Pagine

martedì 27 dicembre 2011

Al Convitto nazionale di Salerno Pietro Orlandi ha presentato ”Mia sorella Emanuela”

Al Convitto nazionale di Salerno Pietro Orlandi ha presentato ”Mia sorella Emanuela”

Nel pieno Rinascimento della città di Salerno

Nel pieno Rinascimento della città di Salerno

Il vincitore del Premio Charlot al Ridotto di Salerno

Il vincitore del Premio Charlot al Ridotto di Salerno

Alessandro Bolide al Teatro Ridotto di Salerno

Alessandro Bolide al Teatro Ridotto di Salerno

Torna Domenico Lanutti al Ridotto di Salerno

Torna Domenico Lanutti al Ridotto di Salerno

A Natale a spasso con i miei nipoti




Chi è Marco e chi è Simone, all'improvviso è difficile stabilirlo, sono gemelli, due in uno, una sorprendente combinazione della natura. Loro, sono i miei nipoti secondi e da parte mia, due affetti in uno. Mi piace incontrarli, abbiamo alcuni interessi in comune: il cinema, l'arte, la Salernitana, i viaggi e i libri che dopo i fumetti apprezzano. Alla Vigilia di Natale ci siamo incontrati al centro, in Corso Vittorio Emanuele e per non lasciare nulla di non documentato, c'è questa bella foto a fissare l'immagine. Auguri ragazzi per la vostra vita, che sia splendida, operosa e piena di affettività.

Alcuni anni fa scrissi per voi

Due bastoncini

Due bastoncini
di legno buono
sono assopiti
nel candido giardino
delle emozioni.
Uguali,
vivono il lerargo,
si aggrappano l'un l'altro
ed amano la stessa
madre.
Sicuro,
il padre,
soppesa,
la prossima vecchiaia

Maria Serritiello


Ahahahah da piccoli, insieme a tutti i classici della produzione disneyana vi piaceva tanto....

mercoledì 21 dicembre 2011

Notti di luci nel Christmas Village di Torrione(Sa)




Notti di luci, nel Christmas Village di Torrione, è alla sesta edizione ma è la prima creata con uno stile completamente nuovo.

I Mercatini di Torrione ripartono con l'obiettivo di coinvolgere, con serietà e con un dialogo diverso dal passato, la parte orientale della città dove il commercio e i cittadini non sono sempre tenuti nella giusta attenzione.

Quest'anno 18 sono gli stand coinvolti ma ...tantissime le manifestazioni che arricchiscono l'evento. Dai classici "Zampognari" ai coinvolgenti "Mimi",dagli "Arcieri di Avalon" ai canti Gospel del Coro D'Altrocanto, dalla Corrida in Piazza ai Falconieri... alla simpaticissima Fattoria didattica con istruttivi Animali da Aia.

Questa è "Notti di di Luci" organizzata dall'Anwa Provinciale diretta da Ciro Aniello Pietrofesa


Terra 2011 Sant'Apollonia (Sa)



Sabato 24 dicembre alle ore 12 presso la chiesa di Sant’Apollonia in via san Benedetto a Salerno, Lello Arena e Yari Gugliucci con il commento musicale di Aldo Vigorito e Stefano Giuliano, leggeranno le pagine di Alfonso Gatto dedicate al sud.

Terra 2011, il secondo appuntamento con due grandi artisti del panorama nazionale. L’evento avrà come tema la prosa poetica di Alfonso Gatto ed il legame con Salerno. Per realizzare tale progetto, gli attori Lello Arena e Yari Gugiucci, hanno selezionato una serie di testi che meglio rappresentano il rapporto tra la poetica Gattiana e la città, e ne hanno prodotto uno spettacolo teatrale di grande raffinatezza...



martedì 20 dicembre 2011

Sepolta viva dal compagno, si salva



FONTE:CORRIERE DELLA SERA.IT

Colpita con un taser e sotterrata, si è finta morta ed è riuscita a riemergere usando l'anello di fidanzamento


Ventisette anni lei, 25 lui. Polacchi di origine entrambi e con un figlio di appena tre anni, il piccolo Jakub, in comune. Una coppia felice. Almeno apparentemente. Almeno fin quando non è maturata in lui l'idea di uccidere la compagna, la madre di suo figlio, in un modo atroce. Lo scorso maggio Marcin Kasprzak ha colpito e immobilizzato Michelina Lewandowska con una pistola taser. Con l'aiuto di un amico, ha legato la fidanzata con un nastro, l'ha rinchiusa in una scatola di cartone e l'ha sotterrata ancora viva in un bosco vicino la loro casa di Huddersfield, in Gran Bretagna.

