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domenica 25 dicembre 2016

Ciao Gianna





Se

Se le parole che restano

sono passato

ed il pensiero che  racconta

affolla il vuoto.

Se  la voce non parla,

la penna non verga,

e se Parigi è lontana.

A raccogliere le lacrime

siamo brave,

quante volte!

Ora manchi tu,

siamo sole…

25-12-2016                        Per Gianna (+6-12-2016)

Maria Serritiello

martedì 20 dicembre 2016

Venerdì 23 dicembre a Giungano s'inaugura l'atteso centro sportivo

Fonte: Salerno Zon
e Stile TV

Il nuovo centro sportivo sito in località San Giuseppe di Giungano, aprirà al pubblico venerdì 23 a partire dalle 16.00

Tutto pronto per l’inaugurazione del nuovo Centro Sportivo di Giungano, sito in località San Giuseppe. L’apertura al pubblico è prevista venerdì 23 a partire dalle ore 16.00. La struttura è dotata di un centro benessere, palestra, piscina, solarium, bar e sala ristoro, campi da calcetto e da tennis. Previste inoltre attività ludiche per i bambini.
All’interno del centro sarà attiva la nuova sede operativa dell’Associazione di volontariato Givi Giovani Vincenti, da tempo attiva sul territorio salernitano.
 
Il complesso è stato voluto fortemente dall'Amministrazione Comunale, nella figura del Sindaco Francesco Palumbo. Il progetto è stato finanziato dalla Regione Campania nell'ambito del Por Campania Fesr 2007-2013 per una spesa complessiva di 4.736472 euro.
 
La gestione del complesso è stata affidata alla società Agorà Sporting. L'evento sarà trasmesso in tv su Stile TV
 
 
 

mercoledì 14 dicembre 2016

I“Concerti in Luci D’Artista” di Antonia Willburger nei posti suggestivi di Salerno

 
Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
 
Una felice intuizione quella di Antonia Willburger, è di arricchire la kermesse di luci d’artista di Salerno, con un ventaglio di buona musica, come del resto è nel DNA, suo, infatti, è il format “I Concerti di Villa Guariglia”, da due anni portati in tour, privilegiando i luoghi più significativi della città. Sei concerti, dal 25 novembre al 13 gennaio 2017, ad ingresso gratuito, ogni venerdì alle 19,30, per concludere l’anno in modo melodioso ed incontrare il nuovo con la dolcezza che solo la musica, all’ascolto, sa trasmettere e sotto lo scintillio delle iridescenti luci che avvolgono la città. Non solo illuminazione a giorno, quindi, ma, ad essere informati, anche una serie di proposte di ottimo livello, come lo è il progetto cortese di Tonia Willburger, che tanto si prodiga per la promozione del territorio. Figlia d’arte, di Peter Willburger, pittore e incisore tirolese, attirato dal sole delle nostre coste, al punto di restarvi, è l’appassionata regista della buona musica, che si celebra in estate ed ora, per nostra fortuna, anche d’inverno. I luoghi individuati, essendo Salerno, città a vocazione policentrica, vanno dall’arenile di Santa Teresa, alla chiesa di Santa Maria ad Martyres, di Torrione. Ad esibirsi sono tutti musicisti talentuosi, con una grande vitalità da trasmettere e da condividere ed il concerto del 9 dicembre, ne sarà una prova, se a suonare sono 65 giovani sassofonisti della “Sonora Junior Sax”, diretti da Domenico Luciano. Molto applaudite e frequentate, da un pubblico appassionato, sono state le precedenti esibizioni del Quartetto Mitja, nella sala San Lazzaro del Duomo e del Guitar Trio Project, nell’atrio di Palazzo Pinto, della Pinacoteca Provinciale di Via Mercanti. La rassegna, “Concerti in Luci d’Artista”, si avvale del CTA di Salerno, in collaborazione con l’Associazione “Amici dei Concerti di Villa Guariglia”, con il patrocinio ed il supporto del Comune di Salerno ed il Conservatorio Statale di Musica “G. Martucci” di Salerno.
Maria Serritiello
 
 

Antonio Caggiano “Dipingere con la luce” 35 scatti alla Pinacoteca Provinciale di Salerno


