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martedì 22 dicembre 2020

Il mio Presepe di carta di Maria Serritiello

 



Il mio presepe di carta

la mamma

me lo aggiusta

sulla cassa ruvida

della biancheria,

all’angolo corto,

vicino alla finestra.

Là,

ogni anno,

nella vecchia casa scura,

come il carbone spento,

un fuoco alimentato,

si riaccende

e tranquilla io ,

vedo crescere il lavoro.

Dentro di me,

gli anni vissuti,

non ci sono. 

   Maria Serritiello

 





venerdì 23 ottobre 2020

Ciao Imma

 



                                                                     Imma Alfarano


Ho conosciuto Imma, lo scorso anno in ospedale al "Fatebene Fratelli di Napoli, io ricoverata per la seconda rottura del femore, lei, dolcissima, si trovava là a far compagnia, nel pomeriggio, la sorella Iolanda, anch'ella infortunata al femore come me. Ho subito fatto amicizia, dietro il sorriso dolce, negli occhi ho scorto un lutto incommensurabile.

La famiglia signorile è  composta da 5 sorelle, oggi assottigliatasi, un gineceo di donne tra figlie e nipote. Tutte insieme mi hanno tenuto compagnia ed hanno fatto sentirmi come se fossi della famiglia. Maria, la figliola di Imma, mi ha aiutato a togliermi la colata su di un unghia, con le sue mani, altrimenti non potevano operarmi. Fuori sede, in una giornata, il 4 agosto, in gita a Ventotene, sbattuta  in elisoccorso per Latina, certo non potevo avere una limetta per far scomparire lo smalto e Maria con la stessa dolcezza della mamma, mi è stata vicina. Con Imma ci siamo sentite più volte al telefono, una volta risanata e tornata a Salerno.

Oggi in FB ho trovato



Non ho capito, anzi mi sono commossa per tanto amore. Poi ho dovuto capire ed il dolore ha invaso il mio cuore. Non ti dimenticherò ed appena ci libereremo del covid, ti verrò a trovare.
 
            CIAO IMMA, DOLCE AMICA MIA
 




venerdì 28 agosto 2020

“In nome della madre” di Erri De Luca, adattamento e regia di Brunella Caputo al Teatro dei Barbuti di Salerno


 Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Peccato non avercelo insegnato cosi da piccoli al catechismo, il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato da papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus, come ce l’ha presentato Brunella Caputo, adattando un testo religioso, scritto da Erri De Luca dal titolo “In nome della madre". Peccato, sì, per noi donne, avremmo sentito la maternità in un altro modo, avremmo avuto lo stesso volto, meravigliosamente stupito, perché portatrici all’ interno del nostro corpo di un evento straordinario. Non che lo si consideri altrimenti, ma vederlo interpretato così intensamente da Brunella Caputo è stata tutt ’altra cosa.

Il 25 agosto, per la rassegna “La Notte dei Barbuti”, alla sua 35°edizione, una sfida, iniziata da Peppe Natella, in una Salerno gravata dal terremoto e continuata, in suo nome e dedizione filiale, da Chiara, sua figlia minore, Brunella Caputo, è stata l’interprete meravigliosa, con Concita De Luca, un fiore che sboccia ogni volta nei ruoli affidatele, con le note di Max Maffia integrate perfettamente al testo e Salvatore Albano, un tenero Giuseppe, amorevole come non mai.

La storia la conosciamo, Miriàm e Joseph, promessi sposi si trovano ad affrontare un prodigio più grande di loro. L’angelo, mentre lei era in casa, le annuncia che sarà madre senza che sia toccata da un uomo. La continuazione della narrazione ci porta alla notte sacra, dove Miriàm, dopo aver difeso quel figlio dalla legge spietata che voleva lapidata, per essere incinta, pur essendo promessa a Joseph, anzi lo stesso Joseph avrebbe dovuto scagliare la prima pietra, ma lui ama quella fanciulla, la difenderà e sarà la sua guida, lei e la beata tra tutte le donne. Il censimento li farà allontanare dalla pettegola Nazareth e nella stalla da sola a Betlemme darà alla luce il Salvatore.

