Nessun bambino è perduto
se ha un insegnante che crede in lui.
Educare i ragazzi a inserirsi in una collettività, a sapersi affermare e a gestire il conflitto, ad affrontare sconfitte e paure: è il compito di un insegnante. Più che un lavoro una missione, che richiede passione ed entusiasmo. Cosa si trova invece nelle scuole oggi? Docenti che barattano l’avventura della formazione con la sicurezza della routine. Presidi che scambiano la pedagogia con la burocrazia. Genitori che si lamentano dei “cattivi maestri” senza apprezzare quelli buoni. E solo gli eroi riescono a non perdersi d’animo in un sistema in cui manca la cultura della leadership, e raramente si riconosce il ruolo fondamentale di guida degli insegnanti.
In queste pagine Bernhard Bueb, da più di trent’anni in prima linea come preside, educatore, filosofo, lancia un appello: come reagire? Come riportare la vita in certe aule divenute stagni immobili, in cui si mortifica la personalità sia dei docenti sia degli alunni? Attraverso i nove “comandamenti” di ogni buon maestro: conoscere se stessi, accettare una guida, esigere e proteggere, essere d’esempio, darsi obiettivi chiari, saper fare autocritica, imparare a delegare, mantenere la calma. Ma soprattutto impostando la scuola secondo gli stessi principi. Attraverso aneddoti e riflessioni, teorie e dati, esperienze personali, Bueb delinea un’utopia molto concreta: una riforma radicale dell’insegnamento che infranga la tirannia del sistema rimettendo al centro l’anima e la creatività delle persone.
Bernhard Bueb
Bernhard Bueb (1938) è studioso di filosofia e teologia. Dal 1974 al 2005 è stato direttore di un esclusivo collegio privato tedesco. Con Rizzoli ha già pubblicato Elogio della disciplina (2007).
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