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mercoledì 17 agosto 2022

Il poeta Dante Maffia




FONTE:WEB
postata da Maria Serritiello


È nato in Calabria e vive a Roma. Ha scritto opere in lingua italiana e in vernacolo calabrese tradotte in Numerose lingue.


Esordisce nel 1974 pubblicando la raccolta di versi, Il leone non mangia l'erba, con la prefazione di Aldo Palazzeschi.

 Le sue successive prove poetiche gli hanno portato la stima di grandi nomi, come Mario LuziGiorgio CaproniGiacinto SpagnolettiNatalia Ginzburg e Dario Bellezza (suo intimo amico). A lungo si è dedicato alla ricerca e all'insegnamento nell'ambito della cattedra di letteratura italiana del prof. Luigi Reina, presso l'Università di Salerno.

Ha fondato riviste letterarie di prestigio come "Il Policordo", e diretto "Polimnia". Come critico letterario ha collaborato inoltre col quotidiano "Paese Sera".

Il suo lavoro più importante è Il romanzo di Tommaso Campanella, del 1996 Premio Stresa 1997, Il suo ultimo romanzo si intitola Il poeta e lo spazzino, edito da Mursia e prefato da Walter Veltroni.

Dal 2013 è Presidente del Premio Vittoriano Esposito di Celano (Aq).[2] Presiede anche altri concorsi letterari, come il premio dedicato a Giosuè Carducci e intitolato Dal Tirreno allo Jonio.[3]

Nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito della medaglia d'oro alla cultura della Presidenza della Repubblica.

Lo scrittore è stato candidato al Premio Nobel dalla Regione Calabria.[4][5]

Nel 2021 presso la sala Zuccari del Palazzo Giustiniani di Roma una delle sedi del Senato in qualità di presidente delle giurie del Premio Tulliola Renato Filippelli XXVII edizione e del "Premio per la legalità contro le mafie" VIII edizione ha premiato con Carmen Moscariello con la medaglia concessa dal Presedente della Camera dei Deputati Roberto Fico. 


Il ritaglio di giornale, posto sopra, si riferisce al Premio "Dante Maffia", istituito a Kyoto in Giappone e che lo vedrà protagonista nel 2023.
Perché mai a Kyoto, un premio letterario e non in Italia? La ragione va ricercata in una sua presenza, anno 2017, proprio nella città giapponese, per presenziare ad un incontro internazionale di poesia.
In quell'occasione, uno studente, direi sprovveduto e chiuso nella sola cultura del sol levante (N.D.R), chiese al Nostro se conoscesse la letteratura giapponese e se mai sapesse cosa fosse un  Haiku. 
Piccato, il nostro poeta cominciò a parlare dettagliatamente di Natsume, Sasiki, Tanizaki, Kawabate, Mishim, Murakami, non solo ma recitò a memoria, 30, 40 haiku di Basho, maggiore scrittore giapponese di questo genere. L'aiku è una composizione poetica, tipicamente giapponese, formato da tre versi, il primo di 5 sillabe, il secondo di 7 sillabe ed il terzo di 5; in questi soli tre versi bisogna racchiudere la composizione poetica, che abbia un senso.
A Dante Maffia quell'intervento dello studente, proprio non andò giù, per cui volle lanciare una sfida guascona all'impertinenza dell'ignaro giovane: "Se il vostro poeta Basho ne ha scritti 500 di aiku in un anno,io ne scriverò 10 mila. "

Ebbene i tredicimila versi sono pronti raccolti e tradotti in 22 libri, un'impresa ciclopica che gli rende e ci rende onore.
La città di Kyoto a giusta ragione per il 2023 ha istituito il premio di poesia a Lui intitolato per esaltare l'impresa compiuta dal nostro poeta, candidato al Premio Nobel per la letteratura.

Un grande onore non c'è che dire.






                         
                      



Risveglio d’agosto di Maria Serritiello

 


 Risveglio d'Agosto

                              di Maria Serritiello


Il silenzio è d’ovatta

nella mia casa,

e l’aria acquosa

mi tiene il corpo unito;

lontano il suono delle campane

m’ invita alla croce.

