LA SUA VOCE HA ACCOMPAGNATO LA MIA GIOVINEZZA, CON LA RABBIA DALLA SUA MI HA INCITATO HA FARMI SPAZIO NEL MONDO DA SEMPRE NON FACILE. HO UN VINILE CONSUMATO DALL'USO. ORA SARA' LA VOCE DEL PASSATO E DEL RICORDO.(maria serritiello)
Joe Cocker, all'anagrafe John Robert Cocker (Sheffield, 20 maggio 1944 – Crawford, 21 dicembre 2014), è stato un cantante britannico
Cocker dalla fine degli anni Sessanta ha offerto una sua inquieta personalizzazione del rock. Il suo burbero e a volte volgare autocompiacimento nell’ eccesso è stata la sua carta vincente ma anche la sua croce. Egli resta nel rock un interprete imbattuto, una leggenda vocale paragonabile solo a Janis Joplin. Questo suo spirito blues quasi soul che arriva dal Nord dell’ Inghilterra ha continuato ad affascinare per quella sua carica di rabbia e disperazione che colpiva al cuore come in “Feels like forever” scritta per lui da Bryan Adams. E’ stato un interprete travolgente da”Feelin’ all right” dei Traffic a “Shelter me”, dalla superfamosa “You can leave your hat on” che accompagnava lo spogliarello di Kim Basinger in “Nove settimane e 1.2”, a “Unchain my heart”.
A volte divagava, improvvisava assoli di rara efficacia. Nei suoi concerti abbiamo ascoltato riletture e quasi reinvenzioni di brani incantevoli come “With a little help from my friends”, “You are so beautiful”, “The letter”, “Hitchcock railway”, “Cry me a river” .
Molto spesso managers di pochi scrupoli lo hanno mandato allo sbaraglio nel nostro paese, quando le sue condizioni fisiche e artistiche erano peggiori.
Il pubblico e’ stato ingannato da produzioni mediocri, amplificazioni orrende, band raffazzonate, solo per sfruttare il mito.
Scherzava in scena sulle birre che si scolava in diretta sul palco e anche su altri suoi problemi.
Al concerto tenuto a Milano nel luglio del 1972 esordì’ dicendo: “Non fatevi ingannare: i segni che ho sul braccio sono punture di zanzara” (Joe Cocker, Milano, 15 luglio 1972).
Virna Lisi, 78 anni, si è spenta a Roma a causa di un tumore. Premiata a Cannes, due Davide di Donatello alla carriera, è stata interprete intensa al cinema e in tv. Nata ad Ancona nel 1936, nella sua lunga carriera ha vinto sei Nastri d'argento. Fra i suoi film si ricordano Luna nuova (1955) di Luigi Capuano e Lo scapolo di Antonio Pietrangeli del 1955 con Alberto Sordi, mentre l'anno successivo riesce finalmente a dare prova anche delle sue capacità drammatiche in La donna del giorno, di Francesco Maselli.
Due anni dopo - ricorda Wikipedia - proprio grazie ad una pubblicità le arriva la grande popolarità: il dentifricio Chlorodont la scelse infatti per interpretare i propri sketch all'interno della storica rubrica televisiva Carosello, il cui slogan, con quella bocca può dire ciò che vuole, ottenne immediato successo e divenne un vero e proprio tormentone di quegli anni. Nel 1958 compare accanto a Totò e Peppino De Filippo nella commedia Totò, Peppino e le fanatiche.
Con l'addobbo minimale, per tutto il Corso principale della città, fino a tutta la Via dei Mercanti e che riportava i mosaici della cattedrale, iniziava nel 2006, ciò che adesso è diventato un evento di portata internazionale (Salerno tra le dieci città europee da visitare).
E ricordiamole le lucine... qui sotto l' immagine
Anche allora montò la polemica ("troppo poco illuminanti...che necessità di istallarle...era meglio spendere i soldi per altre urgenze ...etc etc e bla, bla, bla", segno che alcuni salernitani sono fermi da nove anni allo stesso punto, mentre il mondo gira vorticosamente. Arroccarsi nelle proprie certezze(?) e considerare tutto ciò che è nuovo insidioso e malefico è abbastanza patetico. Tutti noi abbiamo ricordi, emozioni, sensazioni che sono conservate gelosamente nel cuore, ma non possiamo trasmetterle intatte a tutti i nostri concittadini, vuoi per un vissuto diverso, grazie a Dio, vuoi perché quelle nostalgie sono importanti solo per noi. C'è una memoria storica per ogni generazione che va alimentata e raccontata ma non preservata nell'immobilismo. Il futuro di questa città è stato ridisegnato e la vecchia città, che pure ci è cara, nei suoi modi semplici, aperti, tranquilli, umani cederà il posto ad altro, senza per questo perdere il suo patrimonio. Non è più tempo di piccola città addormentata di provincia, non è rispondente alla realtà quotidiana, quella che si vive dinamica finanche nei tanti paesi della nostra penisola. Non è un male il dinamismo, anche se è per effetto della globalizzazione, per cui a Canicattì (e non me ne vogliano i suoi abitanti) si vive come in una delle tante città italiane. Certo ci sono oasi in cui la vita scorre come un tempo ma sono oasi, per l'appunto e in queste zone franche i giovani non stazionano. E' a loro che bisogna pensare nel consegnargli la possibilità di vivere meglio di come abbiamo vissuto noi, sempre così ha funzionato ma attualmente non è così.
Il video ufficiale delle luci d'Artista 2014-2015, commissionato da Salerno Energia, che nella versione su F.B si avvale di una stupenda colonna sonora e cioè dell'incantevole pezzo di Leonard Cohen "Alleluya" è cantata divinamente da Alexandra Burke, che invito ad ascoltare, mi ha commossa.
Ho pensato ai miei cari e alle tante persone che non ci sono più, le quali non hanno potuto fruire di tanta bellezza e poetica versione della città, ma anche ai tanti salernitani che vivono lontani per ragioni di lavoro con il cuore rivolto a questa stupenda terra, bella di suo.
