Fonte: Tiscali.it Social News
di Marco Lodoli
Lo so, il paese è in crisi,
il governo latita, la gente vive male, ha paura, sente arrivare al galoppo il
peggio e non sa come affrontarlo, come reagire. E poi i grillini e i
berlusconiani, il PD e i magistrati, l’euro e le banche, e piove, piove, piove
sui nostri vestiti inzuppati. Però io non voglio scrivere di tutto questo, ci
sono persone che ne sanno mille volte più di me, opinionisti, polemisti,
interventisti ben attrezzati, loro prendono i numeri e ce li spiegano, vedono
le nuvole che si fanno sempre più nere e ci fanno il meteo sociale ed economico
giorno dopo giorno. Da ogni dove si alzano geremiadi, in ogni bar c’è l’esperto
di politica che accende le discussioni, le spegne e poi va via. Il mondo è
malato gravemente, forse lo è sempre stato, la violenza si alterna
all'’amarezza, le catastrofi si inseguono sulla strada che porta all 'infinito,
ci sembra che nulla abbia più un senso, solo la lotta per la sopravvivenza, la
gomitata a chi ci vuole sopravanzare, lo sgambetto a chi tenta di distanziarci.
E poi solo la ciotola con il riso, solo un bicchiere d’acqua. Però qualcosa di
buono accade sempre, qualche anima buona ancora guarda il modo misterioso in
cui le cose si accostano, vede il filo invisibile e d’oro che tiene unito
l’universo. Qualcuno ci parla addirittura di tenerezza. Ed è iniziata la
primavera, ventosa, bagnata, ma già profumata da un refolo di speranza. E pochi
giorni fa c’è stata la giornata mondiale della poesia: chi se ne frega, dirà
l’uomo in fila con le bollette da pagare in mano, e invece io dico che la
poesia è tutto. E non intendo solo gli endecasillabi e i settenari dei poeti
più o meno illustri. Intendo l’atteggiamento verso la vita, quella capacità
segreta di cogliere i nessi, i rimandi, le ombre, le luci, l’umido nel deserto,
il contatto amoroso tra gli spigoli e il filo spinato. Oggi prevale una
narrativa che è solo estensione del giornalismo. Niente di male, d’accordo, ma
così abbiamo perso il valore sacro della poesia, la sua potenza creativa, la
sua forza di consolazione. Le parole dei libri ormai sono le parole stanche del
mondo: le parole della poesia sono altre, semplici e fresche e sapienti, sono
le nostre parole eppure ci sembrano ogni volta nuove, come se chi le pronuncia
arrivasse da una terra lontana, dove tutto è più chiaro e più giusto.
Oggi voglio farvi leggere un
sonetto sulla primavera di Beppe Salvia: era mio amico ed è morto troppo
giovane. I giornali non si sono mai occupati di lui, ma non importa, io so che
la sua poesia è stata grande e che è ancora qui, e ci parla.
E’ quasi primavera, io
dipingo
già fuori sul terrazzo, tra
odori
di mari lontani e queste vicine
piante di odori, La salvia la
menta
il basilico e i sedani
dipingo
su tele bianche con pochi
colori.
Il verde perché son verdi le
piante,
e bianco il bianco nulla
della tela,
e il rosso dei tramonti sulla
vela
del cielo che apre un teatro
vero
a questi miei pensieri. Io
dipingo
la sera quando i tormenti più
vivi
accendono il cielo e bruciano
il cuore,
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