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martedì 23 aprile 2024

Sabato 27 e domenica 28 Aprile in scena Omaggio a William Shakespeare 60 anni dopo

 


di Maria Serritiello

60 anni fa, era il 1964, Sandro Nisivoccia e Regina Senatore misero in scena il primo spettacolo del Teatro Popolare Salernitano, omaggiando William Shakespeare.

Per tale occasione si terrà un GALA  di TEATRO presso la Sala Parrocchiale della Chiesa "Santa Maria Madre della Chiesa. La Sala sarà inaugurata e prenderà il nome 

              

                              IL SIPARIO DI SANDRO E REGINA  



  



mercoledì 17 aprile 2024

“Penelope l’eredità delle donne” di Marco Balma con la Compagnia degli Evasi di Castelnuovo Magra (SP) penultimo spettacolo al 15esimo festival Nazionale Teatro XS città di Salerno

 


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Con “Penelope” di Marco Balma si torna a parlare della donna, argomento mai esaurito, perché la questione femminile è sempre di prepotente attualità. Il viso di Vanessa Leonini, adattamento del testo e regia, simile ad una maschera greca, di quelle che si ritrovano ogni tanto negli scavi archeologici, è sulla scena a fissare il pubblico, in modo quasi accusatorio, a raccogliere pensieri per dare vita al drammatico atto unico, nella penultima serata del 15esimo Festival Nazionale Teatro XS città di Salerno.

Il viso statico di Penelope, per un buon lasso di tempo, resta immobile, l’attesa deve essere introiettata, il pubblico deve sentirsi coinvolto da questa sospensione, che è poi la caratteristica della donna più paziente della storia epica di Omero. Dietro di lei, seduta su di una panchina, c’è buio, note musicali dolorose, silenzio, quasi ad attendere rassegnazione, adattamento, accettazione, tolleranza. La Penelope della Compagnia degli Evasi di Castelnuovo Magra (Sp), vivaddio non è come Omero ce la tramanda, potenza dei tempi, ma una donna che vuole per sé amore, rispetto, diritto di essere felice, autonomia di decidere per il proprio destino e il proprio corpo, non solo, ma anche la capacità di lottare per sconfiggere stereotipi che la vogliono fragile e limitata perché, si sa le donne non vanno in guerra e non sono abbastanza forti.

La mente va da sola (N.D.R.) al primo romanzo di Oriana Fallaci del 1962 “Penelope alla guerra”, appunto, che è un’esortazione a ribellarsi alle convenzioni imposte dalla società e a vivere fino in fondo le proprie passioni, anche quando la scelta ci porterà ad amare “chi non lo merita, quasi che questo fosse l’unico modo per ristabilire l’equilibrio perduto del mondo”.

Si, una distrazione di genere ed una considerazione che ancora oggi, noi donne si ha bisogno di rappresentazioni forti, per accendere interesse ed opposizione. Intanto Vanessa Leonini con un gruppo di prefiche, tutte in nero, danzano con passione e recitano in coro lemmi a favore di tutte le donne. Un insieme perfetto di movimenti sincronici che portano al parossismo i sentimenti raccolti ed espressi.

“Come batte il cuore di una donna, cosa vuole il cuore di una donna, cosa chiede il cuore di una donna, come soffre il cuore di una donna. Il cuore di   una donna sa combattere, sa essere leggero. Se quel cuore è il cuore di Penelope, da quel cuore possiamo molto imparare.”

Sono le frasi che compongono le lamentazioni del coro e danno la spinta alle riflessioni su quanto ancora c’è da combattere per acquisire diritti naturali

E così la domanda: quanto tempo dovrà ancora passare prima che l’attesa finisca? E quanto ancora prima che Penelope/donna possa essere una persona libera da schemi autoritari? E quando uno spettacolo così bello ed articolato farà storia dietro le spalle dell’altra metà del cielo?


