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lunedì 28 febbraio 2011

Uccisa subito dopo la scomparsa. Quel ciuffo d'erba stretto nella mano


CRONACA

FONTE:CORIERE DELLA SERA.IT
DI CLAUDIO DEL FRATE

Agguato studiato: l'assassino ha fatto sparire il cellulare e sapeva dove abbandonarla
Ha tentato di ribellarsi. Gli investigatori: il suo corpo è sempre stato lì


Un ciuffo d'erba stretto in una mano come disperato tentativo di difendersi e di aggrapparsi alla vita. Spezza il cuore il pensiero che l'ultimo gesto di Yara Gambirasio sia stato proprio quello e sono esattamente dei fili d'erba che gli investigatori hanno trovato nel piccolo pugno della ragazza scoperta senza vita dopo tre mesi di mistero nello spiazzo di Chignolo d'Isola.
Ventiquattro ore dopo la svolta nel mistero della ginnasta di Brembate Sopra, si può disegnare l'estremo scampolo di vita della ragazzina in base ai pochi elementi certi racimolati in tre mesi d'indagini.

Potendo già ipotizzare una trama sintetica: Yara è morta per aver resistito a un'aggressione, probabilmente di natura sessuale, uccisa a coltellate poche ore se non pochi minuti dopo la sua uscita dalla palestra di Brembate quasi certamente nelle vicinanze del campo di via dei Bedeschi dove sabato è stata rinvenuta. Mettiamoli assieme, dunque, i fragili elementi sul taccuino delle indagini. Yara esce dalla palestra di via Locatelli a Brembate poco dopo le 18.30 di venerdì 26 novembre: ha tempo di scambiarsi un sms con l'amica Martina, alla quale dà appuntamento per una gara di ginnastica la domenica.

Poi il copione della breve vita di Yara deraglia: il suo telefonino aggancia l'antenna di Mapello, il paese accanto a Brembate ma fuori strada rispetto al percorso abituale verso casa Gambirasio. E verso Mapello si indirizzeranno i cani cercapersona incaricati di trovare Yara. Brembate, Mapello, Chignolo sono quasi allineati sulla carta geografica, racchiusi in 9 chilometri di strada. Alle 19 di quella sera Maura Gambirasio chiama la figlia sul telefonino ma l'apparecchio è muto; infatti accanto al cadavere della ragazzina c'erano la batteria e la sim card del telefonino, non il resto dell'apparecchio. Ed eccoci a un primo punto fermo del giallo: l'aggressione avviene poco lontano dalla palestra, l'assassino si dirige verso Mapello ma si preoccupa subito di non rendere rintracciabile il percorso della vittima, dividendo in pezzi il cellulare. Un particolare da brivido, perché significa che l'agguato era stato studiato. Il passo successivo ci porta già a Chignolo: sabato lo scheletro della tredicenne appariva integro ma i tessuti quasi completamente sfaldati; i vestiti però erano tutti al loro posto, persino l'elastico rosso tra i capelli.

Per gli inquirenti quei resti non erano trasportabili, a meno di ridurli in pezzi. Viene perciò meno l'ipotesi che il cadavere sia stato portato a Chignolo in tempi recenti: vi è arrivato con ogni probabilità già la sera del 26 novembre. E dunque Yara ha resistito in un primo tempo a una violenza (lo dice la ferita sul polso) ma questo ha fatto scattare la furia dell'omicida che ha infierito con fendenti al torace, alla schiena e alla gola. A Yara sono rimaste solo le forze per strappare qualche filo d'erba, quelli che le hanno ritrovato nella manina. Dal momento dell'abbordaggio fuori dalla palestra di Brembate può essere trascorsa meno di un'ora.

C'è da riflettere poi sulla scelta di arrivare nella radura di via Bedeschi: in quanti sapevano che quegli sterpi fitti e alti fino a un metro e mezzo sarebbero stati un riparo ideale sia per un'aggressione che per celare un cadavere? Solo qualcuno che conosce la zona, così come conosceva le abitudini di Yara: ecco perché si rafforza l'ipotesi del «mostro» che si aggira a Brembate o nei paesi immediatamente confinanti.

Tutta questa ricostruzione ha un solo punto debole: le testimonianze, emerse anche ieri, in base alle quali il campo di via Bedeschi era stato perlustrato dai volontari in cerca di Yara. «Ci siamo stati di sicuro il 12 dicembre, alla battuta parteciparono 50 persone», conferma Ennio Bonetti responsabile dei volontari di Filago; e forse dieci giorni fa ci è tornata una squadra di Madone. Pare incredibile che nessuno si sia accordo della presenza del cadavere, ma gli elementi medico legali non lasciano spazio a molti dubbi. Restano poi due domande cruciali, a cui potrà dare risposta (forse) solo l'autopsia: la ragazzina ha subito anche degli abusi sessuali? Sul corpo ci sono tracce del dna dell'assassino? Nella tragedia della famiglia Gambirasio, toccherà dare risposta anche a queste orribili domande.

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