di Maria Serritiello
Il 15 gennaio scorso, ospiti del Teatro La Ribalta, sito a Salerno in via Salvatore Calenda 98, si è esibita la Compagnia “I soliti dispetti”, provenienti dalla Capitale, in una commedia brillante dal titolo “Un Delitto tira l’altro”. La pièce, liberamente ispirata all’opera teatrale, “Il clan delle vedove” di Ginette Beauvais Garcin, è stata rielaborata da Barbara Torre che ne è anche la regista.
La commedia, articolata in due atti, appartiene al teatro d’evasione, divertente in più punti e parla di tre amiche, due di esse già vedove e la terza, lo è da appena poche ore, in circostanze quanto meno grottesche, il mal capitato marito, infatti, è morto per una caduta accidentale dello sciacquone, precipitato rovinosamente sulla sua testa. Rose è inconsolabile, amava il marito e ne elenca, in una sorta di elogio funebre, tutte le sue virtù. Le amiche, Ernestine e Francine, fanno di tutto per alleviare il suo dolore, vanno e vengono dalla sua casa, stazionano nel salotto, mangiano pasticcini e affrontano in tono ironico ed arguto la condizione vedovile, conversando divise tra rimpianti e disincanti. Ad interrompere la piacevolezza delle conversazioni salottiere e lo stato di vedovanza condiviso, ci pensano, a turno, estranei che rivelano la doppia vita del “santo uomo”, costellata da amanti, da omosex e figli illegittimi, per sfociare in inevitabili quanto spregevoli ricatti. L’oggetto del desiderio, per tutti i pretendenti, è la villa al mare a Saint Malò, in Bretagna, dove Rose andava malvolentieri, ma che ora è diventata una bella fonte di reddito. Dopo il primo e comprensibile sbandamento, accantonato il dolore, nel ripensare alla vita d’ingenua innamorata, stringe senza esitazione, con le sue amiche, solidarietà di vedove(!), un patto mortale, per mezzo del quale riuscirà, in un sol colpo a liberarsi dei pretendenti ed a godere dell’eredità con le sue fedeli amiche.
La commedia leggera e divertente, per i colpi di scena che si susseguono, c’introduce piacevolmente nel soffice mondo al femminile, dove l’astuzia, in questo caso sinistra, riesce a svolgere un ruolo importante, sia per la sopravvivenza, che per l’inizio di nuova vita, una volta eliminato l’ingombro maschile. Le tre donne, sedute in salotto, tra the e pasticcini, un cambio d’abito, un’intera sfilata, tutti molto belli, colorati e particolari ed un bonario pettegolezzo, riescono a mantenersi l’eredità, a fare a meno di un uomo ed a progettare un futuro di felicità. Un bel messaggio all’indirizzo femminile, se non fosse per il metodo, decisamente, scorretto.
Molto spontanea l’interpretazione dei vari personaggi, ad iniziare da Angela Mantella (Rose), per continuare con Patrizia Giancotti (Suzette), Paola Verdecchia (Francine) e Beppe Paternosto (Alain), l’unico uomo in questo universo di donne, costretto, per finzione scenica, ad essere dell’altra sponda. La recitazione di tutti è stata molto disinvolta, ognuno si è sentito a proprio agio nella parte ricevuta, tanto da rendere buone caratterizzazioni. Così è stato anche per Maura Boncristiani, perfetta, nella parte di chi sfoga sul cibo le proprie insoddisfazioni, così come nell’amica bonaria e pettegola. Ha retto bene la scena, impegnandosi con spigliata briosità, tanto da guadagnarsi la nomination, insieme a Paola Verdecchia, come migliore attrice, da una giuria giudicante, presente in sala. Sapiente la regia di Barbara Torre, per l’assemblaggio, la scelta delle musiche e l’ideazione del testo.
“Un delitto, tira l’altro” ha avuto (N.D.R.) il pregio particolare di riunire in sala, per applaudire Maura Boncristiani, da Roma, la sua famiglia salernitana, che non vedeva da tempo. Si sono trovati, così, ovvero ritrovati, zie, cugini e nipoti, per riallacciare un legame di sangue un po’ sbiadito dal tempo. Un bel selfie di famiglia, non c’è che dire.
L’Associazione culturale teatrale La Ribalta, istituitosi nel 2003, ma già attivo nel settore dal 2000, nasce con lo scopo di promuovere attività di carattere culturale d'ampio raggio: dal teatro, al cinema, all'uso delle nuove tecnologie. Il très d'union, tra le diverse specialità, è rappresentato dall'esigenza di sperimentare nuove forme d'espressione, secondo la logica intermediale, che è alla base dello scenario comunicativo attuale. In particolare l'Associazione si occupa della gestione e organizzazione di diversi laboratori socio-teatrali, si pone l'obiettivo di sollecitare iniziative di studio, ricerca, dibattito, formazione e aggiornamento culturale nel settore dello spettacolo, nella convinzione che tale attività costituisce servizio necessario ed indispensabile alla comprensione dei fenomeni culturali delle aree metropolitane e periferiche e favorire pertanto una maggiore conoscenza ed interpretazione sociale.
Maria Serritiello
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