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

L'incontro inatteso e la passione allo stato puro, questo e tant’altro è Antonio Caggiano di Taurasi, di quell’Irpinia forte e generosa terra che ne ha forgiato la sua effervescente personalità. A Salerno, nella splendida Pinacoteca Provinciale di Palazzo Pinto, in Via dei Mercanti 63, il 2 dicembre scorso e fino all’8 gennaio, sono in mostra, 35 scatti d'autore, editoriale e grafica di Tiziana Morgese, che sfoggiano le passioni vitali del Nostro, come i viaggi per quattro continenti, dal Brasile agli Stati Uniti, dal Polo Nord al Sahara e l’amore della vigna, mai abbandonato. Dice di lui Ferruccio Fabrizio, giornalista del Gruppo Espresso e curatore della mostra “Ha regalato uno scatto alle sue emozioni e viaggiato con naturalezza sul doppio binario artistico, tra le bottiglie di vino ed istantanee irripetibili. In entrambi i casi, esperienze storiche”. Antonio Caggiano, 80 anni, cultore e produttore del liquido caro a Bacco, a Taurasi ha una cantina, nella quale conserva una delle migliori produzioni di vino italiano, unitamente ad una collezione di suoi scatti, che ne fanno di essa un pregevole ed unico scrigno. Accanto e per completare la sua statura di artista, l’amore per le belle donne, che negli scatti fa rifulgere dall'alto della sua umiltà e generosità naturale, non disgiunta da una nobiltà d'animo che trapela a tutto tondo, porgendosi in modo schietto e genuino all'incontro col pubblico. Parla semplicemente, quasi sottovoce, con una cadenza tranquilla, alla quale probabilmente non è estranea la forza della terra che gli ha dato i natali, con i suoi vitigni e le sue uve, mentre racconta gli incontri significativi della sua vita. Altrettanto peana alla luce sono gli scatti che fanno l'occhiolino allo spettatore, New York, Portorico, San Pietroburgo e Salerno, ne rapiscono le attenzioni, suggerendo curiosità antiche e domande altrettanto urgenti, per i loro guizzi di luce, ora impertinenti, ora evocativi, talvolta criptici, altre volte docili e sereni, con i rossi che spadroneggiano, pur nella variabilità, come i riflessi del buon vino, archetipo naturale. Sarebbero quasi tutte da ridurre in luminose opere en plein aire, nella città che lo ospita, per essere fruite proprio come lui le ha viste, qualche anno fa a Salerno. Nello spazio della pinacoteca gli scatti emanano caldi toni, riflessioni intime, quasi un anticipo dell’astrazione mentale della luce di cui va tanto fiero, Antonio Caggiano. Il risultato che ne deriva è la bellezza degli autentici pezzi originali in esposizione,  riecheggiante l'operazione mentale del miglior Rothko. Si lascia la sala convinti di aver visto opere pregevoli ed uniche e di aver conosciuto un’artista, semplice ed passionato, un figlio dell'Irpinia, forte e delicata, quell’ Irpinia che conserva a vanto, la cantina egli scatti mondiali di Antonio Caggiano.
Maria Serritiello
 
Antonio Caggiano, 80 anni il prossimo mese di aprile, è nato a Taurasi, in provincia di Avellino, dove vive e lavora. Comincia a fotografare in bianco e nero, dopo aver fatto una grande esperienza a Milano, negli anni sessanta. Grazie alla profonda amicizia che stringe sia con Ken Damy, professore all'accademia di belle arti di Bologna e direttore del museo di fotografia contemporanea di Brescia, sia con il maestro Franco Fontana, passa al colore. Ha partecipato a numerosi concorsi fotografici nazionali ed esteri, incassando qualche prestigioso riconoscimento come la Medaglia d'oro nel Gran premio internazionale "I migliori dell'anno" a Varsavia nel ‘96. Nel ‘90 ha ricevuto la laurea "Honoris Causa" in Architettura dalla Costantinian University of N.Y. Della sua fotografia hanno tessuto lodi, oltre Damy, esperti come Cathy Gfeller, direttrice del museo di Neuchâtel in Svizzera, Giulia Ortiz, critica d'arte di Milano. Carlo Alleva, fondatore del Neofigurativismo, un trentennio fa, scriveva dei suoi scatti come di autentici capolavori. Antonio Caggiano ha già allestito esposizioni personali su temi diversi: Storie di vigne, I colori dell'autunno, Deserto del Sahara, Circolo polare artico, Brasile, Luce carioca, Ritratti, Riflessi, Carnevale di Venezia, Cuba, Isola senza tempo, La poesia dei fiori, Seduzione
 

