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martedì 30 novembre 2010

A Proposito di “Vieni via con me”


QUDERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

Ora che lo spettacolo televisivo “Vieni via con me” è terminato, mi mancheranno gli elenchi di Fazio, mi mancherà la schematizzazione di tutto ciò che la mia generazione ha immagazzinato nel tempo. Un inventario di tante idee, di personaggi che a quelle idee hanno dato corpo, di letture spalmate nella mente, come nutella sul pane, di immagini- simbolo, di cinema con dibattito, di impegno civile, di amicizia stretta, più di una parentela, di 5 in una fiat cinquecento, per non lasciare a terra nessun amico, di televisione ad un solo canale e con carosello come segnale per andare a dormire, il giorno dopo, infatti, c’era scuola e lo studio era cosa seria, era l’avvenire! Un’ elencazione di un’ Italia scomparsa, di quell’Italia che aveva iniziato a farsi largo per agganciare l’industrializzazione. Certo la storia va avanti ed ogni generazione ha i suoi simboli ma gli elenchi letti da Fazio e dagli ospiti hanno valori intrinseci, validi sempre e non solo per moda. Dinanzi alla tv, per 4 sere, con Fazio e Saviano, abbiamo ripreso il dialogo interrotto da una quindicina d’anni, dall’altra parte dello schermo c’erano persone che si muovevano in un territorio culturale simile al nostro, persone che aborrivano ciò che noi aborriamo venir rappresentato, persone che amavano tutto ciò che noi amiamo ed abbiamo amato. Georges Perec è uno scrittore francese del 1936, morto nel 1982 che, tra l’altro, ha scritto il libro “Mi ricordo,”nel quale richiama alla mente il ricordo citando parole, un’elencazione, appunto. Es:biscotti mellin =la pappa del mio fratellino, la vecchia casa, mia madre che cantava, ama pola, Fiume, la guerra, i miei nonni………. ecc ecc. Bene ora che Fazio non ci elencherà più i migliori anni della nostra vita, possiamo servirci dello scrittore Perec e del suo sistema di associazioni perfette per far continuare il gioco, per farlo durare all’infinito.
Maria Serritiello

Morto suicida il regista Mario Monicelli


CINEMA

FONTE:TISCALI NOTIZIE

Il regista Mario Monicelli si e' ucciso lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato. Lo rendono noto fonti sanitarie. Monicelli si e' lanciato dal balcone del nosocomio romano intorno alle 21 di lunedì. Il regista aveva 95 anni ed era ricoverato per un tumore alla prostata. Anche suo padre Tomaso, noto scrittore e giornalista, si era tolto la vita nel 1946.Verdone: sono attonito - ''Sono attonito, una notizia che mi intristisce molto''. Cosi' Carlo Verdone accoglie con grande sgomento la notizia della morte tragica di Mario Monicelli. ''Era probabilmente una persona stanca di vivere, che non sosteneva piu' la vecchiaia. L'ho apprezzato molto come grande osservatore e narratore - continua l'attore-regista romano - anche se a volte con condividevo il suo cinismo. Era gentile, cordiale, ma di poche parole. Un anno fa - conclude Verdone - mi capito' di fargli gli auguri a Natale. Rimase sorpreso: 'Gli auguri - mi disse - non li fa piu' nessuno'''.

Veronesi: nessuno si suicida a 95 anni - "Non so che cosa si dirà domani di quello che è successo, ma una cosa va detta: non ho mai sentito nessuno che si suicida a novantacinque anni. Era davvero speciale". Così Giovanni Veronesi, regista, sceneggiatore e attore cinematografico, un po' erede di Monicelli in quanto a spirito toscano, commenta la morte del maestro della commedia all'italiana. "Sono davvero scombussolato, l'avevo sentito poco tempo fa e pur sapendo che era all'ospedale, non lo sono mai andato a trovare. Peccato".

La biografia e la carriera del maestro della commedia all'italiana - Nato, il 15 maggio del 1915 a Viareggio, figlio del critico teatrale e giornalista Tommaso, dopo la laurea in storia e filosofia a Pisa, Mario Monicelli esordisce nel cinema nel 1932 con il corto, firmato insieme ad Alberto Mondadori, Cuore rivelatore. Padre, con colleghi come Dino Risi, Luigi Comencini e Steno, della commedia all'italiana, e' stato regista di circa 66 film e autore di piu' di 80 sceneggiature. Fra i suoi grandi successi, Guardie e ladri (due premi a Cannes nel '51), nel pieno del suo sodalizio con Toto'; I soliti ignoti (nomination all'Oscar), La Grande guerra (1959) trionfatore a Venezia con il Leone d'oro; L'armata Brancaleone (1965).

Sono gli anni dell'amicizia con Risi, degli scontri con Antonioni, del controverso rapporto con Comencini, del trionfo della commedia all'italiana e dei 'colonnelli della risata'. Inventa Monica Vitti attrice comica in La ragazza con la pistola (1968); nel 1975 raccoglie l'ultima volonta' di Pietro Germi che gli affida la realizzazione di Amici miei. Nel 1977 recupera la dimensione tragica con Un borghese piccolo piccolo. Seguono fra gli altri Speriamo che sia femmina (1985) e il feroce Parenti serpenti (1993) con cui dimostra di saper leggere le trasformazioni della societa' italiana con l'acume e la cattiveria di sempre. E' del 2006 il tanto desiderato ritorno sul set di un film, rallentato da ritardi e difficolta' produttive, con Le rose del deserto, liberamente ispirato a Il deserto della Libia di Mario Tobino e a Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco.

La sua opera a New York - Proprio in questi giorni a New York è stato presentato in chiave retrospettiva un dei film del neorealismo di Mario Monicelli, Risate di Gioia, con Anna Magnani. Il film rientra nell'ambito della retrospettiva che il Linclon Center dedica alla figura di Suso Cecchi D'Amico, che lavorò con Monicelli alla sceneggiatura del film. «Risate di gioia» è stato presentato insieme a una serie di altri sei film del neorealismo italiano.

lunedì 29 novembre 2010


L'AMACA

DI MICELE SERRA


Repubblica — 26 novembre 2010

Fantastica la storia della vistosa attrice bulgara, molto molto amica di Silvio, che ritiene di dovere essere invitata alla Mostra del Cinema di Venezia perché Silvio glielo aveva promesso. («Cherie, basta esibirti nei dancing: tu meriti Venezia!»). Si innesca una sarabanda di telefonate imbarazzate, con alti funzionari che si ingegnano di trovare alla signora una degna cornice, inventandosi un premiolino di straforo e sperando che nessuno se ne accorga. Deliziata e ingenua, la signora arriva a Venezia convinta di essere la nuova Garbo, si ritrova in una saletta periferica (non si sa se con rinfrescoo senza), viene omaggiata dai suddetti alti funzionari e perfino dal direttore della Mostra, deportato all' uopo, e per un disguido crede - o le viene fatto credere - che il solo cronista casualmente presente sia l' insigne critico di un prestigioso quotidiano, al quale concede un' intervista impegnatissima. Manca solo il dirottamento in un parcheggio di Chioggia spacciandolo per piazza San Marco («Vede quanti piccioni, signora? Sono tutti qui per lei»),e il quadro della pietosa truffaè completo. L' amico Silvio, primo artefice della vicenda, si conferma l' ultimo, strepitoso soggettista dei B-movies all' italiana.

In Italia un paraplegico non può diventare pilota


SOCIALE

FONTE TISCALI NOTIZIE



“L’Italia è una delle poche nazioni occidentali dove la legge non consente a una persona paraplegica di diventare pilota di voli commerciali”. La denuncia arriva da Franco Bentenuti, presidente della Federazione Italiana Piloti Disabili, nell’ambito della kermesse ‘Innovazione&Integrazione’ all’interno del quinto Forum Risk Management in Sanità di Arezzo.
Secondo Bentenuti, “in Italia ci sono molti ragazzi che vorrebbero fare dell’aviazione una professione, ma sono impossibilitati” perché “nel nostro Paese la legge è un’anomalia e, in materia di aviazione, abbiamo un ritardo di almeno venti anni”.
Per tentare di ridurre questo ritardo, la federazione dei piloti disabili ha tentato di avviare un dialogo istituzionale. Scarsi i risultati ottenuti: “L’Enav (Ente Nazionale di Assistenza al Volo ndr) ci aveva garantito il suo impegno per modificare le normative, ma stiamo ancora aspettando una risposta”. Bentenuti, nel rimarcare la situazione italiana, cita il disabile Paolo Pocobelli, “un appassionato di volo che, al fine di realizzare il suo sogno di diventare pilota di voli commerciali, è emigrato negli Stati Uniti, dove questa possibilità è consentita”.
All’iniziativa aretina i piloti disabili hanno anche posto l’accento sull’accessibilità e fruibilità degli aeroporti da parte delle persone disabili. “I piccoli aeroporti italiani non sono accessibili”, segnalano. Il presidente della Federazione italiana piloti disabili Bentenuti denuncia “la mancanza di attrezzature negli scali minori”. “Bene i grandi aeroporti, ma manca la cultura della mobilità del disabile”. Secondo Franco Bentenuti “gli scali aeroportuali minori non hanno le attrezzature necessarie per accogliere e agevolare le persone con disabilità, che si trovano in grande difficoltà negli spostamenti autonomi”. Un problema che, invece, non riguarda gli scali maggiori i quali sarebbero “generalmente accessibili, anche se manca la cultura della mobilità del disabile”.

