Pagine

mercoledì 5 gennaio 2011

Facebook per Mughini e Bolelli


IDEE A CONFRONTO

FONTE: TISCALI.IT



Sarò antico e inutile all'umanità ma perdonatemi: a Facebook preferisco la mia vecchia carta
di Giampiero Mughini

A qualcuno di voi è mai capitato di avere avuto una notte d’amore con un vostro partner, d’esservi poi svegliati mentre lei (o lui) continuava a dormire e, così per passare il tempo, di essere andati immediatamente a smanettare sul vostro computer e più precisamente sul sito “Facebook.com” a curiosare su questo o quell’altro “amico”?

E’ esattamente quello che fa una ragazza nel film del regista americano David Fincher, “The Social Network”, magistrale racconto dell’ascesa fulminante di “Facebook”, il sito online che vanta oggi 500 milioni di utenti e che è il più frequentato al mondo. Ovvio che se una ragazza qualsiasi del terzo millennio si comporta al modo che ho detto, chi ha inventato quel sito non poteva non diventare il più giovane miliardario al mondo.

E difatti il film (su Google vanta 193.000.000 di richiami) è centrato sul personaggio di Mark Zuckerberg, il genialissimo studente americano dell’Università di Harvard che ventenne s’era inventato il sito nel 2004. Non da solo, e difatti il film racconta anche le carognate da lui fatte ai suoi amici e soci di un tempo. E del resto il fondatore della Fiat, il senatore Giovanni Agnelli, non è che ne avesse fatte di carognate minori a sbarazzarsi dei consoci con i quali aveva dato vita all’azienda torinese.

Tutto nasce dal fatto che una sera Zuckerberg viene bell’e piantato dalla ragazza di cui è innamoratissimo. Per vendicarsi, comincia con lo scrivere sul suo blog che lei è una poco di buono. Dopo di che mette in rete le foto di tutte le ragazze di Harvard a far dar loro un voto dagli studenti maschi. La rete dell’Università va immediatamente in tilt da quanto numerosi sono i contatti notturni. Zucherberg si estende poi da un’università americana all’altra, da una città all’altra, da un continente all’altro. Nel film lui e i suoi amici festeggiano il primo milione di iscritti. Adesso, sei anni dopo, sono 500 milioni. (Chi scrive non è tra questi). E’ stata l’idea del secolo appena cominciato.

Un secolo in cui tutto nasce dai computer e tutto sta nei computer, un’arma più micidiale della bomba atomica, i cui effetti si limitano al luogo dove l’hai scaraventata. E laddove il computer mette in comunicazione gli estremi del mondo i più lontani tra loro. Tanto che a fine 2010 i più importanti giornali del pianeta esitavano se eleggere a personaggio dell’anno, e a parte Zuckerberg, Steve Jobs o Julian Assange, rispettivamente il patron di Apple o il patron di WikiLeaks, comunque due eroi della civiltà basata sulla comunicazione online.

Non so voi, certo è che io quando sono uscito dalla visione di “The Social Network” avrei voluto metter fine ai miei giorni perché divenuto un elemento ormai antico e inutile all’umanità. Io uso il computer per le necessità essenziali del mio lavoro e solo per quello. Per tutto il resto è la carta la regina della mia vita, la carta su cui sono stampati i libri, i giornali, le riviste di moda o di fotografia o di design. Non sono iscritto a Facebook e non sento minimamente la necessità di andarvi a curiosare su questo o su quello, ma ho qui accanto la pila dei libri appena comprati e che leggerò nella prossima settimana. Perdonatevi se vi confesso queste nefandezze.

Nel film di Fincher compare a un certo punto un avvocatone ricchissimo il quale riferisce di una ragazza di sua conoscenza che s’è iscritta all’Università al corso di laurea in “Letteratura francese”, un corso di cui l’avvocatone straricco non sospettava neppure l’esistenza. Ora succede che io sia laureato in “Lingua e letteratura francese”. Vi supplico, non disprezzatemi.



Caro Mughini dissento: Facebook e i libri non sono in contrapposizione, si possono amare entrambi
di Franco Bolelli

Giampiero Mughini mi sta molto simpatico. Ci mette la faccia senza mai nascondersi dietro schemi ideologici, ha sempre il coraggio di essere se stesso. Proprio per questo mi permetto di dissentire serenamente da lui. Quando -nella sua rubrica qui- Mughini scrive di preferire la carta dei libri e dei giornali a Facebook, confesso di non capire. O meglio, è suo pieno diritto farlo, e non penso neanche che per questo lui sia antico: sono personalmente entusiasta delle nuove tecnologie, ma conosco gente che frequentandole assiduamente resta vecchia, e viceversa gente che sta lontana dai social network ed è fresca e avanzata.

Ma come mi accade ogni volta che mi ritrovo davanti a un’alternativa di questo genere, mi viene irresistibilmente da rispondere: perché non entrambe le cose? Perché non possiamo scegliere sia la carta che Facebook? Perché quando ci viene proposta una contrapposizione binaria fra A e B noi non possiamo prenderci sia A che B? Ci sono naturalmente casi in cui ciò non è possibile. Ma a me sembra che troppo spesso sia la nostra mente a mettere confini artificiosi fra cose che in realtà non avrebbero alcun problema a danzare guancia a guancia.

