al Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles. Era da tempo malata di cuore. A luglio 2009, infatti, a causa di problemi alle coronarie, era stata costretta a un ricovero in una clinica di Los Angeles