Non solo farmaci, la depressione si può curare anche con una corretta alimentazione


MEDICINA

FONTE:TISCALI NOTIZIE
DI BRIGIDA STAGNO

Stanchezza, soprattutto al mattino, calo di energia, perdita di interessi, apatia, calo del desiderio sessuale, ma anche ansia, preoccupazione, malesseri fisici, come mal di testa, dolori muscolari, difficoltà digestive: otto milioni di italiani devono fare i conti ogni giorno con i sintomi del “male oscuro”.Più frequente nelle donne, la depressione compare tra i 20 e i 50 anni, in media intorno ai 40 anni, ma nessuna età ne è immune: il rischio di avere un episodio depressivo nel corso della vita è del 15-17%. Nelle ultime generazioni, probabilmente per la diffusione dell’abuso di sostanze e di uno stile di vita sempre più irregolare, l’età di esordio è scesa sotto i 20 anni.Le cifre parlano chiaro, tanto che pochi giorni fa il Senato ha approvato una mozione con cui il Governo si impegna a sensibilizzare la popolazione sulla depressione, come malattia curabile, a migliorare diagnosi e cure su tutto il territorio, rafforzare la rete dei medici di medicina generale e i centri plurispecialistici, potenziare gli ambulatori di supporto psicologico convenzionati con il SSN. Ci auguriamo che le promesse diventino realtà.La depressione può comparire improvvisamente, ma più spesso è preceduta da un periodo, di giorni o mesi, di “sintomi- spia”, come facilità a cambiare umore, riduzione delle energie, difficoltà di concentrazione, inappetenza, insonnia, spesso attribuiti a cause esistenziali o a malattie fisiche, con conseguente ritardo nella diagnosi e nella cura.Senza la terapia la depressione dura in media da 6 a 12 mesi, ma può essere molto più breve (settimane) o superare nel 20 per cento dei casi i 2 anni ( si parla allora di “ depressione cronica”). Frequenti però le ricadute: il 50-65% delle persone ha, nel corso della vita, almeno tre episodi e il 10% può superare i dieci. Soprattutto se non curata, la depressione può facilitare l’abuso di sostanze stupefacenti e di alcol (in particolare nei giovani), peggiorando la situazione.Curarla si può. “Se correttamente utilizzati, gli antidepressivi sono efficaci nell’80-90% dei casi –spiega il professor Antonio Tundo, direttore dell’ Istituto di Psicopatologia di Roma – “Ne esistono diverse classi: nelle forme più gravi si ricorre ai triciclici, in quelle di gravità lieve-media agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (l’ormone che regola il tono dell’umore).Gli inibitori delle monoaminoossidasi (IMAO) sono riservati invece a particolari sottotipi di depressione (detta “atipica”), in cui lo stato d’animo cambia continuamente, e alle forme resistenti, che non migliorano cioè con le medicine. In presenza di ansia e insonnia si può aggiungere, per un periodo di tempo limitato, una benzodiazepina, cioè un ansiolitico.La durata della cura? Varia da 5-6 mesi, per il primo episodio e per le forme che si presentano sporadicamente, fino a diversi anni, quando le recidive sono frequenti. E’ sempre utile integrare i farmaci con una psicoterapia cognitivo-comportamentale o interpersonale che, oltre a fornire un sostegno emotivo in fase acuta, sembrerebbe ridurre il rischio di ricadute.”Ma attenzione. Non esiste una cura valida per tutti e l’intervento deve essere sempre personalizzato in base, tra l’altro, all’età, alla gravità e al tipo di sintomi. “Nei bambini e negli adolescenti – continua Tundo- si preferisce utilizzare prima la psicoterapia, aggiungendo eventualmente dopo un antidepressivo selettivo per la serotonina.Nelle forme che si manifestano abitualmente in autunno-inverno (o “depressione stagionale”) per la riduzione delle ore di luce, oltre agli antidepressivi si può utilizzare la “terapia della luce”, che consiste nell'esposizione ogni mattina per 30 minuti alla luce di una particolare lampada.Nelle forme “resistenti”, che non si sono cioè risolte dopo due o più tentativi di cura, è spesso possibile sbloccare la situazione associando più antidepressivi, che agiscono su neurotrasmettitori diversi, oppure un antidepressivo e un farmaco in grado di potenziarne l’effetto. Si tratta di terapie complesse, da effettuare solo in centri ultra-specializzati e con esperienza consolidata”.Per chi soffre di depressione può essere utile anche seguire alcune semplici norme di vita, in particolare fare attività fisica e mangiare in modo corretto. E’ ormai dimostrato che la ginnastica aerobica, svolta con regolarità e possibilmente sempre nello stesso momento della giornata, potenzia l’azione degli antidepressivi e contribuisce a sincronizzare i ritmi circadiani, spesso alterati (come stare peggio al mattino e meglio la sera o dormire di giorno ed essere insonni di notte).Anche una corretta alimentazione aiuta a stabilizzare il tono dell’umore: alimenti a basso contenuto glicemico e alcuni nutrienti come magnesio, triptofano, acido folico e altre vitamine del gruppo B hanno un impatto positivo sull’umore, mentre un’eccessiva quantità di zuccheri causa sintomi simili a quelli della depressione, come sonnolenza e apatia, e un eccesso di grassi saturi riduce le capacità di concentrazione e memoria.Utili, per alcune forme di depressione, gli acidi grassi omega 3, contenuti nei pesci (salmone, sgombro, merluzzo, sardine, pesce spada e crostacei), nei cereali, nelle noci, nelle mandorle, nei kiwi e nei legumi.

Addio a Leslien Nielsen, detective demenziale di "Una pallottola spuntata"


CINEMA

FONTE:TISCALI NOTIZIE

L'attore comico Leslie Nielsen, l'irresistibile detective di Una pallottola spuntata, è morto domenica in Florida, all'età di 84 anni, per le complicazioni di una polmonite. Lo ha riferito un portavoce. Nielsen deve la sua fama soprattutto al detective Frank Drebin e alla sua interpretazione in L'aereo più pazzo del mondo, ma la sua è stata una lunghissima carriera cinematografica e televisiva, durata più di 60 anni. Il portavoce ha fatto sapere che l'attore è morto in un ospedale vicino alla sua casa di Fort Lauderdale, circondato dalla moglie e dagli amici.Una carriera imprevedibile - Figlio di Ingvard Nielsen e Maybelle Hersholt, di origine canadese ma naturalizzato americano, Leslie Nielsen era fratello dell'uomo politico Erik Nielsen (primo ministro del Canada dal 1984 al 1986) e nipote dell'attore premio Oscar Jean Hersholt. Attirato dalla recitazione, Nielsen cominciò come attore drammatico, con ruoli anche in film di fantascienza come Il pianeta proibito (1956) e L'avventura del Poseidon (1972). E' celebre l'aneddoto secondo cui fece il provino per entrare nel cast del kolossal Ben-Hur di William Wyler, ma non venne preso perché le sue gambe erano troppo storte per interpretare un generale romano. Negli anni Sessanta e Settanta diventò una guest star televisiva, apparendo diverse volte nel ruolo di dottore, avvocato, o ufficiale di polizia, grazie all'aspetto serioso e ai lineamenti duri del viso. La carrier di Nielsen ebbe una svolta imprevedibile, e di grande successo, quando il trio di registi-sceneggiatori Zucker-Abrahams-Zucker lo scelse per interpretare L'aereo più pazzo del mondo (1980). Fu la rinascita del genere comico demenziale, con enorme successo al botteghino. Scene da "Una pallottola spuntata"La "pallottola spuntata" e il teatro - Ha consacrare al grande successo Leslie Nielsen è stata la trilogia Una pallottola spuntata (1988, 1991, 1994), sfrenata e divertente parodia di film catastrofici, polizieschi ed horror in voga nella cinematografia del periodo. Con Nielsen nei panni del determinato ma imbranato detective Frank Drebin. In Italia è apparso in S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa (1994), di Carlo Vanzina. In anni recenti Nielsen ha interpretato ruoli maggiormente impegnati e si è dedicato al teatro, nonché al doppiaggio di cartoni animati ed ha prestato la voce per spot pubblicitari e programmi per l'infanzia: non ha comunque rinnegato la sua verve comica, tant'è che negli ultimi anni ha trovato il tempo di partecipare al terzo (2003) e quarto episodio (2006) della fortunata serie comico-parodistica Scary Movie, diretta dal maestro del cinema demenziale americano David Zucker.Quattro matrimoni e una stella a Hollywood - Tra i numerosi premi, Leslie Nielsen può vantare anche una Stella nella Hollywood Walk of Fame al 6541 di Hollywood Blvd., ed è stato inserito nella Canada's Walk of Fame. Nel 2002 è stato nominato Ufficiale dell'Order of Canada. Nielsen si è sposato quattro volte: prima con Monica Boyer (1950-1956), poi con Alisande Ullman (1958-1973) e con Oliver Brooks (1981-1983). Nel 2001 si è sposato con la sua quarta moglie, Barbaree Earl. Nielsen ha avuto un figlio dal suo primo matrimonio, Jack (1952), e due figlie dal secondo, Maura (1959) e Thea (1961). Era nonno di otto nipoti

venerdì 26 novembre 2010

“La Russa il dannunziano nel cielo sopra Kabul”


CRONACA

DI FRANCESCO MERLO

da La Repubblica del 25 novemnre 2010

Ieri il nostro ministro della Difesa si è vestito da Sturmtruppen e a bordo di un elicottero militare ha gettato volantini tricolore su una zona liberata dell´Afghanistan, nella provincia di Badghis. Poi, nell´imbarazzo dei soldati veri che ridevano non con lui ma di lui, ha detto ai giornalisti: «Scrivetelo: La Russa come D´Annunzio». E, ovviamente, non si riferiva alla lingua italiana che quello schiarì e questo invece gutturalizza. E poiché «non c´è ferro forgiato a freddo che sia comparabile alla durezza dello spirito», ubriaco di Afghanistan, dove però i nostri soldati muoiono per davvero, il Vate e Comandante Gabriele La Russa ha promosso una petizione perché il capo dello Stato conferisca a Giorgio Albertazzi la carica di senatore a vita. E tutti hanno capito che, travestito da guerriero e da poeta, stava rendendo omaggio non all´arte di Albertazzi ma ai suoi trascorsi di fascista a Salò. Insomma, s´ode a destra uno squillo di tromba e a sinistra risponde un tamburo.
Dunque sull´elicottero militare mentre bombardava di volantini quella disgraziata regione tormentata dalla storia e dalla geografia che si chiama in persiano “Dove nascono i venti”, a La Russa non sono venuti in mente i manifesti antifascisti lanciati dai piloti americani nella sua Sicilia, ma Salò e la pagliacciata eroica dell´alato fante appunto, il volo su Fiume e quello su Vienna, perché il tenente La Russa vive la guerra come un fumetto, ha la casa piena di soldatini di ogni genere, è un collezionista di modellini, e ieri – raccontano i testimoni – era raggiante e commosso, l´incarnazione della caricatura fascista, della rana che si gonfia d´aria per sentirsi bue, del Tersite che indossa le spoglie d´Achille, del miles vanagloriosus che finalmente può sentirsi d´Annunzio.
Ancora oggi il suo paesaggio mentale è affollato dai fantasmi del regime. Pochi ricordano che qualche anno fa chiese e ottenne dal governo Berlusconi il permesso di celebrare il proprio compleanno a Palazzo Venezia, nella sala del Mappamondo, nell´ufficio di Mussolini, happy birthday in uno dei luoghi più simbolici della dittatura italiana. Per lui fu come prendere il battesimo nel Battistero di Firenze, come laurearsi al Pantheon. E così ieri trasvolare e volantinare gli ha dato, per dirla alla d´Annunzio, «la gioia del guerriero che poteva rimanergli ignota se la sorte non lo avesse gettato nella guerra dopo tanti anni di tristezza e alla fine del suo vigore».
Lo avevamo già scritto: da quando è ministro della Difesa, La Russa ha perso la dignità umoristica che gli aveva regalato Fiorello, il simpatico è diventato ridicolo, il brutto anatroccolo era davvero un brutto anatroccolo. Ha costretto la Gelmini ad introdurre l´uso delle armi come materia di insegnamento a scuola, ha malmenato un giornalista che disturbava la conferenza stampa di Berlusconi, ed è un rito grottesco quello di approfittare dell´alta carica di governo per mettersi nei panni dei propri sgangheratissimi miti, lanciare volantini alla d´Annunzio, indossare l´elmetto e la tuta mimetica come i marines, afferrare un fucile al volo, caricarlo e prendere la mira come i cecchini franchisti.
Un ufficiale mi ha raccontato di essersi morso la lingua mentre il signor ministro penosamente magnificava i mesi di servizio militare che fece, tenente d´artiglieria, a Bergamo, vale a dire – guarda un po´ – a due passi da casa: «Ero tenente in una divisione di controcarri, gli jagdpanzer italiani, semoventi mimetizzati…» e via con «i dodici colpi al minuto» e «i missili filoguidati che oramai non ci sono più», e «il cannone da 106 millimetri senza rinculo». Questa retorica è tipica di chi scambia la guerra con gli accasermamenti e infatti adesso che è ministro La Russa crede che il coraggio sia sorvolare l´Afghanistan ma a debita distanza dalla contraerea talebana, insomma un insulto per chi la vita la rischia.
Altro che d´Annunzio! E´ goliardia scomposta. Tutto abbiamo avuto nella storia della Repubblica, persino Previti ministro della Difesa, che però non poteva certo corrompere l´esercito. La goliardia di La Russa e più pericolosa ed è persino blasfema. Il tenente La Russa, se vuole, esibisca il coraggio andando a sminare i campi invece di lanciare volantini con su scritto «Attenti alle mine». Conviva davvero con gli afgani in territori dove non si sa mai chi è nemico e chi è amico. Vada a fare volantinaggio terrestre nei quartieri della camorra, tra i casalesi o tra i mafiosi… Finte guerre e finte omaggi al teatro: minchia signor tenente, la vita non è solo patacca.

giovedì 25 novembre 2010


QUERELLE MUSSOLINI CARFAGNA


«Onorevole Mussolini, ripetereste il bacio, per una foto?». «No, che poi lei ci piglia gusto». Nicola Cosentino allarga mezzo sorriso......

.........Alessandra stempera, per pochi secondi, la tensione di una guerra rinviata......

«Caro Presidente non ti fare infinocchiare da questa qui (cioè la Carfagna, ndr). Perché anche se ti dirà piangendo “io sto con te, io non ti tradisco”, in realtà sta con Bocchino. La foto era un outing». «Politicamente, intendo», precisa poi con le mani in alto e lo sguardo furbetto. Poi lo slancio verso Cosentino che le offre solidarietà. E il bacio non «alla francese». E cioè? «Bacio politico: senza lingua»...

Posto qui una divertente lezione di bacio del bravo e sensibile attore Francesco Nuti, può sempre servire alle politiche di turno,ormai.....

Maroni da Fazio e Saviano: una comparsata che ha solo tolto autorevolezza al ruolo


TELEVISIONE

FONTE:TISCALI NOTIZIE
DI MARIANO SABATINI

Per tutta la scorsa settimana il ministro degli Interni Roberto Maroni ha animato una sceneggiata televisiva impagabile sulle note della fantasmagorica colonna sonora di “Vengo anch’io… no, tu no”. È stato ovunque, tranne forse alle previsioni meteo e agli annunci delle “signorine buonasera”, per dissentire dalle parole di Roberto Saviano sulle interlocuzioni della Lega con la ‘ndrangheta. Alla fine del lungo braccio di ferro ha ottenuto la partecipazione a Vieni via con me (ieri sera su Raitre), dove ha snocciolato la lista delle vittorie registrate contro la lotta alle mafie.Ora, se c’è un ministro apprezzato del governo in carica, quello è Maroni e nessuno si sogna di negare i risultati raggiunti da forze di polizia e magistratura sotto il suo dicastero. La comparsata del ministro da Fabio Fazio e Roberto Saviano (con il quale giustamente non ha avuto il confronto richiesto, perché con la libertà di opinione non si deve e non si può venire a patti) non ha aggiunto nulla ai meriti acquisiti, anzi se possibile ha tolto autorevolezza al ruolo. Un esponente del governo può avere, e ne abbiamo avuto riprova, tutti i microfoni che vuole. Non serve “interloquire” con la tv in modo così violento.È stato come chi, non avendo ricevuto l’agognato cartoncino d’invito ad una festa, alla fine riesce ad imbucarsi e deve fronteggiare gli imbarazzi e le ironie del caso. Infatti, dopo aver ascoltato il “compitino” di Maroni, Fazio lo ha bacchettato. D’ora in poi, ha sfrucugliato il conduttore, quando avremo motivi di doglianza chiederemo di sederci sull’augusta poltrona al ministero degli Interni. Maroni non ha trovato di meglio che rispondere con una blanda battuta.Persino Bruno Vespa, ospite a Niente di personale, ha detto ad Antonello Piroso che le mafie vanno dove c’è il potere e siccome al nord la Lega va forte… se ne deduce che la Lega interloquisce con la ‘ndrangheta. Anche la Lega. L’autore di Gomorra ha nominato la Lega perché è una forza politica relativamente nuova e occorre denunciare probabili alleanze a fini criminali.Adesso Maroni vorrà chiedere la replica/confronto al conduttore di Porta a porta, sul terreno neutrale di La7? Ci sarà magari un Maroni che avverte l’istinto di ingaggiare una nuova battaglia per replicare alla lista srotolata nello studio di Vieni via con me, così da essere presente all’ultima puntata e avere un confronto con se stesso.Lo spirito del programma, che ha il carattere dell’evento (cosa infrequente per il piccolo schermo) è comunque un altro. Ogni partecipazione, come quella particolarmente significativa della Bonino e della Camusso sull’imparzialità di trattamento nei confronti delle donne, è suggerita dalla voglia di trasferire una suggestione positiva nella platea. Non ravviso nulla di buono nell’atto di forza che ha portato il ministro degli Interni ad ottenere ciò che voleva. Di certo Maroni non ha nulla da spartire con Sandokan-Schiavone, molto invece lo apparenta al Sandokan letterario. Ma l’Italia non è Mompracem e qualche dubbio in più sui metodi da adottare per strappare una comparsata televisiva, ancorché davanti a quasi dieci milioni di telespettatori, sarebbe meglio farseli venire.

Emilio Fede aggredito dal proprietario dell'Amaro Medicinale Giuliani


CRONACA

FONTE:TISCALI NOTIZIE

Il direttore del Tg4 Emilio Fede è stato aggredito martedì sera nel ristorante milanese "La Risacca": "Un imprenditore, un amico di amici non mio mi ha dato due pugni in faccia e in testa senza motivo", così lo stesso Fede racconta a SkyTg24. Ad aggredire il noto giornalista sarebbe stato Gian Germano "Pippo" Giuliani, quello della dinastia dell’Amaro medicinale. Settantadue anni, ex marito di Bedy Moratti, due anni fa l'uomo ha sposato Ilenia, di 34 più giovane. Una storia giunta al capolinea — si dice —, ma i cui risvolti non sarebbero estranei alla brutta aggressione di martedì sera, poco dopo le 11 nella sala grande dello storico ristorante di via Marcona.Fede ha già sporto denuncia ai carabinieri per "lesioni gravi anzi gravissime e minaccia di morte". Il giornalista ha infatti spiegato che il suo aggressore a chi chiedeva spiegazioni del gesto avrebbe detto 'io proseguo perchè lo devo finire'.

Secondo la ricostruzione di Fede "questo gentiluomo" era in un tavolo vicino a quello dove ieri sera cenava insieme ad altri amici. Uno dei commensali del direttore del Tg4 si alza e va a salutare l'imprenditore e all'improvviso quest'ultimo si è avvicinato e "mi ha dato due pugni in testa senza nessuna ragione".

Il fatto è accaduto a mezzanotte di ieri. Fede non ha reagito ma si è recato in ospedale dove ha eseguito alcuni accertamenti, quali la tac, e altre verifiche mediche oggi, e ha sporto denuncia ai carabinieri: "Non ho reagito ma si va per vie legali, io seguo la legalità"

64° Edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno

64° Edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno

martedì 23 novembre 2010

La mia testimonianza d'insegnante per il terremoto dell'80





QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

A 30 ANNI DAL TRAGICO TERREMOTO, VOGLIO RICORDARE LE MIE DUE ALUNNE CHE,IN QUELLA TRAGICA SERA PERSERO LA VITA: ANNA PIEGARI E ROSA SABIA.