Salerno, una città giovane e per giovani di tutte le età, uno slogan possibile, o anche una pausa di cui pure c'è bisogno, nel quotidiano andare, semel in anno.
AUGURI A TUTTI. NATALE E' FESTA DI NASCITA E NASCITA SIA DI BUONI SENTIMENTI E PACIFICAZIONE PER TUTTI.
Figlia di Sigmund Freud, Anna nacque 119 anni fa. Famoso il suo 'duello' teorico con l'altra psicanalista austriaca Melanie Klein
119 anni fa, nasceva Anna Freud, figlia di Sigmund Freud . Sulle orme del famoso padre, divenne psicoanalista e iniziò ad occuparsi della psicoanalisi infantile.
Assai noti sono i suoi scontri teorici con l'altrettanto nota psicoanalista austriaca Melanie Klein, che perdurarono dalla metà degli anni venti sino al gentlemen's agreement dopo le "Controversial discussions" che si tennero fra il 1942 e il 1944 a Londra.
A differenza di Klein, Anna Freud non riteneva potessero svolgersi trattamenti psicoanalitici di bambini e bambine in età troppo precoce, a causa della loro presunta non analizzabilità per via della supposta mancanza di un transfert. Fu caposcuola della scuola psicoanalitica detta di "Psicologia dell'Io", che ebbe molta fortuna negli Stati Uniti.
Porte aperte per la grande esposizione che punta in alto: portare Novara nell'Olimpo dei centri culturali del Nord Italia. La mostra sarà visitabile fino al 6 aprile dell'anno prossimo
"In principio": al Broletto la mostra-evento tra arte e scienza „
E' stata inaugurata ieri, venerdì 28 novembre, "In principio. Dalla nascita dell'Universo all'origine dell'arte", la grande mostra-evento che fa tappa al Broletto e ci resta fino al 6 aprile del prossimo anno. Un evento importante e di alto livello, che punta in alto: portare Novara nell'Olimpo dei centri culturali del Nord Italia.
"Una mostra importante per il territorio - ha detto il sindaco Andrea Ballarè - che ha come obiettivo quello di portare questa città e i novaresi alla ribalta, a farsi conoscere e a farsi apprezzare. E per riuscire in questo intento, abbiamo deciso di puntare, ancora una volta, sulla cultura, che per noi è un elemento fondamentale per lo sviluppo della città".
Una mostra interdisciplinare e multimediale, che coniuga arte e scienza, e che ha come obiettivo quello di provare a rispondere agli interrogativi che l’umanità si pone da sempre, costruendo narrazioni diverse, mutevoli e affascinanti dell’idea dell’origine di tutto.
"Quella di oggi (venerdì 28 novembre, ndr) - ha commentato l'assessore alla Cultura del Comune di Novara Paola Turchelli - è una giornata straordinaria per la storia della nostra città. Il cuore di Novara, il Broletto, ospita una mostra che coniuga cultura umanistica e cultura scientifica, che da sempre hanno caratterizzato la nostra città".
Il progetto, prodotto dalla Fondazione Teatro Coccia Onlus in collaborazione con "Codice. Idee per la cultura" e promosso dal Comune di Novara e dalla Regione Piemonte, è stato presentato ieri mattina in una conferenza stampa proprio al Broletto, e raccontato dai curatori, poi, la sera presso l'auditorium della Banca Popolare di Novara.
"Quella che oggi vede la sua realizzazione - ha aggiunto il presidente del Cda della Fondazione Teatro Coccia Gian Vittorio Cafagno - è stata un po' una scommessa, una scommessa che ha preso il via a luglio di quest'anno e che abbiamo vinto. Perchè il nostro obiettivo è, ora, fare della Fondazione Teatro Coccia qualcosa di più: trasformarla in un vero e proprio motore per la cultura della città, non soltanto legata al teatro e alla lirica". Ideato da Sergio Risaliti, il progetto è a cura di Silvia Bencivelli, Stefano Papi, e dello stesso Risaliti. Ha visto la collaborazione scientifica di sette grandi scienziati italiani che, oltre a garantire il rigore scientifico dei contenuti, accompagneranno virtualmente i visitatori alla scoperta delle sette sezioni in cui si divide l'esposizione. Un percorso di milioni di anni alla scoperta del Big Bang e dell’impulso creativo, in cui convivono i disegni originali di Galileo Galilei e la rappresentazione del mito di Atlante nelle opere del Guercino, le teorie di Newton e il mito di Medusa.
"Una mostra - ha detto Vittorio Bo, presidente dell'associazione "Codice. Idee per la cultura" - che ha una connessione con quella precedente, Homo Sapiens, che era un grande viaggio nell'avventura della diversità umana. Questa esposizione affronta, infatti, i temi dell'inizio dei grandi momenti della storia dell'uomo. Un'esposizione coraggiosa, per il connubio tra arte e scienza, che sarà un grande momento di attrazione per la città". Una mostra che parla di origini, quindi, dalla nascita dell’universo alla formazione della Terra e della Luna, fino alll’origine della vita sul nostro pianeta. Il grande evento espositivo è un viaggio immersivo in sette ambienti (le sezioni) all’interno dei quali ogni contenuto potrà essere approfondito a diversi livelli, grazie alla presenza di numerosi stimoli visivi e sonori. Le sette sezioni raccontano, rispettivamente: la storia del "Big Bang" (Astronomia e astrofisica), a cura di Amedeo Balbi; quella della "Terra e dintorni" (Geologia), a cura di Claudia Piromallo; come "Comincia la vita" (Biologia), a cura di Enzo Gallori; la "Sfida di Prometeo" (Antropologia), a cura di Giorgio Manzi; la storia de "Il buio oltre la siepe" (Neuroscienze), a cura di Giorgio Vallortigara; la comunicazione e la nascita della parola in "Bla Bla Bla" (Linguistica), a cura di Andrea Moro; l'arte la bellezza in "Perchè non parli?" (Estetica), a cura di Achille Bonito Oliva.
