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giovedì 30 marzo 2023

Il Matres Festival Internazionale Di Ceramica Femminile arriva all'Havana



Comunicato Stampa
di Gabriella Taddeo

                                   Ricevo e pubblico

Dopo circa tre anni di interruzione dovuta alla pandemia mondiale, il Matres Festival Internazionale Di Ceramica Femminile torna ad essere itinerante; cosi, dopo il successo dell’evento dello scorso agosto tra Cava de’ Tirreni e Vietri sul Mare, il Festival arriva all’Avana dal 25 al 28 aprile prossimo.   Grazie alla direttrice del Museo Nacional de la Cerámica Contemporánea Cubana Surisday Reyes Martinez. Il Matres Avana Festival di ceramica al femminile è promosso dall’Associazione Pandora artiste ceramiste, dal Museo Nazionale della Ceramica Contemporanea Cubana e dalla Korean Women Ceramist Association. Tutto ciò, grazie anche al supporto dell’Ambasciata d'Italia a L'Avana, la Regione Campania, dell'Ufficio Storico della Città dell'Avana (OHC); della Direzione del Patrimonio, della Gestione Culturale, dalla Cooperazione Internazionale dell'OHC, Dalla Korea Ceramic Fondation, dal MUCEB, KW Cerarte, dalla AICC e dal Circolo Armando Hart Dàvalos di Cava de’ Tirreni. Il Matres Festival sarà ricco di eventi: una mostra collettiva, laboratori di tecniche Raku e cotture sperimentali, workshop, incontri con le artiste, convegni, dibattiti, laboratori aperti e tanto altro.

La mostra collettiva: “Symbola - Segni di identità nella ceramica femminile”è organizzata all’interno del bellissimo Museo di Ceramica Contemporanea, l’esposizione vuole proporre una riflessione antropologica sull' interpretazione di oggetti in ceramica, rappresentati in contesti legati al mondo femminile che simboleggiano e narrano l’evoluzione storica e futuristica delle donne. Rimarrà in esposizione dal 28 aprile al 2 giugno.  Cinquantadue le artiste ceramiste presenti:

Ama Ferri, Amelia Carballo Moreno, Angeliki Papadopoulou, Annamaria Baratto, Aurora Rodriguez Garrido

Beatriz Irene Scotti Art Fanan Celia Mariana Garcia Horta , Choongmi Jung, Darlyn Delgado Gorgoy

Dorna Abyak, Elisabetta Brunetti Buraggi, Emilia Balestrieri Geraldina Theoduloz Ahumada, Fulvia Blancmariclo Barbuto Giulia Alba Chiara Bono

Grettel Arrate Hechavarria Gumsun Kim Hossein Kahfi Isavel Gimeno i

koroush Golnari, 이옥환Lee Ok-Hwan, Ljubica Lovrencic Loredana Avagliano, Lucia Vecchiarelli Maite Blanco

Maria Valerio Marina Rodriguez , Martina Buzio , Miro Mira Mirta Morigi

문기숙Moon Gisook, Nuria Pozas, Paola Ramondini Paola Frodo  Petra Lindenbauer Roberta D'Aquino  Rosa Salsano Rosalba Di Chiara Sabrina Fanego, Sandra Ban

Sarah Rahimpour, Shohreh Haghighi, 송영자Song Youngja , Stefania Spanedda Teresa SanchezTeresa Sánchez, Xiomara Gutiérrez 

Yoonmi Eo @Bottega Arcuri  La gioiosa ceramiche Bruna Pallante Alessandro de Sio Vito Ferrantelli

Gabriella Taddeo









 

 

mercoledì 29 marzo 2023

"Parole raccontate e mai scontate". Il viaggio di Estempo Gabriella


 Comunicato Stampa

di Luciana Mauro

                           Ricevo e pubblico

"Parole raccontate e mai scontate". Il viaggio di Estempo Gabriella. È il titolo originale dell'incontro che si terrà venerdì prossimo, 31marzo, dalle ore 19,30, nel Teatro Santa Margherita, in via D'Allora a Salerno. In scena la rappresentazione di una vita "salvata" dalla scrittura e dalle emozioni trascritte, attimo per attimo, sui fogli bianchi di un piccolo libro che diventa calendario, o di un calendario che diventa libro, dal titolo emblematico "Spogliami" perché in Gabriella i doppi sensi e le doppie opportunità si inseguono, si sovrappongono in un'  altalena di sensazioni e ricordi, di spunti tratti da un momento filmato con la penna, in una istantanea da ricordare. Ora il sipario si apre sui 365 giorni che Gabriella, in tante estemporanee, ci trasmette attraverso pensieri freschi, spontanei. Che riflettendo ci fanno riflettere ed...emozionare. Sullo sfondo di una scenografia creata dallo staff del teatro Santa Margherita, diretto da Lello Casella, l'autrice sarà intervistata in diretta dalla giornalista Luciana Mauro e da Vicente Barra, chirurgo ortopedico e scrittore. Intervento di Francesco Galdo, creativo e autore della grafica che illustra il volume. Poi sarà il pubblico a intervenire con domande, curiosità, commenti. Una serata per comunicare attraverso il cuore, con la spontanea scrittura di un'autrice che traccia con la sua penna i palpiti dell'anima. E ce li regala in un manuale da conservare con cura, perché racconta la nostra interiorità.

Letture di Lello Casella e Barbara Frusciante. Musiche su brani di Laura Pausini. L'iniziativa rientra nella rassegna "Il libro in Teatro", organizzata dall'associazione culturale Scriptorium.

Ingresso gratuito



martedì 28 marzo 2023

“Tre Sogni in Affitto” ultimo spettacolo di “Che Comico 2022/2023, al Teatro Ridotto di Salerno


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

L’ultimo spettacolo di “Che Comico 2022/2023, dei 10 in cartellone, spalmati tra il Teatro Ridotto e quello delle Arti, si è rivelato una piacevole sorpresa, sia per la scelta del testo, che per la bravura degli interpreti, ma anche per il genere, diverso dal solito. La commedia “Tre Sogni in Affitto” scritta e diretta da Gianni D’Amato, direttore artistico della compagnia “Le Ombre” e da un idea di Mauro Collina è un progetto giovanile che tanto piace al pubblico del Ridotto, sempre capace di sostenere nuovi debutti.

