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martedì 3 dicembre 2013

A scuola la "grande nemica" è la noia



Fonte:Tiscali Socialnews.it
di Marco Lodoli

Per studenti e insegnanti c’è una grande nemica da affrontare e sconfiggere, una bestia ammorbante, nebbiosa, dai contorni indefiniti, che si insinua tra gli zaini e la cattedra, in mezzo ai banchi, nelle riunioni dipartimentali, in presidenza. E’un’avversaria terribile e sfuggente, è come una lunga domenica di pioggia, come un’attesa eterna sotto la pensilina della fermata degli autobus: occupa il tempo, lo dilata, lo spreca, produce pensieri immobili, anticipazioni funeste, malinconie che fanno muffa nell’anima. La Grande Nemica è la Noia, malattia mortale della scuola.

Lo so, lo so, esiste una noia proficua, generosa, quella noia dell’adolescenza che permette di scavare in due direzioni: dentro di sé e verso l’ignoto. Quella noia che fa mettere le mani su una vecchia chitarra appesa da chissà quanto al muro, che fa aprire un libro preso quasi a caso – quasi – in biblioteca, che mette e rimette lo stesso CD perché vogliamo capire meglio quel suono, quelle parole. E’ la noia buona, lievito della fantasia, caravella, motocicletta, ippogrifo, la noia che è la premessa indispensabile per avviare nuove passioni. “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare…”, cantava Luigi Tenco e aveva ragione: a volte si comincia per noia e poi si va lontano lontano. Ma la noia scolastica è fatta di un’altra materia: spugnosa, grigia, opaca.

“L’educazione è una lunga opera di repressione” diceva Freud, il bambino scatenato va sottomesso, all’immaginazione debordante vanno dati regole e limiti. Però non bisogna esagerare, la scuola dovrebbe essere comunque un luogo vivace, una centrale di energia fisica e intellettuale, vento e mulino. Invece la vita ristagna, le ore passano e non passano mai, i professori sono tragicamente abbacchiati, presi da mille incombenze burocratiche, intimoriti da un sistema di obblighi spesso inspiegabili. Gli studenti se ne stanno stravaccati sui banchi, guardano l’ora di continuo, non trovano la spina dove ricaricare le pile interiori. I programmi sono vecchi, il contatto con il presente scarso, spessissimo gli insegnanti ignorano qualsiasi novità in campo letterario, musicale, filosofico, scientifico, sono rimasti al 1920, a Svevo e Ungaretti. Per portare i ragazzi fuori dalla scuola, a qualche mostra o in giro per la città, bisogna riempire tonnellate di carte. L’educazione fisica – saltare, correre, sudare – resta una materia negletta, un’ora a settimana che salta di continuo. Eppure la scuola dovrebbe vibrare, dovrebbe essere una fabbrica che produce idee, dinamismo, giovinezza pensante e scattante. E invece è tutto un trascinarsi di piedi e di zaini pesantissimi, un coro di lamentele, un piagnucolio, una mosciaggine penosa.

Oggi io mi propongo ufficialmente come nuovo ministro dell’educazione e della ricerca. La mia prima battaglia sarà questa: soffiamo via la noia dalla scuola. Alleggeriamo, velocizziamo, apriamo le finestre, guardiamo con vera curiosità al passato e al presente: aria fresca, che qui c’è odore di chiuso, odore di tristezza.


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