A partire dal 1920 si diffondono in Germania calendari di cartone con 24 finestre riempite con forme di cioccolata raffiguranti motivi natalizi. Da alcuni anni i calendari dell'avvento di questo tipo conoscono una diffusione sempre più ampia in Europa e negli Stati Uniti.
Il Calendario dell’Avvento è un calendario alla rovescia e aiuta i bambini a tenere il conto quotidiano di quanti giorni mancano al Natale. Il conteggio parte dalla prima domenica dell’Avvento (da qui il nome del calendario) o dal 1° dicembre.
La particolarità di questo calendario è che nelle finestrelle numerate dei giorni si nascondono gustose tavolette di cioccolato o caramelle, accompagnate da frasi augurali o proverbi su Natale.
La tradizione del Calendario dell’Avvento nasce in Germania agli inizi del novecento, per poi diffondersi in tutto il mondo, in particolare in Europa e negli Stati Uniti. Curiosità sul Calendario dell’Avvento
La società che gestisce il Mercatino di Natale di Bolzano ha trasformato l’edificio in cui ha sede in un enorme Calendario dell’Avvento. “Il Calendario dell’Avvento” è il titolo di una serie di cartoni animati realizzata da autori italiani e distribuita nel 2011 dalla 20th Century Fox.
Dando inizio alla stagione teatrale 2014-2015, il 23 ottobre, il Teatro Antonio Ghirelli di Salerno, non si è sforzato molto nel celebrare i 30 anni della morte di Eduardo. I due pezzi: "Il dolore sotto chiave", di sapore pirandelliano e "Pericolosamente", una farsa a cui tutte le compagnie amatoriali attingono, sono sembrati troppo poco, per un teatro che si presenta alla città di Salerno come Stabile d' Innovazione, unendo intorno a sé il Comune, l'Università degli studi di Salerno e l'Associazione Assoli di Napoli. E' pur vero che rappresentare Eduardo è impresa difficile assai, l'ha fatto egregiamente e con originalità, lo scorso anno, Fausto Russo Alesi, in una singolarissima versione di "Natale in casa Cupiello", ci riprovano, quest'anno, Tony Laudadio, Luciano Saltarelli e Giampiero Schiano, sotto la direzione di Francesco Saponaro. Lo spettacolo, di 75 minuti in tutto si è impreziosito del prologo iniziale, ossia l'adattamento in versi e in lingua napoletana della novella: "I pensionati della memoria", scritta da Luigi Pirandello nel 1914, il seguito dei due atti, ha avuto dalla sua parte il mestiere degli attori, che pure c'è. Buona la caratterizzazione, sia nel Dolore sotto chiave, che in Pericolosamente di Luciano Saltarelli, solo di maniera, invece, la prova di Tony Laudadio e di Giampiero Schiano. Il" Dolore sotto chiave" nasce nel 1958 per essere recitato in radio, dallo stesso Eduardo e la sorella Titina, nel ruolo dei protagonisti: i fratelli Rocco e Lucia Capasso. In seguito fu portato in scena, per altre due volte, dallo stesso Eduardo. Protagonisti nelle varie rappresentazioni, sono stati, nel 1964, Franco Parenti e Regina Bianchi, nel 1980, invece, Luca De Filippo e Angelica Ippolito. Lucia nasconde al fratello Rocco, assente da Napoli per motivi di lavoro, la morte della moglie, temendone un gesto inconsulto. Quando Rocco scopre la verità, in scena si succedono situazioni che nulla hanno a che fare con l'inconsolabile dolore. Scritto nel 1938, Pericolosamente, è un divertissement sulla tortura coniugale, rimediata con una rivoltella caricata a salve. Nel 1965 la commedia divenne la sceneggiatura dell'episodio L'ora di punta del film Oggi, domani e dopodomani, in cui Eduardo diresse Marcello Mastroianni, Luciano Salce e Virna Lisi. La programmazione del Teatro Ghirelli proseguirà il 13/16 novembre con "Hanno tutti ragione" dal romanzo di Paolo Sorrentino con Iaia Forte.
Maria Serritiello www.lapilli.eu
E' iniziata il 18 ottobre, malgrado tutto, la nuova stagione "Che Comico 2014-2015" al Teatro Ridotto di Salerno, non che dovesse iniziare male, anzi, ma "Malgrado tutto" sta per i due comici salernitani Manuel Mascolo e Davide Zottoli, che hanno scelto stranamente di chiamarsi con una preposizione concessiva. Tutto merito di uno spettatore ad un loro spettacolo estivo da animatori, il nome e a rivelarcelo sono loro stessi, in una divertente (mia) intervista dello scorso anno. I Malgrado tutto sono bravi, s'impegnano per migliorare lo standard, i testi nei dialoghi non sono mai banali e quel che più conta, in loro ha riposto la fiducia, Claudio Tortora, come a dire la comicità personificata, per aver dato vita alla rassegna comica, più prestigiosa italiana, Premio Charlot, dedicata al grande Charlie Chaplin, giunta quest'anno alla sua ventiseiesima edizione.
Dalla loro parte Manuel e Davide hanno la giusta umiltà che li accompagna, sono giovani, una bella altezza che già da sola è mezza bellezza, ma loro ce l'hanno tutta intera, sono divertenti e mai sboccati, come va di moda per suscitare la risata grassa. La buona dizione, i testi non ordinari e soprattutto quello di "...io non so che cosa dire..." recitato con maestria da Manuel Mascolo, mentre Davide Zottoli gli fa da spalla con la disinvolta insipienza e la buona mimica. Per non tralasciare la fascia giovanile, eccoli a cantare le strofe sincopate del Rap, intervallate da "Yò, Yò", un ripetuto tormentone facilmente orecchiabile.
Uno spettacolo ben congegnato quello che è andato avanti per tre serate, tanto che, sul minuscolo palco del Ridotto, sono comparse perfino le ballerine, tre belle ragazze rivestite di lustrini e paillettes, uno stacchetto di tutto rispetto, soprattutto per la loro bravura a muoversi in uno spazio sì ridotto.
