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lunedì 13 luglio 2020

Il centenario Telaio di Tonina Salvatore che gratis, durante la pandemia, ha realizzato le mascherine





Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serrtiello



Ho imparato a conoscere Tonina Salvatore, durante i giorni duri della pandemia. Di persona non l’ho mai incontrata, ma l'immagine buona che mi arrivava da Fb, mi faceva già credere in Lei, persona buona. Tonina è di Avigliano, la Lucania discosta, conosciuta nei miei primi 8 anni d'insegnamento e che per certi versi non è mai cambiata nei valori essenziali e fondanti, anche se la mano di vernice, giustamente di modernità se l’è data.
Tonina Salvatore, una bella signora di mezz' età, possiede un telaio centenario che utilizza per la produzione artigianale di manufatti in lana e stoffa. Durante il momento più tragico della pandemia, per mancanza di mascherine, Tonina non ci pensa due volte ed invece di starsene a girare i pollici, come la gran parte di noi, terrorizzata dalla paura, comincia a produrre mascherine gratis, per la comunità, arrivando a confezionarne in tessuto, oltre 2500. Così, anche con l'aiuto delle figlie Paola e Maria, ragazze generose, quanto la madre, hanno fornito interi reparti dell’ospedale San Carlo di Potenza, tra cui: pneumatologia, terapia intensiva, otorinolaringoiatra, olistica, ematologia, pediatria, pronto soccorso e 118. Un nobile impegno se si pensa che tanti medici ed infermieri hanno svolto il loro dovere lavorativo, senza nessuna protezione, lasciandoci la vita. Inoltre, chiunque abbia fatto richiesta al team di lavoro, sono state pronte a tranquillizzare, chi in quel momento fosse in difficoltà, per la paura di essere sfornita di un mezzo così importante a salvarsi la vita.
 Molti sono stati i riconoscimenti ricevuti per la prontezza, con la quale si sono attivate in una crisi mondiale, dove ognuno pensava al proprio particolare e a salvarsi a danno anche del proprio simile, per non parlare delle speculazioni, messe furbescamente in atto.  Loro no, come damigelle del medio evo, si sono sedute al telaio, lavorando notte e giorno, per dare il loro contributo all’Italia.
E seguiamo la storia di questo telaio che già ad immaginarlo sembra una favola ascoltata da bambini, anche il linguaggio usato per conoscerlo, sa di arcaico e ci trasporta nei mitici paesi antichi, dove c’è sempre una principessa che lavora pensosa al telaio, aspettando il suo principe azzurro.
Il telaio di Tonina Salvatore ha una storia centenaria. La prima persona che utilizzò questa stupenda "macchina" fu sua nonna Domenica Maria Mancusi, conosciuta da tutti come zia Nenna Mussluong, che trasmise quest'arte alla nuora Vita Crescenzia Salvatore, madre di Tonina. All'epoca i teli prodotti venivano realizzati con lana di riciclo e venivano adoperati per coprire il pane detti " tr'zzarule" o a mo’ di coperte. Tonina, dopo aver lavorato per molti anni sempre nell'ambito dell'artigianato artistico, decise di riprendere la tradizione di famiglia, per suo conto, ed iniziò a realizzare tessuti tradizionali con un tocco d’innovazione, per cui alla produzione classica, si aggiunsero complementi d'arredo, capi di abbigliamento, accessori e calzature. Il nuovo avanza, Maria e Paola ne sono e saranno depositarie di questa antica virtù. Tutto viene rigorosamente tessuto e rifinito a mano, ogni pezzo realizzato è unico ed esclusivo a garanzia dell'originalità ed artigianalità del prodotto.