ERO,QUELL'ANNO, IN SERVIZIO A RICIGLIANO, SEZION STACCATA DI SAN GREGORIO MAGNO E 'ULTIMO PAESE DELLA PROVINCIA DI SALERNO, CONFINANTE CON LA PRVINCIA DI POTENZA. ALL'INDOMANI DEL TERREMOTO NON ME LA SENTII DI RIPRENDERE L'INSEGNAMENTO,SENZA TENER CONTO DELL'IMMANE TRAGEDIA CHE AVEVA COLPITO LA MIA TERRA E I MIEI RAGAZZI.PROGETTAI,ALLORA,UN LAVORO INTERDISCIPLINARE,DIVENTATO IN SEGUITO UN LIBRO, PRESENTATO ALLA COMUNITA' SCOLASTICA, PER LA FINE DELLE LEZIONI
"RICIGLIANO SI RACCONTA"
CON IL CONTRIBUTO DEI COLLEGHI DI CLASSE E DI TUTTI GLI ALUNNI DELLE TRE CLASSI DI SCUOLA MEDIA.IN QUEL LIBRO COSI'' SCRIVEVO DI UNA DELLE MIE ALUNNE: ANNA

ANNA PIEGARI NATA IL 18 MAGGIO 1965 +23 NOVEMBRE 1980

"RICORDARE ANNA SIGNIFICA FARLA RIVIVERE,DONARLE PER UN PO' LA VITA CHE COSI'PRESTO L'HA LASCIATA ED A CUI ERA TANTO ATTACCATA.QUINDICI ANNI SONO POCHI PER PENSARE DI MORIRE E LEI NON CI PENSAVA AFFATTO:ERA PIENI DI PROGETTI, SI SPERANZE,PIENA DI AVVENIRE, FIDUCIOSA CHE ANCHE PER LEI UN GIORNO LA VITA SAREBBE STATA DIVERSA E CHE LA MISERIA DECOROSA L'AVREBBE ALFINE ABBANDONATA. UN VOLTO LINEARE,CAPELLI RICCI TAGLIATI CORTI,SPALLE SALDE,CORPO SODO ED UNA FORZA VITALE PIU' DI OGNI ALTRA ALUNNA. DIRE DI LEI CHE AMAVA LA VITA ORA CHE E' MORTA SEMBREREBBE RETORICO MA NON POSSO NON PENSARE A LEI COME LA VITA STESSA.LA FORZA FISICA, DI CHI NE HA BISOGNO PER VIVERE,QUELLA CHE E'STATA PRATICATA FIN DA PICCOLI NEI LAVORI PIU' IMPENSATI,ERA L'ESERCIZIO PREFERITO DI ANNA. AGGREDIVA CHIUNQUE OSASSE RIVOLGERSI NEI SUOI CONFRONTI SENZA QUEL RISPETTO CHE SENTIVA CHE LE ERA DOVUTO. SAREBBE STATA, SE IL SISMA GLIELO AVESSE CONSENTITO, UNA DONNA DEL SUD PIENA DI CONTRADDIZIONI TRA IL VECCHIO ED IL NUOVO,MA CONSAPEVOLE DELLA PROPRIA DIGNITA' DI DONNA E NEL CONTEMPO SCHIAVA PERCHE' BISOGNOSA D'AMORE.
E L'AMORE LEI L'AVEVA GIA' E CON ESSO LA SPERANZA DI UNA VITA DIVERSA, MAGARI EMIGRATA IN GERMANIA, COME LA MAGGIOR PARTE DEI SUOI COMPAESANI. MA CHE IMPORTA SE CI SONO DUE BRACCIA FORTI E TANTA VOGLIA DI FARE? COSI' L'HA TROVATO IL SISMA DEL 23 NOVEMBRE E,PORTANDOSELA VIA,HA CANCELLATO I SUOI SOGNI DI DONNA DIVENUTA ADULTA PRESTO, IL SUO BISOGNO D'AMORE,LA SUA FEDE NEL DOMANI".
PRO.SSA MARIA SERRITIELLO
















CHE

L'ironia che mai e poi mai avranno gli abitanti del nord


TELEVISIONE

GIANFRANCO IANNUZZI IN UN PEZZO DELLO SPETTACOLO "NORD -SUD"DEL 2003

COSI' SI COMBATTE LA PROTERVIA.....PIGLIANDOLI PER......AH CHE SODDISFAZIONE!!!!

Nessuno ricorda cos'era il sentimento dell'arte, tutti ormai "sanno scrivere libri"


CAPIRE LA SCUOLA


FONTE:TISCALI NOTIZIE
DI MARCO LODOLI

Era inevitabile che tutto cambiasse anche nel mondo della letteratura, ma ugualmente non mi sono ancora abituato a come oggi vengono presentati scrittori e libri. Il marketing editoriale ha capito che è inutile mettere i libri sui banconi e aspettare che la gente, incuriosita da una recensione, attirata dal parere di un critico o di un amico fidato, si avvicini alla pila, sfogli un volume, leggiucchi qua e là e poi, forse, paghi due monete per entrare in quello spazio magico. La letteratura era un universo a parte: di qua c’era l’utilitarismo, il denaro, l’ingiustizia, la fama e il nulla, la vita così com’è; di là c’erano le parole degli scrittori, i versi dei poeti, acqua che cade lentamente da un cielo misterioso, che impregna piano piano il campo della sensibilità, che fa crescere roba buona per nutrirsi e fiori profumati.Chi scrive sapeva fin dalla prima riga di appartenere a un altro ordine, come lo sa un monaco, un militare, un adolescente, un ladro. Chi scrive si sentiva sbagliato, come si sente ogni persona sensibile, e cercava di porre rimedio, di inventare un luogo e un tempo dove tutto potesse tenersi insieme, dove ogni parola avesse un senso. Sapeva di dover passare ore, giorni, mesi, anni a mettere le frasi una dopo l’altra, come fa il carcerato con le lenzuola, le magliette, gli asciugamani sporchi, legando tutto a tutto per fuggire da quella reclusione, da quella pena. E lo stesso, credo, facevano i musicisti, i pittori, i teatranti: tutti a cercare un’altra vita, via da questa, via da tanta assurdità, via verso una terra promessa che non appare mai, ma che chiama.Ora non è più così, ora quasi nessuno più ricorda cos’era il sentimento dell’arte, di quanto sgomento e quanta speranza fosse fatto, di quanta debolezza e quanta temerarietà. Si partiva con niente, da niente, come fanno i bambini a tavola che costruiscono astronavi con gli stuzzicadenti per volare via dai discorsi inutili e cattivi dei grandi. Oggi tutto è cambiato. Lo scrittore oggi fa parte dello stesso preciso scatolone che contiene politici e calciatori, attori e giornalisti, belle ragazze e bravi intrattenitori, architetti e cantanti. Per tutti c’è un’intervista, buffa o intelligente, in cui dimostrarsi buffi o intelligenti, in cui gridare forte o piano, ma gridare io ci sono, eccomi qui sotto il faro, nel grande tendone, eccomi qui con la mia faccia in copertina, la mia foto sorridente o accigliata, eccomi con il mio nuovo libro.Nessuno vuole più un altro mondo, un’altra vita. Va benissimo quello che c’è: successo, premi, soldi, applausi, omaggi, baci e assegni. Va benissimo, i fari scaldano il narcisismo. Sul palco c’è il politico di grido, il comico che fa spanciare, l’attrice stupenda e quella impegnata, l’opinionista corretto e quello scorretto: non può mancare lo scrittore soddisfatto, mai imbarazzato, mai a disagio per quello che è. Le case editrici lo preparano, lo incoraggiano, gli aprono la strada con la pubblicità e via, giù nell’arena dei leoni di pezza.Lo scrittore è diventato pienamente cittadino dell’unico mondo possibile, questo dove conta solo chi vince, dove chi perde applaude, dove lo spettacolo non smette mai. Eppure io ricordo sempre con emozione quei versi bellissimi di Cristina Campo: “Due mondi/ e io vengo dall’altro”

Vieni via con me


TV

DI OGNI PUNTATA NON SI PUO' TRALASCIARE NULLA ED IO NULLA TRALASCIO










Vieni via con me


TV

QUESTO PROGRAMMA E' TROPPO IMPORTANTE PER LA PROSSIMA TELEVISIONE DEI FUTURI 20 ANNI. E'UN ESEMPIO DI COME RIEDUCARE LA COSCIENZA CIVILE,ORMAI PERSA TRA COSCE, SENI E FEMMINE PATINATE ED ANCORA TRA UOMINI(?)LADRI,FURBETTI E SCALATORI SOCIALI A TUTTI I COSTI E A DANNO DI OGNUNO."NON DI SOLO PANE SI VIVE" CITA UN PROVERBIO DELL'ANTICA SAGGEZZA,ECCO, BISOGNA CHE I POLITICI SE NE RICORDINO CHE, MALGRADO IL MOMENTO NON SIA FAVOREVOLE, L'UOMO HA BISOGNO, OLTRE IL PANE, DI CULTURA,SE 10 MILIONI E PIU' ASSISTONO A "VIENI VIA CON ME" COME STA FACENDO.L'INTELLIGENZA, A LUNGO ANDARE, HA SEMPRE VINTO SULLA FURBIZIA....(MARIA SERRITIELLO)







lunedì 22 novembre 2010


CARMINE FARACO IN "CABAROCK"
DI MARIA SERRITIELLO


MIEI SCRITTI

Marcia trionfale per la stagione teatrale 2010-2011 “Che comico” al teatro Ridotto di Salerno. Il 13 ed il 14 novembre è stata la volta di Carmine Faraco, “l’uomo dei 'pecchè', in Cabarock”.

“Negli anni ’60-70 in Inghilterra, nascevano i Genesis, i Pink Floyd i Deep Purple e contemporaneamente in Italia nasceva Orietta Berti. La domanda non è chi è, è pecchè, pecchè Orietta Berti è toccata a noi?”