E quando dall'unica quinta si sente una voce dalle è aperte dire "Buonasera ovèramènte" si capisce subito che in Ka-ba-ret sta per irrompere Spalletta, ovvero Claudio Tortora. Ed eccolo che appare con la giacca abbondante di una taglia, color carta da zucchero, il cappello, un borsalino scuro e sotto il braccio un fascio di giornali. A vederlo così sembrerebbe un distinto signore, se non fosse per il suo nome "Spalletta, il killèr che arricetta". Lui ha fondato un partito dal nome "Forza Agro", organizza la sagra della "Pallottola", al bivio tra Nocera e Pagani, ma anche "Il Festival Internazionale del Ricatto" oppure "La Mostra del Pizzo", vuole trasformare il Parlamento in Zittimento e per vedere le Luci d'Artista di Salerno, senza spostarsi non esita a mettere sotto la montagna, che occulta la vista, nove candelotti di dinamite con la scritta incorporata, appena il varco "Benvenuti nell'Agro". Un personaggio quello di Spalletta che riscuote successo da tantissimi anni, un guappo di cartone che aveva ormai abbandonato, ma per la gioia di quanti seguono il cabaret salernitano l'ha ripreso. "sarebbe stato un personaggio perfetto per Renzo Arbore" lo dice lui stesso " ma già la trasmissione "Indietro tutta" era finita e non se ne fece nulla". Ora che l'ha ripreso per divertire il pubblico e lui stesso, non c'è pericolo che l'abbandoni di nuovo. L'ha promesso.
Umbertoè mio amico ed è un instancabile creativo. Ciò che mi piace di lui è che quello che pensa lo mette in opera. E non bisogna aspettare tempi biblici, il che lo rende amabile per chi come me ha dovuto lottare con la burocrazia impiegatizia (eppure ho fatto l'insegnante...)e con la scarsa operatività. "Chi te lo fa fare" era il commento più ricorrente...Bene, Umberto oltre a pensare e a realizzare, scrive, per cui mi è sembrato doveroso ospitarlo nel mio blog. Buona lettura a tutti
(sema)
Il Pelo nell'uovo
di Umberto Flàuto
Tutto ha avuto inizio nel momento in cui, all’interno di un
ragionamento fatto durante una piacevolissima cena all’insegna del Viva il
Colesterolo, uno degli amici presenti iniziò ad apostrofare, con un tono misuratamente
galante, Anna, un’altra delle nostre amiche, donna metà gestapo, e metà chef,
precisandole che lei stava cercando, con il suo incalzare di domande “stile
mitragliatrice”, il famoso ma quanto mai inafferrabile “pelo nell’uovo”.
Anna, la classica bellezza mediterranea, ma con le
inoppugnabili scocche dal colorito rosso che la collocavano al mondo del
contado, consapevole della sua forza comunicativa, anche se in una crisi
alimentare da “due uova al tegamino” e in attesa perenne che fosse imbandita la
tavola della discussione con uno qualsiasi dei commensali dialettici,
decise di rispondere con la sua ironia tipica dell’entroterra (spero sia vero
che i non costieranti siano ironici). Iniziò a giocare con lo stesso linguaggio
affermando che lui, Giorgio l’interlocutore, era un fortunato perché non solo
aveva sposato una “gallina dalle uova d’oro” ma che nei ragionamenti “rigirava
la frittata” perché lei, con argomenti intelligenti, gli aveva “rotto le uova
nel paniere”.
Aldilà degli aneddoti, dei proverbi e dei detti popolari, la
mia reazione, uscendo dal guscio di una forma obbligata, mi portò piano piano a
comprendere quanto fosse triste la vita di questo uovo, a cui non era stato
permesso di diventare gallina (o gallo naturalmente) e a cui il linguaggio non
regalava sempre significati e sensi positivi. I detti infatti, coinvolgendo,
come abbiam visto, l’uovo in diverse peripezie, non permettevano, a causa
talvolta della estrema territorialità dei significati, una chiara comprensione
del perché della sua presenza in tanti fatti che accadevano.
Questo povero uovo veniva maltrattato dal da tutti i punti
di vista e l’italiano, troppo smaterializzato e localizzato, rendeva
incomprensibile il senso. Un modo per girare nuovamente la frittata dopo
averla, naturalmente fatta… la frittata .
Ma vuoi vedere che sono io a cercare il pelo nell’uovo e che
mi accontento di scrivere una storia da “bianco senza tuorlo” ? Vuoi vedere che
io, oltre ad essere una persona che cammina sulle uova, vivo unicamente per
accontentarmi, seguendo la logica del “meglio un uovo oggi che una gallina
domani”?
A questo punto, prima che a qualcuno venga in mente di
ricordarmi che io possa aver procurato, consapevolmente o inconsapevolmente,
“due uova come due mongolfiere” o il meno aulico “due uova alla pizzaiola”, mi
ritiro nella mia meravigliosa cucina dove un paio di tuorli stanno per iniziare
a guardarmi con un’aria triste, transumante ma accogliente… neanche fossero due
uova ad occhio di bue.
Umberto
Flauto
Umberto Flauto, visto da Umberto Flauto
Un piccolo spaccato della mia vita che fotografa quella
parte dedicata alle passioni e alle arti, quelle che mi sono più congeniali e
che riguardano lo scrivere.
Nasco nel 1956 e la mia vita scorre veloce tra lo studio,
l’atletica leggera, la conoscenza delle arti e degli amori, quattro aspetti che
hanno sempre attraversato le mie giornate di fanciullo, di ragazzo e di uomo.
Queste quattro fasi, in qualche modo sempre pregnanti, sono sempre state
presenti nelle mie idee, negli eventi che organizzo, nelle cose che scrivo,
quando partecipo come relatore ad un convegno oppure ad una mostra.
