Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
“Mò
aggià parlà”è il titolo dello spettacolo di sabato 23 novembre, andato in scena
al Teatro Delle Arti di Salerno. Il parlatore-attore, una vecchia e apprezzata
conoscenza del pubblico salernitano è Angelo Di Gennaro, di ritorno in città,
dopo una lunga assenza. Parlare è il suo
mestiere ma il pezzo gli ha dato la
stura, come a dire “Mò aggià parlà”, devo sfogare, devo dire tutto ciò che ho
subito e subisco ogni giorno. E davvero l’ha fatto, per due ore di seguito e
senza stancarsi.
Si
presenta in nero, smagrito, tonico ed in
forma, con una gran voglia di stare il più a lungo possibile in scena. Vuole
essere protagonista, ora che è tornato a casa, sì, perché è così che considera Salerno,
per avergli spalancato le braccia e spianato la via alla notorietà.
E’emozionato, beve più volte, facendosi passare l’acqua dalle quinte, ma tenera
è questa sua trepidazione ad oltre trent’anni di palcoscenico. Al suo seguito
ci sono moglie, figli e le loro fidanzate, l’intera tribù di Di Gennaro, si è catapultata
al Delle Arti per fare da supporter, per
comunicargli il calore della famiglia, per dargli sicurezza. Prima di salire sul palco
dialoga con il pubblico, fa battute estemporanee, improvvisa prendendo in giro,
bonariamente, alcuni dei presenti, una sua precisa peculiarità. E’ così che
rompe il ghiaccio, così entra in sintonia con gli spettatori. Racconta
barzellette, fa battute veloci, non allontanandosi dallo stile del cabaret, ma
la sua forza è nel monologo, un fiume in piena, non si risparmia. Tiene la
scena in maniera egregia, è un attore completo, per le sfumature della voce,
per la mimica facciale e per la
gestualità. Ciò che dice è frutto di sedimentazione, di riflessioni, per cui
nel suo monologo entrano le quotidianità dell’uomo medio, gli anni trascorsi e
i cambiamenti avvenuti, sia nel sociale, che nell’individuale. In chiave
umoristica, poi, parla della crisi, degli avari che si rifanno sugli
scialacquatori nell’indigenza attuale, delle differenze tra nord e sud, degli
anni ’60 e quelli del dopo terremoto. Mò aggia parlà è un testo scritto per lui
da Claudio Tortora, il bravo e versatile patron del Premio Charlot, l’impianto
dello spettacolo è scaturito proprio da incontri-conversazione tra di loro. Durante lo spettacolo si sono avuti piacevoli
inserimenti musicali a cura del bravo
Giancarlo Morzighelli, voce e piano, mentre prima dell’inizio ha debuttato un
duo di giovani salernitani i “Malgrado tutto” , ovvero Manuel e Davide, due simpaticissimi comici dal
dinamismo adatto per incamminarsi nel mondo nello spettacolo. Spigliati, intelligenti
nelle battute e veloci nei passaggi, la loro esibizione, a limite della
goliardia, è stata piacevole e divertente.
Backstage
Mi
ritrovo a fargli delle domande, nella direzione del teatro. E’disponibilissimo
e con assoluta semplicità passiamo a darci il tu. Volentieri risponde alle
domande.
Che
cosa ti ha fatto cambiare idea e tornare in scena dopo dieci anni di silenzio?
Il testo
di questo spettacolo, scaturito da conversazioni ed incontri con Claudio
Tortora .Mi sono divertito tanto con lui ed ho ritrovato la mia antica energia.
Sicché mi sono messo di nuovo in discussione dopo essere stato un modello da
imitare
In
questi anni che cosa hai fatto al posto del cabaret?
Ho scritto libri, poesie, ho fatto
teatro girando l’Italia
Che
lavoro svolgevi prima di essere l’ artista che sei diventato?
Ero impiegato al ministero della difesa
come collaudatore. Abbandonai per dedicarmi definitivamente allo spettacolo.
Hai
mai partecipato al premio Charlot?
No, ma sono stato ospite della
manifestazione.
Dove
sei nato?
A Napoli, precisamente a Fuorigrotta
Con
lo stadio vicino
Si, per tifare forza Napoli, ma ammiro anche la salernitana
( trovo la sua affermazione sincera e ne sono contenta )
Sono un campano e per questo tifo per
le nostre squadre
I tuoi
monologhi hanno molto successo, quando vai in giro per l’Italia comprendono il
dialetto?
Si, il
napoletano è compreso ovunque ma nel caso contrario lo si italianizza.
Hai
due figli ma tu sei l’ ultimo di 11
Si, la mia è stata una famiglia numerosa
e dico sempre di aver avuto due madri per il fatto che tra me e mia sorella
c’erano molti anni di differenza, da considerarla tanto più adulta di me e
quindi madre. Lo scorso anno l’ho persa e per me è stato un dolore doppio.
www.lapilli.eu
Nessun commento:
Posta un commento