Maria Serritiello

www.lapilli.eu



venerdì 12 aprile 2024

“Oltre la striscia” de La Corte dei Folli di Fossano (CN), ultimo spettacolo in gara per il Festival Nazionale XS città di Salerno

 

Fonte: www.lapilli.eu 

di Maria Serritiello


La striscia di Gaza entra prepotentemente nel nostro quieto pomeriggio teatrale, del 7 Aprile e ci sobbalza la vita. Il “nooooooo” urlato da Akram, con quanto fiato ha in gola, attraverso il riquadro, che funge da finestra, nello scantinato pieno di oggetti alla rinfusa, avvia la storia che si ascolterà con sentimenti diversi ma anche avversi.

La storia di per sé è ridotta all’essenziale e dopo l’urlo feroce, Akram rientra nello scantinato, trascinandosi dietro un soldato che ha preso come ostaggio e comincia la lotta, se ucciderlo o meno.  Nulla si sa dei due uomini che si avvinghiano come serpenti, a volte sovrasta l’uno, altre volte l’altro, ma sempre come due acerrimi nemici, di fazioni opposte. La guerra che sta proprio sotto i nostri piedi, la ritroviamo al nostro fianco, con tutte le implicazioni possibili, per cui Akram medico è rimasto in Palestina per poter curare la propria gente, mentre Rinan abbandona la sua terra d’origine per andare oltre la striscia

E Gaza con le sue stragi giornaliere, con gli orrori inimmaginabili, con uomini che più non ricordano l’umanità, ci avviluppa in un’aria opprimente, claustrofobica, priva di atmosfera pura e limpidi cieli, ma solo fumo provocato dagli scoppi, con l’odore acre delle bombe. Scorre il tempo e nello scantinato buio, senza spiraglio di salvezza, avvolto da una colonna sonora che simula l’atroce dolore di un popolo infelice, si consuma una tragedia familiare oltre il dramma collettivo della striscia. Akram e Rinan sono fratelli, quest’ultimo ha ucciso i suoi genitori perché considerati nemici. Un tuffo al cuore, alla rivelazione e non si aspetta che l’esito finale che arriverà,  com’è giusto che sia.

Tempismo drammaturgico o solo intuizione che “Oltre la striscia” può funzionare teatralmente, essendo la guerra appartenerci più di quanto possa sembrare?  Il pezzo è stato scritto nel 2014 da un giovane e promettente napoletano, Fabio Pisano, classe 1986 ed ha tutti gli elementi in sé per essere un piccolo capolavoro di antica tragedia.  Così all’interno della drammaturgia si assiste ad una guerra nella guerra che poco ha a che fare con l’ostilità reale. Entrano in gioco altri punti di vista, secondo me (N.D.R.) con la lotta che stanno vivendo. E riflettiamo: è vero che Akram non ha scelto, non ha lasciato la striscia, continuando ad esercitare la professione di medico per la sua gente, mentre Rinan ha preferito andare via per realizzarsi come soldato ed ancor più come libero innamorato. La sua donna colpita nella striscia non viene salvata da Akram, che, a sua difesa, non la riconosce e Rinan per vendetta, uccide i suoi, i loro, genitori, riconoscendoli, a sua discolpa, come nemici. Un po' riduttivo, sicché il valore sacro della guerra, che pure c’è, si copre di un bieco delitto, ma tant’è oltre la striscia, la via è senza ritorno, scampo non c’è e così sarà.

Una regia attenta, puntuale, carnale e vitale, come ampiamente si conviene all’età dei due giovani e prestanti attori, Stefano Sandroni e Lorenzo Ravera, spasmodici ed inquietanti nella loro performance artistica, sapientemente sorretta da una colonna sonora, ora tragica, ora elegiaca, ora mesta, ora intrisa di lamenti, tre d’union tra la scena ed il pubblico, è stato l’elemento in più

Ad un ottimo Pinuccio Bellone, regista di spiccata bravura, attento ad ogni passaggio della narrazione, fino al tocco finale della caduta degli aquiloni e quindi della caduta dell’infantile innocenza dei due fratelli, che il Festival XS ha imparato a conoscere nel tempo, va tutta la mia stima teatrale ed umana

La Corte dei Folli di Fossano (CN) ha partecipato, precedentemente a tre edizioni del Festival vincendole tutte e più precisamente:

Edizione 2015 con "Piccoli crimini coniugali" di Eric-Emmanuel Schmitt;

Edizione 2018 (decennale) con "Tango" di Francesca Zanni;

Edizione 2019 con "Nel nome del padre" di Luigi Lunari.

