Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Raccogliendo
spunti e testimonianze, inseriti nel libro del prof. re Antonio Palo, “I
ragazzi del ‘43”, Gaetano Stella, con la sua assoluta sensibilità e grande capacità
di uomo di spettacolo, ha messo in scena una toccante drammatizzazione di ciò
che fu per Salerno e per i salernitani l’Operazione Avalanche. 70 anni fa,
precisamente il 9 settembre del 1943, nel golfo di Salerno e tra le coste di Maiori fino ad Agropoli, ci fu una delle più
grosse operazioni anfibie della storia, decisiva per la liberazione del
territorio italiano dai nazifascisti. La denominazione data allo sbarco fu “Operazione
Avalanche”, Valanga, per intendere il
dispiegamento massiccio di uomini e mezzi messi in atto e come infatti, ad essere impiegati furono 500 navi
ed oltre 160 mila uomini, tra inglesi ed americani, guidati dal generale Mark Clark, comandante della quinta
armata.
Questo è il clima che da subito si respira in
teatro, nel quale la guerra s’inserisce
con delicatezza, appuntandosi su di un velario di trasparenza, effetto memoria,
quasi un sogno irreale, se non fosse per le testimonianze che si susseguono
toccanti, melanconiche a descrivere quei giorni caduti rovinosi sui
salernitani. Ed è la crudeltà dei bombardamenti a fare da sfondo alle
testimonianze di Maria Gallo, di Angela, di quelle inserite nella lettera di un
soldato inglese, a quelle di Michele e Peter, l’uno italiano, l’altro britannico.
Sotto gli occhi degli attenti e commossi spettatori viene rappresentato il valore di Ferrante Gonzaga,
caduto ad Eboli, medaglia d’oro al valor militare, per aver preferito morire più
che consegnare le armi al nemico, ma anche la storia infelice e dimenticata del treno 8017, viene
raccontata con drammaticità. Il convoglio partito da Napoli per Potenza, a Balvano, nella galleria delle Armi
si bloccò, provocando 521 morti, il più grave incidente ferroviario per numero di
vittime della storia d'Italia.
Bellissime
ed originali sono le immagini d’epoca, scelte ed inserite nello spettacolo, per
appoggiarsi impalpabili, prive di colore, come lo sono quei giorni, sul velario
di trasparenza, producendo un sorprendente effetto filmico. Dietro, intanto, di
volta in volta, gli attori si muovono, recitano, danzano, cantano ed incarnano la
disperazione delle madri, delle sorelle, delle spose per i loro morti. I lai
delle prefiche echeggiano spettrali e sebbene i lamenti siano tratti dai
Persiani di Eschilo, hanno un’universalità inconfutabile. Vera perla,
all’interno della rappresentazione, è la testimonianza di Mario Calabrese, recitata in maniera toccante dall’attore
Matteo Salzano, voce roca, rotta dall’emozione, spalle incassate, il capo
coperto da una coppola ed occhiali, oltre i quali il ricordo si ammassa fino
alle lacrime.
L’Operazione
Valanga, che Gaetano Stella, regista e scrittore, egli stesso, della
drammatizzazione, ha messo in campo con 15 artisti, tra attori, cantanti e
ballerini, è un insieme di episodi, nei quali la grande storia s’intreccia con
la micro, per la maggior parte, fatta di testimonianze orali. Nel raccontare
quei giorni, Gaetano Stella, che ancora una volta conferma il suo talento, la
competenza e la sensibilità adatta, dirigendo in punta di piedi e quasi
discosto dal gruppo degli artisti, ha mantenuto, nel raccontare, la fedeltà
storica, inserendo due sole contaminazioni, il coro del pianto ed il cantastorie per introdurre il racconto,
due inserimenti che hanno levigato ancor più la drammaticità dell’argomento.
La
musica scelta, le luci e le sonorità hanno contribuito a creare uno spettacolo
assolutamente perfetto, perfino nel monito finale “Quando due elefanti
combattono è l’erba ad essere calpestata”.
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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