Fonte: Tiscali Socialnews
di Marco Lodoli
Un’altra vita, con l’anno nuovo una vita nuova, completamente diversa da quella vissuta fino a oggi, e non si tratta solo di smettere di fumare o di bere, di fare più movimento, di leggere un libro in più o di iscriversi per la decima volta a un corso di inglese. I buoni proponimenti restano tali, sono sforzi che si esauriscono in pochi giorni o in un mese. Abbiamo bisogno di una vita fatta di una stoffa diversa, di una vela che si gonfi per un altro vento, per un altro mare. Ogni anno ce lo ripetiamo e ogni anno ce lo dimentichiamo. Però in questa svolta del Capo di Buona Speranza, in queste vaghe eppure fortissime impressioni che proviamo all’alba del nuovo anno, c’è qualcosa di vero. Non si tratta solo di una scontentezza generica, di risultati non centrati, di scommesse perdute, di un’amarezza diffusa e imprecisa. In quel momento, con il bicchiere in mano o affacciati alla finestra sulla notte che si colora di schiume e fontane luminose, noi proviamo un sentimento autentico che poi rinneghiamo per debolezza, conformismo, buonsenso pavido.
In realtà è tutto assolutamente vero: la nostra vita deve cambiare, perché in questo anno, come in quelli precedenti del resto, abbiamo visto crescere dentro di noi l’erba pazza, e tanti amici sono scoppiati come i mortaretti che spaccano il cielo, tanti bambini sono invasi dalla confusione, dal cibo, dall’alienazione, da un consumismo che distrugge ogni grazia, e tanti ragazzi vanno avanti ad alcol e pasticche, e i loro padri fanno lo stesso, si tengono a bada grazie alle farmacie, e le mogli delirano, e i vecchi ammutoliscono davanti ai video poker o al televisore, e tutta la società sembra avvelenata da una sorda disperazione. Ci vuole un’altra vita, perché questa ci scolla da noi stessi, dalla natura, dall’amore, dalla socievolezza e ci riduce a eterni spettatori, a consumatori infiniti, a ombre col codice fiscale. Sento che il paese si è ammalato e ora non sa neppure come uscire dal letto.
Una sorta di disgregazione psichica ha crinato le menti e turbato i cuori. I ragazzi devono assolutamente tracciare un’altra strada, perché questa è piena di cadaveri, di matti, di infelici, di dementi, di corpi abbandonati dal pensiero, di creature disperatissime. L’Occidente ha imposto uno stile di vita che ormai genera malattia mentale, oltre che miseria diffusa e paura. E’ vero quello che diceva Ariosto, che sulla Luna, grande depositi degli oggetti perduti, manca solo la pazzia, perché è tutta qui sulla Terra. Però ho la netta impressione che ormai la pazzia sia il fattore dominante, articolato in vari modi, depressione, rabbia irresistibile, paranoia, nevrastenia, vittimismo, ossessioni, debolezza psichica. Gli italiani sono matti e non vogliono più esserlo, hanno bisogno di respirare e pensare cose nuove e antiche, di stare davvero con gli altri e con se stessi, hanno bisogno di poco, di meno, di cose giuste e belle, perché il troppo – troppo di tutto, troppo di niente - è venuto giù come una slavina e ci ha sepolti. E allora da domani, da oggi, un’altra vita, la nostra vita
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