La storia è semplice, due giovani si trovano a vivere ed a dividere un monolocale della periferia di Roma, lontano dalle famiglie, lasciate nel meridione, per inseguire il successo e fare teatro. L’uno, il più fragile, per mantenersi ha trovato lavoro presso una biblioteca, ma quest’incarico lo stressa, l’altro, più fanfarone, ad occuparsi, stabilmente non ci pensa affatto, certo che solo il teatro gli darà la pienezza della vita. In effetti è Filippo (Gianni D’Amato) a sostenere il peso della commedia con la sua presenza scenica, l’impostazione della voce, le acute riflessioni, il contenuto notevole e il desiderio di riuscire ad essere un nobile teatrante “Essere o non essere, questo il problema” il famoso monologo di Shakespeare che va ripetendo per casa, come un mantra, senza contaminarsi con un lavoretto per il sostentamento, ne è una prova. Ugo (Mauro Collina) lo affianca in maniera egregia, la figura del tapino l’interpreta proprio bene, le sue insicurezze, le sue paure, il senso pratico, il lavoro da mantenere, lo caratterizzano, in maniera perfetta. Insieme, dunque, funzionano e la commedia si lascia seguire piacevolmente. Sono naturali, però, i ripensamenti, le accese discussioni, quando la fame si fa sentire, quando i soldi scarseggiano e quando per realizzare il progetto ultimo della vita si dovrà scendere a compromessi. Occupandosi di sogni da realizzare, non sembrerà strano, se nei loro vagheggi notturni, appaiono tre fantasmi (Chiara D’Amato, Francesca Canale e Francesco Sommaripa), bravissimi con le loro apparizioni destabilizzanti e le risate mefistofeliche, proiezioni delle loro coscienze, ad ostacolarli ad impedire a tutti i costi la permanenza nella casa e ad avviarli al ritorno nel paese. I rumori, gli specchi rotti, gli sghignazzi, accrescono la paura e gli svenimenti, bravi entrambi a cadere ripetutamente, senza farsi male, ma resistono, Filippo ha un asso nella manica, un compromesso con se stesso, per guadagnare senza sporcarsi le mani e nel contempo intascare bene. 

E così la frase ripetuta ossessivamente “Di teatro si muore”, per Filippo purtroppo, non è una frase fatta, Per tutto la durata della storia, il giovane beve continuamente latte. Ugo non riesce a capacitarsi della sola scelta del bianco liquido per nutrirsi e sì che i soldi sono contati ma la sua è un’esagerazione incomprensibile. Quale la sua dolorosa scoperta, quando Filippo gli rivela la verità e cioè che quel liquido innocente non è altro l’esperimento di una molecola e lui si è offerto come cavia retribuita. La rivelazione squarcia le coscienze sia di Ugo che quelle dei tre fantasmi, si convincono che Filippo è disposto a tutto, pur di riuscire nel suo intento, così lasciano la casa. Ugo deluso vuole dividersi dall’amico perché seguire i propri sogni non significa prestarsi a lavori poco chiari. Il finale, ma per arrivarci ci vogliono quasi due ore di spettacolo, mette d’accordo un po’ tutti e così i   fantasmi tornano a sconquassare la casa, a trasfondere amore, grazie ad Eleonora che stravede per Filippo, il sogno e la realtà sono tutt’uno, ma anche l’amicizia di Ugo per Filippo fa la sua parte. “Essere o non essere, questo è il problema, dormire, morire” il mantra si ripete, ma la bottiglia di latte avvelenato, rotola sul pavimento senza che nessuno la raccolga.

Non a caso Filippo recita, sia all’inizio, che alla fine, la frase più celebre drammatizzata in teatro, per cui l'interrogativo del vivere soffrendo, o di opporsi rischiando di morire è il tema centrale della creazione teatrale di Gianni D’Amato, che oltre ad avere sconcertante piacevolezza, lancia un messaggio etico all’indirizzo dei giovani, da vero maestro di scena.

Per saperne di più

La compagnia delle “Ombre” nasce nel 2012, per l’esigenza di portare in scena, da parte del direttore artistico Gianni D’Amato, qualcosa di nuovo, testi originali, più vicini alle nuove generazioni. E’ di quell’anno il debutto nel mese di maggio con un suo scritto. La compagnia è fatta di tantissimi attori, una bella sinergia che fa remare tutti per il bene del teatro e per la passione che li lega. C’è stata qualche difficoltà per la pandemia ma la compagnia è sempre affollata e pronta. Tre sogni in affitto è del 2013, e Mauro Collina, il bravo interprete di Charlot, durante la rassegna estiva del più prestigioso Premio Italiano della Comicità, ha l’idea e la popone a Gianni D’Amato che non se lo fa ripetere. La Compagnia prende il nome di “Ombre”, perché come ci dice lo stesso Gianni D’Amato gli piaceva l’idea di non essere illuminato dalla luce, ma da ciò che la luce crea. I progetti per il futuro sono tanti, il gruppo teatro è impegnato su diversi fronti come la Rassegna al Piccolo Teatro del Giullare che si tiene tutti gli anni col nome “Neo”, che non è una macchia della pelle, ma un particolare di bellezza, come quello di Marylin ed il suo più famoso. La rassegna è al suo terzo anno ed ospita gruppi provenienti da l’Italia tutta, per concludersi il 22 ed il 23 aprile prossimo, con uno spettacolo di una compagnia di giovani nata in seno alle Ombre dal nome Toy Company. Essa è composta da due ragazzi che hanno deciso di formare una compagine nuova indicendo audizioni che hanno dato ottimi risultati e cioè tutti attori salernitani che prenderanno parte allo spettacolo “Fragile”, tratto da “Il risveglio di primavera” di Frank Wedekind, riscritto e diretto da Gianni D’Amato.

Maria Serritiello

www,lapilli.eu



venerdì 24 marzo 2023

I Giardini dell’Arte di Firenze con “La Stanza di Veronica” concorrono al Festival Nazionale XS Città di Salerno

  


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


5°Appuntamento al Teatro Genovesi per il Festival Nazionale Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi in collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno ed il sostegno del Soroptimist International club di Salerno, con “La Stanza di Veronica” di Ira Levin, ritornano i Giardini dell’Arte di Firenze, già vincitori del Festival, lo scorso anno, con “La Signorina Julie” di August Strindberg.

Il rebus per venire a capo del thriller che si consuma sulla scena e sperare di capirne quale sia il finale, sta tutto là, nel nome dell’autore: Ira Levin.  Essere teatralmente dinanzi ad un suo scritto significa ripassare mentalmente le sue trame usate in film di puro orrore e di grande suspense.