La storia della tessitura segue passo, passo quella dell'umanità, i primi telai apparvero nel neolitico, costruiti semplicemente con rami di pali messi verticalmente, l’immagine la si trova, molto spesso, sui vasi greci unita all’immagine di Penelope I popoli antichi oltre al telaio con pesi, usavano telai orizzontali a terra.  Questo tipo di telaio, solamente un po' più raffinato, continuò ad essere utilizzato per millenni, dagli Egizi e dai Romani. Nel medioevo il telaio verticale continua ad essere usato per il confezionamento degli arazzi, e nel 1250 fu dotato per la prima volta di pedale La tessitura diviene un'arte, grazie all'arrivo della seta dalla Cina e con la lavorazione  di tessuti pregiati come rasobroccatodamasco e velluto.
 Nella seconda metà del Settecento nella nuova produzione industriale, il cotone è la più diffusa ed utilizzata delle fibre naturali ed è la maggiore coltura agricola non alimentare. Il cotone, dunque, ha antiche tradizioni, infatti, fu introdotto in Sicilia dai Saraceni, nel IX sec.
Nel 1787 per la prima volta al telaio, viene applicato il motore a vapore per muoverlo, nasce così, il telaio meccanico. Nel XIX secolo, invece, la produzione tessile esce dall’ ambito artigianale e domestico per diventare uno degli artefici della rivoluzione industriale.

Andare avanti, il progresso, la globalizzazione ci hanno risucchiati nel bene e nel male, ci sentiamo cittadini del mondo, capaci di gestire ogni cosa in ogni parte del globo, ma qualche falla c’è stata durante la pandemia a farci ridimensionare, ad indurre a scoprire di nuovo i confini,  a considerare la solitudine, la malattia e la morte sola, senza nessun affetto ad accompagnarci nell’eternità. Per tutta questa ridda di sentimenti provati, ho apprezzato il lavoro messo in atto dal Telaio di Tonina, mi ha commosso e mi fa credere che l’umanità, per quanto selvaggia sia, nei momenti di distruzione, ha un briciolo, una scintilla in sé; che somiglia all’opera di Tonina. Grazie Signora!

Maria Serritiello
www.lapilli.eu












venerdì 3 luglio 2020

I° Concorso di drammaturgia "XS testi di scena", ideato ed organizzato, dalla Compagnia dell'Eclissi di Salerno


Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello


Ebbene sì, ricominciamo. E’ martedì’, 30 giugno alle 20,40 che le porte del Teatro Genovesi, della Compagnia dell’Eclissi, si aprono per proclamare il vincitore del I° Concorso di drammaturgia "XS testi di scena", ideato, organizzato, fortemente voluto e finanziato dalla Compagnia dell'Eclissi di Salerno. Il premio, prevede un riconoscimento in denaro, 400,00 euro, per dare un segno tangibile a chi crea in un periodo tanto difficile per il Teatro, fortemente colpito dal Covid-19.
 L’emozione dei convenuti è palese, l’ultima volta a varcare il teatro è stato il 7 marzo, il giorno dopo ci sarebbe stata la chiusura in casa per quasi tre mesi. Ci salutiamo tutti come dei sopravvissuti, in effetti la paura è stata tanta e mai ci saremmo aspettati di doverla combattere al chiuso e in modo solitario. E tanto per ricordarci che, almeno per il momento, non siamo fuori dal meccanismo della prevenzione, siamo solo in trenta, per osservare la distanza sociale, Angela all’ingresso ci misura la febbre, ci disinfettiamo le mani e mascherina a fare bella mostra sul viso di ognuno. Il sipario aperto lascia intravedere 4 postazioni di lettura. Enzo Tota, Presidente, sale sul palco e dice. Mi piace riportare (N.d.R.) parte del suo discorso di apertura così vicino al nostro comune sentire.
Ed eccoci di nuovo qui, finalmente, a mezzo servizio certo, il teatro mezzo pieno, il palco mezzo pieno, il bicchiere mezzo pieno, sì perché a noi inguaribili ottimisti piace vedere il bicchiere mezzo pieno, ed eccoci a ricominciare piano piano ma con determinazione. Chi fa teatro ha bisogno di un testo e noi cominciamo proprio da lì, dal testo, proclamando il vincitore del “I concorso XS testi di scena”
Il concorso è evidente, nasce da una costola dal Concorso Nazionale, Teatro XS, città di Salerno, cavallo di battaglia annuale della Compagnia dell’Eclissi, che riprenderà il 25 ottobre, per concludere la dodicesima edizione, sospesa bruscamente a causa del covid 19.