 Dieci minuti intensi da grande interprete, per Brunella, il suo viso beato nel portare avanti la gravidanza, ora si deve concretizzare in dolore, dovrà sentire scivolare da sé chi ha portato in grembo per nove mesi, si sentirà sola, vuole essere sola, vuole soffrire ma essere presente alla sua sofferenza. Tutta la notte brama essere con Lui, poi sa che dovrà dividerlo, perché in Lui si compia il volere divino. Donna, madre, madre universale, decisa, dolce, cullante, carezzevole ed il foulard scenico diventa il bambino nelle sue braccia. La voce tremula, il viso ricomposto dopo il travaglio, la nenia che canterà fino all’alba, poi il piccolo Iesu sarà dell’intero mondo.

Brunella Caputo è Miriàm a mani vuote, la veste bianca indossata ad avvolgere la sua purezza, un unico gesto sensuale, il passarsi la mano nei capelli, lunghi alle spalle per poi farli cadere lentamente.

 

Adattamento e Regia: Brunella Caputo

Progetto luci: Virna Prescenzo

Fotografia:  Cristina Santonicola 


Maria Serritiello

www,lapilli.eu






domenica 23 agosto 2020

“Salerno legge Napoli” di e con Giovanni Caputo al Teatro dei Barbuti di Salerno




Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Dal cappello a cilindro della programmazione del Teatro dei Barbuti di Salerno, il 24 agosto, alle ore 21,00, esce la colomba bianca, firmata Giovanni Caputo, artista conosciuto e cresciuto sulle tavole del palcoscenico, poeta ed il 24 sera, anche ideatore e regista dello spettacolo dal titolo “Salerno legge Napoli”. E ‘coadiuvato, nel viaggio tra Salerno e Napoli, da valenti compagni: Cinzia Ugatti, Teresa Di Florio, Augusto Landi e Marco De Simone.

Giovanni Caputo si diletta di scrittura poetica, oltre alle performance artistiche che tanta notorietà gli hanno dato e da qualche tempo ci partecipa dei suoi versi sui media. La sua poesia è immediata, per i sentimenti che ispira, per l’amore che spinge in ogni cosa, per l’emozione che mette dinanzi ad un’alba ed ad un tramonto dorato della sua e nostra Salerno. I sentimenti filiali, l’amore per la sua mamma, i luoghi scomparsi e la vita semplice di una Salerno che si evolve in fretta, lasciando i giovani con pochi ricordi e nostalgia. Le sue poesie sono declamate sul web dalla sua voce attoriale e nello stesso tempo sentimentale, perché nei suoi versi è il sentimento a prevalere. “O core” innanzitutto e lui lo sparge con generosità senza mai risparmiarsi. Sul Web le sue composizione hanno un’attrattiva in più, il testo è corredato da immagini scelte con precisa rispondenza e musica di sottofondo ammaliante, sono delle video poesie che ci accolgono con bellezza quasi ogni giorno.

Ho chiesto a Giovanni (ndr) quale fosse l’idea di fondo dello spettacolo di lunedì prossimo, mi ha risposto che partendo dalle suggestioni che continuamente la poesia, l’arte, il teatro napoletano suscitano, ha avuto lui stesso il desiderio di scoprire, quanta arte non conosciuta e nascosta ci fossero nelle composizione dei poeti Salernitani. Una lettera d’amore che dalla città arrivi fino a Napoli per sentirsi uniti nei versi, la parte migliore di noi, una vera dichiarazione di sinergia, in un periodo, come quello che stiamo vivendo, dove tutto ci distanzia e ci divide. Bene, poeta Giovanni, siamo lieti di assistere lunedì al tuo lavoro, alla tua fatica artistica e ci saremo tutti come il live motive della pubblicità ci ha spinti  “ Nun o facimme  piglià collera”.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu