"’E pprete ’e casa mia"
di Giovanni D'Amiano
Edizioni Duemme
"’E pprete ’e casa mia"
di
Giovanni D'Amiano
293 poesie. con traduzione in lingua, in 370 pp. tutte dedicate alla vita e alle tradizioni nella campagna.
La Prefazione
di Armando Maglione
Chi volesse capire che cos’è, o meglio che cosa è stata, la cosiddetta “civiltà contadina”, potrebbe utilmente leggere questa raccolta di poesie in dialetto napoletano di Giovanni D’Amiano, che non è azzardato considerare l’equivalente poetico di un museo della civiltà contadina, dal momento che l’autore sembra proprio proporsi di ricostruire, con l’amore sofferto di un figlio e insieme col distacco dell’antropologo, i lineamenti di questo mondo che non c’è più.
Non è un tema molto frequente, nella poesia dialettale napoletana, quello della campagna, che è evocata in genere per esprimere la dolcezza del paesaggio e la presunta serenità di questo mondo (sono purtroppo un’eccezione le indimenticabili, dolenti figure di contadini presenti nella poesia di Raffaele Viviani). Il poeta napoletano preferisce rimanere in città. Al massimo si spinge fino a una trattoria fuori porta, dove si estasia all’odore dell’anepeta nuvella…
D’Amiano appartiene a un’altra razza, è un poeta “parulano”, per¬ché nonostante la sua laurea, nonostante la sua raffinata cultura, la sua anima, come egli stesso dice, è rimasta “pa-rulana” (non a caso Parula, cioè “Campagna”, era il titolo originario di questa raccolta).
Egli ci parla appunto, in queste poesie, del mondo della parula, che conosce per diretta esperienza e che è qui rivissuto dall’interno, come solo è possibile a chi c’è nato dentro, ci ha vissuto e penato per lunghi anni e ne porta ancora le cicatrici.
Anche per questo la sua poesia non scade mai in quella che Compagnone chiamava la «fastidiosa arcadietta partenopea», anche per questo la rappre¬sentazione che egli ci dà di questo mondo è potente e appassionata, a volte ironica e scanzonata, a volte commossa e delicata, ma sempre improntata a un sano realismo, senza mitizzazioni o censure.
Ogni poesia è un tassello del mosaico che raffigura questo mondo e che si ricompone da-vanti ai nostri occhi mentre il poeta ci parla della durezza del lavoro dei campi, della fame, delle malattie causate dalla povertà, ma anche delle dolcezze, dei valori, della saggezza della vita contadina, dei sapori e degli aromi della cucina “cafona”, dei tanti me¬stieri ormai scomparsi, con tutto l’armamentario dei relativi attrezzi, delle usanze anch’esse scomparse, dei giochi infantili, delle croci e delle delizie dell’eros contadino, di una folla sterminata di figure pae¬sane, affettuosamente rievocate, su cui campeggiano naturalmente con grande rilievo le immagini struggenti della madre e del padre.
Si potrebbe dire con ragione che questo è un “romanzo di forma¬zione” in versi, perché sullo sfondo di questo mondo si snoda tutta la vita dell’autore, dalla nascita come figlio di un contadino che per sbarcare il lunario faceva anche il mmerdajuolo, fino a quando diventa “dottore”, unico esempio nella sua famiglia, e a trent’anni lascia la campagna per trasferirsi in città.
Fa piacere infine segnalare, nell’autore, non solo l’efficacia espressiva del suo dia¬letto, anch’esso rusticano e non cittadino, ma anche la sua non comune capacità di orientarsi nel gi-nepraio della grammatica napoletana: a fronte di tanti scrittori napoletani, anche noti, che non sanno scrivere in napoletano, Giovanni D’Amiano è un poeta che conosce bene il dialetto, ma sa anche scriverlo come si deve.
'E PPRETE 'E CASA MIA "
di Giovanni D'Amiano
Venerdì, 6 dicembre p.v.
presso il Circolo Nautico di Torre del Greco ( al porto)
alle ore 18,30,
" 'E PPRETE 'E CASA MIA "
Relatore: Ermanno Corsi;
lettore: Lello Ferrara
intervalli musicali: Maestro Domenico D'Amiano
INGRESSO LIBERO.
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