COME LISBETH - Per potere agire indisturbato, Marcin aveva lasciato in custodia alla madre il piccolo Jakub, con la scusa di passare una serata romantica con la compagna. Un piano ben studiato, dunque, ma non abbastanza da riuscire fino in fondo. Aiutandosi, ironia della sorte, con l'anello di fidanzamento, la donna (che non aveva perso conoscenza ma si era finta morta) si liberata dal nastro che la costringeva, ha rotto la scatola di cartone nella quale era stata rinchiusa ed è riuscita a riemergere spostando quei dieci centimetri di terra che ricoprivano la bara improvvisata. Poi ha fermato un'automobile e il conducente l'ha riportata a casa. Un episodio raccapricciante e come protagonista una specie di Lisbeth Salander in carne e ossa: anche nella Trilogia del Millennio l'eroina di Stig Larsson viene sepolta viva ma si salva.

«LEI MI ANNOIAVA» - Ora una giuria di Leeds ha riconosciuto Marcin Kasprzak colpevole di tentato omicidio. L'uomo ha spiegato che non aveva intenzione di uccidere la sua compagna, ma solo di spaventarla. «Seppellire una persona viva ha delle conseguenze evidenti - ha argomentato il procuratore -. In poco tempo si muore per mancanza di ossigeno». Il movente? Lei «mi annoiava», ha detto lui. Ma già quindici giorni prima del tentato omicidio, come racconta il Daily Mail, Marcin aveva scritto «single» sul suo profilo. Il suo piano, fortunatamente, non è andato a buon fine.

domenica 18 dicembre 2011

Le belle favole di Natale: La piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen



LA PICCOLA FIAMMIFERAIA

Hans Christian Andersen

Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza. - Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale. La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno: "Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!


« Non importa che sia nato in un recinto d'anatre: l'importante è essere uscito da un uovo di cigno. »
(Il brutto anatroccolo )

Hans Christian Andersen (Odense, 2 aprile 1805 – Copenaghen, 4 agosto 1875) fu uno scrittore e poeta danese, celebre soprattutto per le sue fiabe. Tra le sue opere più note vi sono La principessa sul pisello (1835), Mignolina (1835), La sirenetta (1837), Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo e La piccola fiammiferaia (1845).



giovedì 15 dicembre 2011

Stanno tutti bene gli italiani?




FONTE:LA REPUBBLICA TORINO .IT

IL CASO

Cuneo, a 85 anni tenta due rapine

"Non mi basta la pensione"Colpi andati a vuoto in due diversi uffici postali. Arrestato dai carabinieri che però gli hanno offerto colazione e pranzo alla mensa. L'uomo si è giustificato: "Ho bisogno di soldi per mantenere mia moglie e i suoi parenti"

Un pensionato di 85 anni tenta senza successo di rapinare due uffici postali e, quando viene arrestato dai carabinieri, si giustifica con il disperato bisogno di soldi: la pensione - ha detto - non gli basta per mantenere anche la moglie, extracomunitaria, e i suoi parenti, con i quali divide un piccolo alloggio a Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo. I militari, una volta in caserma, gli hanno offerto la colazione e il pranzo alla mensa.


La vicenda si è svolta a Cuneo. Protagonista P.G., che si è presentato nell'ufficio postale di frazione Spinetta brandendo una pistola giocattolo e, di fronte ai clienti spaventati, ha ordinato all'impiegata, in modo assai concitato, di consegnargli il denaro che aveva in cassa, La donna però lo ha riconosciuto perchè - ha detto - in passato lo aveva già visto chiedere l'elemosina nei paraggi; ha preso tempo e ha chiamato con il telefonino le forze dell'ordine.