John e Maureen, una coppia di attempati signori, rivelatisi, poi, servitori della famiglia Brabissant, incontrano, o vanno per reclutare, in un ristorante, una giovane coppia al loro secondo appuntamento e convincono la ragazza a ricoprire i panni di Veronica, a cui somiglia come una goccia d’acqua, morta di tubercolosi per compiacere sua sorella Sissi che, malata di cancro, è in attesa della fine. Susan è una ragazza vivace, spigliata e disinvolta, ma di buon cuore, per cui accetta di fare questa buona azione, contrario è, invece, il suo giovane accompagnatore. Appena giunti a casa, nella stanza che fu di Veronica, si avvertono sottili segnali d’inquietudine, ad esempio la meticolosità e la lentezza con cui John (Aldo Innocenti) lustra gli oggetti tenuti, prima, sotto delle bianche fodere e poi scoperti ed anche la voce strascicante e priva d’intonazione, con l’andatura ripiegata tutta in avanti del servitore che non mette, certo, sicurezza. Dal canto suo Maureen (Laura Bozzi) è esageratamente gentile con la ragazza, ma lei è fiduciosa, presto andrà via da quella casa che le mette tanta tristezza, nel sapere che anche l’unico figlio maschio, di nome Conrad è morto. I due le fanno indossare un vestito della povera Veronica che, manco adirlo, le calza a pennello e scompaiono per avvertire Sissi, nell’altra stanza. Susan resta sola in scena, il fidanzato è stato accompagnato giù nel salone da John a bere un whisky. Si gira intorno, sfiora gli oggetti, si assesta il vestito, sfoglia i libri, insomma s’imbeve della stanza della povera ragazza morta, ma il silenzio si fa carico di ombre. Ed ecco il primo colpo di scena, gli umili servitori sono spariti, al loro posto, gli stessi si sono trasformati nei coniugi Brabissant, temporalmente siamo nel 1936 e Susan viene creduta con toni decisi, Veronica, la loro figlia ribelle, chiusa in quella stanza per non farle compiere altri fatti nefandi, come l’uccisione della povera Sissi e del fratello Conrad. Il thriller, perché di questo si tratta, nel secondo atto, prende diversa forma, sia nella trama che nella recitazione, per cui il servilismo e la piaggeria di prima, muta in severità, fermezza ed imperiosità, in special modo nel padre (per me più credibile nella caratterizzazione del servitore N.D.R.). La rappresentazione scorre convulsa con improvvisi colpi di scena e cambiamenti sostanziali, tutto il contrario di tutto e di nuovo ferve l’immaginazione, presso il pubblico, per congegnare il finale. Intanto si aggiungono sempre più particolari orridi e a nulla valgono le proteste di Susan, che a gran voce invoca il suo fidanzato, volatilizzato e si capisce, di lì a breve, il perché. La mal capitata (Margherita Tiesi) protesta con tutte le sue forze e lo fa in modo credibile, il pubblico è tutto per lei, la sua disperazione diventa la disperazione dei presenti, il pianto e la voce stridula, il volto rigato di lacrime, le percosse che riceve ogni volta che fornisce particolari del 1973, per convincerli che lei non c’entra niente con la loro vita infida, è recitato ad arte, per aver cambiato registro e cioè dal frivolo al disperato. Il giallo si fa sempre più fitto e la stanza dell’inesistente Veronica è diventata una paurosa prigione per la povera Susan che, inutilmente, cerca di convincere i sui aguzzini a lasciarla andare. Ci si precipita verso il finale, Veronica non è morta e neanche Conrad, suo malefico sodale, sono loro ad aver ucciso Sissi, ed anche i signori Brabissant sono morti da tanto. A Susan non resta che morire, non prima di aver scoperto che anche il suo novello fidanzato (Andrea Vangelisti) fa parte della cricca malvagia, infatti è il medico della famigerata famiglia, pronto ad adescare la vittima di turno. Un’ultima emozione da consumare, il pubblico è stato messo a dura prova, per 90 minuti con l’incalzare degli eventi ed i capovolgimenti di situazioni, ed è l’uccisione di Susan, infine, che fa quadrare il cerchio. Sbattuta di forza nella poltrona, tenuta stretta e ferma ai braccioli dal dottore, già suo fidanzato e Conrad, Veronica la soffoca veristicamente con un cuscino. La scena è l’ultimo colpo che Ira Levin, tradotto da Luigi Lunari, prepara con cura, per dare reale soffocamento allo spettatore, per dargli una sensazione fisica. Dietro al cuscino, la ragazza si torce, si dibatte, si muove in modo convulso, cercando di divincolarsi, ma non vi riesce. Il corpo teso si affloscia, le gambe non si muovono più e tutto il suo corpo trova la deposizione in quella poltrona rossa di colore, che ricorda il sangue versato da un’innocente. Il pubblico non ha mai odiato tanto, come questa volta, i tre interpreti di scena, per aver impunemente ucciso solo per aver la voglia di farlo, anche dopo che le loro losche voglie erano state scoperte.

In un thriller non vanno cercate ragioni morali o fortemente etiche, perciò l’adesione alla trama è totale, sconvolge, però, la disonestà con cui viene presentato il delitto e cioè la costruzione di una prima ed una seconda sceneggiatura, dove gli attori si sono mossi così come si doveva, ossia con bravura, tanto da far patire al pubblico, in maniera fisica, tutta la rappresentazione. Bravi dunque per l’efficace interpretazione degli attori, servita da una scenografia meticolosa, da luci a volte sinistre e da musica descrittiva, la goccia insistente che si ascolta, è il tempo che trascorre lentamente nella stanza rarefatta di Veronica. La regia di Marco Lombardi è stata di millimetrica precisione nell’assemblare più elementi scenici e nel guidare gli attori verso una recitazione realistica. Originale la scelta della regia di portare un noir psicologico d’autore al Festival XS di Salerno, per la prima volta.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





martedì 21 marzo 2023

Buon Compleanno Don Benedetto

 


di Maria Serritiello

Il prossimo 28 marzo, Don Benedetto D’Arminio compirà 90 anni, 40 di essi trascorsi nella Parrocchia di San Paolo Apostolo di Salerno, terzo parroco, nell’ordine, dalla fondazione della chiesa. Si comprende bene, quanto i fedeli di questa vasta zona della città siano affezionati al loro anziano parroco, anche se non lo è più.

Don Benedetto D’Arminio nasce a Montecorvino Rovella il 28 marzo 1933 dove frequenta le scuole statali fino alle medie per poi entrare nel Seminario di Salerno, dove frequenta il ginnasio e completa gli studi classici e teologici. Successivamente   consegue   la   licenza   in   Teologia   Pastorale   alla   Pontificia Università Antonianum di Roma e   la   laurea   in   Pedagogia   ad   indirizzo socio-pedagogico   presso l’Università di Cassino. Per   diciotto anni è stato Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, sia nel  Settore Catechesi, sia nel Settore dell’Insegnamento della Religione cattolica. Ha insegnato Storia e Filosofia al Liceo del Seminario diocesano e Psicologia della Religione presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose in Salerno. Nel maggio del 1995 viene nominato da papa Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santità. Il 20 Aprile 1958, viene Ordinato Sacerdote e svolge una proficua attività pastorale nelle frazioni alte di Giffoni Valle Piana, come parroco e Rettore del Santuario Maria SS. Di Carbonara. Il 1° settembre 2013 offre il suo servizio pastorale alla parrocchia Gesù Risorto di Salerno fino al 1° aprile 2014, in seguito viene nominato vice priore della Chiesa Maria SS.ma del Carmine a Salerno e dal 31 marzo 2017 al 31 maggio 2020 è stato Rettore del Santuario Maria SS. Del Carmine di Salerno, dove attualmente è Vice Rettore.

