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lunedì 18 ottobre 2010

il 13 ottobre 2010 è morto Italo Tibaldi


PERSONAGGI

ITALO TIBALDI

Italo Tibaldi (Pinerolo, 16 maggio 1927 – Ivrea, 13 ottobre 2010) è stato un superstite dei campi di concentramento di Mauthausen ed Ebensee. Dopo la sua liberazione si è dedicato alla ricerca e ha pubblicato un libro sulla deportazione dall’Italia ai lager nazisti

Il padre di Tibaldi era ufficiale di Cavalleria alla scuola di Cavalleria di Pinerolo. In seguito al disgregamento dell’esercito il padre si unì ad una formazione di Resistenza e Tibaldi diventò “automaticamente“ staffetta

Scendendo a Torino il 9 gennaio 1944 venne arrestato da italiani (e probabilmente anche tedeschi) in borghese. L’arresto avvenne a seguito di una delazione, di cui fu informato solo al rientro. Fu trasferito all’ufficio del SD, dove subì un interrogatorio. Il giorno dopo venne portato "alle Nuove", il carcere giudiziario della città di Torino.

La mattina del 13 gennaio Tibaldi e gli altri detenuti vennero portati alla stazione Porta Nuova, rinchiusi in carri bestiame sigillati e deportati al campo di concentramento di Mauthausen, che raggiunsero il giorno dopo.

Arrivati al campo situato su una collina, i deportati furono fatti spogliare, spinti nelle docce, disinfettati e portati alla baracca di quarantena. Lì avvennero la vestizione e l’immatricolazione. A Tibaldi vennero assegnati il numero di matricola 42307 e il Triangolo rosso per i deportati politici. I prigionieri non potevano né uscire, né avevano compiti esterni.

Il 28 gennaio 1944, dopo due settimane di quarantena, Tibaldi e circa 500 altri deportati furono trasferiti al campo di concentramento di Ebensee che in quel periodo era ancora in costruzione

Tibaldi contribuì alla costruzione del campo, lo scopo del lavoro dei prigionieri però era un altro: costruire un sistema di gallerie enorme nella montagna che consentisse lo sviluppo e la produzione di missili intercontinentali.

Dapprima fu assegnato ad un lavoro che consisteva nel tagliare delle piante, poi al lavoro nelle gallerie. In generale gli italiani non furono ben visti nel lager, perché “la figura dell’italiano è belligerante”. A causa della sua giovinezza e la sua attività di partigiano riuscì a farsi rispettare, particolarmente dai deportati russi.

Insieme ad altri italiani Tibaldi fece parte del Comitato di Resistenza che esisteva nel campo di nascosto.

Il 4 maggio – due giorni prima della liberazione del campo da parte delle truppe americane – il comandante del campo invitò i deportati ad andare nelle gallerie per salvaguardarli. In realtà le SS volevano farle saltare ed uccidere tutti quanti. I prigionieri si rifiutarono di obbedire all’ordine e il personale del campo fuggì

Tibaldi pesava appena 36 chili e venne ricoverato all’ospedale americano a Salisburgo, che era stato istituito in una caserma. In seguito fu portato all’ospedale militare di Bolzano. Lì trovò qualcuno che lo portò fino a Milano. Già a Milano cominciò il primo duro impatto: erano i familiari che chiedevano notizie riguardanti i figli, i fratelli, etc.

A proposito di queste esperienze dolorose Tibaldi dice: “...oppure anche il discorso di spiegare a una madre che hai visto il figlio andare al forno crematorio e alla camera a gas, come si fa?”

Con un trasporto raggiunse Torino, dove venne accolto dalla Croce Rossa. Tibaldi – malato di scabbia - riuscì a chiamare sua madre, che venne a portarlo a casa su una carrozzella – era già fine di giugno o metà luglio.

Più tardi Tibaldi entrò nel Comune di Torino come geometra. Si dette inoltre alla ricerca e pubblicò un’opera preziosa sui trasporti dall’Italia ai lager nazisti.

Dopo essere entrato in uno stato di depressione permanente, Italo decide di mettere in atto uno sciopero della fame. A due settimane dall'entrata in atto dello stesso, la mattina del 13 ottobre 2010 è colpito da infarto, che nel tardo pomeriggio fa sopraggiungere la morte.

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