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giovedì 31 ottobre 2013

Barbara Foria in “Meglio un uomo subito che un marito domani” al secondo appuntamento del Ridotto di Salerno.


Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Vederla interagire con il pubblico al Ridotto di Salerno, durante lo spettacolo, il  secondo della stagione “Che comico 2013-2014”, si capisce perché Barbara Foria ha titolato il suo spettacolo “Meglio un Uomo subito che un Marito domani”, rimarcando un vecchio adagio che cita “meglio un uovo subito che la gallina domani.” Così il  proverbio, trasformato in scena da Barbara Foria, ha fatto suo il concetto del prima e del dopo, concludendo che del marito non se ne ha proprio bisogno, come falsa e lusinghiera, si è rivelata,  per tutte le bambine, la favola gioiosa del matrimonio, raccontata all’infinito dagli adulti, con l’ottimistico finale  “e vissero felici e contenti”.

“Io credo nel matrimonio” recita rivolta al pubblico con aria furbetta che fa presagire il contrario “è l’unica istituzione che permette a due persone di superare insieme quei problemi che non avrebbero mai avuto se non si fossero sposati”

Barbara Foria, che tanto successo ha avuto a Colorado, la divertente trasmissione televisiva su Italia 1, nata  nel 2003 da un’idea di Diego Abbatantuono, affronta, nelle sue tirate, i rapporti non proprio idilliaci tra un uomo e una donna che decidono di vivere insieme. Napoletana, precisamente di Pomigliano D’Arco, bionda, occhi verde scuro, snella, laurea in giurisprudenza, nonché abilitazione alla professione ed un largo sorriso empatico, in scena  si muove con naturalezza, anzi con sfrontata disinvoltura, affrontando nel monologo, la realtà della coppia con ottica tutta femminile. Situazioni, non propriamente salottiere, entrano con semplicità nel discorso, così  il ciclo, l’orgasmo, il sesso e l’intimità della vita a due ma anche una passerella di comportamenti maschili che dividono e  aizzano ad arte il pubblico. Barbara ha una parlantina sciolta e comunicativa, per cui non fa fatica a convincere delle sue tesi. Nulla dell’universo femminile  è trascurato, sicché nel suo monologo entra di diritto il capitolo suocera. Le battute su “mammina” si sprecano, Barbara ne ha in serbo tante, tutte condivise dalle donne, sia esse giovani che andate negli anni, mentre gli uomini sorridono a bocca stretta, per loro, si sa, nessuno donna le è simile. Man mano che lo spettacolo va avanti, l’artista estende l’assolo alle nuove abitudini del maschio, l’andar, per esempio, nei centri estetici a depilarsi tutto il corpo, a pinzettare le sopracciglia, a colorare i capelli, che per frequenza supera la donna. L’altra fissa degli uomini d’oggi è il tatuaggio maori, disegnato su tutta la pelle, magari con il nome della donna amata ma a fargli fare la spesa come si deve è tempo perso, così pure rispondere al telefono se lei è sotto la doccia.  Ad uno ad uno i difetti del maschio vengono fuori, per non parlare di quelli accumulati a letto, nessuna meraviglia, dunque, se nella chiusa Barbara Foria  si affida ad un altro proverbio cambiandolo come il primo per cui “ogni lasciato è perso” diventa “ogni lasciato è meglio” se è questa la qualità del maschio attuale. Uno spettacolo ben dosato, arguto e presentato con simpatica scioltezza, buono anche  il linguaggio, mai estremo e se qualche parolina ci scappa, le successive sono forbite ed eleganti.
  
Backstage

Raggiungo Barbara  Foria nel  camerino del Teatro Ridotto, poco prima dello spettacolo. La scopro intenta al trucco e mi trovo invadente, ma lei  molto gentilmente m’invita ad entrare e mi concede l’intervista, continuando, senza imbarazzo, il maquillage. E’ gioviale, espansiva, socievole e subito sento di poter entrare in sintonia con lei. Ho conosciuto i siparietti  di Barbara quest’estate, all’Arena del Mare di Salerno, ospite al Premio Charlot, non avevo mai seguito, invece,  le sue performance a Colorado. La sua vivace comunicativa permette di parlarci in modo informale  e semplicemente con il tu.

D): Barbara che cosa ti ha fatto decidere a non  fare l’avvocato?

R): Non ho mai pensato di farlo, troppo statico, non sopportavo di trovarmi chiusa di pomeriggio in uno studio ed avere a che fare con scartoffie, il diritto mi avrebbe messo l’angoscia. Ho un animo troppo zingaresco e questo lavoro mi permette di viaggiare in una maniera incredibile, in verità dopo dieci anni mi sono stancata anche di viaggiare. Di fare l’avvocato mi sarebbe piaciuto, perché ho sempre avuto una spiccata parlantina, una grande ars oratoria, ma l’idea di svegliarmi la mattina e trovarmi in tribunale non mi andava. Era anche divertente, perché gli avvocati, indossando la toga,  sono degli attori. In effetti non mi sono allontanata di tanto.

D): Hai un modello a cui ti sei ispirata o magari a chi vorresti somigliare?

R): Sono cresciuta con la comicità napoletana, con i Drive In e con Renzo Arbore, un precursore, un maestro a cui rifarsi. Ecco mi piacerebbe fare un programma come “Indietro tutta”, i personaggi di quella intelligente e fortunata trasmissione sono entrati nella storia della comicità. Totò, Troisi, poi,  ed il loro un umorismo avrà sempre valore, quello attuale è differente si deve adeguare al mercato.

D):I testi li scrivi da sola?

R):Si e fino allo scorso anno con la collaborazione di Luciano Reca, un autore storico napoletano, che ha scritto tanto anche per Gino Rivieccio. Luciano è’ venuto a mancare da un anno, una perdita immane per me che lo consideravo come  un padre, mi ha insegnato tutto, incoraggiandomi a non lasciar perdere. Quando mi scrivo i testi sono solita chiedere collaborazione e conferma  agli autori, mi piace avere il loro punto di vista maschile e lavorare in gruppo.

D): Il primo spettacolo a cui hai assistito

R): Di spettacoli ne ho visti tanti, ma ho un ricordo lucido di Peppe Barra e di sua madre Concetta al Cinema Gloria di Pomigliano D’Arco. I miei genitori avevano l’abbonamento ed io non avevo più di sei anni.

D): La comicità femminile è indietro rispetto a quella maschile, quale secondo te la ragione, perché le donne sanno far ridere di meno o cosa?

R): Chi l’ha detto? (perde di botto il sorriso, si fa seria ed è pronta all’arringa…l’avvocato che è in lei affiora )Secondo me ci sono donne che fanno ridere più degli uomini. Sono loro che hanno creato questo stereotipo, perché la comicità nasce uomo, come ogni cosa. Le opportunità sono state date prima a loro e poi alle donne. In sostanza la comicità non è questione di sesso  ma di bravura.

D):Se non avessi avuto successo davvero avresti fatto l’avvocato?

R):Perché ho avuto successo? Io non credo. Non faccio da tantissimo  questo lavoro. E’  da dieci anni che mi sono lanciata da sola, prima ho fatto teatro. No, non credo.

D): La città che più ti piace e  in cui vorresti vivere

R):Io vivo nella città che più mi piace, Roma.Ho lasciato Napoli, 13 anni fa, ma la capitale è priva del mare ed io ne sento la mancanza. La città più bella è senza dubbio, Napoli, come pure Salerno, ieri sera passeggiavo sul lungomare, una meraviglia.

D):Il posto più bello del mondo per te

R):E’ casa mia con la mia famiglia.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu 








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