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domenica 28 novembre 2021

“Bella da morire” al Teatro del Giullare per la giornata internazionale della violenza sulle donne

 


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 25 Novembre è stata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, manifestazioni ovunque per ricordare i diritti inviolabili dell’altra metà del cielo. Il Teatro del Giullare di Salerno ha manifestato, come sa, ospitando uno spettacolo, scritto da una donna Tiziana Beato, collaborata da un uomo Antonio Mocciola e recitato da una donna Adele Pandolfi. Il titolo del monologo della durata di un’ora è “Bella da morire”.

Con parole essenziali ed incisive, Concita De Luca, rappresentante dell’ordine dei giornalisti e giornalista ella stessa in Salerno, introduce lo spettacolo del Giullare, reggendo in mano un paio di scarpe rosse, divenute simbolo della mattanza perpetrata ai danni delle donne. Indica, con mano accusatoria, nella prima fila, il posto vuoto di una donna se non fosse stata uccisa. Nel 2021, in meno di un anno, le vittime sono già 109 di numero, di cui 63, morte per mano del partner o di un ex, le uccisioni sono in aumento dell’8% in questo anno. Il teatro può, con la sua immediatezza, giungere alle corde più intime di chi lo frequenta e replicare contenuti al di fuori di esso, cosicché   un cambio di passo si potrà ottenere, insieme al resto, con la cultura. Se si vive solo per soddisfare bisogni primordiali, perché la conoscenza non ha dirozzato, è più facile sopprimere chi è più debole: la donna.

Si fa buio in sala e si va ad iniziare.

La scena scarna evidenzia una sedia ed una cornice e in angolo una salma ricoperta da un lenzuolo bianco, adagiata su di un carrello. Per contrasto alla lugubre figurazione, sparata nelle orecchie è la canzone “Vivere”. Fa un certo effetto con il morto di fronte, ma con curiosità si ascolta la canzone di Cesare Bixio del 1937 cantata da Carlo Buti, tratta dall’omonimo film

Appare lei, Anna Sole, con un camice bianco da lavoro, il pennello da trucco in mano, chinata sul viso della salma. Si capisce subito che è una makeup artist of the dead. La donna dà inizio, mentre esegue il trucco, ad una serie di riflessioni, ad un sincero sfogo, tanto dice il morto è morto e sarà benevolo nei suoi riguardi. Si apprende che è infelice, si sente sola, non ha frequentazioni per via del suo lavoro, meno che mai un fidanzato, perché credono che porta iella. E’ sfruttata dal suo principale, interessato solo ai denari ed al guadagno, per cui la incita a far spendere più soldi alle famiglie dei defunti. Lei crede, invece, che il cocchio tirato da otto cavalli e la bara in rovere o altro legno pregiato, felicità del suo cupido padrone, non serva a nulla, se non a scaricare il senso di colpa dei parenti o a farli apparire migliori di quel che sono. Lei è una ragazza semplice, ai suoi morti vuole bene, passa con loro parte della giornata, le fanno tanta compagnia e sebbene prenda le mazzette, se riesce a vendere un buon funerale, è dispiaciuta. Conosce i clienti da come si presentano e ciò che le chiedono, ce ne sono di varia umanità: i presenzialisti i latitanti, gli amatori i camorristi e di ognuno Maria Sole (Adele Pandolfi), ne imita la voce, caratterizzando da brava attrice qual è, la volgarità, la presunzione, la superbia, il comando, gli affranti dal dolore.  A volte la sua voce s’incrina, il tono recitativo  diventa tenero per quei morti solitari, quelli che hanno lascito i soldi del funerale per non dare fastidio, né impaccio economico per chi resta, ecco a quelli cesella sul viso un maquillage perfetto. Solo ai camorristi non trucca, nemmeno per una buona mazzetta. Parla con i morti perché non fanno niente, sono amabili perfino più di   sua madre che le rimprovera di non trovarsi uno straccio di marito. Con i morti, intorno c’è silenzio, ma lei è contenta perché l’assenza di suoni e parole, la si può riempire a piacimento. Il monologo va avanti, Maria Sole, ma più precisamente l’autrice “Tiziana Beato” nelle parole crude della morte, inserisce elementi favolistici, per cui dire della “petit mort”, sottintende la morte apparente della Bella addormentata nel bosco. Per fare la tanatoprattore, ovvero il trattamento post mortem, ha dovuto studiare varie discipline: chimica, anatomia e concetti di psicologia nei confronti delle famiglie, la sua è una professione importante, dice. Una sera rientrando dal silenzioso lavoro, trovò la sua casa inondata da tanto suono, da poco era terminata la duemila quarantaseiesima puntata di Beautiful, sua madre era dinanzi alla tv esanime, era morta con la musica. Suo padre l’aveva già lasciata, adesso è sola, perciò parla con i morti.

Il testo significativo ed intenso è recitato con bravura ed espressività variata da Adele Pandolfi, attrice di consumata professione, basti pensare alle 296 puntate dalla prima, nei panni di Rita Giordano, nella soap opera Un posto al sole. E’ anche autrice di un libro Morta di soap pubblicato nel 2001 e nello stesso anno è guest star in un episodio di Una donna per amico. Lavora prevalentemente in opere teatrali. E’ un’attrice a tutto tondo, Adele, e con la sua performance ha valorizzato a pieno l’ottimo lavoro di Tiziana Beato, che è stata coadiuvata dal drammaturgo e scrittore teatrale, Antonio Mucciola. La regia è stata affidata a Pier Paolo Palma, un esordiente talentuoso e l’aiuto regia a Giorgia de’ Conno, le musiche originali sono di Andrea Boccia. Un buon team, affiatato e pronto per riscuotere successo

Tiziana Beato, una vecchia conoscenza sia per me (N.D.R) che per   il Teatro del Giullare di Salerno, qui nel 2014 venne a presentare il suo primo libro “La paura è bugiarda” e ancora in questo stesso luogo il debutto della sua creatura teatrale “Bella da morire”.  Una prima e della sua preferenza le siamo grati, che ha avuto, sì, il sapore amicale, ma gli applausi convinti sono stati tributati al valore intrinseco dello spettacolo.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu









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