Gianluca Giugliarelli il comico dallo spirito sagace al Ridotto di Salerno


Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Gianluca Giugliarelli, autore prima, infatti scrive per Francesca Reggiani, Salvatore Marino, Dado, Antonello Costa , Sergio Viglianese e comico poi, per il testo sagace e fuori dal cliché solito della comicità che c’è in giro, portato al Teatro Ridotto di Salerno con “Scusate le spalle”. Ha un fare conviviale, Gianluca, da uomo qualunque, quello che si può incontrare per strada, ma, ad osservarlo bene, è sempre alla ricerca di spunti utili, desunti da una cultura, neanche tanto banale, che gli deriva dai sei esami universitari in lettere e comunicazione. E’ la scuola a dare inizio al suo percorso comico, imitando i professori, sue vittime sacrificali, in cambio di sigarette, furbescamente offerte dai suoi compagni. Da autore consumato, e ne sono testimonianze gli scritti per i comici affermati e le molteplici collaborazioni che può vantare il suo curriculum, nelle sue due performance, del 3 e 4 dicembre, non una, ma che una imitazione, è stata usata per captatio benevolentiae. Se si eccettua una qualche cadenza romana ed un certo atteggiamento che riecheggia il suo comico favorito, e non poteva essere se non Aldo Fabrizi, per la sua romanità tondeggiante ed una certa bonomia ancestrale, lo spettacolo è stato una serie di gag accennate, facce stirate, lazzi feroci ed ammiccanti, battute sornione quanto eleganti. Non una pausa nel suo andare avanti, se non qualche sorso d'acqua rubato in scena, di tanto in tanto e poi, giù la scorta quasi infinita di personaggi, vivificati da sintesi comiche, sorprendenti ed inattese. È come se Gianluca avesse un ventaglio sempre aperto di risposte satiriche e di ogni occasione riuscisse a farne un motivo sempre nuovo di ilarità. Così, l’autore prima del comico e via via, l’attore prima del cabarettista, per giungere allo studioso di comicità, prima del barzellettiere più o meno esilarante. Monologhista agile e pungente, non trascura di intercettare spunti che gli vengono dal pubblico e riversare su di essi estemporanee considerazioni, satiriche e bonarie, tristemente realistiche. Sul palco, ecco, le sue esperienze personali, riuscendo ad innalzarle a verità umana. Gigioneggia molto con il corpo e con i gesti allargati, per poi fermarsi di botto e guardare, con occhi celesti, quasi due fessure, arricciate dalla mobilità del viso, l’effetto sullo spettatore, proprio come faceva il modello in primis, Aldo Fabrizi, tra gli altri tre preferiti: Totò, Sordi e Gassman . Non tralascia, poi, mai di irridere con un pizzico di gaia femminilità quando, utilizzando un femmineo caschetto biondo, si fa donna per osservare una prospettiva diversa dell'esistenza. Una gradita e inaspettata scoperta, Gianluca Giugliarelli, un professionista impegnato a tutto tondo, tv, cinema, teatro, pubblicità, ovvero ogni forma di spettacolo e appartenente a quel mondo di mezzo della comicità che, certamente è destinato a non avere visibilità cosmica, ma che comunque costituisce quello zoccolo duro di autori vivaci e vitali che tanto contribuiscono a tenere alto il tenore dell’umorismo italiano
Maria Serritiello
 
 

