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domenica 20 marzo 2011


LO SPAZIO DELLA MEMORIA

NEL 2005 COSI' HO SCRITTO SU "LARGO CAMPO", UNO DEI LUOGHI STORICI DI SALERNO

A “Largo Campo”, durante il fine settimana e più che in ogni altro luogo della città,la notte resiste a lungo,complici i giovani e prima di essi la rinnovata vita del centro storico cittadino. Il movimento o più precisamente “La movida,il termine spagnoleggiante che ha reso esotico l’affollamento di questa parte della città, comincia a manifestarsi già dalla sera del giovedì. Un andirivieni convulso,simile allo svolazzo di ronzanti api in cerca di nettare, prepara quello che sarà di lì a poco e nei tre giorni successivi,il ricercato salotto per migliaia di giovani che accorrono da tutta la provincia, dal vicino capoluogo e zone limitrofe della regione.Un rito dal forte richiamo, da consumarsi nelle ore della notte e farle passare come ore del giorno;una notte non giovane, fonda, che deve avvolgere fitta ogni angolo,ogni vicolo,ogni palazzo ed ogni pensiero della mente, dalla mezzanotte in poi, fino a quando le prime luci dell’alba non abbiano dichiarato sconfitte le tenebre.Un mondo alla rovescia ,quello dei giovani, che preferisce,per la comunicazione di sé, avvilupparsi nell’oscurità, nell’indistinto,piuttosto che godere della piena luce del giorno,dei colori variati del mare e dell’inizio della costiera,sinuoso e seducente;un mondo che ha stravolto il ciclo del sonno-sveglia,mutuandolo dal cambiamento della società nelle grandi metropoli. Già,perché nei grandi agglomerati urbani,il ritmo non si allenta mai e tutto resta funzionante,negozi,servizi,lavoro senza limiti di orario e al sonno non resta che ruotare mestamente, privo com’è di un proprio spazio riservato. Nel 1988,la poetessa Alda Merini,scriveva “I poeti lavorano di notte/quando il tempo non urge su di loro.” ma è bastato arrivare al 2005, non sono ,poi, tanto, 17 anni,che la notte come spazio sottratto ai ritmi forsennati della giornata,dedicato ai sogni e al riposo,sembra davvero solo un’immagine poetica. “Le ore piccole” sono cresciute e seguono a specchio il giorno che urge ed impone stili di vita uguali nell’arco delle 24 ore.Nessuna meraviglia,dunque ,se una marea di giovani affolla largo sedile del campo e non per mantenere alto il loro ciclo produttivo ma solo per incontrarsi,divertirsi, essere visibili,stiparsi l’uno contro l’altro,tra chiacchiere frammentate di un discorso iniziato da chi è loro stretto vicino e sostare per ore in piedi,in una gara di resistenza,consumando bevande tenute in modo informale in una mano e ingurgitate senza troppi scrupoli di buone maniere direttamente dalla bottiglia .Ma tant’è si è giovani! Chissà quali pensieri,allora, sfiorano il “vecchio slargo”,quando l’invasione giovanile raggiunge la massima condensazione.Eh si che ne ha visti di cambiamenti d’uso dalla sua nascita in poi ,il magico posto ma forse è proprio perché oggi trattiene tanti giovani nel suo limitato cerchio, che esercita l’uso migliore,tant’è vero che ciò l’ha spinto anche a migliorare il suo aspetto un po’ decadente, ad aprire nuove botteghe e a fare in modo che la sosta sia piacevole e confortevole .Quando l’assalto è completo è un vero peccato non poter distinguere la bella fontana dei delfini,la cui presenza risale con certezza al 1692 e quasi avesse previsto la giovanile intrusione,se ne sta distaccata in un angolo della piazza,zampillando con discrezione acqua che è servita a dissetare i salernitani per un lungo numero di anni nel passato,né poter scorgere l’imponenza nobiliare del palazzo “Genovese”che troneggia alto sul brusio spensierato della sera. In fondo,se si vuole, questo spazio non si è allontanato troppo dalla sua primaria funzione e con il nuovo uso si coniuga alla perfezione,infatti il “campus grani”del vecchio tempo non era altro che un luogo libero d’incontro, di discussione e di commercio,rafforzato dalla vicinanza del mare e il seggio sedile,altro non era che una singola circoscrizione in rappresentanza della regia corte. A ricordarcelo,oltre i molti documenti del XIII e del XIV secolo , è una citazione nella XII novella dell’illustre figlio di Salerno:Tommaso Guardati, più noto con il nome di Masuccio Salernitano. E’fuor di dubbio che la vista si appaga nel vedere proprio qui ,nel vecchio campo mercatale,tanta bella gioventù, son proprio tutti belli i giovani dell’attuale generazione,un vero miracolo per quella passata che ha dovuto combattere, tra l’altro, la bruttezza di un’età che quando vuole sa essere proprio ingrata.Saranno stati i vestiti non firmati, quelli passati dall’uno all’altro figlio,ricavati e rivoltati da qualche capo buono o sbucati smessi dai generosi pacchi spediti dall’America e adattati diversi dalle laboriose mani delle donne di casa,o i brufoli, vistosi sulla pelle,o ancor più la magrezza non dettata da nessuna dieta personalizzata e per questo sgraziata,saranno stati forse i tanti, divieti o anche uno, quello non trascurabile della ritirata alle ore 20, per il rito consumato insieme della cena,fatto sta che la bellezza giovanile appartiene disinvolta solo all’oggi.Un’ uscita dopo cena per i ragazzi dell’altro ieri,maschi o femmine che fossero non era neanche da progettare silenziosa nella mente e così l’unica trasgressione la meditava Domenico Modugno,cantando,il suo pezzo, “l’uomo in frak”……..è giunta mezzanotte si spengono i fanali, si spengono le insegne di quell’ultimo caffè ,le strade son deserte ,deserte e silenziose,un’ultima carrozza cigolando se ne va….solo va un uomo in frak….Ecco per le strade di allora ,di notte, c’era solo un uomo che aveva fatto della sua vita un’avventura,concedendosi con un vestito elegante all’ora tarda, un modello ignominioso,da non imitare,ma che inequivocabilmente attraeva.Forse non è solo un caso se i ragazzi di allora,per certo, conoscono alla perfezione le strofe lamentate del vecchio canto.

Maria Serritiello
DAL " Corriere del Mezzogiorno" del 10-9-2005

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