Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Timidamente
due giovani, un uomo ed una donna, in un luogo sconosciuto, imprecisato,
arredato con scaffalature di freddo metallo grigio ed elementari figure
geometriche alle pareti, s’incontrano. Non si conoscono e non parlano la stessa
lingua, infatti, l’uno, si esprime in italiano,
l’altra in inglese, ma si stanno cercando, perché là hanno appuntamento.
Questo
l’inizio di “Nel nome del padre”, un unico atto di Luigi Lunari, per la regia
di Andrea Carraro, in cartellone per due serate, il 9 ed il 10 novembre scorso,
al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno. Due soli attori in scena, Maria
Giordano e Stefano Persiano, rispettivamente nei panni di Rosemary Kennedy,
figlia del vecchio patriarca e sorella del presidente americano assassinato e
Aldo Togliatti, l’erede legittimo del leader del partito comunista italiano. Come spesso avviene, essere figli di uomini di
potere e di grande personalità, non agevola i rampolli, proprio com’ è capitato
ad Aldo e a Rosemary. Nella finzione teatrale i due s’incontrano per rimuovere
i drammatici ricordi della loro esistenza, per liberare la mente ed il cuore da
rancori, da ingiustizie e vessazioni subite, una sorta di catarsi, condizione
essenziale per andare definitivamente verso la luce. Così, man mano che la
rappresentazione va avanti, il luogo in cui stazionano appare sempre più somigliante ad una sorta di limbo purificatore.
Nel racconto che a turno fanno di loro stessi, per la verità più aperto il
figlio di Togliatti, più recalcitrante la terza figlia del vecchio Kennedy, si
apprendono particolari non molto noti al grande pubblico. Quella di Rosemary,
per esempio, non è solo la sofferenza dell’animo, per un differente trattamento
di famiglia, ma un reale dolore dovuto all’ingiustizia subita, quella di essere
segregata, a soli 23 anni in una clinica
per ritardati mentali, per paura che il
suo modo libero e ribelle di vivere, svergognasse la famiglia. Anzi fanno di più, senza porre indugio, la lobotomizzano,
consegnandole fino alla fine dei suoi giorni
una vita di povera larva. Non va meglio all’unico figlio di Palmiro
Togliatti che vive per molti anni in una clinica psichiatrica di Modena, dove
non viene nemmeno registrato. La sua depressione può farsi risalire a quando il
padre abbandona la madre, per unirsi alla giovane Nilde Iotti. Ciò che gli procura grande
frustrazione è l’adozione da parte dei due di una bambina, mentre a lui, figlio
di un Dio minore, il padre riservava carezze con il distacco che soleva
rivolgere al suo mastino napoletano, anche
se poi diceva ai compagni che suo figlio
era «bravo: ha letto più libri di me». Schizofrenia
con spunti autistici, questa la diagnosi,
prognosi che lo fa interloquire con Rosemary, la sua “pari“in modo nevrotico e
a scatti. Intanto per andare oltre devono trovare un accomodamento per se
stessi, misericordia per gli altri e una sorta di affettività tra loro. Il
destino comune li unisce e sia pure di estrazione sociale diversa trovano il tratto
della tenerezza e della dolcezza. Ecco sono pronti, ora possono lasciare tutto
dietro di loro, dinanzi c’è la luce eterna.
L’impianto
del dramma è costruito semplice e altro non è che una seduta di psicoanalisi
con fitti dialoghi che svelano ogni cosa dei due protagonisti, Ad ogni particolare nuovo, che ne delinea la
complessa personalità, a turno si alleggeriscono
degli indumenti, di bianco colore, metafora di una purezza da raggiungere. Il
dramma sentimentale, come lo definisce lo stesso Lunari, è stato bene,
interpretato e con istintiva naturalezza dai due attori. Sia Maria Giordano (Rosemary) che Stefano Persiano (Aldo), lei infantilmente imbronciata
e aggraziata da mossettine, lui nevrotico e dislessico, difetto che lo fa
parlare a scatti, hanno caratterizzato i due personaggi, senza risparmiarsi,
data anche la lunghezza del pezzo. Un colpo da maestro, inserito nella
rappresentazione, è sicuramente
l’operazione di lobotomia, mimata sulla povera Rosemary da Aldo. Ridotta, così,
ad una bimba, a lui non resta che
cullarla, cantandole lentamente l’inno dell’Internazionale.
Nel finale, allora, tutto si ricompone, i
mondi contrari di Aldo e Rosemary si sono uniti, la vicinanza affettiva dei due
è palese e la luce che dovrà accoglierli
è là pronta, abbandonate le scorie
terrestri.
Il
Cast.
Rosemary:
Maria Giordano
Aldo: Stefano Persiano
Scene: Andrea Carraro
Luci e suoni: Virna Prescenzo
Aldo: Stefano Persiano
Scene: Andrea Carraro
Luci e suoni: Virna Prescenzo
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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