Quando Don Benedetto D’Arminio fu nominato parroco della Chiesa di San Paolo Apostolo nel quartiere e nella comunità le problematiche presenti erano numerose e di svariata natura, non da ultima la scarsa coesione tra gli abitanti che si erano insediati di recente nella zona e dunque non riuscivano ad aggregarsi. Anche l’aspetto estetico del quartiere e della chiesa erano molto “diversi” da come si presentano oggi, per non dire delle condizioni in cui don Benedetto trovò la Chiesa al suo arrivo è che solo  grazie al suo impegno, alla sua dedizione ed alla sua caparbietà, oggi la Chiesa è davvero bella sia esteticamente che spiritualmente e risponde appieno all’esortazione del Santo Padre che “invita i cristiani ad essere uniti non secondo il disegno umano, ma grazie all’intervento dello Spirito Santo; ad essere un popolo nella continua ricerca dell'armonia e non dell’uniformità”.

 

Sono passati esattamente 10 anni da quando don Benedetto ha lasciato la parrocchia San Paolo, ma il legame con la sua chiesa-famiglia non si è mai interrotto. Le speranze dei suoi ex-parrocchiani non sono state disattese, don Benedetto non ha dimenticato nessuno dei suoi figli e ogni volta che ha la possibilità di ricordarli lo fa con immutato affetto. Tuttavia, ciò   che   ci   meraviglia, non   è   tanto   l'inscindibilità   del   legame   con   i   suoi   ex-parrocchiani quanto la capacità del Don di continuare ad accrescere il numero di fedeli anche nel Santuario della Madonna del Carmine, dove a tutt'oggi svolge la sua missione. In questo lasso di tempo don Benedetto, sia come rettore che come vice, è riuscito con le sue omelie, con   la   sua   disponibilità, con   il   suo   sorriso   ad   instaurare   un   altrettanto inscindibile rapporto affettuoso con tutti coloro che frequentano il Santuario. Grazie alla sua lunga esperienza (tra meno di un mese saranno 65 gli anni di sacerdozio) Mons. D'Arminio ha saputo costruire un rapporto di massima collaborazione con tutti: in primis con gli altri sacerdoti che lo hanno affiancato, con l'attuale rettore don Biagio Napoletano, con i ministri straordinari, con i sacristi, con i chierichetti, ottima intesa c'è anche con il Priore dott. Califano con i terziari, con i confratelli e le consorelle dell'arciconfraternita, un legame particolare, di completa sintonia,  c'è infine con i maestri che quotidianamente si alternano all'organo per animare insieme al coro le sue funzioni. Tutti hanno imparato ad apprezzarlo   e   tutti, in   occasione   del   suo   compleanno, desiderano  stargli   vicino   per manifestargli  l'affetto   e   la   gratitudine   che   gli   sono   dovuti.   Ad   un   sacerdote   davvero speciale, un uomo che ha realmente donato tutta la sua vita per la collettività, un padre amorevole per tutti i suoi figli, un amico sincero, non possiamo che esprimere i più fervidi auguri di lunga vita.

                     Buon compleanno don Benedetto

 

Maria Serritiello











 

 

 



Capriccio di Primavera di Maria Serritiello

 





 

Capriccio di Primavera

di Maria Serritiello

 

Sgambetta incerta la primavera,

su gambi sottili,

arcuati,

non raddrizzati ancora dall’amore.

Entra nella mia casa,

da poco rassettata,

con il vestito nero della nonna

e con la borsa della spesa,

di vera pelle

a quadri ritagliata.

Sul tavolo di marmo,

striato da qualche venatura,

è lì che si confonde

tra buone cipolline,

arguto radicchio

e stizzosi ravanelli.

Un cavolo rugoso,lascivo;

le tocca i seni appena in sboccio,

e calorosa la verza,con maestria,

le arriccia i capelli.

Anche zefiro la tenta,

se tenero,le soffia tra le gambe.

Ecco:

l’ape matura

le dà l’esempio

e succhia,il maschio polline,

da fiore in fiore.


Maria Serritiello





 


Il risveglio delle mani



Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serritiello


                          “IL RISVEGLIO DELLE MANI”

                                 24-25 marzo 2023

                    Villa Carrara – via Posidonia – Salerno       

È un impasto perfetto quello che unisce due ingredienti unici, “artigianato e cultura”, per la prima edizione del progetto “Il Risveglio delle Mani”, promosso e organizzato dalla CLAAI di Salerno, co-finanziato dalla Camera di Commercio di Salerno, con il patrocinio del Comune di Salerno, che si svolgerà il 24 e 25 marzo prossimi a Villa Carrara, dimora ottocentesca, sede della Biblioteca -Emeroteca comunale della zona orientale di Salerno.

Non si può non pensare alle mani per battezzare la prima tappa della mostra evento che, svolgendosi nei giorni dell’arrivo della primavera, “risveglierà” l'arte di fare il pane, un mestiere antico e ricco di fascino, raccontato attraverso le sue origini, le sue storie e le sue leggende.

Il progetto, ideato dall’attrice e regista Brunella Caputo, nasce con la precisa intenzione di proporre, in chiave artistica, l’artigianato come espressione naturale dell’arte umana.

L’iniziativa è stata presentata questa mattina a Palazzo di città nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Sala Giunta alla presenza del Presidente della CLAAI Salerno Matteo Caputo, del segretario generale della Camera di Commercio di Salerno Raffaele De Sio, dell’Assessore alle Attività Produttive e Turismo del Comune di Salerno Alessandro Ferrara e  del  direttore artistico del progetto “Il Risveglio delle Mani”, Brunella Caputo.

 

Il programma prenderà avvio venerdì 24 marzo alle ore 18.00 con l'apertura, nella sala interna e negli spazi della Biblioteca di Villa Carrara, della mostra fotografica “Il Risveglio delle Mani”, a cura dei fotografi Pio Peruzzini e Cristina Santonicola, il cui allestimento rimarrà visitabile per due giorni.

E mentre saranno attive le due esposizioni fotografiche dedicate alla gestualità della panificazione e di altre arti manuali, ed al connubio fra forma d'arte visiva e pane, nel pomeriggio alle ore 19.30, la Villa della zona orientale della città di Salerno ospiterà Fulvio Marino con la presentazione del suo ultimo libro edito da Mondadori “Pizza per tutti”.

Il maestro panificatore Fulvio Marino, star del programma “È sempre mezzogiorno” su RAI Uno e protagonista di “Bake Off” su Real Time, mugnaio di terza generazione, dialogherà con Sabrina Prisco.

