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mercoledì 6 novembre 2013

Fausto Russo Alesi, ha interpretato al Teatro Ghirelli di Salerno “Natale in casa Cupiello


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello


Fa un certo effetto ascoltare la battuta della celebre commedia di Eduardo, Natale in casa Cupiello: “ Lucarie’, Lucarie’… scétate songh’ ‘e nnove”. Lucariè , scetete song e nove” e sentirla detta da Fausto Russo Alesi e  non da Pupella Maggio. Eppure la voce della storica interprete, e non solo la sua, ha aleggiato per tutta la durata dello spettacolo, nell’oscura sala del Teatro Antonio Ghirelli, la scorsa settimana. Un’ora e un quarto di spettacolo, senza interruzione, in cui tutti i personaggi della commedia sono usciti dalla gola del bravissimo attore siciliano, per sistemarsi invisibili in scena, su di un ampio tavolo cosparso di oggetti: sedia, lampadario, ombrello, testa di gesso, scarpe, corona di stagno, arnesi di falegnameria, colla e  tazzina di caffè.

Che cosa abbia indotto a Fausto Russo Alesi a volersi cimentare  con il pezzo più popolare di Eduardo, riducendolo ad un monologo solitario è lui stesso a dirlo: “È da molto tempo che coltivo il desiderio di accostarmi a questo grande attore-autore-regista e al suo patrimonio drammaturgico e Natale in casa Cupiello, in questa versione solitaria, mi è sembrato un modo possibile, una chiave d’accesso per incontrare la sua arte e il suo linguaggio.”

Fausto Russo Alesi, nato a Palermo 40 anni fa, si è voluto cimentare  con il pezzo più popolare, più  familiare  ma il più complesso di Eduardo. Il tema della solitudine e dell’ incomunicabilità,  presenti nella famiglia Cupiello, ne fanno un pezzo realistico e  di stretta attualità. Una sfida interpretativa, quasi una prova d’orchestra, in cui i 10 personaggi, sono rappresentati dalla sola modulazione della voce e dall’efficacia del suo corpo. Non un’imitazione, come poteva essere, ma un’efficace, quanto originale  interpretazione, senza, per altro, guastare, né smantellare l’impianto della commedia. Un assolo piacevolissimo in cui la sua recitazione, anche se con qualche inevitabile inflessione isolana, è stata perfetta e magica la voce variata dei personaggi. Il suo viso struccato, al naturale, si appaia con le differenziazioni delle spalle, delle gambe e dei gesti delle mani per ricucirsi addosso i vari personaggi e così Luca Cupiello ha  la schiena ricurva; Concetta ha le braccia incrociate sul petto; Tommasino ha  movenze  femminee; Nicola è spavaldo con le mani in tasca; Ninuccia ostenta un fianco e Pasqualino ha il collo in estensione ma anche  per Vittorio Elia, il dottore, Raffaele e  i vicini, che affollano il terzo atto, ci sono mimiche che li differenziano.

La sua performance, un’aggraziata e minima contaminazione del testo, è accompagnata più volte dall’afono sillabare del pubblico, che ripete, conoscendole a memoria, quasi tutte le battute, a volte addirittura anticipandole, mentre spia, confronta e quasi  attende  qualche errore per chi ha scelto di confrontarsi col grande Eduardo. Lui senza timore e con sicurezza va avanti nella recitazione, rendendola unica, perfino commovente ,quando, rifacendo Luca Cupiello in fin di vita, rivolge ossessivo la domanda a Nennillo “Ti piace o Presebbio”? Povero Luca Cupiello, isolato ed innocente, il  deresponsabilizzato bambino di casa, che trova  la sua massima realizzazione, ogni anno, nella costruzione del presepe, un pezzo di unica poesia, un’arte che  nessuno è disposto a condividere con lui se non prima di morire.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu





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