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lunedì 11 ottobre 2010

"La maledizione della brava ragazza", Rachel Simmons si scaglia contro una "identità imposta"


LIBRI

FONTE:TISCALI NOTIZIE
DI ANDREA CURRELI

RACHEL SIMMONS LA MALEDIZIONE DELLA BRAVA RAGAZZA NUTRIMENTI EDITORE,2010

Per parlare alle giovani donne del concetto di "brava ragazza" Rachel Simmons utilizza un termine che non ha bisogno di tante interpretazioni: "maledizione". Questa bocciatura arriva dopo anni dedicati dalla docente e saggista americana allo studio dei comportamenti delle adolescenti, a suo dire, condizionati da un mito che la società e soprattutto le famiglie continuano a mantenere in vita e perpetuare. Il frutto di questa analisi, condotta da anni all’interno del "Girls Leadership Institute" (organizzazione no profit per l'autocoscienza delle donne ndr) che lei stessa ha fondato, è diventato il materiale per il suo libro La maledizione della brava ragazza (Nutrimenti editore, 2010).La ragazza non può essere se stessa - Il punto di partenza della Simmons è molto semplice: le caratteristiche della brava ragazza, ovvero essere "carina, educata, modesta e altruista", sono una limitazione. "La maledizione della brava ragazza limita l’intelligenza emotiva delle ragazze", spiega la docente perché impedisce loro di "esprimere ed accettare una gamma completa di sentimenti". Questa scelta non è volontaria, ma condizionata perché la ragazza viene educata a selezionare i sentimenti che può esprimere. In sintesi: non può essere se stessa. "Se una ragazza è convinta che solo certe emozioni possono essere apprezzate da coetanei ed adulti, allora nasconderà le parti di sé che non rientrano nella lista", sostiene ancora l’insegnante.Debolezza e compromesso - Il dato di fatto contro il quale la Simmons si scontra interagendo con le sue alunne (che vanno dagli 8 ai 18 anni) è che il mito della "brava ragazza" non dà segni di debolezza. Ma la debolezza è la pesante eredità che questo modello lascia alle giovani seguaci. Vivere questa vita "equivale dal punto di vista emotivo a camminare su una fune" perché "sbagliare diventa una caduta libera che mette in discussione il valore personale". Per evitare tutto ciò le ragazze finiscono per accettare compromessi all’interno del contesto, scuola o sport, in cui esse agiscono e finiscono per fingere.Un’identità imposta da fuori - I "cattivi maestri" sono i genitori e più in generale la società attraverso la scuola. Per questo la Simmons si rivolge direttamente alle madri e propone loro di iniziare un percorso per trasformare le brave ragazze in "ragazze vere". "Vostra figlia ha già ciò che serve... Voi dovrete tirare fuori la ragazza vera che è sempre esistita dentro di lei - scrive l'educatrice -. Abbatterete la sua coscienza da brava ragazza, smascherando una serie di regole restrittive".Una pressione troppo forte - Ma come si manifesta la pressione sulle giovani donne? La Simmons sostiene che ci siano tre costumi sociali che caratterizzano il modello seguito quotidianamente dalle ragazze. Il primo è la convinzione che il conflitto sia "personale e distruttivo" e ciò impedisce ad esempio di prendere parte a un dibattito a scuola. Il secondo invece è la tendenza a non mostrare i punti forti. Infine il terzo è l'aggressione indiretta.

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