Laureato in Lingue moderne indirizzo Orientale presso
l’Orientale di Napoli e in Scienze della Comunicazione presso l’Università
degli Studi Suor Orsola Benincasa con il massimo dei voti in entrambe gli
impegni universitari, mi sono dedicato, per predisposizione naturale e per
capacità creative, al settore della comunicazione visiva e strategica per le
aziende dopo aver lavorato nella posizione di esperto di marketing e
merchandising nella Procter&Gamble, la più grande multinazionale Americana
esistente.
Tra le mie passioni vive forte la parte sociale che mi vede
in prima linea con la Fondazione Angelo Vassallo di cui sono il referente
provinciale. Organizzo nei periodi caldi (Agosto) e in quelli freddi (Dicembre)
una serie di eventi di Accoglienza, in partecipazione con l’URP, presso
l’Ospedale Ruggi di Salerno e realizzo corsi di formazione presso l’ICATT di
Eboli per il recupero dei detenuti.
Nel settore fantasia e scrittura, nel 1998 ho vinto il primo
ed il terzo premio di un concorso nazionale sulle favole, mentre sono vincitore
di diversi premi per le filastrocche (quasi 300 già scritte).
Da un anno collaboro con il gruppo L’Espresso per la
pubblicazione di filastrocche a tema giornalistico ,e gestisco un blog , sempre
relativo alle filastrocche, sul quotidiano online La Città” dal titolo “Il
canto delle filastrocche”.
Scrivo come opinionista sempre sul quotidiano La Città nel
settore culturale, inteso nel senso ampio del termine, dopo aver collaborato
per diverse riviste locali.
Tre secondi e tre terzi posti nel settore della poesia e ben
22 partecipazioni a pubblicazioni con propri scritti.
Ho organizzato un numero cospicuo di mostre d’arte tra cui
voglio ricordare “CORNICI E CALICI”, “PROMENADE VERSO AL CULTURA” con
l’indimenticabile Prof.ssa Gabriella Guglielmi e sei famosi artisti stranieri,
e poi RESPIR… ARTE,100 ARTISTI PER
ANGELO.
Grande successo ha avuto invece l’evento GIALLO IN CANTINA,
concorso nazionale di gialli dedicati al mondo del vino ed infine le due
edizioni di poesia su Pulcinella “PULCINELLA ERRANTE”. Oggi sono in partenza
con nuove idee che spero possano essere sempre da volano per il mondo che mi
circonda.
È nato quasi per gioco ma sta per diventare una favola tutta ambientata nella Salerno delle luci d'artista. Il film "Babbo Natale non viene da Nord" è ufficialmente iniziato stamani nel salone del Gonfalone del Comune. Perché non solo il regista e protagonista, nonché ideatore, Maurizio Casagrande, ha già iniziato a gironzolare per la città in cerca dei luoghi più adatti in cui girare le scene della sua futura creazione, ma ha portato con sé anche gli altri protagonisti. A partire dalla giovanissima Annalisa Scarrone fino alla affascinante Maria Grazia Cucinotta. Il film sarà girato a partire dalla prima settimana di dicembre e, dopo uno stop forzato "perché qui non si riesce neanche a camminare in quel periodo", ride Casagrande, riprenderà a gennaio. Soddisfatto Vincenzo De Luca, "per il quale ci sarebbe anche un ruolo. Ora dobbiamo capire se lo vuole fare", scherza l'attore napoletano. La storia inizierà dai Giardini della Minerva.
Alle ore 1.52 della notte del 26 ottobre del 1954, l’orologio del campanile della chiesa dell’Annunziata, si ferma. L’alluvione ha travolto la parte est della città di Salerno.
Un giovanissimo Padre Candido, dei padri cappuccini e oggi cappellano dell’ospedale S.Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, più conosciuto come Ospedale San Leonardo, a Salerno da appena un anno, comincia la sua missione ed il suo apostolato proprio quando l'alluvione la stravolge, benedicendo salme e asciugando lacrime. Ha visto cose orrende che hanno messo a dura prova il suo cuore non ancora fortificato dalla vita, ed ha assistito a straordinari momenti di amore e di solidarietà che invece hanno confermato la sua fede. Ha raccontato tutto in un libro, ormai quasi introvabile, se pure dopo cinque edizioni.
Un libro che è stato il primo e l’unico che racconta l’alluvione attraverso le piccole storie della gente che fanno grande un popolo e che dopo 60 anni rimane una testimonianza sul campo di una persona che l'alluvione l'ha vissuta con le mani nel fango.
Padre Candido non ha raccolto come in altri libri scritti successivamente, la rassegna stampa degli avvenimenti che si susseguivano, ha scritto ciò che ha visto, sentito, toccato. Ha visto corpi straziati , irriconoscibili per la furia delle acque, ha sentito urla strazianti e pietosi lamenti, invocazioni e preghiere, ha toccato [….grovigli di radici d’alberi .. nei detriti e nel fango, povere forme umane, scomposte e convulse..]
Ha narrato episodi di eroismo e di solidarietà. Uno di questi è la storia di Raffaella La Crociera, una bambina destinata al cielo troppo presto, che avendo ascoltato i terribili avvenimenti, chiese di poter mettere all’asta per radio, una sua poesia - “Er zinale” - per gli alluvionati di Salerno. L’asta si concluse con l’acquisizione della poesia, da parte della baronessa Cenci Bolognetti, che dalla Svizzera versò cinquecentomila lire. Una cifra enorme per l’epoca, con la quale furono fondate due scuole intitolate a Raffaella, una a Roma e l’altra a Cava dei Tirreni. Quaranta anni dopo, nel corso di una trasmissione di Telediocesi sulla rievocazione di quei tristi eventi, vissi un incredibile momento nel conoscere le sorelle di quella bambina che tanto aveva commosso l’Italia e che aveva vinto il premio della bontà Livio Tempesta, un premio ormai fuori moda.