Forte lo stridio del gabbiano

taglia di traverso

l’orizzonte,

più in là  la nonna sul tavolo

spianata ha già la farina

e sul fuoco lento il sugo.

La prima messa il rintocco e la casa

si svuota di madre e figlio.

Dietro di loro, nel caldo delle stanze,

senza nessuno intoppo,

si distendono

i sogni giovanili delle mie cugine.

 

Il risveglio, per me, non ha seguito il regolare sonno.

 

15-8-2022       

                                          Maria Serritiello




 


lunedì 15 agosto 2022

Un nuovo pezzo di Denny Caputo, il giovane salernitano, appassionato del genere melodico di Maria Serritiello

 



di Maria Serritiello

Denny Caputo, figlio d'arte, suo padre Giovanni è il noto artista e poeta salernitano che tutti conoscono.

 

Fin  da piccolo, in casa ha ascoltato la canzone classica napoletana che suo padre privilegiava, per rivolgere la sua passione a questo genere particolare. A 19 anni emigra in Germania e per quattro anni gestisce una cucina in modo eccellente ed incanta tutti con il suo bel canto.

 

Al momento è di nuovo in Italia, precisamente a Reggio Emilia, lavorando sempre nel campo della ristorazione e seguendo la sua grande passione canora. Il giovane Denny ha avuto anche un passato di attore, seguendo suo padre. Ha interpretato "Peppeniello" in Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta  e la Purga di Bebè una farsa in 5 atti di G. Feydeau.

 

Dopo aver inciso vari CD, ci riprova con l'ultimo in uscita, dal titolo "Na Sbandata", cover di un pezzo di qualche anno fa, portato al successo da Patrizio, cantante napoletano, morto nel 1984.

 

E fuie nu colp e fulmine

 

Io te dicett sienteme

 

Che faie stasera

 

Me rispunnist subito

 

Stasera song libero

 

Facimme e sei

 

E te pigliaie cu a macchina

 

E gliettm a pusilleche

 

Che paraviso

 

Cu sta vucchella tennera

 

Ca me scippaglie a chesta anima

 

Tutt e segret da felicita'

 

Ma che sbandata

 

Ma che sbandata

 

Pigliaie stu core

 

Pazzament n'ammurat

 

Ma che peccat

 

Ma che peccat

 

L'ammor over mbracc a te

 

L'aggio capito

 

Senza capi ca tutt era furni

 

Poi fuie nu capriccio

 

E mo songo io

 

Ma che sbandat

 

Ma che sbandat

 

Io smaledic tutt

 

E vasi che me dat

 

E chesta vita

 

E chesta vita

 

E' addiventat sul desiderio e te

 

Na sera ca turnaveme

 

Fermat abbond o vicolo

 

Da casa toie

 

Tu me diciste sienteme

 

Stracciamml sta pagina

 

Ca nun è cos

 

N'abbraccio ca fuie lultimo

 

Mo t'aggio vist e scennere

 

Senza parole

 

E se gelaie sta macchina

 

E me mettett a chiangere

 

E u munn me carett attuorn a me

 

Ma che sbandat

 

Ma che sbandat

 

Pigliaie stu core

 

Pazzamente n'ammurat

 

Ma che peccat

 

Ma che peccat

 

L'ammore overo mbraccio a te

 

L'aggio capito

 

Senza capi ca tutt era furni

 

Poi fuie nu capriccio

 

E mo songo io

 

Ma che sbandat

 

Ma che sbandat

 

Io smaneric tutt e vas

 

Che me hai dato

 

E chesta vita

 

E chesta vita

 

E' addiventat sul desiderio e te




Il testo, semplice ma pieno di sentimento giovanile, è cantato dal giovane Denny con sentimento carnale, la nota in più che lo contraddistingue tra tutti quelli che cantano questo genere musicale. Il video accompagna molto bene il canto e rende reale il sentimento del ragazzo. La periferia pulita e senza scempi si offre con il suo vestito buono e ciò rende ancora più gradevole il canto di Denny, che ha dalla sua parte una voce bene impostata. 