 

Per la seconda giornata dell’evento, sabato 25 marzo alle ore 11.30 ci sarà l’apertura delle visite alla mostra fotografica accompagnata da una performance teatrale a cura della Compagnia del Giullare.

 

Protagonista dell’appuntamento fissato alle ore 18.00 sarà – con una dimostrazione dell’impasto del pane - “Il Forno di Vincenzo”, un forno sociale di comunità, sperimentazione sociale nata ad Eboli che ha per protagonista un giovane con disabilità, che sa sfornare pane «un pane buono, sano, etico e ricco di significato».

“Il pane di Vincenzo”, con tutta l’unicità e la straordinarietà del suo progetto di vita, presto grazie alla disponibilità del sindaco della città dove vive Vincenzo, sarà accompagnato dalla consegna delle chiavi di un locale che diventerà luogo d’eccellenza per l’attività di panificazione a km zero. 

 

La giornata si concluderà alle ore 20.00 con la performance teatrale, in forma di reading, “Essenza di pane” a cura della Compagnia del Giullare con Brunella Caputo e Davide Curzio.

 

<<Con questa prima edizione dell’evento “Il Risveglio delle Mani”, daremo calore alle mani che, poggiate sul cuore, profumeranno di PANE.>> Così in sintesi il direttore artistico Brunella Caputo.




sabato 18 marzo 2023

E’ “GO WILLI GO” del Teatro Armathan di Verona il quarto appuntamento del Festival Nazionale XS Città di Salerno

 






Fonte www.lapill.eu
di Maria Serritiello 

 

Quarto appuntamento al Teatro Genovesi per il Festival Nazionale Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno.

 

5 sagome stilizzate ed una valigia di cartone a grandezza media in primo piano ci annunciano che chi si paleserà ha a che fare con i viaggi. Ed eccolo apparire con il suo vestito grigio, camicia e cravatta sotto la giacca, cappello, un borsalino usato, avvicinarsi alla valigia, sollevarla per poi depositarla a terra, aggiustandone il manico. Un uomo metodico Willy, questo il suo nome e la sistematicità dei gesti gli deriva dal fatto che ha paura di non essere ricordato e ancor più di essere dimenticato. Mima una corsa sul posto, macina chilometri, attraversando città che gira, per piazzare i prodotti rappresentati, gli viene il fiatone, il sudore gli cola dalla fronte, poi si ferma stremato e comincia un monologo di 60 minuti in cui parlerà di sé.

E’ tornato a casa esausto da uno dei suoi giri, più stanco del solito e racconta a Linda, sua moglie, presente nell’immaginazione, nella versione che ne fa Marco Cantieri, che non ce l’ha fatta, che non è riuscito a controllare la macchina, che va a 120 all’ora e si distrae, insomma sta invecchiando senza che abbia potuto raggiungere la notorietà. Il lavoro di commesso viaggiatore su cui ha puntato tutte le sue speranze di successo, si è rivelato un fallimento. Parla, parla, mette fuori tutto il suo interiore, cercando prima di tutto una giustifica con se stesso e poi l’accettazione della sua rovina, la consapevolezza di non guadagnare abbastanza per soddisfare i bisogni della sua famiglia, lo annienta.  Ha vissuto, a causa di questo oscuro lavoro, molto tempo da solo, sedi lontane, dividendo stanze fredde, anonime, magari anche poco riscaldate, con la consapevolezza che la solitudine è una brutta bestia. Insoddisfatto della sua vita che a 63 anni non gli ha dato la felicità materiale, presente abbondantemente nella società americana, se la prende con i suoi figli, Biff e Happy, che svolgono lavori di basso livello. Non riuscendo a sopportare tanto insuccesso esce di casa e vagabondando riporta alla memoria fatti passati della famiglia Loman, per esempio che suo fratello, lavorando in una miniera dai 17 ai 21 anni, era diventato ricco sfondato e di come lui si sia trovato a fare il mestiere di commesso viaggiatore. Fu quella volta, quando decise di andare in Alaska con suo fratello per incontrare il padre che già era lì a cercare qualche filone d’oro. Tutto era pronto per la partenza, quando incontrò un tale di ottantaquattro anni, rappresentante della Parker, che aveva lavorato in 32 stati, nell’albergo, a lavorare accanto al telefono, con un paio di pantofole verdi infilate ai piedi. Fu una rivelazione, era questo il mestiere che faceva per lui, quel vecchio senza spostarsi di un millimetro si guadagnava la vita.

Che c’è di meglio che andarsene a spasso a ottantaquattro anni, per venti o trenta città, riverito, ossequiato, benvoluto e aiutato da una massa di gente, e senza far altro che telefonare?

Ma lo sai tu, che quando morì – e fece proprio la morte del commesso viaggiatore – se ne andò all’altro mondo nelle sue pantofole di velluto verde, nel vagone ristorante sul rapido di Boston. Quando morì, ai funerali vennero a migliaia, i clienti e i colleghi.

Una volta la gente era considerata, Howard. C’era il rispetto, c’era la solidarietà, c’era la gratitudine. Al giorno d’oggi, tutto arido, senz’anima. L’amicizia non ha più nessun valore, la considerazione… Capisci perché ti dico questo, Howard? Non ci si ricorda più di me.

Deluso, scoraggiato, dopo tanto correre, capisce che nessuno lo avrebbe ricordato, né ai tanti conoscenti, interessato il suo travaglio interiore, per non aver raggiunto la solidità economica, atta far fronte ad un licenziamento, prima e ad un prestito in soldi, presso un amico, dopo.  Allora, il naturale sbocco, dolorosamente, gli si para dinanzi, alla sua famiglia, soprattutto, sarebbe stato più utile da morto che da vivo.

Marco Cantieri, l’interprete, nonché il riduttore della versione di Morte di un Commesso Viaggiatore, il capolavoro di Arthur Miller, datato 1949, in Go Willi Go, è stato perfetto. Ha offerto una riduzione precisa, scrupolosa, accompagnata da una recitazione completa di gestualità, di sfumature di voce, di movimenti accorti, di tonalità corretta, di espressività facciale e corporea. Quel suo andare avanti ed indietro nel monologo, ha fatto sì che il finale, pur conoscendolo, date tutte le premesse, ci ha resi tristi, il suo piegarsi ad un volere superiore per il benessere della famiglia, ci è sembrato un sacrificio troppo esoso. Peccato non stimarsi di più per ciò che realmente fosse, un brav’uomo onesto e lavoratore.  La società consumistica americana lo aveva letteralmente fagocitato, travolgendolo in un gesto estremo, ma Arthur Miller così ha voluto il suo Commesso Viaggiatore, un moderno Cristo sulla croce!  

Maria Serritiello

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Di e con Marco Cantieri

Regia di Adriana Giacomino e Franca Guerra

Ricerca musicale: Franca Guerra

Idea Scenografica: Marco Cantieri

Tecnico Audioluci: Federico Caputo

Ripresa Video: Marco Cipriani




 

     

giovedì 16 marzo 2023

Letture Dal Carcere in collaborazione con I. P. S. O. A. Roberto Virtuoso di Salerno e la Casa Circondariale A. Caputo


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di Maria Serritiello

Letture dal Carcere è un Format nato da un’idea della Prof.ssa Ersilia Trimarco con la collaborazione dei docenti Veronica Pelino e Vincenzo Di Donna, concordi nell’affermare che “la cultura rende uomini liberi”. Il sapere è un diritto dovere di tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo dove si pratica, nel qual caso la casa circondariale di Salerno. La lettura del giornale, per alunni così speciali, è il veicolo più adatto ed immediato per partecipare in modo consapevole allee notizie che veicolano al di fuori ma anche un’utile evasione dal luogo dove si è detenuti.

E così lunedì 20 Marzo 2023 ore 9,30 la giornalista del Mattino e scrittrice Luciana Mauro, incontrerà gli studenti detenuti della sezione staccata della scuola alberghiera, con il suo Caffè Noir. L’incontro nasce dal fatto che gli allievi leggono con piacevolezza il giornale e sono restati colpiti dai suoi racconti della rubrica “Salerno Noir”, che Il Mattino pubblica da oltre un decennio. La Prof.ssa Elvira Trimarco ha ben pensato, perciò, d’inserire, la stessa autrice  dei racconti, nella rassegna Letture dal carcere

Si leggeremo, infatti, racconti brevi e analizzate le circostanze in cui i fatti di sangue si sono sviluppati. Luciana Mauro troverà naturale rispondere alle  loro domande, stimolando riflessioni e curiosità sui comportamenti, gli usi e i costumi della Salerno di un tempo e dei suoi personaggi. Favorire il confronto tra epoche diverse sarà un momento storico formativo di importanza essenziale. Oltre a questo incontro ce ne saranno altri che in data successiva prevedrà un appuntamento di rilievo con lo scrittore Diego De Silva con il suo famoso personaggio: Avvocato Malinconico. 

Maria Serritiello

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mercoledì 15 marzo 2023

A Camera Chiara, Galleria Sala Posa di Armando Cerzosimo, Viaggiatori d’Altri Mondi di Constantino Luis Marino


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Il 10 marzo, nella Galleria Sala Posa di Armando Cerzosimo, in Via da Procida, pieno centro storico, si è inaugurata la mostra fotografica di Constantino Luis Marino: Viaggiatore d’altri mondi. In mostra 14 scatti analogici di autentica bellezza, selezionati dall’artista di luce, Armando Cerzosimo, tra 400 messi a disposizione. L’esposizione durerà fino al 21 marzo con una calendarizzazione d’incontri propedeutici alla conoscenza della fotografia presso i giovani.

Le foto dell’artista Constantino Luis Marino, Viaggiatore d’altri mondi, sono portatrici del suo vissuto, intenso e vario. Le tinte prescelte per l’esposizione sono prevalentemente di color seppia, le figure e blu di Prussia intenso, stagliato sul bianco, per i paesaggi.

Un passaggio di stampa dalla chimica antica in camera oscura, alla chimica del futuro, che è la caratteristica del laboratorio Cerzosimo, ci dice lo stesso Armando, il capostipite, laboratorio che diretto dal figlio Pietro, agli alogenuri d’argento su superficie deep matte effetto velvet con durst theta 76, con cui le fotografie, hanno potuto essere stampate in un formato 50x70 mantenendo ogni tono, ombra e dinamica di immagine realizzata oltre un decennio fa.

 Una raccolta di immagini con paesaggi e personaggi, passando dalla Mauritania, ai paesi del Mediterraneo, il Maghreb, per  giungere in Egitto e Sudan e all’Oceano Indiano”. Le foto incorniciate da un bianco raffinatissimo, non hanno intestazione, sicché ogni visitatore vede in esse ciò che crede di vedere, come ad esempio, la bellissima costruzione cilindrica di quaranta metri, in risalto sui colori vivi di un paesaggio orientale, nessuno penserebbe ad una colombaia riparo di migliaia di uccelli dal calore esterno. Si distacca dalle altre immagini il volto, che poi è effige del manifesto, del dispensatore d’acqua.

I Cinque eventi che hanno impreziosito il tempo della mostra, dopo il suo vernissage, sono stati seguiti da un numeroso pubblico, attento ed interessato ed hanno visto l’intervento dell’artista Cristina Tafuri e della giornalista del quotidiano il Mattino: Erminia Pellecchia

Constantino Luis Marino è nato in una famiglia di diplomatici, ha vissuto in molti paesi interessandosi da sempre alle arti in varie forme. Dopo iniziali studi classici e successivi ingegneristici applica la fotogrammetria e la fotografia utilizzandole in fase di progettazione e realizzazione edilizia. Nella sua vita ha studiato centinaia di monumenti europei, africani, ed asiatici, cattedrali, edifici storici, statue e mosaici. Ha realizzato quadri e chine, copie in marmo tridimensionale, migliaia di fotografie, incisioni su vetro, con una interpretazione personale. La collaborazione con aziende ed università di molti paesi ha permesso all’artista lo scambio, la contaminazione e sempre nuove interpretazioni tra tecniche varie utilizzate oggi, ma anche scomparse.

 

Constantino Luis Marino in mostra nella Galleria Sala Posa di Armando Cerzosimo fino al 21 marzo 2023

 

Maria Serritiello

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sabato 11 marzo 2023

“Trotula donna di mare” del Maestro Guido Cataldo, regia Gaetano Stella al Delle Arti di Salerno

 



Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Una dolce serata tutta salernitana, un soffio di vento venuto dal mare, quella al Delle Arti di Salerno con “Trotula donna di mare” del maestro Guido Cataldo, in una Réunion, l’8 marzo, che celebra la donna. Pubblico delle grandi rappresentazioni, ad affollare ogni posto disponibile, si, in sala, si era tutti presenti, i soliti ex giovani, tanti volti conosciuti che apprezzano ed amano Guido Cataldo, sassofonista e musico di fama, il più esposto alla celebrità e non se ne vogliano gli altri componenti degli Astrali, il celebre complesso degli anni giovanili dei salernitani. C’è attesa tra il pubblico, benevolmente curioso di conoscere che cosa Guido abbia da dirci ancora, con quale musica, con quante parole ed in che modo. E lui non delude, buio in sala e nell’immediato tutti sono risucchiati dall’immaginario del suo pensiero.

Prima, un passo indietro!

In una sera di questo inverno, Guido mi clicca in WZ (N.D.R), con il maestro c’è una conoscenza ed una stima antica e mi dice di leggere ciò che mi avrebbe inviato di lì a poco, per poi fargli sapere il mio pensiero. Mi arrivano 50 pagine formato pdf su Trotula, la medichessa Salernitana. Ne resto entusiasta e gli dico che portata in scena sarà una bella intuizione, perché lo scritto è già costruito per divenire proprio una storia musicale.

