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martedì 22 marzo 2011

Governatore di Aden con rivoltosi in Yemen



FRONTE DI GUERRA


FONTE:ANSA.IT

Dalla parte della rivolta anche il principale capo tribu' - alla quale appartiene anche il presidente Saleh - e decine di ufficiali dell'esercito


Capi tribù, ambasciatori, alti funzionari e soprattutto decine di ufficiali dell'esercito, tra cui alcuni importanti generali, abbandonano nel pieno della tempesta la nave del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, che però afferma: "resisto". E minimizza, sostenendo che "la grande maggioranza del popolo" è con lui. Dopo la carneficina di manifestanti compiuta dai cecchini del regime venerdì scorso a Sanaa (almeno 52 morti e oltre 200 feriti), oggi è il giorno delle defezioni. A catena.

Il segnale lo hanno dato per primi gli ambasciatori, in Libano, Siria, Arabia Saudita e Giappone; ma secondo la Comunità degli arabi in Italia (Comai), sono almeno 20 gli ambasciatori dello Yemen che si sarebbero già dimessi o avrebbero dichiarato il proprio sostegno alla protesta contro il regime. Fra questi, quello al Cairo e presso la Lega Araba, che ha sede nella capitale egiziana. Poi è stata la volta delle tribù, spina dorsale del potere nello Yemen, solitamente divise e bellicose ma questa volta apparentemente unite. Tramite la tv al Jazira, lo sheikh Sadek al-Ahmar, capo della potente confederazione tribale Hashed (di cui fa parte lo stesso Saleh) ha annunciato, "a nome di tutti i membri della mia tribù, la nostra adesione alla rivoluzione". E senza mezzi termini, al Ahmar ha anche minacciosamente invitato Saleh, al potere da 32 anni, a "scegliere una uscita di scena con onore", per "evitare uno spargimento di sangue". Quasi allo stesso tempo, si è dimesso il governatore di Aden, la più grande città nel Sud del Paese, già instabile da anni a causa di spesso violente spinte secessioniste. Ma il colpo più duro per il presidente dello Yemen è giunto dai militari: Il generale Ali Mohsen al-Ahmar, comandante dell' esercito nell'Est del Paese, ha annunciato pubblicamente il suo sostegno "ai giovani che protestano a Piazza dell'Università a Sanaa". A stretto giro, ha seguito il suo esempio il generale Ali Mohsen Saleh, responsabile per il settore Nord-Ovest, secondo cui il Paese è ormai sull'orlo di una guerra civile.

Fonti militari hanno poi fatto sapere che sono 60 gli ufficiali, tra cui altri tre generali, che si sono uniti ai ribelli. A Sanaa, dove intanto sono stati schierati numerosi carri armati, dagli altoparlanti sulla Piazza dell'università decine di ufficiali di tutti i gradi dell'esercito e decine di soldati hanno iniziato quindi ad annunciare la loro decisione di unirsi ai manifestanti, che ormai da settimane sono accampati in un sit-in permanente. Il regime ha reagito riunendo il Consiglio nazionale di difesa che ha poi diffuso un comunicato affermando che "le forze armate non esiteranno a compiere il loro dovere ... e a far fronte ad ogni eventuale complotto contro la legittimità costituzionale. Ma in ogni caso, secondo Ali Abdullah Saleh "la grande maggioranza del popolo è per la sicurezza, la stabilità e la legalità costituzionale", mentre "coloro che auspicano il caos, la violenza, l'odio, il sabotaggio sono solo un'infima minoranza". E pertanto, ha detto: "resistiamo". Grande preoccupazione e condanna delle violenze sono state espresse oggi da Gran Bretagna e Stati Uniti.



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