Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Raccontare
il terremoto e tutto ciò che genera prima e dopo non è mai facile, meno che mai lo è in Campania, dove il ricordo di quel 23 novembre
1980 non si è mai allontanato dalla
mente. Quando si è aperto il sipario del Teatro Genovesi, per il 2° incontro di
domenica due marzo, all’interno dell’Evento Nazionale Festival Teatro XS, si è
subito compreso che la rappresentazione avrebbe graffiato gli animi perché il
testo in concorso, altro non è che la
vera narrazione di come siano andate, effettivamente le cose all’Aquila, il 6
aprile di cinque anni fa.
Si
può correre il rischio che il tempo metta sotto il tappeto lo sporco, che i
nostri figli e i figli di quella terra non sappiano. Le radici sono importanti,
sono il passato, il passaggio e poi il
futuro delle generazioni, per cui Giorgio Cardinale, autore ed interprete,
coadiuvato da Pietro Larotonda, compositore e cantore delle musiche e da lui suonate
alla chitarra, iniziano a raccontare dalle origini la magnifica città dell’Aquila.
Il narratore ed il barbuto menestrello, al pari di una storia antica, gli
avvenimenti ce li raccontano con dinamica vivacità, ironia sottile e accuse
precise, sia pur sottese. I personaggi implicati diventano così, di volta in
volta, pagliacci, re magi, sciamano, mentre
la narrazione va avanti con movimenti sincronici dei due, con parole
all’unisono e con canzoni che frantumano la tensione. La scena è
vuota, buia, con due sedie che si trasformano, nel gioco dell’immaginazione, in
un veicolo in transito per il Gran Sasso e una scrivania che il narrante dice
di appartenere al nonno. La storia antica dell’Aquila, Amiternum, è stata
proprio lui a raccontarla al giovane nipote, sicché parla il vecchio, quanto
parla e ripete, quanto ripete ma la sua non è smemoratezza dell’età Il
pavimento dell’antica casa sotto passi cauti del ragazzo che va ripetendo a noi
le notizie apprese dal vecchio, scricchiola, ahimè e non per vetustà. Del resto Giampaolo Giuliano,
un ex tecnico dell'Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetari, distaccato
presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, ha previsto che nella zona ci
sarà una forte scossa di terremoto, proprio in quel periodo, in base al rilascio di radon dalla crosta
terrestre ed il verificarsi di terremoti, ma nessuno l’ascolta anzi
viene accusato di allarmare la popolazione.
Il
prima dell’Aquila, nel racconto, è dolcissimo, tra la precisione descrittiva
che s’incontrava negli anni addietro nei libri di geografia blu scuro della
Garzanti e l’amore, l’orgoglio, il vanto di chi in quella terra ( non l’autore )
vi è nato. Scorrono sotto gli occhi, non ancora rovinate dai crolli, di quel
triste 6 aprile, immagini bellissime di una piccola città tranquilla,
addormentata nel sonno operoso, lontano dalla frenesia e dall’agitazione, dal ritmo costante ed invariato, con il corso affollato
in determinate ore, per lo struscio,
all’uscita della messa, all’aperitivo, all’incontro della gioventù nativa con
quella universitaria. E’ dal 1458 che
L’Aquila, da Ferdinando d'Aragona,
ricevette il privilegio dell’ istituzione
dell’Università, destinata a conseguire, grande rinomanza. I
monumenti, emergenze delle varie epoche storiche, sono visibili nelle parole
del giovane autore, senza i segni malvagi del sisma: La fontana delle 99
cannelle, La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, La Porta Santa , La Basilica di San
Bernardino, La chiesa di Santa
Maria del Suffragio, popolarmente detta delle Anime Sante, patrimonio sì dell’Aquila ma dell’intera Italia.
Viceversa accanto alla bella storia della città, i due giovani artisti,
con la piacevolezza di cui sono capaci, avvenuto il terremoto, proprio come
aveva predetto lo sciamano Giuliani, sono costretti ad elencare una lista nera
di figuri che senza nessuna vergogna e quel che è peggio guadagnandovi anche,
hanno gestito il terremoto come un affair
personale, risuonano offensivi ancora nelle orecchie gli sghignazzi al
telefono di chi ne avrebbe ricavato profitto da quella sciagura, senza tener in
nessun conto le vite delle 309 vittime e dei loro familiari, spezzate per
sempre. Nella lista segnata figurano: Bertolaso, Boschi, Barberi, De
Bernardinis ed altri, figure al vertice del potere che hanno condizionato con
il loro sapere(?) le scelte dei poveri aquilani. Boschi: "Escluderei che lo sciame sismico sia preliminare di eventi (...) - siamo in una zona sismica attiva. Barberi: "Gli
sciami tendono ad avere la stessa magnitudo ed è molto improbabile che nello
stesso sciame la magnitudo cresca (...) Noi rappresentiamo la situazione
scientifica" De Bernardinis:
"La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo, perché c'è uno
scarico continuo di energia; la situazione è favorevole. ". L'assessore Stati : "Queste vostre affermazioni mi
permettono di andare a rassicurare la popolazione". E che dire
della farsa del “pagliaccio nero” a cui i cittadini dell’Aquila, con la vita segnata
dal lutto, hanno dovuto assistere? Dal 6
aprile del 2009, L’Aquila, sepolti i
propri morti, è là che vive la sua triste agonia.
Il
pezzo è forte, intenso, emotivamente coinvolgente ed appartiene al filone del
teatro di denuncia ed impegno civile, tanto caro a Marco Paolino e ad Ascanio Celestini. Anche lui, Giorgio
Cardinali, l’autore oltre che il bravo
attore, ha seguito la traccia del teatro di narrazione, rifacendosi
perfettamente alle fonti, ricercando le notizie e verificando la loro
veridicità. Il testo, recitato con bravura, ha il pregio della leggerezza e della
lievità, grazie al buon assemblaggio di tutte le parti, ma anche grazie alla sinergia magnetica ed all’intesa perfetta
tra Giorgio Cardinali e Pietro Larotonda. Evitato il richiamo nozionistico
sulle origini della bella città si è potuto godere a pieno la piacevolezza del
racconto, aiutato dalle canzoni e dagli effetti sonori del bravo Pietro Larotonda che, sulla cassa armonica
della chitarra, ha tamburellato lo scricchiolio e il boato del terremoto. Buona
l’espressività corporea di Giorgio Cardinali nel muoversi in scena come un burattino
mantenuto dai fili e piacevole la parlata dialettale aquilana, inserita nella
sua recitazione, per uno come lui che non vi è nato.
Maria
Serritiello
www,lapilli.eu
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