Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Andrea
Carraro, regista, attraverso pezzi significativi di opere di William Shakespeare, mette in scena
personaggi che hanno avuto a che fare con il potere, senza goderne i privilegi,
anzi vivendo ansie e tormenti imposte dal loro stato. Si scopre così, che
quelli che si pensa essere uomini privilegiati, non vivono una vita migliore,
sottoposti come sono dagli intrecci delle loro vite. Lo spettacolo prende forma
come una sorta di teatro elisabettiano, trasportato in un sala abbandonata ed usata
per fare le prove. La scena, senza essere nascosta dal sipario, appare cosparsa
di oggetti inutilizzati: un ventilatore, sedie capovolte, una scala e al centro
una poltrona di colore beige, priva di un bracciolo, ad indicare il trono,
potere giacente dei re.
Gli attori, nel buio più
totale della sala, si posizionano e sono pronti ad essere per la durata dello
spettacolo: Volumnia (Cinzia Ugatti),
Bruto ed Antonio (Andrea Carraro),
Riccardo II (Amelia Imparato),
Enrico V (Gaetano Fasanaro). Utile
per la comprensione e la fruibilità dello spettacolo sono i trafiletti ad
introdurre l’ambientazione, il tempo, il personaggio ed il punto esatto del
recitato. La ricerca accurata di Andrea
Carraro trasposta in un pezzo teatrale, ha il pregio dell’aver scelto
personaggi, che pur potendo esercitare potere per la loro genia o meriti di
battaglia, sono obbligati a soccombere, così Coriolano, che per essere
confermato console ha bisogno dei voti della plebe, quel volgo a cui ha negato
il grano e che disprezza. Accade che “Il
servo è più felice del suo re” e il si “deve”
popolare, Andrea lo ripeta con grande vigoria, tanto da farlo risuonare in tutto
il Giullare.
“Ascolta
questi buoni consigli, il mio cuore non è incline a piegarsi più del tuo, ma ho
un cervello che sa guidare la collera ad un fine migliore…
E’ Volumnia, ovvero Cinzia Ugatti a parlare, a dare buoni
consigli, a provare a convincere Coriolano che faccia ritorno a Roma, a non
tradire il suo sangue. La fermezza della voce, unita ad una velata
preoccupazione sono porte al pubblico con grande bravura interpretativa e
quando sarà Cleopatra, altro personaggio perdente, non cambia registro,
l’espressione vocale è dolente, è piena di dignità. Fasciata da un abito nero
lungo, che le scopre le spalle, Cinzia Ugatti, con il portamento del suo corpo
dà un impronta personale al personaggio di Volumnia, prima ed a quello di
Cleopatra, dopo. Di fronte ha un rabbioso Andrea
Carraro, nei panni dell’offeso Coriolano, il primo re, dei quattro
rappresentati. E’ se stesso nell’imperiosità della voce e nel cipiglio
altezzoso ed è convincente quando con moderazione pronuncerà l’elogio funebre di
Cesare. Due facce per la stessa bravura di Carraro, che di questo spettacolo è
anche il regista.
Ad uno ad uno, poi, si
ascoltano i pezzi di Riccardo II “Da
qualche tempo” interpretato magistralmente da Amelia Imparato e il sostenuto discorso di San Crispino, recitato da un sicuro ed energico Gaetano Fasanaro. Le atmosfere profonde
dello spettacolo hanno avuto risalto dalle luci della brava Virna Prescenzo
E’ stato un bell’andare
al riascolto delle tragedie di William Shakespeare, le 4 romane da lui
composte, spettacoli sempre più rari nel teatro odierno, per cui respirarne e
viverne le atmosfere è stato oltremodo gradevole.
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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