maria serritiello

 

 


Rosario in lingua napoletana che si recita nel pomeriggio del 15 agosto "Ciente Croce e Ciente Ave Maria


 

Nel giorno dell'Assunta, Nonna Maria, la madre di mio padre, era solita raccogliere intorno a sé figli, nipoti e persone che frequentavano la casa per recitare il rosario in napoletano. Io ero molto piccola, ma ricordo perfettamente questo santo rito comunitario. Ci sistemavamo in tondo, nella cucina abbastanza grande, rigorosamente dopo pranzo, la nonna con la corona dai grani neri, occhi socchiusi, cominciava a recitare:

Fauzo nemico, fatt' allà

tu cu miche nun hai niente a che fa

oggi è la festa della Vergine Maria

me facce ciente croce 

e diche ciente Ave Maria 

Con queste parole si proseguiva fino ad arrivare a recitare 100 Ave Marie e farsi 100 segni della croce.

Sono trascorsi molti anni ma quest'immagine della nonna raccolta in preghiera mi ritorna sempre in mente nel giorno dell'Assunta.

Non sapevo che l'usanza è di origine bizantina

È alla tradizione bizantina di Terra d’Otranto che va ricondotta l’origine e la propagazione della cosiddetta preghiera delle Cento Croci, diffusa ancora oggi in numerosi centri salentini. Ad affermarlo sulla rivista di pensiero e cultura meridionale Cultura Salentina è Francesco Danieli. “La caratteristica prettamente orientale dalla quale, tra l’altro, trae nome la preghiera stessa sta nel fare il segno di croce ogni qual volta si reciti un tratto nodale della suddetta prece. Ciò rimanda alla memoria l’uso tipicamente orientale di segnarsi ripetutamente, durante i momenti di preghiera come dinanzi alle sacre immagini. Ulteriore motivo per ricondurre tale preghiera alla tradizione bizantina è il riferimento biblico alla Valle di Giòsafat, ad est di Gerusalemme, nella quale secondo il profeta Gioele (Gl 4, 1-2) si raduneranno tutti i popoli, alla fine dei tempi, per il giudizio divino.” 








L'aia di Emma di Maria Serritiello

   


L'aia di Emma

              di Maria Serritiello


Emma è una mia cara amica, oltre che compagna di scuola. Abbiamo attraversato un bel pò di anni giovanili ed ora anche quelli più maturi. In inverno ci vediamo poco, restiamo in contatto con lunghe telefonate, ma d'estate trascorriamo  tempo  assieme in alternanza al mare. La sua casa, una dimora di antico lignaggio, è situata a Giovi Altimari. Sempre accogliente, nell'aia troneggia una spaziosa piscina, refrigerio di quest'estate infuocata, che ho cercato di sentirla e vederla in versi.

. Nell'aia solitaria

il cinguettio insistente

dei nati nuovi,

del gallo ricordevole 

del giorno

e delle cicale

laboriose solo al canto.

Il mio pensiero

si perde...

e sotto il pitosforo frondoso

il gatto affettivo

sventaglia la coda,

il ronzio dell'ape

s'acqueta nelle fioriture

e l'acqua limpida,

attende compagnia.

Un tuffo, ecco,

ed il caldo

svapora deciso.

28-7-2022            Maria Serritiello








domenica 7 agosto 2022

Vestale del tuo tempio di Maria Serritiello

 




Vestale del tuo tempio

di Maria Serritiello

 

A piangerti, oggi,

sono occhi spenti

mamma!

Lacrime impietrite

quadro fisso,

e scena ripetuta. 

Il sole è uguale, estivo,

ed il mare è sempre azzurro

incurante…

Le immagini si ripetono,

assenza è il futuro.

e gli anni ristretti si rincorrono,

chissà dove, chissà quanto.

Vestale del tuo tempio, 

 nell’angolo in disparte

stendo la coltre nera, intatta

e macero il lutto


7 Agosto 2022

                                                Maria Serritiello