 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




domenica 24 marzo 2024

Jace Serritiello 15 ottobre 2013- 23 Marzo 2024


 

di Maria Serritiello


Ieri il mio piccolo Jace mi ha lasciata, un dolore insopportabile 


Fioriva la mimosa

                                         Maria Serritiello

Fioriva la mimosa

e la mammola nascosta con il suo profumo...

Il poggiolo aspetta l'abbaio ed il passero compagno.

Le imposte sono chiuse,

la mamma cosi ricorda Lulù.

La casa è vuota e lacrime nei giorni.

 

Per Jace

22/2 /2024


I giorni della veglia

 

I giorni della veglia

il sepolcro è già infiorato,

le fresie rendono

l’odore della Pasqua,

di un tempo familiare

Ora una sola vestale

ad accudire

il trapasso lento del Cristo

sulla croce.

 

Sono il dolore

di un’intera vita,

mio piccolo Jace

23 – 3- 2024    per Jace    Maria Serritiello

  








giovedì 14 marzo 2024

"La giornata perfetta" è il tema del IV concorso fotografico dedicato ad Antonio Serritiello

 


di Maria Serritiello

Si bandisce il IV° concorso fotografico dedicato ad Antonio Serritiello.

Il concorso fotografico giunto alla sua quarta edizione, voluto da Maria Serritiello per ricordare il caro fratello Antonio, ha lo scopo di mantenere viva la sua memoria nel territorio che l’ha visto operante e partecipe, rivolgendola a quanti hanno conosciuto e amato la sua onestà, laboriosità, attaccamento alla famiglia ed al valore sacro dell’amicizia.

Tema

LA GIORNATA PERFETTA

Ispirandoci alla filosofia dello scrittore napoletano Raffaele la Capria racchiusa nel libro "La bella giornata", che dice:

“Ciascuno di noi aspetta la bella giornata

legittimamente, tutta la vita.

Anzi, è la volontà stessa di vivere.

... È la causa della vita, quell'attesa:

una speranza che noi nutriamo,

altrimenti l'esistenza sarebbe inutile viverla.”

Il tema scelto per questo quarto concorso lascia ampio spazio ad interpretazioni libere e creative.

Inviaci le foto che rappresentino la tua ideale "Giornata perfetta"



 


Al Teatro Ridotto di Salerno Ettore Massa e Massimo Carrino in “Giornalisti quasi disoccupati


Fonte.:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Nei giorni scorsi, al Teatro Ridotto di Salerno, all’interno della rassegna Che Comico 2023/2024, direttore artistico Gianluca Tortora, è stata presentata una cab commedia gradevolissima. In scena Ettore Massa e Massimo Carrino in “Giornalisti quasi disoccupati”. Il pezzo è tutto incentrato a cercare, per non essere licenziati dal giornale, dove lavorano i due articolisti, di far passare fake news per fatti reali, il tutto condito da una vena ironica, che ha divertito molto il pubblico.

Idee semplici, grande affiatamento, buona professionalità e garbata capacità di porgere situazioni già espresse con delicata e mai aggressiva comicità, magari facendo il verso a personaggi più famosi, televisivamente parlando, ma con una ironia mai saccente, che fa divertire prima loro stessi e poi il pubblico. La loro schiettezza è naïve tanto da divertirsi loro stessi con mal celate ridarole. Niente di speciale è’ vero, ma sono sinceri e fanno di una loro normalità comica il momento vincente dello spettacolo. Serenità ironica, la loro che li trasforma in comici tranquilli della porta a fianco senza mai scadere nel clamore del linguaggio scurrile, se non becero che i tempi attuali hanno sdoganato con disinvoltura. Comici semplici, ma grande affiatamento ed indiscussa capacità professionale, per una ironia semplice, di una serata sicuramente riuscita piacevole.