 Il 19 febbraio, poi, in San Pietro a Corte “Trotula donna di mare” è diventato un libro racconto, edito da D’Amato junior.

Di tanto in tanto, ti facevi viva e, bisbigliandomi all’orecchio, mi invitavi a scrivere di te, ma puntualmente rinchiudevo nel cassetto delle cose pensate…dice Guido all’inizio della storia su Trotula, per poi  continuare…Una donna sicura, determinata, coraggiosa, intelligente, sensibile, forte, colta e curiosa, donna che, in una città laica e libera dai pregiudizi, volle e riuscì a diventare medico e, come mai prima parlò alle sue timorose e pudiche pazienti come solo una donna sa parlare ad un’altra donna.

E’ l’incipit del suo libro e del suo spettacolo, tre donne, due a corollario, Anna Nisivoccia, Diana Cortellessa ed Elena Renna per dare vita in maniera eccellente al racconto.

Pagina dopo pagina e scena dopo scena si srotola la Trotula voluta da Guido, per cui libro e spettacolo sono un tutt’uno, un meraviglioso corpo di donna, con la potenza e la bellezza del mare. Con l’acqua salata inscindibile l’unione, ad iniziare dal nome, quello di un pesce ed a quel suo muoversi tra le barche dei pescatori, cariche di mercanzia marina e con la brezza e la salsedine tra i capelli.

 Le belle immagini del libro, disegnate come manoscritto miniato sono diventati coloratissimi fondali del racconto musicale che, senza fronzoli accattivanti, ma con il solo ausilio della voce, della parola, della danza e con la pregevolezza della musica e che musica, si fa ascoltare.

In scena, intanto, si alterna il racconto di Totula: A Salerno visse a lungo una donna molto bella in giovinezza. Lei parlò e scrisse per prima della natura e dell’intimità delle donne e poté farlo in quanto donna e medico insieme e tutte le donne, più che a qualsiasi uomo, le parlavano dei problemi intimi.

Sembra di ascoltarle quelle voci popolari chiedere a lei ciò che succedeva al proprio corpo. Trotula era stata fortunata, nell’Opulenta Salernum, la sua famiglia era collocata bene, aveva studiato e si era imparentata, con il matrimonio, con un nobile longobardo della città.

 Il racconto musicale si svolge per quadri ed ecco, di seguito il giorno della laurea, di quelli trascorsi ad alleviare le sofferenze delle sue concittadine, ad illuminarle sulle cause dell’infertilità, non solo causata dalla donna, come era credenza, a prendere parti, facendo nascere tra l’igiene, poco conosciuta, bambini, che lei diceva essere tutti figli di San Matteo, il santo patrono della città

Intanto mentre la storia si racconta con la voce, melodiosa, ma anche ferma di Anna Nisivoccia, Elena Renna srotola, allunga, accartoccia, innalza il suo corpo, dando fisicità espressiva alla narrazione.

Momenti di pura poesia musicale: le preghiere dell’Ave Maria, del Salve Regina, del Santo Matteo, all’interno di una musica già eccelsa, come la voce di Diana Cortellessa, che le vocalizza in maniera soave.

Il racconto si chiude con la sua morte, la prima donna medico, vanto della parità di genere arrivato fino a noi, proprio nella giornata internazionale della donna, quando il percorso dell’uguaglianza tra alcuni popoli non è neanche iniziato.

Bravo Guido Cataldo a voler andare oltre le svariate pubblicazioni sul personaggio e renderne una propria, più si scrive meglio è, più punti di vista si affermano, più sapere democratico fanno; mai trascurare il concetto della libertà di pensiero, che sia documento o fantasia, ma qui non è il caso, sono frutto dell’atto creativo dell’uomo e va rispettato per quello che è.

Un’ultima considerazione è per Gaetano Stella, sua è la direzione dello spettacolo, le sue regie sono sempre un capolavoro di ricercatezza e di buon immagine, è un regista saggio e mette il cuore in tutto ciò che fa.

(N.D.R.) Mi piace concludere con una riflessione. Nel leggere il libro di Guido, così come assistendo allo spettacolo, ho sentito forte e come me, credo i presenti, l’orgoglio di essere salernitani, offuscato da sempre, senza un reale perché. Nell’atto creativo di Guido si legge tutta la fierezza di essere nati in questa meravigliosa terra di mare, di aver avuto la prima donna medico ed una città colta opulenta ed accogliente. Un glorioso passato per vivere consapevoli il presente, grazie ancora una volta, Guido

O voi tutti,

che amate di bere

dalla coppa dell’Elicona,

venite con piacere, venite a Salerno

 

Dal discorso di Corradino IV agli studenti

Maria Serritiello



venerdì 10 marzo 2023

Il Cittadino e il Territorio due lembi di uno stesso filo di storia da riannodare

 

Fonte: Comunicato Stampa

Maria Serritiello

In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, presso il Museo Città Creativa Ogliara (SA), per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo si è proposto un incontro aperto a tutti  , nel quale         riannodare i fili della memoria in modalità Circle Time

Il Circle Time è  gruppo di discussione in cui tutti possono esprimere la propria opinione sotto la supervisione di un vero e proprio moderatore, il cui compito è quello di tenere le redini della discussione facilitando il dibattito.

Il gruppo intervenuto al museo si è avvalso di LEGARSI un format creato inizialmente da Guglielmo Avallone, per una mostra temporanea site - specific, pensata in occasione dell’apertura straordinaria del Museo Città Creativa di Salerno in data 17.12.202 continuando, poi, come cittadinanza attiva.

Un Animatore Culturale Ambientale    del CTG Comitato Provinciale di Salerno, dopo aver accolto i partecipanti, che hanno visitato le sale del Museo, si sono disposti in circolo per coinvolgere i presenti, per un’operazione di emersione dei ricordi delle personali esperienze legate al territorio.  In questo modo      il museo si riapre alla città   per raccogliere il suo racconto personale del territorio di Rufoli Ogliara, ma anche più in generale sarà fatto tesoro delle esperienze creative dei presenti.