Mela annurca day a San Mango con “A voce d’ ò popolo

Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Mi piace pensare che a tentare Eva sia stata la mela “annurca” per la sua prelibatezza di sapore. Nulla da ridire sulle altre qualità, ma la mela “annurca” è tutta un’altra cosa, fosse solo per essere il prodotto che in Campania raggiunge i livelli più alti di produzione, il 90%. Il rapporto con il nobile frutto, nei Picentini e in tutta la regione ha origini antiche, basta dare un’occhiata, negli scavi di Ercolano, ai dipinti della Casa dei Cervi, la domus sopravvissuta all’eruzione del Vesuvio del 79’d.C. per ritrovarla e capire l’importanza di essa nella Campania Felix. Bene ha fatto San Mango Piemonte a promuovere l’Associazione Nazionale Città della Mela Annurca ed a favorire l’evento “Gustannurca”, il 27 novembre scorso, con una serie di attività, laboratori, stand e degustazioni, il tutto raccolto nella bellissima location “Tenuta D’Amore”. A dare il via, alle ore 11,00, all’inizio del paese, è il corteo storico del gruppo folk A Voce d’ò popolo, il quale ha fatto riecheggiare la sua musica e le sue melodie canore di un tempo ormai lontano. La parte del leone l’ha fatto l’acustica del sax tenore, dal suono evocativo e struggente, accompagnato da una chitarra ritmo-melodica ed una tammorra, vivace e vibrante, ma anche le tante nacchere, agitate da mani esperte, per scandire meglio i tempi e le volute dei balli ammiccanti, di una sensualità provocante ed allo stesso tempo ingenua, hanno fatto il resto. La voce antica, che non ha nulla di modulato, ma bene così, ha legato a sé la performance di tutto il gruppo.
La manifestazione “Gustannurca”, gemellata con il fico bianco di Ortodonico, paesino del Cilento, è stata organizzata dalla Pro Loco di San Mango Piemonte, presidente Nicola Vitolo e mira a salvaguardare le risorse agroalimentari locali, dando impulso alla produzione e alla distribuzione delle risorse d’eccellenza picentine. San Mango Piemonte, il cui attuale toponimo è ricavato dall'allitterazione ed abbreviazione dell'antico nome di Terra Sancti Magni Pedemontis, ha con la mela un legame inscindibile, tanto che per tutto il XX secolo è stato la fonte dell’economia rurale e sostegno finanziario di quasi tutte le famiglie del paese. All’annurca sono attribuite azioni positive a carico dell’apparato muscolare e nervino, effetti antireumatici, diuretici e dissetanti. Studi recenti, poi, hanno dimostrato che la mela annurca è ricca di sostanze capaci di conferirle un elevato potere antiossidante, per cui potrebbe avere un ruolo decisivo nella prevenzione del cancro. Intorno al “gustannurca” si distendono altri eventi come: MelaDay, MelaRenda, MelaArtè, MelaGira, MelaFico tutti rivolti a dare risalto, in varie modi, al consumo del nobile frutto che, con la sua forma tondeggiante ed il colore rosso, richiama la femminilità e l’amore.
Maria Serritiello
 

domenica 4 dicembre 2016

"Questo pure l'avete detto" per fare il verso ad Eduardo, a proposito delle luci d'artista di ogni anno


di Maria Serritiello

Bene, anche per questa settimana i social e chi li frequenta ha l' inciucio da commentare, riferendosi ai 9 mila euro dell'Arcuri, all'io avrei fatto questo o all' io avrei fatto quello, o perfino all'  io avrei saputo spendere meglio la cifra, dimenticando che l'amministrazione comunale non è casa propria, dove i soldi si possono gestire come meglio si  crede. Per ogni spesa ci sono i capitoli, né si possono  stornare soldi da un capitolo all'altro, nemmeno per fare la carità. Ma tant'è basta dire la propria, basta esserci sui social, basta apparire, per contare i " mi piaci", così il proprio pensiero vale quanto l'esposizione di Manuela Arcuri, a conti fatti, solo che lei ci guadagna perchè promuove il territorio, una semplice manovra di marketing, che chi conosce la materia sa, e gli altri appollaiati su faceboock, spargono ed introitano livore a più non posso.
Ho un sogno, "I have a dream",  proiettare, per almeno un mese, Salerno a trent'anni fa,  riavvolgendo il nastro all'indietro e far vivere  quella realtà  un po' a tutti, e cioè  a quelli che l'hanno dimenticata e a quelli che non l'hanno mai conosciuta. Negli anni '60, per tristi vicende familiari mi toccò vivere, per un periodo al nord,  subendo, intanto, la discriminazione di essere terrona, siciliana più specificatamente, spazzando di colpo  la mia identità anagrafica , ma soprattutto patire la non conoscenza della città di Salerno,  qualcuno più illuminato la confondeva con Palermo, aggravando la mia situazione perché, a tutti gli altri, si aggiungeva il pregiudizio di essere naturalmente mafiosa. In base a questo preconcetto si arrivò a farmi stare a scuola da sola nel banco, per paura che avessi un coltello nella cartella. Così alla domanda di "dove sei?" appena rispondevo Salerno, la risposta era sempre la stessa "Ah Napoli", ma  questo capitava negli ambienti più "agè" . Ecco, pur amando moltissimo la mia città, tanto da non volerne stare lontana, se  non per brevi viaggi, devo riconoscere che, un tempo, non aveva nulla di tanto attrattivo che potesse richiamare due milioni di persone nel periodo invernale se nemmeno quello estivo ci riesce. Per non parlare di tutti quegli accorgimenti migliorativi ad iniziare dai marciapiedi e le strade, tanto per citarne alcuni , risparmiando l'elenco dello specifico e arrivare, così, a due gioielli recenti: la stazione marittima di Zaha Hadid e la spiaggia di Santa Teresa. Ora non sarebbe il caso di polemizzare di meno o quantomeno essere  propositivi con progetti articolati e non con il qualunquismo "dell'io farei ed io saprei"? C'è un proverbio napoletano, massima di estrema saggezza che così recita "A vocca è nu bello strumento", intendendo che parlare è facile ma mettere in atto lo è meno. Sono 11 anni che da novembre a gennaio c'è una lamentazione continua, insopportabile, insostenibile, scioccamente ripetitiva, fastidiosa quanto il ronzio di una mosca nella controra estiva, che si ripete con una meccanicità standard e parole ingiuriose, ecco , ripeto non sarebbe il caso di farla finita, se poi vi ritrovo tutti a testa in su, a scattarvi selfi, sotto l'albero, o sotto il cielo trapuntato di stelle della Rotonda?  Un modo l'avete per avere la Salerno che vi piace ed è il voto, se vi ritrovate ad essere la maggioranza, fiat, ma fino a che siete la minoranza ... rassegnatevi o quanto meno sappiate che il vostro parlare non incide, perché non è progettuale, è solo bieca opposizione politica, nulla di nobile, nulla che si possa ascrivere nell'ideale delle grandi idee. E se nel frattempo studiaste come si amministra una città, forse non sarebbe un danno.
 
