La Giornata mondiale della poesia cade ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera (anche se la data dell’equinozio non è così precisa come vuole la tradizione). Tale Giornata è stata istituita dall’UNESCO per riconoscere alla poesia un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo tra le culture, della comunicazione e della pace.
Nel celebrare questa Giornata mondiale della poesia 2016 Irina Bokova, direttore generale dell’UNESCO, si ricollega a William Shakespeare, di cui quest’anno ricorrono i quattrocento anni dalla nascita, e lo fa citando un passo di Sogno di una notte di mezza estate: «L’occhio del poeta, rapito dal suo bel delirio, dirige lo sguardo dal paradiso alla terra: e, come la fantasia riesce a dar corpo alle cose sconosciute, la penna del poeta le traduce in forme e concede a un nulla fatto d’aria un luogo dove vivere e un nome». Per Bokova, «l’Unesco riconosce il valore della poesia come simbolo della creatività della mente umana. La poesia contribuisce all’espansione della nostra comune umanità e aiuta a rafforzarla, a renderla più solidale e più cosciente di se stessa». Inoltre, «le voci che trasmettono la poesia contribuiscono a valorizzare la diversità linguistica e la libertà d’espressione. Collaborano nello sforzo mondiale a favore dell’educazione artistica e alla diffusione della cultura».
«A volte – continua Irina Bokova nel suo messaggio per la Giornata mondiale della poesia 2016 – la prima parola di una poesia è sufficiente per recuperare fiducia dinanzi le avversità e trovare il cammino della speranza dinanzi alla barbarie. Nell’epoca dei robot e dell’immediatezza estrema, la poesia apre uno spazio di libertà e avventura nei confronti della dignità umana. Ogni cultura ha la propria arte poetica e la utilizza per trasmettere conoscenze, valori socioculturali e una memoria collettiva che rafforza il mutuo rispetto, la coesione sociale e la ricerca della pace».
Infine, sostiene Bokova «la poesia ha la capacità di unirci, indipendentemente dalle origini o dal nostro credo, per mezzo di quello che di più profondo ha l’umanità».
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