Qualche esempio. Sono cresciuto e ho cresciuto mio figlio con un travolgente amore per i libri e un travolgente amore per lo sport e l’azione fisica in generale. Naturalmente, coloro che incontravo grazie alla comune passione per i libri guardavano la mia vocazione a giocare con un pallone come una perversione barbara, e viceversa coloro che frequentavo per giocare a basket o a calcio guardavano la mia attrazione per i libri come una perversione intellettuale. Bene, sono felice e fiero che mio figlio oggi insegni all’università, scriva libri, faccia combattimenti di arti marziali.

Andiamo avanti. Ho scoperto che biologico e tecnologico, natura e invenzione umana, sono fatti l’uno per l’altra. Credo che le opere più ricche ed evolute della nostra epoca (ma anche di quelle precedenti) siano quelle che sposano ricerca raffinata ed energetica eccitazione, non accontentandosi soltanto dell’una o dell’altra. Non mi riesce di parlare di diritti senza parlare di responsabilità se non di doveri, e viceversa. Trovo che separare sviluppo economico e tecnologico e attenzione per le risorse ambientali sia assolutamente rovinoso. Sono assolutamente certo che una società e una cultura che possiede grande forza debba essere aperta e accogliente, e d’altra parte che essere aperti e accoglienti senza essere forti sia un grosso guaio.

E così via, più o meno all’infinito, in qualunque situazione della nostra esistenza, dalla relazione fra femminile e maschile fino alla politica stessa. Passare dalla “o” binaria alla “e” coevolutiva, questa mi sembra la prospettiva più appassionante. D’altra parte connettere tutto con tutto è tanto la parola d’ordine del nuovo mondo globale quanto il metabolismo del nostro organismo, dei neuroni, degli enzimi, della materia vivente. Mi rendo conto di avere trascinato Giampiero Mughini dove lui non aveva alcuna intenzione di arrivare: lo ringrazio per il prezioso assist.

Caro Mughini dissento: Facebook e i libri non sono in contrapposizione, si possono amare entrambidi Franco BolelliGiampiero Mughini mi sta molto simpatico. Ci mette la faccia senza mai nascondersi dietro schemi ideologici, ha sempre il coraggio di essere se stesso. Proprio per questo mi permetto di dissentire serenamente da lui. Quando -nella sua rubrica qui- Mughini scrive di preferire la carta dei libri e dei giornali a Facebook, confesso di non capire. O meglio, è suo pieno diritto farlo, e non penso neanche che per questo lui sia antico: sono personalmente entusiasta delle nuove tecnologie, ma conosco gente che frequentandole assiduamente resta vecchia, e viceversa gente che sta lontana dai social network ed è fresca e avanzata.

Ma come mi accade ogni volta che mi ritrovo davanti a un’alternativa di questo genere, mi viene irresistibilmente da rispondere: perché non entrambe le cose? Perché non possiamo scegliere sia la carta che Facebook? Perché quando ci viene proposta una contrapposizione binaria fra A e B noi non possiamo prenderci sia A che B? Ci sono naturalmente casi in cui ciò non è possibile. Ma a me sembra che troppo spesso sia la nostra mente a mettere confini artificiosi fra cose che in realtà non avrebbero alcun problema a danzare guancia a guancia.

Qualche esempio. Sono cresciuto e ho cresciuto mio figlio con un travolgente amore per i libri e un travolgente amore per lo sport e l’azione fisica in generale. Naturalmente, coloro che incontravo grazie alla comune passione per i libri guardavano la mia vocazione a giocare con un pallone come una perversione barbara, e viceversa coloro che frequentavo per giocare a basket o a calcio guardavano la mia attrazione per i libri come una perversione intellettuale. Bene, sono felice e fiero che mio figlio oggi insegni all’università, scriva libri, faccia combattimenti di arti marziali.

Andiamo avanti. Ho scoperto che biologico e tecnologico, natura e invenzione umana, sono fatti l’uno per l’altra. Credo che le opere più ricche ed evolute della nostra epoca (ma anche di quelle precedenti) siano quelle che sposano ricerca raffinata ed energetica eccitazione, non accontentandosi soltanto dell’una o dell’altra. Non mi riesce di parlare di diritti senza parlare di responsabilità se non di doveri, e viceversa. Trovo che separare sviluppo economico e tecnologico e attenzione per le risorse ambientali sia assolutamente rovinoso. Sono assolutamente certo che una società e una cultura che possiede grande forza debba essere aperta e accogliente, e d’altra parte che essere aperti e accoglienti senza essere forti sia un grosso guaio.

E così via, più o meno all’infinito, in qualunque situazione della nostra esistenza, dalla relazione fra femminile e maschile fino alla politica stessa. Passare dalla “o” binaria alla “e” coevolutiva, questa mi sembra la prospettiva più appassionante. D’altra parte connettere tutto con tutto è tanto la parola d’ordine del nuovo mondo globale quanto il metabolismo del nostro organismo, dei neuroni, degli enzimi, della materia vivente. Mi rendo conto di avere trascinato Giampiero Mughini dove lui non aveva alcuna intenzione di arrivare: lo ringrazio per il prezioso assist.

Nessun commento:

Posta un commento