Gli altri due incontri, previsti per l’annata comica 2023/2024, si terranno nel Teatro delle Arti, per concludere degnamente la selezione comica di quest’anno.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 



giovedì 7 marzo 2024

Il 3 marzo scorso è stata la volta, al Festival Nazionale XS, città di Salerno del “Baciamano” di Manlio Santanelli, con il GAD città di Pistoia


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

 

Si sa, la vanità è donna e non vi rinuncia neanche Ianara, una lazzara di razza pura, che si appresta a cucinare un povero giacobino prigioniero, trattenuto nella sua misera casa. Ricoperta di stracci che fungono da vestiti, scigliata e furiosa, si esprime, infatti, con rabbia e con toni che polverizzerebbero qualsiasi corda vocale, la sua no (brava l'attrice), per tutto il tempo dell’ora di rappresentazione.

La lingua, un dialetto stretto, con parole perse nel tempo, ma che hanno una musicalità incontrovertibile. La pièce gira tutt'attorno, non al dover trovare un pentolone di proporzione esagerata, dove far affogare il prigioniero e dare, così, al libero sfogo al cannibalismo, praticato da tutti i componenti della famiglia, come fatto usuale, ma all'insoddisfazione della donna per il suo stato di soggezione a quel marito che di umano ha solo la fisicità. Abbrutita da una vita scadente, oltre misura, da gravidanze, cinque, sopportate suo malgrado, ingabbiata da una da fatica giornaliera dell’ordine la casa, della cucina, del lavaggio dei panni e dell’accudimento dei suoi chiassosi ed ineducati figli, ha qualche sogno inespresso, eh sì, quando passa dinanzi al piccolo specchio, appeso al muro, inspiegabilmente, del suo tugurio. Intanto il povero giacobino, legato, imbavagliato attende la sorte malevole che gli tocca, incassando calci e pugni dalla donna che non riesce a trovare un recipiente adatto per la sua cottura, anzi lamenta che è troppo massiccio e che tirargli il collo le fa specie.

Intanto, la cultura e le buone maniere, lavorano, in prima battuta tutto a vantaggio del giacobino, che su di esse pensa di fondere la salvezza. Forse è anche questo il messaggio tra le righe dell’autore, che   la conoscenza batte la forza bruta dell’ignoranza, malgrado come va a finire la rappresentazione. Saldamente resto attaccata a quest’ idea (N.D.R.) che rende accettabile questa pièce, abbastanza inconsistente, che si rafforza solo quando Ianara racconta la favola di “Ficuciello”, attingendo con disinvoltura alla tradizione orale, in lingua dialettale, a lui   che si finge bambino tutt’orecchie per ingannarla. Il baciamano, poi, che porge alla donna, ormai convinta di aver abbattute le distanze sociali in sol colpo, è l’inganno che meglio gli sia riuscito, ma non gli rende salva la vita.

“Il Baciamano” portato in scena dal GA D di Pistoia, per la prima volta all’XS di Salerno, con i due interpreti: Lucia Del Gatto e Gennaro Criscuolo, il secondo anche regista dello spettacolo, hanno reso efficace l’esibizione, coadiuvato dai suoni scelti da Marina Criscuolo e dalla scena e costumi curati dallo stesso GAD. Eccezionale Lucia Del Gatto ad aver prestato quanto fiato avesse in corpo e tutte le sfaccettature della sua gola, per dare vita ad una Ianara che più lazzara di così non si poteva impersonare. Discreto quanto disinvolto il giacobino, una figura posto proprio per dare lustro al baciamano della sguaiata popolana. Quanto al dialetto, così perfetto, usato senza alcuna inflessione toscana, se ne capisce la ragione, la Ianara in questione è nativa di Torre del Greco.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu