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venerdì 12 novembre 2021

Per quattro domeniche al Teatro Genovesi la Compagnia dell’Eclissi replica “L’acquario” di Claudio Grattacaso

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello



Ed eccoci.  Domenica 7 ottobre si è tornati a teatro, il nostro luogo prediletto, per godere di spettacoli scelti e vicini alle nostre corde: “L’acquario” di Claudio Grattacaso. Il giovane autore, classe 1962 è nato a Salerno, dove vive e svolge l’attività d’insegnante di scuola primaria. “L’Acquario” è il suo secondo pezzo, dopo “Il nodo della perpendicolare” ad essere scritto e messo in scena dalla Compagnia dell’Eclissi.

 

Tre amici o ritenutosi tali, vanno ad incontrarsi nella casa di uno di essi, Elio (Enzo Tota), scrittore in preda ad un attacco di pancia. Vive chiuso nel suo studio, circondato da innumerevoli libri, incasellati in un ordine maniacale nella libreria a parete, eccellente la scenografia di Luca Capogrosso a riprendere l’ossessività dei libri anche sulle poltrone, e sugli sgabelli. Elio si concede due finestre, aborra i balconi e da poco si è regalato un acquario che troneggia al centro della stanza, incastonato nei libri. Con i pesci, ai quali ha dato nomi importanti, è in perfetta sintonia e ritrova nell’osservarli un po’ di quel calore che gli manca. La scelta di un acquario come amico, la dice lunga sul carattere spigoloso dello scrittore. Non da meno sono i suoi amici, Donato (Felice Avella), per esempio, eternamente in fuga da una situazione familiare complessa e da sua figlia che lo spia ovunque vada e Sandro (Ernesto Fava), belloccio, che crede di essere prestante con ogni bella donna che gli capita a tiro, previo, poi a servirsi di stratagemmi, come l’autografo su di una copia del libro, scritto dal suo amico, per fare breccia sulla nuova fiamma della quale, questa volta, è follemente innamorato. Ognuno, inizialmente, lamenta la sua condizione, che alla loro età non è certo felice, poi mano a mano iniziano a graffiarsi come vecchie gatte sul loro vissuto, quasi che l’infelicità dell’uno può compensare quella propria.

Fotografia amara di una collettività sull’ orlo di una crisi profonda, di cui i tre amici ne interpretano i cardini, avendo smarriti i valori etico- estetici ed incapaci di offrirsene di accettabili. L’autore raschia sul fondo di un barile consunto di una società, che poco o niente di buono lascia intravedere, se l’amicizia, valore universale viene disinvoltamente calpestato. Si scoprono i soprannomi dei tre, ognuno sa quello degli altri due, ma non il proprio, per cui Elio è appellato “copia ed incolla”, Donato, “puffetone” e Sandro, “pisellino di legno”. Da questi appellativi s’intuiscono difetti inconfessati, sebbene la loro amicizia sia di lunga durata. Donato, che appare un infermiere ligio al dovere, non è altro che un mantenuto, e lo si scopre dal contenuto della sua borsa professionale, dimenticata occasionalmente a casa di Elio, lo stesso Elio è incapace di mantenere una relazione seria con una donna e si rifugia tra i libri dai quali attinge, si fa per dire, linfa per i suoi scritti e Sandro che fa outing sulla propria condizione sessuale. Quello che esce dalle loro bocche fa inorridire; cala mestamente sugli spettatori una scia sordida di umanità impietosa, sicché dalla sala si esce sgualciti nei sentimenti ed a nulla serve la ricomposizione finale dei tre, il danno è stato fatto ed il loro stare insieme è solo frutto di smarrimento e paura della più ingrata solitudine. 

A ben guardare fisicamente l’autore di “Acquario”, lo si direbbe  incline  all’ottimismo, un peana alla speranza,  ed invece ha portato sulla scena una borghesia lacero-contusa, senza alcuna speranza di salvezza escatologica, impigliata, com’ è, nel niente della triste condizione di vivere, nell’ affidarsi ad un effimero bene materiale, come può essere un acquario, per convincersi di buttare alle spalle il niente della propria esistenza, il  compiacersi del proprio sé e  delle proprie capacità! Fine modulo

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Bravi gli interpreti: Tota, Avella e Fava a caratterizzare i tre amici, con i loro i tic e difetti. Un intreccio perfetto di dialogo, battuta dopo battuta, spesa ad identificare caratteri e contesti, voluti dall’autore , in crescita come commediografo. Sempre dosata la regia di Marcello Andria e l’impegno di Angela Guerra, come direttrice di scena. La musica di Marco De Simone ha sottolineato, senza invadere, i momenti salienti e buono il progetto grafico di Giulio Iannece, su cui ha lavorato Luca Capogrosso. Una commedia di pregio, dunque, ad accompagnare l’apertura della stagione teatrale del Teatro Genovesi e dei suoi interpreti: Compagnia dell’Eclissi

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





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