Così comincia al “Ridotto” la gag di Carmine Faraco e per quasi due ore si assiste ad un crescendo di battute che non lasciano tregua alla risata. Il cabarettista, noto per aver partecipato, tra l’altro, a spettacoli televisivi di successo come: “Gigi questo sono io” e “Colorado Caffè”, ha una comicità particolare che si differenzia dai monologhi degli altri cabarettisti di scuola napoletana. Dietro alla sua analisi comica–sentimentale delle maggiori canzoni italiane e ad ogni divertente battuta si scorgono la sua passione per la musica e la competenza che ne deriva. Faraco, infatti, prima di diventare il divertente cabarettista che è, ha fatto tanto piano bar, veniva definito il “Re del night” e proverbiale è la sua capacità di suonare qualsiasi strumento musicale Sul palco si presenta semplicemente, con maglietta nera a mezze maniche e pantaloni attillati di pelle dello stesso colore, come un rocchettaro anni 70, con un sorriso accattivante ed un ciuffo che gli copre mezza faccia ed è immediata empatia con il pubblico. Il suo monologo, lo si capisce subito, è frutto di una ricerca accurata di testi delle canzoni, un approfondito studio dei paradossi contenuti nei brani più cantati, per cui nessuno dei cantanti e delle canzoni si salva. Ogni testo, dagli anni ’50 ad oggi, preso in esame, viene scomposto per l’analisi logica e grammaticale, cosicché il pubblico ascolta le melodie, le canta in coro, si diverte e benevolmente applaude ogni passaggio divertente. Un lavoro intelligente, quello di Carmine Faraco, che affida la sua comicità al buon gusto e alla parola contenuta, priva di qualsiasi volgarità, quella stessa che è la farcia dei molti spettacoli in giro. Per far ridere basta la sua leadership prorompente e accattivante che irrompe sulla scena con forza. Non è un comico dell’ultima ora, la sua è una comicità forgiata da una lunga gavetta svolta anche in umiltà, che gli ha consentito la sicurezza e la capacità di mantenere in modo egregio la scena. Interloquisce simpaticamente con il pubblico, quello del “Ridotto” è particolarmente abituato allo show- nello show, così non si sottrae e gli dà man forte, per cui lo spettacolo diventa interattivo e personalizzato. Un napoletano, Carmine Faraco che si occupa sopratutto di musica, com’è giusto che sia, ma con l’ironica intelligenza che lo contraddistingue.

Carmine Faraco (Napoli 1962) è un attore cabarettista italiano. Ha partecipato alla seconda e terza edizione del Seven Show e alle edizioni 2007, 2008, 2009, di Colorado Caffè e al Maurizio Costanzo Show.

Nel marzo 2010 ha partecipato allo show di Gigi D'Alessio "Gigi - Questo sono io".

Ha preso parte a numerosi film tra cui :Un sacco bello, Ricomincio da tre, In viaggio con papà, Il tassinaro, Così parlò Bellavista, Il mistero di Bellavista, Un uomo perbene, Mi manda Picone

Prossimo appuntamento al “Ridotto”, il 27- 28 Novembre, con Fabian Grutt, Mago Mancini, Sergio Giuffrida, Filippo Giardina in “Comici liberi show”

Maria Serritiello
www.lapilli.eu

20 sigarette



LA RECENSIONE DI MARIA SERRITIELLO


MIEI SCRITTI

Aureliano Amadei è un giovane ventottenne, anarchico e antimilitarista, in cerca d’ identità sociale e lavorativa. Vive in famiglia, con la madre, i genitori sono separati, ha una fidanzata brasiliana ma lontana e un’amica affettuosa, invece vicina, Claudia, che lo affianca, lo soccorre, e molto spesso è anche sua compagna di letto. La sua vita scorre normale tra la frequentazione di un centro sociale e il desiderio di fare esperienza nel campo cinematografico. L’occasione si presenta quando il suo amico, Stefano Rolla, gli offre la possibilità di stargli accanto, come aiuto regista, per girare un film in Iraq, sulla missione di pace dei nostri soldati. Accetta, senza neanche pensare alla concezione della guerra avuta fino a quel momento e nonostante la preoccupazione di tutti, soprattutto la madre e Claudia, parte. Appena a Nassiriya comincia a capire che quella non è una missione di pace ma di vera guerra e il ripensamento che gli attraversa la mente, viene fugato dall’entusiasmo della nuova esperienza e dalla conoscenza dei soldati, giovani quanto lui. 20 sigarette in un pacchetto non sono molte, ma Aureliano non riuscirà a finirle perché si troverà al centro del tragico attentato, costato la morte a 19 italiani nel 2003.

Commento

20 Sigarette è un film che colpisce direttamente al cuore, perché si sa che è maledettamente vero, si conosce la trama, si comprende l’epilogo e si ricordano i nomi dei personaggi, fissati nella memoria di ciascun italiano. Il 12 novembre 2003, in un attentato suicida, morirono 23 persone, tra loro 19 erano italiani, di cui 12 carabinieri, 5 soldati dell’esercito e due civili, uno solo, tra i civili, il superstite: Aureliano Amadei. Ed è proprio grazie a lui, che di questo film è il regista e prima ancora l’autore del libro, da cui è stato tratto il soggetto filmico, che il pubblico si trova improvvisamente nella furia dell’attentato. Il crudo realismo della scena madre, quella che segue dopo lo scoppio del camion, ripresa interamente a mano, è di una lunghezza estenuante per come fa entrare nella carne l’orrore di quel colpo mortale, sferrato contro i nostri soldati. Non c’è retorica in ciò che si vede rappresentato, ma onestà descrittiva, chi ha diretto il film l’ha vissuto e vuole raccontarcelo così com’è stato. Aureliano a Nassiriya non finirà di fumare il pacchetto ma riuscirà a farlo in seguito, come non è stato più possibile per i 19 compatrioti. Adatto il commento musicale di Louis Siciliano, che sottolinea con perizia gli accadimenti. Il film senza eccessi denuncia in modo sotteso l’inutilità della guerra e manifesta agli italiani che la missione di pace a cui si crede disinvoltamente in patria, ha tutti i rischi di una missione di guerra. Già premiato nella sezione “Controcampo” al festival del Cinema di Venezia,(14 minuti di applausi), si è aggiudicato anche il “Gran Trofeo Ignazio Rossi”al 64° Festival Internazionale del Cinema di Salerno, svoltosi dal 15 al il 20 novembre.

Interpreti

A Vinicio Marchioni, l’Aureliano cinematografico, per l’interpretazione del ruolo, la giuria del Festival del Cinema di Venezia ha deciso di assegnare una menzione speciale. Il premio ci sta tutto, Vinicio, con disinvolta bravura, si è calato nei panni del vero protagonista, caratterizzandolo in maniera egregia. Brava anche Carolina Crescentini nei panni di Claudia, Giorgio Colangeli in quelli del regista, Stefano Rolla, rimasto ucciso e tutto il cast che ruota intorno al personaggio principale.

Il Regista

Aureliano Amadei si è trovato nella curiosa situazione di essere il regista del film che lui stesso ha scritto "20 Sigarette a Nassirya", in seguito alla vicenda da lui vissuta. Se l’è cavata in modo eccellente e il suo lavoro già gli ha fruttato due importanti riconoscimenti: Festival del Cinema di Venezia e Salerno. Il bastone a cui si appoggia per poter camminare con una certa scioltezza è una conseguenza dello scoppio mortale che gli ha polverizzato la caviglia, gli ha perforato il timpano ed è gli ha sparso centinaia di schegge, ancora persistenti, su tutto il corpo.

La Polemica

La polemica è montata in seguito alle ventilate pressioni del ministero della difesa, per dare uno stop al film. Pressioni pare ci siano state anche presso i familiari delle vittime, per non fare accettare il film.

Curiosità

*L’ambiente geografico di Nassiriya è stato ricostruito interamente in Marocco.

**Dopo il successo di “20 sigarette a Nassiriya” a breve uscirà un altro libro di Aureliano Amadei: una biografia sul pugile Tiberio Mitri, che interruppe la carriera sportiva, dopo lo scontro con Jack La Motta e intraprese una fortunatissima carriera di attore.

***Aureliano Amadei, nato a Roma nel 1975, debuttò a 5 anni come attore protagonista, nel film tv , “Progetti di allegria”, di Vittorio De Sisti.

Ciò che pensa l’autore, regista del film

«Non voglio che l'argomento principale del film sia la politica, di certo davanti a un evento del genere non è possibile rimanere invariati: le mie ideologie non sono cambiate, sono contrario alle missioni italiane all'estero e mi piacerebbe un'Italia senza esercito, ma ho scoperto l'umanità e imparato come sia impossibile giudicare delle situazioni che coinvolgono esseri umani solo sulla base delle ideologie».
Le frasi del film

“Voi in Italia non sapete niente di cosa stia succedendo qui!”

“Volete la bistecca, no? E non vi importa poi di come sia stata macellata la mucca.

“Ho smesso tante cose, non sono riuscito a smettere di fumare”



Spunti di riflessione

Sappiamo tutti che non sono missioni di pace in assoluto, eppure continuiamo a crederci. Perché?

Regia: Aureliano Amidei

Attori:Vinicio Marchioni, Carolina Crscentini, Giorgio Colangeli, Orsetta de Rossi, Alberto Basaluzzo, Edoardo Pesce

Giudizio

Ottimo



Maria Serritiello
www.lapilli.eu

venerdì 19 novembre 2010

Crolla portale Santuario XV sec. a Gela



CRONACA


E' crollato a Gela (CL) l'antico portale architettonico, risalente al 1450, posto all'entrata della sacrestia del Santuario di Maria SS. D'Alemanna. Tutta l'area antistante, nel quartiere di Villaggio Aldisio, era da tempo pericolante ed era stata gia' transennata dai Vigili del fuoco. Il comitato di cittadini che ne sollecitano il restauro da anni, parla di 'crollo annunciato' e di 'Gela come Pompei', accusando di 'omissioni e insensibilita' le amministrazioni comunali che si sono succedute'.

giovedì 18 novembre 2010


TELEVISIONE

LO SCORSO 2 NOVEMBRE IL POPOLARE ATTORE HA COMPIUTO 70 ANNI!!!!

Luigi Proietti detto Gigi (Roma, 2 novembre 1940) è un attore, regista, cantante e doppiatore italiano.

Protagonista di molti film e di numerose fiction televisive di successo, personalità tra le più complete e valide dello spettacolo italiano, è considerato da molti l'erede artistico di Ettore Petrolini.

Come attore teatrale è particolarmente apprezzato per le sue doti di affabulatore e trasformista.


GIGI PROIETTI ALLA "7" IN "NIENTE DI PERSONALE" DI ANTONELLO PIROSO




ECCOLO




Colpa di un enzima, come scegliamo un gelato


CURIOSITA'

FONTE: LA REPUBBLICA.IT
di Angelo Aquaro


SE C’È una cosa che ci fa impazzire, i ricercatori del Monell Chemical Sense di Philadelphia non hanno dubbi: sono le amilasi, gli enzimi che sciolgono l’amido. Sono le amilasi presenti nella saliva a ridurre gli amidi in liquidi, sono queste particelle elementari a operare quella «scissione» che produce il gusto di cioccolato e panna. E che rende quella coppetta - preferisce un cono? - indimenticabile. Da qui alla scoperta dell’”enzima del gelato” il passo è breve. Troppo?

