Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Vederla
interagire con il pubblico al Ridotto di Salerno, durante lo spettacolo, il secondo della stagione “Che comico 2013-2014” , si capisce perché
Barbara Foria ha titolato il suo spettacolo “Meglio un Uomo subito che un
Marito domani”, rimarcando un vecchio adagio che cita “meglio un uovo subito
che la gallina domani.” Così il
proverbio, trasformato in scena da Barbara Foria, ha fatto suo il
concetto del prima e del dopo, concludendo che del marito non se ne ha proprio
bisogno, come falsa e lusinghiera, si è rivelata, per tutte le bambine, la favola gioiosa del
matrimonio, raccontata all’infinito dagli adulti, con l’ottimistico finale “e vissero felici e contenti”.
“Io
credo nel matrimonio” recita rivolta al pubblico con aria furbetta che fa
presagire il contrario “è l’unica istituzione che permette a due persone di
superare insieme quei problemi che non avrebbero mai avuto se non si fossero
sposati”
Barbara
Foria, che tanto successo ha avuto a Colorado, la divertente trasmissione televisiva
su Italia 1, nata nel 2003 da un’idea di
Diego Abbatantuono, affronta, nelle sue tirate, i rapporti non proprio
idilliaci tra un uomo e una donna che decidono di vivere insieme. Napoletana,
precisamente di Pomigliano D’Arco, bionda, occhi verde scuro, snella, laurea in
giurisprudenza, nonché abilitazione alla professione ed un largo sorriso empatico,
in scena si muove con naturalezza, anzi
con sfrontata disinvoltura, affrontando nel monologo, la realtà della coppia con
ottica tutta femminile. Situazioni, non propriamente salottiere, entrano con
semplicità nel discorso, così il ciclo, l’orgasmo,
il sesso e l’intimità della vita a due ma anche una passerella di comportamenti
maschili che dividono e aizzano ad arte
il pubblico. Barbara ha una parlantina sciolta e comunicativa, per cui non fa
fatica a convincere delle sue tesi. Nulla dell’universo femminile è trascurato, sicché nel suo monologo entra di
diritto il capitolo suocera. Le battute su “mammina” si sprecano, Barbara ne ha
in serbo tante, tutte condivise dalle donne, sia esse giovani che andate negli
anni, mentre gli uomini sorridono a bocca stretta, per loro, si sa, nessuno
donna le è simile. Man mano che lo spettacolo va avanti, l’artista estende l’assolo
alle nuove abitudini del maschio, l’andar, per esempio, nei centri estetici a
depilarsi tutto il corpo, a pinzettare le sopracciglia, a colorare i capelli,
che per frequenza supera la donna. L’altra fissa degli uomini d’oggi è il
tatuaggio maori, disegnato su tutta la pelle, magari con il nome della donna
amata ma a fargli fare la spesa come si deve è tempo perso, così pure
rispondere al telefono se lei è sotto la doccia. Ad uno ad uno i difetti del maschio vengono
fuori, per non parlare di quelli accumulati a letto, nessuna meraviglia,
dunque, se nella chiusa Barbara Foria si
affida ad un altro proverbio cambiandolo come il primo per cui “ogni lasciato è
perso” diventa “ogni lasciato è meglio” se è questa la qualità del maschio
attuale. Uno spettacolo ben dosato, arguto e presentato con simpatica
scioltezza, buono anche il linguaggio,
mai estremo e se qualche parolina ci scappa, le successive sono forbite ed
eleganti.
Backstage
Raggiungo
Barbara Foria nel camerino del Teatro Ridotto, poco prima dello
spettacolo. La scopro intenta al trucco e mi trovo invadente, ma lei molto gentilmente m’invita ad entrare e mi
concede l’intervista, continuando, senza imbarazzo, il maquillage. E’ gioviale,
espansiva, socievole e subito sento di poter entrare in sintonia con lei. Ho
conosciuto i siparietti di Barbara
quest’estate, all’Arena del Mare di Salerno, ospite al Premio Charlot, non
avevo mai seguito, invece, le sue
performance a Colorado. La sua vivace comunicativa permette di parlarci in modo
informale e semplicemente con il tu.
D):
Barbara che cosa ti ha fatto decidere a non fare l’avvocato?
R):
Non ho mai pensato di farlo, troppo statico, non sopportavo di trovarmi chiusa
di pomeriggio in uno studio ed avere a che fare con scartoffie, il diritto mi
avrebbe messo l’angoscia. Ho un animo troppo zingaresco e questo lavoro mi
permette di viaggiare in una maniera incredibile, in verità dopo dieci anni mi
sono stancata anche di viaggiare. Di fare l’avvocato mi sarebbe piaciuto,
perché ho sempre avuto una spiccata parlantina, una grande ars oratoria, ma
l’idea di svegliarmi la mattina e trovarmi in tribunale non mi andava. Era
anche divertente, perché gli avvocati, indossando la toga, sono degli attori. In effetti non mi sono
allontanata di tanto.
D):
Hai un modello a cui ti sei ispirata o magari a chi vorresti somigliare?
R):
Sono cresciuta con la comicità napoletana, con i Drive In e con Renzo Arbore,
un precursore, un maestro a cui rifarsi. Ecco mi piacerebbe fare un programma
come “Indietro tutta”, i personaggi di quella intelligente e fortunata
trasmissione sono entrati nella storia della comicità. Totò, Troisi, poi, ed il loro un umorismo avrà sempre valore,
quello attuale è differente si deve adeguare al mercato.
D):I
testi li scrivi da sola?
R):Si
e fino allo scorso anno con la collaborazione di Luciano Reca, un autore
storico napoletano, che ha scritto tanto anche per Gino Rivieccio. Luciano è’
venuto a mancare da un anno, una perdita immane per me che lo consideravo
come un padre, mi ha insegnato tutto,
incoraggiandomi a non lasciar perdere. Quando mi scrivo i testi sono solita
chiedere collaborazione e conferma agli
autori, mi piace avere il loro punto di vista maschile e lavorare in gruppo.
D):
Il primo spettacolo a cui hai assistito
R):
Di spettacoli ne ho visti tanti, ma ho un ricordo lucido di Peppe Barra e di
sua madre Concetta al Cinema Gloria di Pomigliano D’Arco. I miei genitori
avevano l’abbonamento ed io non avevo più di sei anni.
D):
La comicità femminile è indietro rispetto a quella maschile, quale secondo te
la ragione, perché le donne sanno far ridere di meno o cosa?
R):
Chi l’ha detto? (perde di botto il sorriso, si fa seria ed è pronta all’arringa…l’avvocato
che è in lei affiora )Secondo me ci sono donne che fanno ridere più degli
uomini. Sono loro che hanno creato questo stereotipo, perché la comicità nasce
uomo, come ogni cosa. Le opportunità sono state date prima a loro e poi alle
donne. In sostanza la comicità non è questione di sesso ma di bravura.
D):Se
non avessi avuto successo davvero avresti fatto l’avvocato?
R):Perché
ho avuto successo? Io non credo. Non faccio da tantissimo questo lavoro. E’ da dieci anni che mi sono lanciata da sola,
prima ho fatto teatro. No, non credo.
D):
La città che più ti piace e in cui
vorresti vivere
R):Io
vivo nella città che più mi piace, Roma.Ho lasciato Napoli, 13 anni fa, ma la
capitale è priva del mare ed io ne sento la mancanza. La città più bella è
senza dubbio, Napoli, come pure Salerno, ieri sera passeggiavo sul lungomare,
una meraviglia.
D):Il
posto più bello del mondo per te
R):E’
casa mia con la mia famiglia.
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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