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venerdì 25 marzo 2011

Esodo istriano:la storia ancora sconosciuta e dimenticata



ESODO ISTRIANO


FONTE:WIKIPENDIA (NON DEL TUTTO NEUTRALE)

« nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica"». »

(Giorgio Napolitano, intervento del Presidente della Repubblica in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo", 10 febbraio 2007

LA DEFINIZIONE

Con la definizione esodo istriano o esodo giuliano-dalmata la storiografia intende quell'importante fenomeno di diaspora che si verificò al termine della seconda guerra mondiale dall'Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia da parte della maggioranza dei cittadini di lingua italiana e di coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo, in seguito all'occupazione di tali regioni da parte dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito.

LE CAUSE

I motivi politici che portarono all'esodo centinaia di migliaia di italiani erano in gran parte legati alle pretese jugoslave sulla zona, delineatosi sia nel corso che all'indomani della Prima guerra mondiale, allorché si venne a costituire il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni

Secondo numerosi storici quali per esempio Raoul Pupo, Gianni Oliva, Roberto Spazzali e Guido Rumici, un forte impulso all'esodo fu dato dalla sistematica e preordinata politica di pulizia etnica praticata dagli slavi per eliminare la maggioranza italiana (nello specifico tutti coloro che erano potenzialmente ostili all'annessione dell'Istria alla Jugoslavia e al nuovo regime comunista), così come testimoniato dallo stesso Milovan Gilas, insieme a Edvard Kardelj incaricato direttamente da Tito di risolvere il problema "in un modo o nell'altro", e alla conseguente assegnazione di questi territori, in seguito al trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, alla nuova Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia. Un ruolo in questa dinamica è stato giocato anche dalla politica fascista di italianizzazione, praticata nei confronti della minoranza slava della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia negli anni venti e trenta del Novecento, nonché l'invasione della Jugoslavia nel 1941 (solo a seguito della quale venne realizzato un programma organico di annessione di queste zone[senza fonte]) da parte delle Potenze dell'Asse, conseguente al colpo di Stato che aveva destituito il precedente governo fascista: tale situazione, acuita da consolidati rancori storici, precedette la politica anti-italiana titoista, durante e dopo le ostilità belliche, causando la tragedia dell'esodo

La presenza italiana, vista all'epoca come un corpo estraneo o ostile allo Stato jugoslavo, risultava, per molti titoisti, più che scomoda, intollerabile. Il regime comunista di Tito procedette, fin dal 1943, ancor prima del termine delle ostilità, ad eliminare inizialmente gli elementi più compromessi con il Fascismo per instaurare successivamente un clima di terrore che coinvolse la massima parte del gruppo etnico italiano, mediante rappresaglie, processi sommari, infoibamenti e altri atti di violenza contro l'incolumità della persona.

"VOCI IN ESILIO" ..Ricordi di esuli dell'Istria, Fiume e Dalmazia..
a cura dell'Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio





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