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martedì 19 ottobre 2010

Forse i libri di carta hanno stufato, ma non è detto che con l'e-book i giovani leggeranno di più


UNIVERSO SCUOLA

FONTE:TISCALI NOTIZIE
DI MARCO LODOLI

Ricordo ancora la breve conversazione con una mia studentessa del primo, una quattordicenne che andava piuttosto male, tanto che fu bocciata e subito cambiò indirizzo, ma che secondo me aveva una bella testa. E’ stato un paio d’anni fa. Io la incitavo a leggere, ad accordare almeno un minimo di fiducia alle parole scritte da uomini e donne grandi, geni che possiamo incontrare solo aprendo un libro: insistevo e lei teneva lo sguardo basso e scuoteva la testa. “Guarda che ti perdi qualcosa di bello, io adesso sto leggendo i racconti della Mansfield, sono emozionanti, commoventi, profondi, mi piacerebbe se li leggessi anche tu.”E quella ragazzina ha alzato gli occhi e mi ha detto, dritto per dritto: “I libri sono una cosa vecchia”. Lo dicono in tanti, non è una novità, non mi sono sorpreso neppure quella volta. Ma lei non intendeva banalmente che leggere è una noia, uno strazio, una rottura infinita – come appunto ripete la maggioranza degli italiani. Lei mi spiegò che non le piaceva proprio l’oggetto libro, quel parallelepipedo fatto di tanti fogli di carta inchiostrata, con quella copertina e quell’odore e quella consistenza. Il libro per lei, quattordicenne di borgata, era una forma antiquata per trasmettere un sapere, un piacere, un’avventura. “Per quelli della mia età che sono cresciuti davanti al video, al computer, allo schermetto del telefonino, le pagine dei libri sono come le foglie gialle, roba caduta, autunno. Se le storie fossero presentate in un altro modo, forse leggerei, forse.”E io improvvisamente ho intuito che aveva ragione. Non ragione in assoluto, perché sui libri ovviamente io la penso in un’altra maniera, a me piace l’odore della carta, la rilegatura, quei caratteri, quel peso nella tasca quando vado in giro. Però la ragazza mi spiegava perfettamente com’è cambiato il tempo. Prima era così, ora è cosà. Prima c’erano quelli che si divoravano la carta scritta - metaforicamente ma anche concretamente, un mio professore all’università strappava il bordi delle pagine e li masticava – e ora ci sono tanti ragazzi nati nel 1992, nel ‘95, nel ’97, che cercano altri strumenti per avvicinare un pensiero, una narrazione. E per loro, ma forse per tutti, finalmente è arrivato il momento dell’e-book.Tutte le maggiori case editrici stanno riversando parte del loro catalogo e quasi tutte novità nella nuova forma. Basterà possedere un lettore adatto per scaricarsi e godersi il nuovo libro di Ammaniti o il saggio di Citati: e costerà molto di meno. Sta per accadere una vera rivoluzione, e sono curioso di vedere quanti libri in più si leggeranno ora che piccolo un accrocco elettronico può contenere una biblioteca intera. I ragazzini leggeranno di più? Sarà cool sfogliare un bel libro sull’Ipad? O nemmeno l’e-book ce la farà a smuovere gli indifferenti? Forse per amare un libro e trasportarselo dentro servirebbe un imbuto magico da appoggiare sulla fronte: si versano le parole e non si fa nessuna fatica, tutto cola dentro spensieratamente

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