Fonte: All 4 Animals
Natalina tenuta in una gabbia per uccelli.
È assai probabile che la piccola Natalina abbia trascorso tutta la sua vita rinchiusa in una gabbia per volatili che ha finito con l’accartocciarle il corpo.
È questa la conclusione alla quale sono giunti i suoi soccorritori, i volontari dell’associazione Legalo Al Cuore Onlus, intervenuti ad una fermata dell’autobus di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, su segnalazione di alcuni cittadini.
Natalina era stata abbandonata lì, con il suo corpo troppo debole per consentirle una posizione normale, le membra ripiegate su se stesse, il capo chino e gli occhi tristi.
Gli stessi segnalatori avevano riferito agli attivisti che l’animale abbandonato era “strano”.
Natalina non è “strana”. È un cucciolo di segugio di cinque mesi di età che, per tutta la sua breve esistenza, è stato sottoposto ad una violenza e ad un’incuria senza precedenti: ci sono pochi dubbi che la reclusione perpetua in una microscopica gabbia abbia ridotto il suo corpo nello stato in cui si trova.
Dopo l’emergenza iniziale, durante la quale i volontari temevano che la cucciola non potesse sopravvivere, le condizioni di Natalina (così ribattezzata perché soccorsa durante le festività natalizie) sono lentamente migliorate e con esse anche la postura. Non si muove come un cane qualunque e fatica enormemente a sedersi, ma è un passo avanti.
A Natalina è stato diagnosticato lo schiacciamento delle vertebre e malformazioni ossee.
Oltre che della reclusione in un luogo particolarmente angusto, la cagnolina è stata vittima anche della fame e, infatti, è stata ritrovata in condizioni di denutrizione. Ad oggi, nonostante il miglioramento delle sue condizioni generali, la situazione non è ancora così stabile da poter definire il cane come fuori pericolo. La piccola, tra le altre cose, deambula caricando il peso sui polsi.
C’è però la speranza che la giovane età e la risoluzione dei danni più gravi possano portarla, piano piano e con le cure adeguate, ad avere una vita normale e, in futuro, a trovare una famiglia che la ami e la tratti con rispetto.
Ci sono invece poche probabilità di individuare chiunque l’abbia prima ridotta in quello stato e poi (fortunatamente) abbandonata. Nel caso di Natalina, l’abbandono è stato quasi una benedizione. Diversamente, non avrebbe avuto la benché minima chance di sopravvivere
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