Sull’onda delle emozioni di quei terribili giorni, il giornalista Vittorio Veltroni, padre del più noto Walter, istituì “La catena della fraternità”, in una seguitissima trasmissione radiofonica. Una trasmissione che cominciava sulle note della sinfonia della Cavalleria Rusticana in cui la solidarietà del popolo italiano si fece sentire come non mai. La prima a dare il via alla raccolta dei fondi, fu la città di Trieste, a cui Salerno dedica il suo lungomare. L’alluvione di Salerno si inserisce infatti come spina dolorosa nella gioia di una Trieste liberata proprio il 26 ottobre 1954. Una Trieste restituita finalmente all’Italia. E le bandiere tricolori diventarono simbolo in quel frangente anche di lutto nazionale [.. Le truppe che entrarono in Trieste rinunziarono ai doni e a tutte le manifestazioni preparate in loro onore, il denaro risparmiato fu devoluto a soccorso degli alluvionati del Sud.]
Le alluvioni come tanti eventi nel bene e nel male, erano rare e riuscivano oltre che a commuovere, a muovere l’intera nazione. Oggi ci stiamo purtroppo abituando ad ogni tipo di catastrofe ma sarebbe ingiusto non ricordare che tanti giovani anche adesso, si tirano su le maniche e offrono le loro braccia in aiuto.
Questo libro racconta dei giardini che raccolsero cadaveri e diventarono un cimitero a cielo aperto, del mare che restituì corpi, di camion che trasportarono salme. Un libro che si chiude con i nomi delle vittime e dei luoghi : SALERNO – VIETRI SUL MARE – MAIORI – MINORI – TRAMONTI - CAVA DE TIRRENI
«Ho scritto questo libro perché si legga più col cuore che con l’intelligenza. Ho scritto questo libro perché non si dimentichi» Queste le parole di padre Candido. Testimone sul campo.
Da oggi, nel rovistare tra le pagine Facebook, socializzerò commenti che diano il termometro del disagio o della felicità che viviamo (Sema)
Stamattina avevo urgente bisogno di analisi cliniche ,sono andato al laboratorio;la convenzione con l'asl è sospesa fino a fine anno ,provi in ospedale...all'ospedale vecchi, bambini ,malati ,in una fila interminabile...mi sono posto la solita domanda :perchè non gli diamo un bel calcio nel culo e li mandiamo via???...alle mani addosso non riesco a pensarci, mi fanno troppo schifo
Tre autori, il loro mondo, le case che li circondano, il freddo, il caldo, la notte, il giorno, la luce che ispira, che illumina i loro scritti, le loro parole, i loro scritti di luce.
Il progetto "Scritti di Luce", ideato da Brunella Caputo in collaborazione con Camera Chiara - Galleria Sala Posa, compie un anno. Scritti di Luce è un progetto realizzato intorno ad uno scrittore e consiste nella realizzazione di un video girato in un luogo scelto insieme allo stesso autore e realizzato da Nicola Cerzosimo, e in una serie di fotografie di Armando Cerzosimo. La performance prevede l'intervento dello stesso autore con un reading a cura di Brunella Caputo. La proiezione dei video di grande impatto visivo ed emoz...ionale e la mostra fotografica allestita con alti standard qualitativi completano l'evento. Scritti di Luce, prima di presentare i prossimi autori a breve, desidera celebrare il suo primo anno di successi con una edizione straordinaria in una sede prestigiosa del nostro territorio: la Pinacoteca Provinciale di Salerno, nel cuore di via Dei Mercanti. Il periodo della rassegna va dal 31 ottobre al 19 novembre 2014. Questa edizione prevede la presenza di tutti gli autori protagonisti, la mostra delle foto (arricchita con nuove immagini) e dei video realizzati, tutto accompagnato dalla lettura dei testi anche da parte degli stessi autori.
Appuntamenti:
31 ottobre ore 19:00 - Inaugurazione mostra RUGGERO CAPPUCCIO - reading di Ruggero Cappuccio
7 novembre ore 19:00 - Inaugurazione mostra MASSIMILIANO SMERIGLIO - reading di Brunella Caputo e Teresa di Florio
14 novembre ore 19:00 - Inaugurazione mostra MAURIZIO DE GIOVANNI - reading di Maurizio de Giovanni e Brunella Caputo
La mostra di ogni autore sarà visibile per una settimana negli orari di apertura della Pinacoteca.
Scritti di Luce ringrazia:
Provincia di Salerno Comune di Salerno Camera di Commercio Salerno Associazione Porto delle nebbie Libreria Internazionale Lloyd's Baia Hotel Fiof Zerouno Lab Scritti di Luce è realizzato da:
Brunella Caputo Armando Cerzosimo Nicola Cerzosimo Pietro Cerzosimo
Ruggero Cappuccio al Ghirelli di Salerno, per “Scritti di luce” di Brunella Caputo e le immagini di Cerzosimo padre e figlio
di Maria Serritiello
Nei giorni scorsi e precisamente il 2 dicembre “Scritti di luce”, autori in immagini e parole, il format ideato dalla brava Brunella Caputo, attrice e regista, ha cambiato scenario e da Camera Chiara di Armando Cerzosimo, nel cuore della city, dove si sono svolti i precedenti tre incontri, si è trasferito presso il Ghirelli di Salerno. Il personaggio, che ha illuminato la scena del nero teatro della Lungoirno, è Ruggero Cappuccio, drammaturgo e regista teatrale italiano. La luce irraggiata sulla sua persona da scatti di estrema bravura è riconducibile ad Armando Cerzosimo, un'artista di eccezionale sensibilità, mentre le immagini di una purezza arcana, sono di suo figlio Nicola. La serata, nella sua totale composizione è stata curata da Brunella Caputo, che così presenta, il geniale intellettuale:
“ …Il suo mondo, il suo ambiente, le case, le cose che lo circondano, il freddo, il caldo, la notte, il giorno, la luce che ispira, che illumina i suoi scritti, le sue parole che nascono dalla luce della sua ispirazione. I suoi scritti di luce.”
Si fa scuro in teatro e sul fondale di scena si accendono immagini purissime, essenziali, descrittive e rigorosamente in bianco ed in nero. Lui, Ruggero Cappuccio, modello perfetto, giovane ed antico, un tutt’uno con il luogo, si avvia nelle stanze del primo palazzo, poi ce ne saranno altri due da visitare, guidati dalla macchina da presa del giovane Nicola. Nel palazzo Coppola, di Valle Cilento, frazione di Sessa Cilento, suggestivo e spoglio, anche le crepe, le impalcature, segno evidente di lenta ristrutturazione, le finestre velate da impalpabili organze, le porte accatastate, le mura spesse e scrostate, hanno fascino, come la musica suadente di sottofondo di Alexi Murdoch che accompagna. Si muove sicuro, ne conosce i passi, sale e scende scale, si avvia in stanze vuote, ma a tratti s’attarda e vanno i suoi pensieri sulla bellezza di un tempo, mentre veli dal soffio estivo sollevati, mostrano all’esterno scorci di natura incontaminata. Alto, giacca trattenuta disinvolta su di un lato della spalla, baffi sottili, barba accennata sul viso, capelli con un inizio di grigio, sigaro fumoso e occhi vivissimi sotto folte ciglia, si aggira unendosi stretto ai chiarori e alle ombre del palazzo. Quando si accendono le luci si fa molta fatica a fruire, a colori, tanto il bianco e nero è restato impresso, l’immagine presente di Ruggero Cappuccio, nel completo beige di velluto.
A Pier Luigi Rozzano, di Repubblica, il compito di introdurre il complesso personaggio. Il giovane giornalista, essendo stato un suo allievo, ha dovuto faticare e non poco, per contenere l’affabulazione, sia pure piacevole e l’istrionismo di Ruggero Cappuccio, fiume in piena di parole colte ma anche di aneddoti divertenti. Comincia così la narrazione delle sue case e dei suoi scritti, uno, “Fuoco su Napoli”, un romanzo di grosso spessore ed impegno narrativo che, all’inizio, principia con la notizia che Napoli, di lì a sei mesi, sarà distrutta. Con voce calda, impostata ed a toni bassi, Ruggero Cappuccio parla, si spiega, si rivela con flemmatica lentezza, affinché nulla si disperda, centellinando ciò che dice, grappoli di sapere che da lui si piluccano volentieri. Legge con maestria, in un silenzio rarefatto, brani da Fuoco su Napoli, il libro, che al Premio Napoli 2011, per la sezione “Letteratura italiana”, conquistò il “Libro dell’Anno”. Scattano, alternandosi alle parole, altre immagini e con esse altra casa, Palazzo Del Giudice, appartenuto agli antenati di sua madre, suggestivo come il primo, forse di più per lo stato conservativo migliore. Arredato e più vissuto, dai tendaggi, ai libri, dal pianoforte ai divani e così per ogni stanza in cui, Ruggero, principe e signore, eternamente triste, pensoso e con lo sguardo tra il passato illustre e la presente decadenza, si confonde con il chiaroscuro della luce che filtra nitida. Altra reading e sul fondale appare l’ultimo palazzo, quello di Serramezzano, il meglio conservato, un luogo struggente e composto da una bellezza decadente, dove Ruggero torna ogni volta alla ricerca del ventre materno. Quando ce lo mostra, nel suo inquieto andare, quasi accarezza gli oggetti, con l’affetto grato di chi è riconoscente per la tanta bellezza in cui è vissuto e di cui si è nutrito. Ma “Fuoco su Napoli” è là, tra le parole finali della lettura, mentre scorrono lentamente, dietro alle sue spalle gli scatti d’autore di Armando Cerzosimo, gli stessi che nel boudoir del teatro sono stati fruibili in mostra.
Brunella Caputo, nell’ideare e curare il progetto “Scritti di luce” ed i Cerzosimo, Armando padre e Nicola figlio, nel creare immagini fisse ed in movimento, sono una squadra perfetta per eventi culturali di rilievo, un intreccio che funziona per come i personaggi vengono trattati. Grazie all’armonico team ed all’indiscussa bravura, il 2 dicembre, abbiamo conosciuto i luoghi formativi e le antiche vestigia di Ruggero Cappuccio, il solitario genio delle nostre terre.
Maria Serritiello
Con Massimiliano Smeriglio la “Garbatella” si trasferisce a Scritti di luce di Salerno
E' innegabile che Camera chiara, galleria Sala Posa, situata in via Giovanni da Procida 9, sia un foderato scrigno, nel quale collocare eventi di pregevole fattura. La luce fioca, l'arco in muratura che la scompone in due metà, senza essere invasivo ma solo bello a vedersi, le foto capolavoro attaccate ai muri bianco calce e la seduta raccolta, ne fanno un posto magico, proprio nei meandri di quell'antica Salerno, pervasa di magia. E così il 19 aprile, dall'ideale astuccio, Brunella Caputo e Armando, Nicola e Pietro Cerzosimo, hanno estratto un'altra perla di nome Massimiliano Smeriglio, autore di Garbatella Combat Zone e Suk Ovest, due libri di notevole successo.
L'evento, dal nome "Scritti di luce", Autori in immagini e parole", è curato in maniera accorta da Brunella Caputo, che ne è l'ideatrice e la forza portante, funziona con l'apporto essenziale del maestro di fotografia, Armando Cerzosimo e dei video di talento di Nicola Cerzosimo.
La composizione delle serata, per presentare l'autore, Massimiliano Smeriglio, è stata interessante ed avvincente, perché oltre al senso dell'udito, letteralmente accarezzato dalle letture di Davide Curzio e dalla stessa Brunella Caputo, la vista ha impressionato negli occhi immagini fotografiche di assoluta bellezza. Un reportage in bianco e nero, scatti di silenzio, come lo stesso Armando Cerzosimo dice, per quel fermo immagine ripreso così bene nei posti dove le vicende dei 2 libri, Garbatella Combat Zone e Suk Ovest, si sviluppano. E mentre le parole lette vanno ad insinuarsi tra le pieghe della camera chiara ed il silenzio degli scatti ad essere percepito reale, sullo schermo s'incrociano fotografie e video in un dosato collage. Straordinario, l'impatto visivo, del video rosso ruggine, alternato a lamine di luce bianca, due colori che cadono invariati su Massimiliano e sulla Garbatella, di Nicola Cezosimo, tutti e due a sottolineare l'atto creativo e la crudezza di esso.