Per la verità il ruolo delle amilasi non era un segreto, per lo meno tra i più fortunati in grado di ricordare qualche rudimento di scienze. Quello che gli studiosi del Monell hanno scoperto è che non tutti produciamo la stessa quantità di amilasi e quindi non tutti percepiamo il sapore allo stesso modo. Il senso di cremosità o di compattezza, per esempio, quindi la percezione del gusto particolare, sarà determinata dalla quantità di amilasi presenti, a sua volta determinata dalla nostra diversità genetica.

È stato trovato anche il colpevole: un gene chiamato AMY1, da amylase appunto, che accelera o meno la scissione degli amidi in liquidi. E siccome le sostanze prodotte dalla scissioni sono maltosio e glucosio, ecco che il viaggio alla ricerca del sapore del gelato, e l’individuazione del gene AMY1, ci porta direttamente anche allo studio delle predisposizioni per il diabete. Questo, naturalmente, è un altro discorso.

Ma l’allargamento d’orizzonte ci regala un’altra domanda: che cosa possiamo fare, per esempio, per diminuire il rischio del diabete? O, per restare alla questione più vicina a noi, è possibile modificare il nostro sentimento del gusto? Qui, spiega Shirley Wang del Wall Street Journ al, ci vengono in soccorso gli studi di un’altra scienziata, Valerie Duffy, dietologa e biologa dell’Università del Connecticut, che con le sue ricerche ha dimostrato che «le preferenze genetiche possono essere cambiate dall’esposizione continuata del tempo a determinati sapori».

La scoperta è importante perché dimostra dal punto di vista biologico quello che si è sempre pensato dal punto di vista culturale. Che cioè, come rivela appunto Rick Mattes, un nutrizionista dell’università dell’Indiana, nella percezione del gusto non solo la cultura gioca un ruolo - e tutti noi infatti preferiamo non a caso i sapori che giudichiamo famigliari - ma conta anche la ripetizione: prova e riprova, a un determinato gusto ti puoi anche abituare.

Insomma gli enzimi hanno un ruolo, i geni eccome se contano, ma poi è la mano del gelataio quella che conta. O no? Guido Martinetti, che con Federico Grom offre in mezzo mondo, dal Giappone agli Usa passando per la Francia, quel «gelato come una volta» che per il New York Magazine è semplicemente «il migliore», spiega che certo, «la ricerca scientifica è alla base» di una buona ricetta. Ma la scienza del gelataio si ferma necessari amente alla produzione. C’è un enzima del gelato? Bene. Ma la chimica di Grom, che utilizza prodotti spesso vidimati da Slow Food, insegue altre esigenze. Su quale terreno posso far crescere le pesche che mi diano il rapporto migliore tra fibre, cioè zuccheri, e acqua, alla ricerca del sorbetto perfetto? Se utilizzo, per esempio, tre tipi di galline diverse, che tuorlo ottengo per la mia crema?

Ecco perché, alla fine, se c’è una cosa che ci fa impazzire non possiamo rinchiuderla in una formula, checché ne dicano gli scienziati del Monell. Puoi ordinare il gelato migliore del mondo e poi scivolare sulla tua stessa saliva. O puoi avere, grazie ai tuoi geni, le amilasi di un campione. E continuare a mandare giù quella porcheria che però ti sembrerà dolce e cremosa: proprio come mentisce la pubblicità.

Le statue truccate di Palazzo Chigi


IL CASO

FONTE: LA REPUBBLICA.IT
di Carlo Albero Bucci

In tempi di tagli alle spese per i beni culturali, fa discutere il restauro costato 70 mila euro. Le opere sono state collocate davanti a un fondale azzurro molto kitch, voluto dall'architetto del premier, Mario Catalano

Venere ha riacquistato entrambe le mani. Marte, insieme alla destra, anche il pene perduto da tempo. Miracolo a Palazzo Chigi. Per espressa volontà di Silvio Berlusconi. E in barba alle regole del restauro che vietano ripristini e falsi storici che alterino l'autenticità dell'opera d'arte.

Il celebre gruppo marmoreo, con i ritratti romani di Marco Aurelio e della moglie Faustina innestati sui corpi "greci" degli dei dell'Olimpo, è stato sottoposto a un intervento di chirurgia estetica che rischia di avere pesanti riflessi negativi sulla scultura del 175 dopo Cristo. E sull'immagine della scuola dei restauratori italiani nel mondo. Così, dopo le polemiche per lo spostamento dal Museo delle Terme di Diocleziano a Palazzo Chigi, una nuova bufera sta per abbattersi sui preziosi 1.400 chili di marmo.

Su espressa richiesta del presidente del Consiglio, e su insistenti pressioni del suo architetto Mario Catalano, il ministero dei Beni culturali ha portato a termine un'operazione di "risarcimento" delle parti mancanti della scultura classica che, ritrovata nel 1918 a Ostia, si trova da quest'anno in prestito nella sede del governo. Una scelta che contrasta con la virtuosa via italiana al restauro filologico. E che cozza con l'attuale regime di austerity che il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi e quello dell'Economia Tremonti hanno imposto alla tutela del patrimonio artistico (-46% i fondi per il 2011): è vero che le spese per il restyling sono a carico della presidenza del Consiglio, ma quei 70mila euro potevano tamponare un intervento di massima urgenza nell'Italia delle mille Pompei che franano invece di essere spesi per un maquillage.

"Perché in Cina le sculture appaiono come nuove mentre alle nostre mancano braccia e teste? Completate quelle statue" avrebbe detto il premier all'architetto Catalano dopo essersi visto consegnare, il 25 febbraio, il Gruppo di Marte e Venere, la Statua di Ercole con cornucopia e la Statuetta femminile panneggiata e velata, provenienti dall'aula V del Museo delle Terme di Diocleziano a Roma, già ripuliti in vista del prestito. È stato così che, mentre la "Velata" andava ad abbellire l'appartamento del presidente del Consiglio a palazzo Chigi, il marmo d'età antonina veniva esibito nel cortile d'onore durante la visita del premier cinese Wen Jiabao del 7 ottobre e facendo finta che il tempo non è passato sui corpi delle due imperiali divinità, mutilandole.

Da anni i restauratori italiani tengono lezioni e laboratori in Cina sulla conservazione delle opere d'arte così come arrivano da secoli di storia. Nel caso di Marte e Venere, è come se il maestro si fosse lasciato deviare dall'allievo. Gli arti, i genitali del dio della guerra e le altre parti posticce realizzate in plastilina e marmo, aderiscono quasi senza soluzione di continuità al corpo originario della scultura: traggono così in inganno lo spettatore e contravvengono alle regole del restauro italiano che prevede di "dichiarare" la differenza tra antico e moderno.

Con la versione di Marte e Venere voluta da Berlusconi sembra di essere tornati ai secoli in cui i cardinali di Roma facevano completare agli scultori barocchi le statue acefale e monche ritrovate tra le vigne della Città Eterna, anche se oggi nessuno si sogna più di usare perni metallici per sostenere le protesi. Indubbio invece che il cielo azzurro messo come fondale sia frutto del gusto hollywoodiano dell'architetto Catalano: una scenografia che nulla ha a che vedere con la storia, lo stile e il decoro del cinquecentesco edificio appartenuto ai Chigi.

Autorizzato dall'ex soprintendente di Roma Giuseppe Proietti, il "reintegro" ha costretto al lavoro una dozzina di esperti del Collegio romano. Nel tentativo di limitare il falso storico, i tecnici del ministero hanno eseguito studi sulla forma e le misure delle parti mancanti attraverso confronti metrici su statue analoghe: qual è la posizione delle dita di Venere che sfiorano Marte e quanto deve essere lungo il suo membro?

La permanenza del gruppo alto 228 centimetri a palazzo Chigi è però appesa al filo della crisi di governo. E di conseguenza le aggiunte sulla bella dea e il virile compagno. Nel nulla osta del 29 marzo 2009 l'allora soprintendente di Roma Angelo Bottini - preso atto della richiesta giunta dalla presidenza del Consiglio dei ministri dopo che un anno prima il premier era rimasto folgorato dalle statue - disponeva infatti che "il prestito durerà fino alla fine della legislatura". Una volta rientrati alle Terme di Diocleziano, dove si spera finiscano in fretta i lavori di ristrutturazione delle sale, Marte e Venere verranno probabilmente liberati dalle parti reversibili. Nessun museo accetta infatti nelle sue collezioni mani finte e attributi posticci.

Londra denuncia: da azienda lombarda veleno agli Usa per la pena di morte


IL CASO


FONTE: LA REPUBBLICA.IT
corrispondente: Enrico Franceschini



L'ITALIA non ha la pena capitale, ma potrebbe presto contribuire attivamente a uccidere condannati a morte, a dispetto delle nostre leggi, dei comandamenti cristiani, della morale cattolica. Un'azienda farmaceutica con base vicino a Milano, la Hospira Spa è stata incaricata di produrre Sodium Thiopental.

Si tratta dell'anestetico utilizzato per le esecuzioni con iniezione letale negli Stati Uniti. Da gennaio la società milanese, sussidiaria di una multinazionale americana, dovrebbe esportare la sostanza negli Usa, che ne sono rimasti a corto e non possono più giustiziare nessuno con questo metodo, usato in 35 Stati su cinquanta, finché non riceveranno nuove dosi. A scoprire questa "Italian connection" è stata Reprieve, l'organizzazione umanitaria britannica che si batte contro la pena capitale e la tortura in tutto il pianeta, e che ha anticipato a Repubblica l'appello inoltrato questa settimana all'azienda milanese.

L'iniezione letale è un micidiale cocktail di tre sostanze, una delle quali è un anestetico dalle caratteristiche particolari, il Sodium Thiopental appunto, che dovrebbe garantire di uccidere i condannati "con gentilezza". La Hospira Usa, l'unica compagnia americana che produceva questo farmaco, qualche mese fa ne ha interrotto la produzione per problemi nel suo stabilimento negli Stati Uniti. Ben presto, i penitenziari dei 35 stati che compiono le esecuzioni con tale sistema sono rimasti senza anestetico. A quel punto hanno disperatamente cominciato a cercarlo altrove. Lo stato dell'Arizona, per esempio, il mese scorso se ne è procurato un quantitativo prodotto da un'altra azienda farmaceutica in Gran Bretagna, ma la Corte Suprema dell'Arizona ha temporaneamente bloccato un'esecuzione, non avendo garanzie che il farmaco inglese avesse le stesse qualità di quello prodotto in America, ovvero permettesse una morte "senza atroci sofferenze". La condanna in questione è stata poi ugualmente eseguita, uccidendo Jeffrey Landrigan, nonostante i dubbi sull'anestetico e nonostante il giudice che lo aveva riconosciuto colpevole si fosse dichiarato pronto a un ripensamento di fronte a nuovi elementi sulle circostanze del delitto di cui era imputato.

Ma nel frattempo Reprieve (il nome significa "sospendere", riferito alla pena di morte, tra i patroni dell'associazione figurano personalità come lo scrittore Alan Bennett, l'attrice Julie Christie, l'architetto Richard Rogers)) ha fatto causa alla ditta britannica, come ha scritto il Guardian, chiedendo che venisse vietata la vendita del farmaco negli Usa in base a una legge europea (EU Council Regulation 1236/2005) che definisce illegale l'esportazione di prodotti "utilizzabili per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani". A quel punto, pur di mandare avanti lo stesso la fabbrica della morte, lo stato dell'Oklahoma ha proposto di usare un anestetico usato comunemente dai veterinari per addormentare gli animali. Serviva però una soluzione più a lungo termine. E così Reprieve è venuta a sapere che Hospira ha affidato alla propria sussidiaria italiana, la Hospira Spa di Liscate, in provincia di Milano, la produzione di Sodium Thiopental da destinare ai penitenziari americani, almeno fino a quando la produzione non riprenderà negli Stati Uniti.

"Non solo, abbiamo scoperto che la fabbrica milanese è stata già usata in passato per questo scopo", dice a Repubblica l'avvocato Clive Stafford Smith, direttore di Reprieve, uno dei difensori dei diritti umani più famosi del mondo, autore di decine di mozioni contro la pena di morte e la tortura, dalle carceri degli Usa fino ai detenuti di Guantanamo. "Ora ci sono due modi per bloccare questa iniziativa. Il primo, il più semplice, è una decisione volontaria di Hospira Spa di fermare la produzione del farmaco o di impedire che venga esportato negli Usa per le iniezioni letali. Il secondo è che il governo italiano emetta un bando all'esportazione di questo anestetico". Livia Firth, ambasciatrice di Reprieve per l'Italia, ha scritto ieri una lettera a Francesco Colantuoni, amministratore delegato di Hospira Spa, per chiedergli un incontro: "Siamo sicuri che non vorreste facilitare le esecuzioni, e soprattutto non in Italia, ove la lotta contro la pena di morte è particolarmente forte", afferma la lettera. "La vostra ditta può evitare lo scandalo di essere direttamente coinvolta nella pratica barbarica della pena di morte".

mercoledì 17 novembre 2010

"Vieni via con me" e siamo 10 milioni per volta, attenzione però a non portarsi Maroni


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

Basta leggere qualche saggio per essere informato di ciò che Saviano ha denunciato a "Vieni via con me", la trasmissione televisiva di Rai3. Solo Maroni,non solo non legge per informarsi, ma si meraviglia, si offende, denuncia e vuole la replica.Perchè questa difesa d'ufficio a favore della lega, che secondo lui e spero non secondo tutto il nord, è senza macchia e senza paura? Questo intervento, che non interessa ai 10 milioni di telespettatori, è di stampo razzista, è come dire che al sud siamo tutti mafiosi e collusi e al nord tutti angeli da presepe. E'facile liquidare superficialmente il sud un regno mafioso,per non occuparsene mai, per alimentare due Italie,come vecchi alunni scritti alla lavagna tra i buoni e i cattivi. Capisco se al povero Maroni, che pure bene ha operato, questa realtà va un pò stretta ma è la realtà e non perchè l'inventa Saviano ma perchè Saviano racconta l'inchiesta condotta dalla Boccassini e da Pignatone. "Vieni via con me" ha restituito dignità alla televisione, è diventato un evento storico perchè ha sancito la morte del berlusconismo televisivo, basta continuare ed avere coraggio e si può battere la spazzatura degli ultimi anni, durata varie generazioni, purtroppo. La società italiana è ad una svolta, se in prima serata, 10 milioni di telespettatori hanno preferito Don Gallo e la satira di costume di Albanese e di Paolo Rossi al posto dell'inamovibile Grande Fratello(11 edizioni,incredibile!) Io voglio sperare.
Maria Serritiello

La scuola è finita, film di Valerio Jalongo


CINAMA

La triste realtà scolastica di un liceo romano dove regnano degrado e diseducazione. La Scuola è finita è la storia di Alex e di due professori che cercano di salvarlo dall’autodistruzione. Un film drammatico che il regista Valerio Jalongo affida all’esordiente Fulvio Forti affiancato da Valeria Golino e Vincenzo Amato


Una pellicola definita da più parti molto drammatica, cruda e dura. Valerio Jalongo, regista di La scuola è finita, racconta la triste realtà scolastica di un liceo romano dove regnano degrado e diseducazione. Jalongo, che oltre a essere regista del film è anche docente nella vita reale, in questa sua nuova pellicola di denuncia, giunta a sette anni di distanza dall’ultima prova cinematografica, si affida all’esordiente Fulvio Forti (nel ruolo del protagonista Alex) al quale affianca la collaudata coppia cinematografica formata da Valeria Golino e Vincenzo Amato. In concorso alla V edizione del Festival di Roma, il film esce oggi nei cinema italiani. La pellicola ha inteso attirare l’attenzione e stimolare il dibattito relativamente all’urgenza e alla necessità di intervenire sulla ‘crisi’ dell’istituzione scolastica.

Trama
Roma. Periferia Est della capitale. Nell’istituto Pestalozzi regnano degrado e diseducazione. Noia e declino attanagliano egualmente professori e studenti. Tra quest’ultimi c’è Alex Donadei, popolarissimo e amato dai compagni (distribuisce pasticche colorate durante la ricreazione) e per questo tanto più avverso ai docenti. È lui che arriva al quinto piano e sotto l'effetto di quelle stesse pasticche che distribuisce a scuola come fossero caramelle si getta giù restando fortunatamente illeso.
Ma Alex è in realtà un ragazzo dai molteplici talenti che la professoressa Quarenghi e il professor Talarico (gli unici docenti a vedere del ‘buono’ nello studente) cercheranno di salvare da genitori irresponsabili e da una vita fallita. La Quarenghi per prima, col suo Centro d'ascolto, è impegnata in un solitario tentativo di recupero del ragazzo, mentre il professor Talarico una mattina se lo vede affibbiare alla sua classe dalla preside.
Salvare uno studente come Alex non è impresa facile, ma del resto Daria e Talarico non sono nemmeno due professori modello. I due docenti entrano infatti in aperta competizione tra loro nel contendersi le attenzioni del ragazzo. Allo stesso tempo giungono a creare con lui un rapporto educativo e affettivo fuori dalle regole, al punto di arrivare a coinvolgerlo nelle proprie vicende personali e sentimentali




CARLO VERDONE "UN SACCO BELLO" COMPIE 60 ANNI


CINEMA


« ...mi accorsi che la sua vèrve derivava da un controllo esagitato di un corpo senza inibizioni: Carlo parlava, parlava, parlava, riproponendo il divertente standard sordiano degli anni '50 con disinvolta reiterazione(...) Un attore che non apparteneva a un "genere" ma solo a se stesso. Volli conoscerlo. Volevo scoprire la fonte di quella reputazione: totale, inesorabile, cinica carogneria commista ad una romanità coatta e generosa, candida e patetica, Carlo era "l'uomo che guarda", questa fu la risposta. E per questo volli produrre il suo film di esordio, affidando a lui stesso la regia: i suoi personaggi non potevano correre il rischio di interpretazioni inautentiche... »
(Sergio Leone, 1987)

Carlo Verdone (Roma, 17 novembre 1950) è un regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico, scrittore, doppiatore e cabarettista italiano.

Personaggi

Assunta de Seniis, personaggio creato al Festival di Sanremo 2006.
Pasquale Ametrano, emigrante di Matera interpretato in Bianco, rosso e Verdone
Furio Zoccano, borghese logorroico romano trapiantato a Torino interpretato in Bianco, rosso e Verdone
Enzo, coatto interpretato in Un sacco bello
Leo, bambinone immaturo interpretato in Un sacco bello
Ruggero Brega, hippie interpretato in Un sacco bello
Dottor Raniero Cotti Borroni, esasperante vedovo che si risposa, ma ossessiona la nuova moglie con il ricordo della prima, interpretato in Viaggi di nozze. Il personaggio è costruito sulla falsariga del Furio di Bianco, rosso e Verdone.
Ivano, volgarissimo romano interpretato in Viaggi di nozze
Padre Severino, personaggio creato al programma Meno siamo e meglio stiamo
Quintilio Baracca, personaggio creato al programma Telepatria International
Anselmo, qualunquista di Roma interpretato in Un sacco bello
Don Alfio, prete interpretato in Un sacco bello
Commissario Pironi, personaggio interpretato in Non stop
Il sardo, personaggio interpretato in Non stop
Maria Bianca Zellanti, personaggio interpretato in Non stop