Maria Serritiello

 

giovedì 1 dicembre 2016

“Se” il libro di poesie di Claudio Tortora presentato al Teatro delle Arti


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

E fu la serata del "Se...", il 27 novembre scorso, con il reading di poesie del versatile autore Claudio Tortora, direttore artistico del Teatro delle Arti di Salerno e Patron della più famosa competizione nazionale della comicità “Premio Charlot”. La teatralizzazione delle 15 poesie: Mi chiedo, Cos’è, Lettera alla Luna, Il Mare, Novembre, Suggerimenti, Percorsi, Noi per sempre, L’amore con l’accento, Navigando, Guardia Pensieri, Può darsi, Finale, Quello che verrà, Sono così , che fanno parte della pregevole raccolta edita dalla Phasar di Firenze, sono state recitate, in ordine alfabetico da: Martina Iacovazzi, Antonello Ronga, Renata Tafuri e Cinzia Ugatti, accompagnati dalla sapiente ed originale regia di Andrea Carraro.
Tutta la serata, sfalsata in due momenti, per dare modo di seguire la rappresentazione itinerante, tratta di riflessioni in forma poetica di Claudio Tortora, sulle problematiche esistenziali della vita di ognuno di noi. La regia di Andrea Carraro ha, dapprima, incuriosito e poi via via, captato e proiettato, in un tempo dilatato, lo spettatore, sconvolgendo i tempi e i modi canonici della rappresentazione. Così lo spettacolo ha avuto inizio, riavvolgendo il nastro all’ indietro, per convogliare gli spettatori, che già affollavano la sala “Peppe Natella”, all' ingresso del teatro, dove Renata Tafuri e Cinzia Ugatti delicate, signorili e gentili, una sorta di Virgilio al femminile, invitavano a seguirle, lungo un percorso inconsueto e talvolta sorprendente. Sono apparsi all’occhio meravigliato dei presenti, luoghi inimmaginabili ed un specie di oscuro ventre, di solito negato a chi artista non è, per attraversare le visceri del teatro stesso, camerini, passaggi nascosti, scale impervie e strette stanze. Una laica via crucis, all’interno della quale fare tesoro di quanto Claudio ci partecipa, che non è un modello, né una lista da seguire, ma solamente il suo mondo interiore svelato e consegnato come un magnifico dono. Traspare dai versi la bell’anima dell’autore, che se ne sta discosto, intimidito, ma felice perché il suo sogno poetico è finalmente un realtà che esce dalle pagine scritte, per materializzarsi e colpire i sensi dello spettatore. Antonello Ronca, Martina Iacovazzo, Renata Tafuri e Cinzia Ugatti, voci, gesto, agilità, mestiere, passione, hanno fatto il resto, modulando i versi, intrecciandoli con il sibilo del vento che fischia e sbatte contro il panneggio del sipario, tanto da sentirne il soffio e senza che i versi abbiano a temere. La vita che viene fuori dal mondo poetico di Claudio è quella che va combattuta per quella che è, senza false illusioni, senza cedere allo sconforto e senza allontanarsi dagli ideali, quali arcobaleni da dispensare lungo il percorso.
Il tratto di strada compiuto, accompagnati dai versi di Claudio si arricchisce di un’ebbrezza improvvisa, quella del piano mobile del dietro le quinte del teatro, un cerchio magico ideale dove ognuno è sostenitore dell’altro, un piccolo tratto eppure già uniti. Potessimo farlo ancora fuori dal Delle Arti!
“Può darsi che un giorno il mondo intero cambi, / Che il padre dia al figlio quello che più gli manca / Che il saggio ritorna a predicare / Che il vecchio ritorni a dar consigli. / Che ognuno si accontenti di quello che possiede, / Che gli ideali tornino ad essere una fede, / Che il tempo sia vissuto senza paure, /Lo spazio sia riempito sempre in ugual misure. / Può darsi però che tutto rimanga un sogno. / Io lo continuo a fare, /ne sento un gran bisogno.”
Grazie Claudio
Maria Serritiello
 
