di Maria Serritiello
Si è trasformato in un covo di jazzisti, giovedì 14 gennaio, il C.C.C. “Luigi Francavilla”, di Via Lungomare Colombo 23, laddove la parola covo sta a significare una parata di grossi calibri della musica più libera che esista: il jazz.
A turno si sono esibiti: Il Trio Leo Aniceto, con Leo Aniceto al piano, Domenico Andria al contrabbasso e Giampiero Virtuoso alla batteria, mentre per la jam session, Marco De Domenico (piano), Carmine Viscido (contrabbasso), Gennaro Rinaldi (batteria), Fabrizio Spisto (sassofono), Fulvio marino (sassofono), Bruno Marino (tromba). Un’estemporanea musicale ad altissimo livello, considerato i nomi saliti in pedana, e con le improvvisazioni dei virtuosi ad insonorizzare il tempo. Tante le persone presenti in sala, quasi una riunione di vecchi amici che si ritrovano per condividere una passione grande, per cui pacche sulle spalle, abbracci di condivisione ed esagerato bisogno di suonare. Incredibile come la musica faccia da richiamo per molti di loro, un collante a cui nessuno si sottrae, arrivano a frotte, anche a sera inoltrata, con il loro strumento sotto al braccio e con l’unico desiderio di esserci per suonare. E così nella serata di giovedì scorso il C.C.C. Luigi Francavilla si è trasformato nel centro della musica jazz a Salerno, un mini “Cotton Club”, dove le note si sono estese fino a notte inoltrata e senza che nessuno avesse voglia di abbandonare la sala. La serata ha avuto successo, oltre che per la buona musica, anche per il gustoso cibo, consumato in allegra convivialità e preparato dal ristopub il “Delirium”, retto da Francesco Stanzione e la moglie Antonella, coadiuvati, nelle serate del centro, da Armando. Ogni giovedì, assicura il Presidente Giovanni Paracuollo, egli stesso strumentista (tromba) d’eccezione, si ripeteranno queste belle serate, dense di musica e di canto.
Ascoltare Leo Aniceto al piano, il trascinatore di questa ed altre serate, dono per i presenti, si comprende come possa la sua passione dall’animo trasferirsi direttamente sui tasti del pianoforte, la musica che ne segue è di raffinata esecuzione. A far da controcanto agli strumenti non sono mancate le voci, i due fratelli Simonis, per esempio, Valter, il cui canto, accompagnandosi con la chitarra, rimanda alle ballate americane alla Bob Dylan, mentre la voce di Francesca, duttile ed evocativa, ricorda, in alcuni passaggi, la calda voce di Billie Holiday. Uno spacchetto, se si riferisce ad un solo pezzo di batteria, ma di pregio, ha visto protagonista il quindicenne Jenny Ranaldi ed a fine serata, per il canto, si avvicenda in pedana la giovane napoletana, Maria Bonincontro, di appena diciannove anni, ma dal futuro certo per il suo genere “black”, il pezzo All of Me, infatti, è del nero John Legend. Prima di chiudere, definitivamente, i battenti sulla particolare serata, Martina Nappi, un jolly per il C.C.C. Luigi Francavilla e pregevole mentore di flauto, ci saluta, con la sua mirabile estensione di voce, cantando “Fly me to the moon” un evergreen di Frank Sinatra.
Maria Serritiello
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