Maria Serritiello





giovedì 9 marzo 2023

Armando Cerzosimo: Constantino Luis Marino e l’alchimia dell’immagine

 

Ricevo e pubblico

Maria Serritiello


Comunicato stampa                                                                                                                                   Redazione Cultura e Spettacoli

 

                          Armando Cerzosimo

             

Col patrocinio morale

Del comune di Salerno e 

Del C.N.A  Confederazione Nazionale 

dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa

 

Presenta

 

Constantino Luis Marino

Viaggiatore d’altri mondi

 

Fotografie

Salerno 10-21 marzo 2023


 

Vernissage in galleria Cerzosimo

Via G.Da Procida, 9, ore 19,  venerdì 10 marzo

 

Info.: Camera Chiara  Galleria Sala Posa  Tel. 089 227796  cell.: +39 3391308817  

 www.cerzosimo.com info@cerzosimo.com

 

 

Constantino Luis Marino e l’alchimia dell’immagine

 

Vernissage il 10 marzo, alle ore 19, per la mostra “Viaggiatore d’altri mondi” allestita negli spazi della Galleria Camera Chiara  nel centro storico di Salerno che darà il via anche  al mini cartellone  di eventi ideati da Armando Cerzosimo, per l’esposizione che sarà fruibile sino al 21 marzo 

 

 

Constantino Luis Marino, rivelerà, attraverso una scelta di 14 immagini su oltre quattrocento scatti, visionati, provenienti da tutto il mondo, il suo segno fotografico e la sua identità, in una mostra curata  da Armando Cerzosimo “Viaggiatore d’altri mondi”, che vanta il patrocinio morale del comune di Salerno e  del C.N.A  Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e che avrà il suo taglio del nastro domani, venerdì 10 marzo alle ore 19 per concludersi martedì 21 marzo, ospite della Camera Chiara Galleria Sala Posa, sita in via G. da Procida, 9, nel centro storico di Salerno e che in questi undici giorni verrà animata da diversi eventi. 

 “L’evento è nato da un fortuito incontro tra due fotografi  - ha affermato Costantino Luis Marino -, io giramondo e Armando Cerzosimo. La collaborazione ha permesso la creazione di una mostra  dei miei viaggi, attraverso le culture di molti paesi. La scelta è caduta sulle fotografie analogiche, anche in tempi di scatti digitali, preferendo le immagini non nel classico bianco e nero, ma in un delicatissimo viraggio seppia, un raffinato blu di Prussia e di altre, con la famosa Kodachrome. Un passaggio di stampa dalla  chimica antica in camera oscura alla chimica del futuro, che è la caratteristica del laboratorio Cerzosimo, diretto dal figlio Pietro, agli alogenuri d’argento su superficie deep matte effetto velvet con durst theta 76, con cui le fotografie, hanno potuto essere stampate in un formato 50x70 mantenendo ogni tono, ombra e dinamica di immagine realizzata oltre un decennio fa. E’, questa una raccolta di immagini con paesaggi e personaggi, passando dalla Mauritania, ai paesi del Mediterraneo, il Maghreb, per fino a giungere in Egitto e Sudan e all’Oceano Indiano”. Marino ha lavorato quasi esclusivamente con la Kodachrome, per le incredibili nuance in grado di offrire. Vista in un particolare modo, un’immagine Kodachrome ben scattata ha una sottile bellezza tutta sua, che è stata loro ridonata in questo formato, grazie alla scansione digitale e a quella stampa chimica futuribile, adottata dal Laboratorio Cerzosimo, permettendo di ottenere stampe ove vi è racchiuso il mondo che Marino ha visitato, che si esprime e spesso traduce, attraverso le scelte di luce, contrasto, colore, imprevisti cromatici dello stesso fotografo. Dai costumi, alle tende, dal ritratto del venditore di caffè, ovvero tutto quel che viene prodotto quale espressione dei valori della società che l’ha generato. Le fotografie hanno significato complicato: il grandissimo dettaglio, il mondo che va oltre l’intenzione e il modo in cui queste immagini agiscono sul nostro pensiero e inconscio, con il loro essere mosaico, col loro essere synthesis.

“Nel presentare la mostra di Constantino Luis Marino – rivela Armando Cerzosimo - mi sento di fare un tuffo nel passato. Salerno ha sempre avuto una ottima scuola di fotografia con vari esponenti nei vari settori che sono stati sempre delle eccellenze anche in campo nazionale. Quando ho aperto il mio studio in Via dei Mercanti , circa trenta anni fa, aleggiava nell’aria un nome che mi incuriosiva e mi intrigava per la sua bravura e la sua tecnica che trasparivano dalle sue fotografie. I suoi calendari per me erano un ponte tra quello che era stata una parte della mia vita e quello che mi apprestavo a vivere professionalmente. Il deserto, i paesaggi egiziani, le atmosfere mediorientali che pure io avevo vissuto erano per me una sorta di diario ma non scritto con le mie fotografie. Erano le fotografie di Constantino Luis Marino. Allora non fu possibile incontrarlo per una serie di coincidenze, poi come un vento leggero di Constantino si erano perse le tracce. Eppure restava una sua opera fotografica a pochi passi dalla mia Galleria , ed era sempre lì a ricordarmi di un fotografo che sembrava essere un “viaggiatore di altri mondi”. La fotografia esposta, ancora presente, era nello storico negozio Cirillo di via Giovanni da Procida. Uno splendido ritratto al viraggio blu stampato per uno degli iconici calendari da lui firmati. Incontrarlo a distanza di tanti anni, parlare di viaggi, di fotografia, di Leica, di Nikon, di atmosfere e poi convincerlo a donarci 14 visioni di altri mondi è la conseguenza di una ricerca continua di migliorarci ospitando nella nostra Galleria   autori come Constantino Luis Marino”. “ E’ un diario di bordo questa esposizione –scrive il critico d’arte Cristina Tafuri. Per la sua professione Constantino Luis Marino ha viaggiato in tutto il mondo. Da questi viaggi egli ne ha tratto una specie di diario di bordo fotografando, dei paesi visitati, monumenti e persone come se li guardasse per la prima volta. Fa parte del fotografo, infatti, vedere in modo più intenso di quanto non lo facciano le altre persone. In alcune delle foto scattate i monumenti si evidenziano per la loro immanenza, bloccati, solitari, avulsi da tutto, mentre gli uomini si offrono allo sguardo stemperati in una visione che rimanda a tempi lontani. Le sue fotografie hanno già abbandonato da tempo l' intento documentario per spingersi nel territorio del vissuto interiore fissato , prima che sulla carta, nella memoria di un tempo immobile e silenzioso”. Non mancherà il momento conviviale. Il tema del viaggio sarà anche sviluppato dal lato sinestetico, da parte di Raimondo Piombino e Giovanna Salvino, attraverso le nobili tradizioni della nostra cucina, che si legherà al Nord-Est d’Italia nei calici.

Cinque gli eventi che impreziosiranno il tempo della mostra, dopo il suo vernissage, in cui interverranno l’artista e Cristina Tafuri. Lunedì 13 marzo alle ore 10, si svolgerà in galleria un incontro con gli allievi dell’indirizzo Servizi culturali e dello Spettacolo del Convitto Nazionale “T.Tasso” di Salerno con il docente Felice Soriente, mentre la sera, alle 19, la giornalista Erminia Pellecchia e Constantino Luis Marino, discuteranno sul “Quaderno di Viaggio”.