 
 
 
 


"Come fruire l’arte comodamente” l’hanno detto a Spazio Up arte di Vito Ungaro


Fonte:www.lapilli.eu
di Ferdinando Bianco

In loft moderno che evidenzia la presenza di superfici di acciaio, piccole sculture, un tavolo quasi spartano, nella sua ricercata semplicità ed una mini cucina perfettamente funzionante, un ristretta cerchia di amici, davanti a sfiziosi manicaretti e vino buono, hanno provato a parlare di arte nei termini più semplici, ma nel contempo il più efficace possibile. Il dibattito avviato per la seconda serata, organizzata dall'associazione Spazio Up Arte, ha avuto per tema "Come fruire l’arte comodamente”temente ermetica". Il Presidente dell'associazione Vito Ungaro ha introdotto il dibattito con una presentazione supportata da slides e video delineando il contesto storico-artistico preso in esame. Tra le varie tendenze si è scelto di affrontare l'espressionismo astratto adducibile alla cosidetta "scuola di New York". L'artista sul quale ci si è maggiormente riferiti è stato Rothko. Ne è seguita un'ampia discussione che ha affrontato la tecnica, la poetica ed i contenuti, più precisamente: “L' espressionismo astratto secondo Pollock e secondo Rothko”. Mentore della serata e padrone di casa, Vito Ungaro che, con alcune slide introduttive ha tratteggiato l'argomento e il modo diverso di fare ricerca d'arte dei due grossi esponenti americani, in antitesi alla ricerca artistica che in opposizione ad essi si argomentava in Europa. Nel relazionare, Vito Ungaro, si è preoccupato di differenziare i due percorsi degli stessi, ossia l’artistico e l’esistenziale, con particolare accento sul modo di concludere la propria vita Rothko e della rarefazione spinta cui pervenne, nel momento in cui identificò il termine ultimo della sua ricerca, nell'assoluto dominio di enormi campiture nere. A corredo, una sua cappella oratoria, ove appunto troneggiano possenti tele nere che diventano per gli spettatori altrettante occasioni di preghiera e di ritrovamento del sé. La discussione che ne è seguita ha provato a dare una lettura quasi giustificativa tra le tele e il destino vitale dell'autore. A qualcuno questa lettura è sembrata molto riduttiva e limitativa, perché incapace di cogliere i fermenti di rinnovamento che le conoscenze scientifiche del tempo andavano suggerendo, conoscenze che avevano preso l'avvio dalla teoria di Darwin o dell'evoluzionismo storico alla quale faceva da corollario la teoria della relatività di Einstein prima e della fisica quantistica dopo, tesi che hanno costretto a rivedere in modo controintuitivo il rapporto dell'uomo con la realtà. È un poco come se l'animo di Rothko avesse colto e captato questi fermenti sotterranei che la scienza andava seminando e ne avesse anticipato in campo artistico le conseguenze. Per certi versi il cerchio Darwin-Einstein-fisica quantistica si chiudeva e la pittura di Rothko ne era quasi la versione artistica. Un modo certo oscuro e per certi versi incomprensibile di leggere la ricerca artistica ma di certo non per insipienza o pigrizia del pittore, quanto per un mancato adeguamento del fruitore alle novità scientifiche imperanti ed essenziali che tante ricadute hanno avuto, hanno e avranno nel modo di ricercare e fare arte nei secoli che seguiranno. La discussione si è accesa intorno ai concetti espressi per fruire l’arte contemporanea in modo critico e provocatorio, cosa che si ripromette lo spazio culturale Up Art, presidente Vito Ungaro, nelle serate successive, a scansione mensile, privilegiando di volta in volta i grandi temi culturali.
Ferdinando Bianco