Curiosità

Carlo Verdone e Christian De Sica sono cognati, perché la sorella di Carlo (Silvia) si è sposata con Christian De Sica. Dal film Borotalco in poi, i due cognati lavoreranno spesso insieme (in gioventù sono stati molto amici; quasi coetanei, abitavano nello stesso quartiere ed erano compagni di banco al collegio Nazareno di Roma). Eppure, come ha raccontato Christian De Sica in un'intervista, una volta da ragazzi i due fecero a botte poiché Verdone aveva chiamato "puttaniere" Christian, il nuovo fidanzato di sua sorella, in quanto lui aveva 21 anni e lei 14.
Carlo Verdone è anche un discreto batterista, e ha suonato spesso assieme all'amico Antonello Venditti, partecipando all'esecuzione della canzone Rocky, Rambo e Sting in un concerto al Circo Massimo. Grande appassionato di musica, specialmente la musica rock, e adora gruppi come Led Zeppelin e Deep Purple ma è anche un fan scalmanato di Jimi Hendrix. Ha inoltre partecipato al Live 8, nel luglio del 2005, accompagnando alla batteria Antonello Venditti e Claudio Baglioni sulle note di Roma Capoccia. In Grande, grosso e Verdone, oltre ad essere attore, regista, sceneggiatore, doppiatore, ha collaborato alla colonna sonora del film suonando la batteria (e suo figlio Paolo ha suonato il basso).
È stato sposato dal 1980 al 1996 con Gianna Scarpelli, dalla quale ha avuto due figli, Giulia (1986), apparsa in un cameo in Al Lupo, Al lupo e Paolo (1988), apparso in un cameo in Grande, grosso e Verdone.
Sergio Leone una volta prese a schiaffi Verdone, per non aver ubbidito ad un ordine datogli sul set di Un sacco bello. Per girare una scena al telefono, Sergio Leone disse a Verdone di farsi due giri dell'isolato per avere un'aria più sconvolta, così la scena sarebbe potuta venire meglio: Verdone non voleva fare i giri (anche perché l'edificio era molto grande), quindi aspettò vicino alle scale del portone. Appena iniziato il ciak, Sergio gli diede un ceffone: infatti lui, affacciato alla finestra, non aveva visto Verdone passare. Questo episodio sarà ripreso da Verdone per una famosa scena del film di Castellano e Pipolo Grand Hotel Excelsior.
In alcuni film da lui girati e diretti, si può notare come Verdone ripeta labialmente le battute dei coprotagonisti mentre essi stessi le pronunciano. A prima vista sembra un metodo che Verdone adotta per trovare il giusto tempo per rispondere alla battuta. Il fatto è piuttosto visibile in alcune scene di Un sacco bello e di Acqua e sapone.
Nel marzo 2007 gli è stata conferita la laurea honoris causa in Medicina dall'Università degli Studi di Napoli Federico II.

martedì 16 novembre 2010

Boom di ascolti, oltre 9 milioni


POLEMICA



FONTE:ANSA.IT

Saviano: 'ndrangheta si poggia su Lega

Dal premier Berlusconi e dal leader della Lega Bossi, a Pizza, segretario della Democrazia cristiana, passando per Di Pietro, Cesa, Rutelli, Pionati, Lombardo, ma anche per il presidente dell'Union Valdotaine Perron e il segretario Sudtiroler Volkspartei Theiner. E' il lungo elenco dei "segretari e presidenti di partito", una ventina, che Vieni via con me, se fosse "una tribuna politica", dovrebbe invitare nelle prossime puntate, "che però sono solo due". Così Fabio Fazio ha aperto questa sera la trasmissione, che ospiterà il presidente della Camera Fini e il segretario del Pd Bersani. Una lunga serie di nomi, seguita da quella di decine di partiti e movimenti, che è soprattutto una risposta alle polemiche dei giorni scorsi sulla presenza di Fini e Bersani e all'altolà della direzione generale, che ha chiesto ai responsabili di Vieni via con me di allargare la rosa degli inviti ai leader di Pdl, Lega, Idv e Udc. "L'elenco è aggiornato alle ore 21.10 di stasera", ha ironizzato in chiusura il conduttore.

RECORD DI ASCOLTI, OLTRE 9 MLN SPETTATORI E 30% - Nove milioni e 31 mila telespettatori per la puntata di ieri sera di Vieni via con me, pari al 30.21% di share: è l'ascolto record assoluto per Raitre della seconda puntata del programma con Fabio Fazio e Roberto Saviano. La trasmissione ha registrato quasi 20 milioni di contatti.

SAVIANO, LA 'NDRANGHETA AL NORD SI APPOGGIA SULLA LEGA - ''La 'ndrangheta al Nord, come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega''. Alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel tessuto politico, economico e sociale nelle regioni settentrionali, in particolare in Lombardia, è dedicata questa sera l'orazione civile di Roberto Saviano a Vieni via con me. "La Lega da sempre ha detto che non vuole qui le manette o la repressione - ha sottolineato l'autore di Gomorra - ma non basta, perché sono i soldi legali che irrorano questo territorio, è lì che il fenomeno deve essere contrastato". Lo scrittore ha citato poi un brano di un'intervista a Miglio in cui l'ideologo della Lega si definiva a favore del "mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta'' e sottolineava che "bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate". "Insomma - ha commentato - Miglio diceva che le mafie devono essere costituzionalizzate". Contrastare le organizzazioni criminali "é fondamentale - ha aggiunto Saviano - ma ci sono leggi che possono favorirle: con lo scudo fiscale, per esempio, il rischio è che siano i loro capitali a tornare in Italia". Lo scrittore ha concluso il suo monologo con un messaggio di ottimismo e di speranza. "In realtà non è tutto scuro, il fatto che stasera ne stiamo parlando è già un miracolo. Una delle cose che le organizzazioni temono di più è l'agire da uomini, il non piegarsi. Nel momento in cui ognuno di noi non fa il male, sta facendo arretrare loro e sta forse sognando un'Italia diversa".

MARONI: DA SAVIANO ACCUSE INFAMANTI, RAI MI FACCIA REPLICARE - ''Come ministro e ancora di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega". Lo ha detto all'ANSA il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando le critiche alla Lega nel monologo dello scrittore ieri sera nel programma 'Vieni via con me'. Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica alle incredibili accuse lanciate da Roberto Saviano ieri sera nella trasmissione 'Vieni via con me'". Lo ha detto all'ANSA il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando le critiche alla Lega nel monologo di ieri sera nell'ambito del programma di Raitre. "Vorrei - ha aggiunto il ministro - un faccia a faccia con lui per vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi".

MAZZETTI, MARONI? PUO' REPLICARE ALTROVE - "Maroni è un ministro della Repubblica e ha disposizione telegiornali e altri programmi di approfondimento politico per replicare. Il nostro è una programma culturale, dove i politici vengono solo se sono funzionali al racconto delle puntate". E' quanto afferma all'ANSA il capostruttura di Raitre e responsabile di 'Vieni via con me', Loris Mazzetti, in merito alla richiesta di replica da parte del ministro degli Interni, Roberto Maroni, alle parole di Roberto Saviano sulle infiltrazioni della 'ndrangheta al Nord. ''Se poi abbiamo insultato qualcuno o detto cose non vere, c'é sempre la magistratura a cui rivolgersi - aggiunge Mazzetti - Io penso che l'onestà intellettuale di Saviano non possa vivere di condizionamenti. La cronaca ci racconta di episodi di criminalità in cui sono coinvolti esponenti leghisti e se Saviano non ne avesse parlato, si sarebbe autocensurato". In merito alla presenza di politici nelle prossime due puntate, Mazzetti ha fatto sapere che al momento "non si può escludere, ma si stanno ancora facendo le scalette". "I politici verranno solo se saranno funzionali al programma - ha spiegato - e dovranno mettersi a disposizione degli autori come hanno fatto Vendola, Fini e Bersani, che hanno rispettato spirito e tempi della trasmissione. Il loro intervento ha azzerato tutte le critiche preventive, perché non c'é stata alcuna propaganda, ma solo la lettura di due elenchi. Quelle di questi giorni sono polemiche pretestuose: basta pensare che nessuno dei politici di centrodestra ha chiesto di venire al posto di Vendola a leggere l'elenco sull'omosessualità nella prima puntata. Noi non siamo una tribuna politica e non siamo neanche in regime di par condicio". "La prima puntata era la puntata di Benigni che ha fatto da ariete - ha aggiunto Mazzetti, ragionando sul boom di ascolti - la seconda era più strutturata e credo che abbia pesato il tam tam delle gente, come si faceva per la Rai di una volta". In merito al picco di ascolti fatto registrare da Saviano nel racconto sulla 'ndrangheta e sulla storia di Piergiorgio Welby, Mazzetti ha affermato che lo scrittore ''ha fatto tesoro dell'esperienza della prima puntata ed è stato più efficace. All'esordio sentiva una grande responsabilità ed era molto emozionato. Bisogna considerare che lui fa tutto a braccio, non é in grado di leggere il gobbo, legge ogni tanto i suoi appunti e ha un aiuto solo sui tempi".

PIER SILVIO BERLUSCONI, COMPLIMENTI ALLA RAI - "Bel risultato, complimenti alla Rai". Così il vice-presidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, ha commentato il risultato ottenuto ieri dalla trasmissione di Rai3 condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano che ha sbancato l'auditel con 9 milioni di telespettatori contro i 5-6 milioni del Grande Fratello in onda su Canale 5. Nel corso del convegno all'Università Cattolica, Pier Silvio Berlusconi, rispondendo alle domande degli studenti, che gli chiedevano se sarà possibile vedere un programma come quello di Fazio e Saviano sui canali Mediaset, ha ricordato che "il programma di Fazio è della Endemol (gruppo Mediaset, ndr) che ne segue la produzione. Questa trasmissione è andata molto bene perché se ne è parlato molto sui giornali in questi giorni e ha acceso l'attenzione del pubblico. E' un successo della Rai comunque", ha ribadito.

BERLUSCONI DOMANI A MATRIX SU CANALE 5 - In televisione per spiegare agli italiani le sue ragioni e cosa sta accadendo al governo. Silvio Berlusconi domani andra' negli studi di
"Matrix', la trasmissione di approfondimento di Canale 5 per registrare un suo intervento. E' quanto si apprende in ambienti di governo. Ancora non e' stato stabilito l'orario della registrazione ma si ipotizza che possa avvenire nel pomeriggio.

CICCHITTO, SETTARISMO E MEDIOCRITA' - "La trasmissione 'Vieni via con me' é un misto di settarismo e di mediocrità", afferma Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. "Fazio e Saviano - aggiunge - hanno fatto dei mediocri comizi senza contraddittorio. Saviano ha attaccato la Lega senza che venisse data a nessuno la facoltà di risposta. Anche l'invito ristretto a Fini e a Bersani a parlar di destra e di sinistra è una manifestazione di faziosità; entrambi non sono certamente al di sopra delle parti e hanno offerto delle performance di per sé modeste, paradossalmente peròinferiori sul terreno della faziosità ai comizi dei due conduttori. A questo punto - prosegue Cicchitto - non ci resta che rivolgere un interrogativo al presidente della Rai, al suo direttore generale, sulla incredibile unilateralità di questo e di molti altri talk show. Che in un contesto del genere venga attaccato Minzolini - conclude - dà il segno di una ottusa faziosità imperante nel mondo radiotelevisivo".