Hanno partecipato al primo concorso 21 autori l’età è compresa tra i 20 e i 70 anni, 11 uomini e 10 donne, 8 del nord, 6 del centro e sei del sud, più uno italiano, ma residente a Parigi.

La giuria, formata dai soci: Marcello Andria, Felice Avella, Gianfranco Casaburi, Marco De Simone, Marica De Vita, Angela Guerra, Roberto Lombardi e Maria Tota, ha deliberato quanto segue:


“Per l’approccio attuale, non convenzionale e intelligente al tema doloroso della violenza sulle donne, esplorato nella complessità e nella sottigliezza delle sue implicazioni, fisiche, sociali, psicologiche; per la coerenza del sistema dei personaggi, organizzato secondo linee ben riconoscibili di complementarità e di opposizione nelle due coppie; per l’incalzante ritmo narrativo, che procede senza pause verso il dramma conclusivo, sempre sostenuto da una scrittura tagliente, incisiva e da una conoscenza solida di linguaggi e meccanismi che regolano la messinscena; per la nitida costruzione drammaturgica", ha decretato vincitrice l’imperiese Giorgia Brusco con il testo ‘Il veleno dell'indifferenza’

Giorgia nasce ad Imperia nel 1977 e si avvicina al teatro come scenografa.
Dopo gli studi superiori compiuti presso l’Istituto d’Arte di Imperia si d
iploma come Maestro d’Arte presso l’Istituto Statale d’Arte di Imperia. In seguito si laurea in Storia e conservazione dei Beni Architettonici ed Ambientali presso L’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e Master Post Laurea in Direttore d’Archivio. Diplomata alla Scuola di recitazione presso il Teatro Stabile del Veneto C. Goldoni di Venezia anno 2000 è stata modella in servizi fotografici, presentatrice di serate ed eventi. Da 6 anni si occupa di formazione teatrale tenendo corsi di dizione e recitazione, sia per enti pubblici che privati. (fonti Web)

Giorgia Brusco non è nuova al Teatro Genovesi, infatti con la compagnia “I cattivi di cuore” d’Imperia e con la Regia di Gino Brusco, hanno portato in scena “Zone d’ombra” seconda parte del Trittico delle Gabbie di Stefano Massini, scrittore, drammaturgo e saggista italiano, consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano, al decimo anno del Festival Teatro XS città di Salerno.

Il veleno dell’indifferenza è un testo complesso, ma di grande attualità, la condizione della donna sempre più colpita da questa serie di delitti assurdi, da far coniare la parola “femminicidio” Quasi che le notizie sembrino tutte uguali e sì che ci colpiscono, ma è un eccidio ripetuto, un’altra che ha concluso con la violenza la vita. Giorgia tratta con raffinato linguaggio sia la violenza psicologica, oserei dire di tipo borghese, quella che non porta segni sul corpo, ma graffi nell'anima, sia la violenza Tout Court, quella dei calci, dei pugni, delle ossa rotte. Due donne a confronto, la signora che subisce l’indifferenza, l’ironia, il dispotismo del marito, con la patina in pubblico di buon marito e la giovane badante che è costretta a lavorare nella casa dei signori, per la madre del padrone e che subisce violenze fisiche, ogni giorno, da un marito un poco di buono fannullone, bevitore e sciupafemmine. Inizialmente non si sopportano, Eva contro Eva, ma quando comprendono che la loro vita si assomiglia nonostante la differenza di classe, si accordano e… il finale sarà una scoperta.
I quattro personaggi sono stati interpretati con maestria e bravura da Marcello Andria, Marco De Simone, Marianna Esposito e dalla giovane attrice della quale mi sfugge il nome e me ne dispiace.

Maria Serritiello
 www.lapilli.eu