Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Ciò che piace, ma proprio tanto, di Maurizio
de Giovanni, ad ogni suo incontro e quello del Giullare non fa eccezione, è
l’aria scanzonata con la quale approccia il pubblico, battuta pronta, dialogo
vivace e rispetto per chi gli sta di fronte. Un anti personaggio, senza le
fisse e le manie convulse di chi ha raggiunto il successo. Bravo.
Maurizio ha avuto l’ incontro fatale con la
scrittura da un tiro burlone dei suoi amici, i
quali, come dice spesso raccontandosi e quasi a scusarsi, lo iscrissero ad un concorso
per scrittori di gialli, considerata anche la sua passione per tale genere. Se
oggi, però, dopo il successo, Maurizio ha esigenza di comporre, per vizio
attaccatosi addosso, lo vuole fare nel modo più naturale possibile, mantenendo
intatta la sua vita, la sua passione per la squadra del Napoli, il suo amore
per la città, il suo modo di essere padre, marito, uomo del quartiere e
compagno dei suoi amici. Non due vite parallele, quella di scrittore e di uomo,
ma una sola, in cui ogni volta travasa un po’ dell’una nell’altra. Le sue
trame, infatti, non sono mai cronaca secca di uccisioni ma lo spunto per scrivere
della sua anima, delle sue passioni, racconti filtrati dai suoi occhi, dalla
sua psiche.
Con
questa premessa, all’appuntamento del venerdì “Incontro con la scrittura”, che
da quest’anno il Teatro del Giullare porta avanti con successo, si è presentato
Maurizio de Giovanni, per proporre la sua nuova creatura, “Buio”. Il clima è di
assoluta familiarità con il piccolo
teatro trasformato in un salotto, un po’ più allargato, nel quale, lo si
capisce subito, circola amicizia benevola. Si assiste e con vero piacere all’informale,
bene così, ma sostanziale presentazione del simpatico toscano, suo amico, Luca
Badiale e si ascolta rapiti la lettura di alcune pagine interpretate con trasporto da
Brunella Caputo, Davide Curzio, Cinzia Ugatti, Amelia Imparato, Caterina
Micoloni, Augusto Landi e Rocco Giannattasio.
“Batman, Batman”, irrompe la voce
inconfondibile di Davide Curzio per trasferirci nel buio pesto di Dado, il bambino rapito della trama.
(I
Bastardi di Pizzofalcone, guidati dal commissario Palma, vengono chiamati per
indagare su un nuovo caso difficile. La situazione è estremamente delicata,
perché riguarda il rapimento di un bambino. Lui ha otto anni ed è il figlio di
un imprenditore che gode di grande fama. Gli agenti Romano ed Aragona iniziano
ad indagare sulla vicenda, cercando di individuare elementi utili che possano
ricondurre all’autore del rapimento e alla conseguente liberazione del bambino.)
E
così il “Buio”, sottolineato dall’ottima scelta musicale di Virna Prescenzo ,
s’impossessa del teatro, un tutt ‘uno di respiri, di silenzio, di attenzione e desiderio di
penetrare fino in fondo i personaggi della trama. Maurizio ascolta sorpreso, meravigliato
egli stesso delle sue parole scritte,
gli attori, ebbene sì, hanno
trasformato, anche per lui, in magia, ciò che ha elaborato in solitudine.
E
quando le parole pregnanti di presentazione dell’ottimo Luca Badiali portano Maurizio e la nuova
avventura dei Bastardi di Pizzofalcone, i sei poliziotti che operano a Napoli, al centro della
scena, si capisce subito che la serata avrà una svolta confidenziale, perché
Maurizio ha esigenza di trasferire se stesso in persone che vede là di fronte. “La
nuova trama dei Bastardi di Pizzofalcone vede la sua genesi” dice “ perché ho
sempre avuto nel cuore di ripercorrere le orme di Ed McBain, famoso giallista e sceneggiatore americano, di
origine italiana, infatti era figlio di immigrati italiani originari
di Ruvo del Monte, Potenza. “Ed
McBain”, continua, “scrisse le storie dell’ottantasettesimo distretto,
capovolgendo la mappa di New York, per cui nelle storie entrarono i ceti
sociali meno abbienti, con la loro vita quotidiana. Un posto dove si può fare
la stessa operazione è Napoli, ed io l’unico, o altri giallisti napoletani, a
poterlo fare”. Ed ancora “io scrivo per immedesimazione non sono distaccato
come gli scrittori veri, per cui stare dietro alla storia del bambino rapito mi
ha comportato atroci sofferenze.” Con semplicità passa a parlare di sport che ha un solo nome, “Napoli” e di
come ha sistemato e con signorilità, tutta partenopea, il ruvido Matteo Salvini,
a proposito dei cori di sfottò. Luca Badiali lo riporta a parlare delle sue
trame e lui lo fa con piacere, ma non per autocelebrarsi ma perché parlare gli
piace come quando va dal barbiere o a passeggiare nel quartiere.
Scrivere
di Napoli, l’ambientazione dei suoi racconti, senza che la sua aria dolce ti
soffi sul viso, non è concepibile ed ecco la lettura di “Maggio” spargersi
intorno attraverso le dolcissime voci di Brunella Caputo, Cinzia Ugatti, Amelia
Imparato e Caterina Micoloni, unite a quelle più ruvide di Augusto Landi e Rocco
Giannattasio, mescolate al “Buio” e alla possente voce di Davide Curzio. Prima
che la serata abbia termine, Maurizio de Giovanni regala, quale prezioso dono,
la lettura di un toccante racconto. Due personaggi, l’amore infinito e il
distacco impossibile.
Grande
Maurizio, con le tue storie intense ed intimiste, scrivi anche per noi che non
sappiamo farlo, torna presto e raccontaci ancora.
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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