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giovedì 4 novembre 2021

CIAO SERGIO E NON ADDIO DI MARIA SERRITIELLO

 





Di Maria Serritiello

Ciao Sergio e non addio, difficile il commiato definitivo, non ti si addice, hai solo 57 anni e sei il più piccolo della seconda generazione Serritello. I nostri genitori ci hanno lasciati da un bel po’, fiduciosi che avremmo avuto anni da vivere nella felicità e nella fratellanza. Ed invece tu sei già il secondo che se ne va, dopo Antonio, lasciando i tuoi fratelli Alfredo e Alberto, attoniti e noi tutti. Loro più grandi di te non si danno pace. Alberto, nell’abbraccio scambiato mi ha detto: < non è giusto, non è giusto…> Si, è vero, nell’immaginario di ognuno c’è un’ordinata sequenza che vede allontanarsi prima i maggiori e poi i minori. Intanto a piangerti c’è anche tua madre, genitrice superstite, che vive in un mondo tutto suo, e meno male, la malattia l’ha risparmiata dal dolore innaturale di sopravvivere alla propria creatura.

Per dire di te come figlio e fratello è bastato andare indietro   nel tempo per ritrovarti fanciullo riccioluto, cotto dal sole a giocare interminabili partite di pallone sulla spiaggia. Il mare l’avevi di fronte ed io ti, vi, venivo a trovare per fare i bagni con voi. Vi ho sempre accumunati, te e i tuoi fratelli, al mare e ancora oggi è così.

Per un lungo periodo non ci siamo frequentati, la parte centrale della nostra vita l’abbiamo trascorsa a svolgere le attività lavorative che assorbivano tutto il tempo, ma con zio Alfredo, mio padre, eri in contatto, il lungo filo della parentela era salvo. Così sapevo di te, del tuo lavoro, bar tabacchi 138, della tua vita affettiva, dei tuoi figli, tre, Danilo, Syria e Samyra, del tuo cane lupo, della tua sensibilità per gli animali, per i disabili, per tua madre che non ti riconosce. Un uomo, eri diventato, un uomo buono e pieno d’amore per tutti, soprattutto per i tuoi figli e così in Danilo calibravi la solidità e le capacità, il bastone della tua vecchiaia, pensavi e nelle tue principesse, come le chiamavi tu, Syria e Samyra, la leggiadria tutta al femminile che ti scaldava il cuore, quello stesso che si è spaccato in due, prima che ti accorgessi del brutto scherzo. A volte lasciavi tutto dietro alle tue spalle e diventavi di nuovo un ragazzino spensierato, uscivi con i tuoi nipoti, Livia e Giuseppe e la loro comitiva, quante risate e che divertimento. Mi viene da dire meno male, visto come sono andate le cose.

Ora tu sei nella pace eterna, il tuo tempo terreno si è concluso, consumatosi in fretta, da restare increduli, da pensare che da domani tutto ricominci d’accapo, come sempre, ovvero, apri la saracinesca del tabacchi 138, ti rammaricherai del cattivo tempo, una giornata di sole è sempre meglio, chiami al cell tuo fratello Alfredo e progetti il fine settimana, in fondo la vita è bella se non viene colpita dalla morte. Sei ancora immerso nella realtà, mentre te ne vai, nessuno se ne accorge, una giornata come le altre e dietro alla porta chiusa, metafora della morte, provi a dividerti da noi.


Dietro la porta

Dietro la porta

chiusa,

il moto della vita

s’infrange

come onda

allo scoglio.

Notte, il tuo giorno,

compiuto celere,

senza pensieri soliti,

senza parole nuove

e senza battiti d’amore.

Dal cuore impazzito, lo schianto!

Or ora, noi,  i ricordi

ci raccontiamo   

                                                            

 Non ti dimenticheremo, Sergio e tu, fai altrettanto!




 

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