Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Dal
22 febbraio al 9 marzo, Bianca, Caterina, Desdemona, Giulietta, Mercuzio e
Shylock, tra i più noti personaggi della scrittura shakespeariana,
indimenticabili icone nell’immaginario di ognuno, hanno ripreso tutte insieme
la loro fisicità per rappresentarsi al Teatro del Giullare di Salerno. “Shakespeare Family”, questo il titolo del pezzo scritto da
Giuseppe Manfridi, drammaturgo romano, per la regia di Carla Avarista, è stato
uno spettacolo accattivante, sia pure nella sua semplicità rappresentativa. Fondale
nero, nessuna scena, per arredo solo una
scrivania dietro alla quale il personaggio della regista, si ritrova ogni tanto ed una pedana dalla quale ad uno ad
uno si presentano al pubblico i personaggi shakespeariani. A tenere le fila
dello spettacolo è proprio lei la scenica regista che pazientemente ascolta
ognuno, dialoga con loro, unisce i vari pezzi, interviene, informa e si
frappone alle loro conoscenze, sì che i fatti, appaiano diversi da come i
personaggi ne abbiano convinzione. E così per circa un’ora, tale è la durata,
Giuseppe Manfridi, l’autore, ridà loro
la vita, dopo che Shakespeare ne ha tragicamente suggellato la morte. La prima ad
apparire è Desdemona infelice tutt’ora, perché Otello non ha creduto al suo
amore e alla sua fedeltà, lei che ha superato l’ostacolo più scandaloso del suo
tempo, la diversità di colore della pelle, ma quando saprà del tradimento di
Iago, considerato amico e di cui non avrebbe mai sospettato, si rasserenerà,
riconciliandosi con il sentimento amoroso. Anche Mercuzio apprende fatti che a
saperli prima non gli avrebbero falciata la vita, né quella dei suoi
giovani amici, Giulietta e Romeo. Tanti
dolori e tante morti evitate, ma tant’è sono le tragedie così volute dal sommo
cantore inglese. Anche gli altri personaggi apprenderanno fatti nuovi, vivranno
situazioni diverse, si spiegheranno certe reazioni e comprenderanno la vita
precedente. E’indiscusso che guardandosi
a posteriori ognuno sarebbe stato in grado di gestirsi diversamente da come non
l’ha fatto all’interno del personaggio, per cui nella fantasia postuma anche
Caterina, la bisbetica per eccellenza e Bianca si guarderanno con più
tolleranza e complicità e Shylock riuscirà finalmente a capire che la vera
perdita non è il denaro ma è la figlia che ha abiurato la religione.
Ingegnoso
il testo“Shakespeare Family” di Giuseppe Manfridi nel dare continuità ai
personaggi, spiegando, argomentando, anche in maniera corposa, a tratti filosofica e dottrinale ed
estraendo dalle loro anime e dai loro pensieri ciò che avrebbero voluto sapere
prima. Senza essere una “diminutio”, anzi il contrario, l’immaginazione
fantasiosa dei personaggi di Giuseppe Manfridi ricorda, per una certa
somiglianza, alle “Interviste impossibili”, andate in onda su Radio Rai dal 1974 al 1976. Nell’edizione
radiofonica alcuni tra i maggiori personaggi della cultura, Calvino, Eco,
Camilleri, Manganelli e tanti altri, sono 86 le interviste, incontravano altri
celebri, vissuti cento, mille anni prima. La variazione del
testo“Shakespeare Family”, affrontato dal
Piccolo Teatro del Giullare, sta nei dialoghi sceneggiati, al posto delle
domande rivolte all’intervistato, nello spettacolo radiofonico.
Nell’unico
tempo di rappresentazione lo spettacolo scorre fluido, nessun intoppo ai
ragionamenti delle varie vite che si manifestano. Di ottimo livello è la
recitazione, i personaggi sono stati stigmatizzati perfettamente e con la
giusta intensità drammatica. Ognuno, in
scena si è mosso con la naturale precisione, infondendo, laddove richiesto,
energia e tragicità come per la mansueta Desdemona, (Adriana
Fiorello), per la scatenata vivacità di Caterina e Bianca (Concita De Luca e Elena Monaco), un duo di
vitale esuberanza, per la magistrale bravura di Mercuzio (Andrea Bloise),
vigorosa fisicità e resa scenica straordinaria, per la dolce Giulietta (Caterina
Micoloni) forza e tragicità insieme ed
infine per la confermata bravura di Gaetano Fasanaro (Shylock ) e per la
duttilità con la quale si cala in ogni personaggio, Amelia Imparato (Regista).
Ad impreziosire lo spettacolo, curato da Carla Avarista, sono stati i video in
bianco e nero, “La bisbetica domata” ed “Il Mercante di Venezia”, mandati sul fondale e
scelti opportunamente, da Concita De Luca che, messa da parte, per quattro settimane, il
sabato e la domenica, la professione di giornalista, si è trasformata
egregiamente nella Bisbetica domata.
Le
luci e la scelta delle musiche sono, come sempre, della brava Virna Prescenzo.
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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