"Dicono il sangue, il legame del sangue. Ma il sangue versato non lega, sporca soltanto. E rimane sparso per sempre. Sa di dolore, denso, scuro. Ha un corpo che muove lento e viaggia a senso unico, da dentro a fuori...."
(da: "Suk Ovest banditi a Roma")
E' lui, Massimiliano Smeriglio, in una pomeridiana assolata e silenziosa di un angolo romano, a tratti incredibilmente agreste, si aggira solitario e dimenticato per il popolare quartiere della Garbatella, il luogo reale dei suoi scritti. Della borgata, lui stesso dirà l'origine del nome e il danno subito dall'esposizione mediatica dei Cesaroni, la popolare fiction di canale 5.
"Garbatella", dice Massimo Smeriglio " è un luogo molto bello di Roma, come tanti altri, di semiperiferia che, all'atto di nascita, intorno agli anni '20, doveva essere un quartiere operaio al servizio dello sviluppo industriale della città. Gli anni della sua costruzione, infatti sono quelli che seguono al biennio rosso, agli scontri e alle fabbriche occupate, per cui l'idea del governo fu di chiamarla "Concordia", come a dire mettiamoci una pietra sopra, provando ad immaginare una convivenza più civile. I progressisti, invece, quelli più moderati, proposero di chiamarla Remuria, l'ottavo colle, ma gli abitanti con somma saggezza scelsero il nome di un'ostessa sensuale ed avvenente che gestiva un'accogliente locanda lungo il percorso del pellegrinaggio delle sette chiese". "Quanto ai "Cesaroni", continua col dire Massimiliano Smeriglio "la fiction non ha reso un buon servizio alla Garbatella, in quanto la presenza del set ha trasformato inevitabilmente il quartiere che si è adagiato sulla fiction e non il contrario. In passato la Garbatella è stata teatro di grandi film da "C'eravamo tanto amati" a "Caro diario", pellicole che non hanno inciso sulla periferia, ma esaltata la sua genuinità, mentre con i Cesaroni si è avuta la banalizzazione di essa."
Le trama dei due libri, il secondo è il seguito del primo, nell'assaggio della lettura d'atmosfera, di Davide e Brunella, lascia traccia, rapisce e trasporta in volo nel luogo ideale, quello che ogni lettore si finge, al di là delle belle immagini viste sullo schermo di "Camera Chiara".
Scritti di luce Massimiliano Smeriglio
Progetto Brunella Caputo
Camera Chiara-Galleria Sala posa Armando Cerzosimo
Video Nicola Cerzozimo
Grafica Pietro Cerzosimo
Voci Narranti Brunella Caputo e Davide Curzio
Maria Serritiello
Scritti di Luce, a Camera Chiara. Ospite Maurizio de Giovanni
Un modo assolutamente nuovo per presentare lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, autore di romanzi gialli di successo c'è e l'ha trovato Brunella Caputo, già nota, come sensibile attrice, al pubblico salernitano. E così, presso Camera Chiara – galleria Sala Posa, situata in via Giovanni da Procida 9, in pieno centro storico di Salerno, proprietario Armando Cerzosimo e curatrice Francesca Massa si è sviluppato l'incontro con l'autore. Sotto la dicitura "Scritti di luce - Autori in immagini e parole", ha preso forma la serata, che non sarà l'unica stando alla programmazione futura, ideata con cura e meticolosità professionale da Brunella Caputo e svolta in favore del pubblico, appassionato lettore dei gialli di Maurizio de Giovanni, accorso numeroso, il giorno 28 dicembre scorso. Ciò che ha reso diverso l'incontro, da tutti gli altri, è l'originalità dell'ideatrice che ha curato l'evento servendosi delle splendide voci narranti di Davide Curzio, di Milva Carrozza, della sua stessa e della gentile partecipazione di Maurizio de Giovanni, ma anche della scrittura, una simbiosi perfetta di immagini (foto e video) che riguardavano l'autore, descrivendolo. Ad inizio di serata, su di un fondale vuoto, artisti invisibili e sala oscura, gli attori leggono un mix di pezzi, tratti dai best Sellers del commissario Ricciardi e da Il metodo del coccodrillo. Man mano che la lettura va avanti, la sala viene illuminata in modo alterno, rischiarandosi opportunamente per evidenziare bellissime foto in bianco e nero che ritraggono de Giovanni nella sua città natale. Ma non è tutto, all'improvviso e quasi sotto il soffitto vengono proiettate immagini che riprendono l'autore nei luoghi dei suoi romanzi e nell'atto di comporre mentalmente le sue trame, mentre vaga solitario nella Napoli, quella meno oleografica ma non per questo meno bella, per quel tratto moderno ed internazionale che si ravvisa nel centro direzionale. L' incontro del 28 scorso, presso Camera Chiara – galleria Sala Posa, è stato l'inizio di un progetto che punterà, nel prossimo futuro, i riflettori su tanti altri autori e se il riflettore non è altro che la macchina fotografica di Armando Cerzosimo, un'artista di eccezionale bravura, il progetto di Brunella Caputo sarà di sicura eccellenza. Una piacevole rappresentazione teatrale di un prodotto perfetto è il risultato, della presentazione di Maurizio de Giovanni e non poteva essere diversamente, dati i trascorsi dell'ideatrice, tutto il resto è stato dato alla serata dalla bravura di Armando Cerzosimo (Fotografie), Nicola Cerzosimo (Video). Pietro Cerzosimo (Grafica ) e dal recitato. Conoscere Maurizio de Giovanni, per i pochi che non lo avessero già fatto, è stato piacevolissimo ed inusuale, un'esperienza sicuramente da riprovare.
Maria Serritiello
Progetto ideato da Brunella Caputo Fotografie di Armando Cerzosimo Video di Nicola Cerzosimo Grafica di Pietro Cerzosimo Selezione testi Brunella Caputo Curatrice Camera Chiara Francesca Massa