Il pensionato, dunque, ha desistito e, in bicicletta, ha raggiunto le Poste centrali. Anche qui ha ripetuto la scena, ma l'impiegata, forse poco convinta dall'età avanzata e dall'aspetto dimesso dell'aspirante rapinatore, ha temporeggiato. L'uomo si è convinto che non sarebbe riuscito ad avere il denaro e si è allontanato, ma i carabinieri, dopo aver raccolto le testimonianze, lo hanno individuato nel giro di pochi minuti: era nel centro commerciale di Borgo San Dalmazzo, non molto lontano da casa.
A quel punto, in caserma, lo hanno assistito per il resto della giornata


mercoledì 14 dicembre 2011

La storia di Irena Sendler



FONTE: CLAUDIA BORTUNE

Poco tempo fa è venuta a mancare una signora di 98 anni di nome Irena Sendler.
Durante la seconda guerra mondiale, Irena ha ottenuto il permesso di lavorare nel ghetto di Varsavia, come idraulica specialista, ma aveva un ulteriore motivo. Era al corrente dei piani che i nazisti avevano per gli ebrei (essendo tedesca).
Irena portò in salvo migliaia di neonati nascondendoli nel fondo della sua cassetta degli attrezzi che portava nel retro del suo camion.
I bambini più grandi li nascondeva in un sacco di iuta ...
Teneva anche un cane nel retro del camion, che aveva addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti entravano e uscivano dal ghetto.
I soldati, naturalmente, temevano il cane e il suo latrato copriva il pianto dei bambini.
Durante tutto questo tempo, è riuscita a salvare 2500 tra bambini e neonati.
Fu catturata, e i nazisti le ruppero entrambe le gambe e le braccia picchiandola selvaggiamente.
Irena tenne un registro dei nomi di tutti i ragazzi che clandestinamente aveva portato fuori dai confini e lo teneva in un barattolo di vetro, sepolto sotto un albero nel suo cortile.
Dopo la guerra, cercò di rintracciare tutti i genitori che potessero essere sopravvissuti per riunire le famiglie.
La maggior parte di loro erano stati gasati. Irena ha continuato a prendersi cura di questi ragazzi, mettendoli in case famiglia o trovando loro famiglie affidatarie o adottive.

L'anno scorso Irena è stata proposta per il Premio Nobel della Pace.
Non è stata nominata.



martedì 13 dicembre 2011

Usque tandem Catilina



Un privilegio da 200 milioni

Fonte:L'Espresso
di Primo Di Nicola



Giovanotti con un grande avvenire dietro le spalle che si godono la vita dopo gli anni di militanza parlamentare. Come Alfonso Pecoraro Scanio, ex leader dei Verdi ed ex ministro dell'Agricoltura e dell'Ambiente. Presente alla Camera dal 1992, nel 2008 non è riuscito a farsi rieleggere e con cinque legislature nel carniere è stato costretto alla pensione anticipata. Ma nessun rimpianto. Da allora, cioè da quando aveva appena 49 anni, Pecoraro Scanio riscuote il vitalizio assicuratogli dalla Camera: ben 5.802 euro netti al mese che gli consentono di girare il mondo in attesa dell'occasione giusta per tornare a fare politica.

Oliviero Diliberto è un altro grande ex uscito di scena nel 2008 causa tonfo elettorale della sinistra. Segretario dei Comunisti italiani ed ex ministro della Giustizia, con quattro legislature alle spalle e ad appena 55 anni, anche lui si consola riscuotendo una ricca pensione di 5.305 euro netti. Euro in più, euro in meno, la stessa cifra che spetta a un altro pensionato-baby della sinistra, addirittura più giovane di Diliberto: Pietro Folena, ex enfant prodige del Pci-Pds, passato a Rifondazione e trombato nel 2008 quando, con le cinque legislature collezionate, a soli 51 anni ha cominciato a riscuotere 5.527 euro netti al mese.

Davvero niente male, considerando le norme restrittive che le varie riforme pensionistiche dal 1992 hanno cominciato ad introdurre per i comuni cittadini. Norme ferree per tutti, naturalmente, ma non per deputati e senatori che, quando si è trattato di ridimensionare le proprie pensioni, si sono ben guardati dal farlo. Certo, hanno accettato di decurtarsi il vitalizio con il contributo di solidarietà voluto da Tremonti per le "pensioni d'oro" e pari al 5 per cento per i trattamenti compresi fra i 90 e i 150 mila euro (una penalizzazione che tocca solo i parlamentari con oltre i 15 anni di mandato), ma per il resto hanno evitato i sacrifici imposti agli altri italiani. Tutto rinviato alla prossima legislatura quando, almeno stando all'annuncio del questore della Camera Francesco Colucci, e a una proposta del Pd, potrebbe entrare in vigore un nuovo modello pensionistico contributivo. A Montecitorio, però, il clima è rovente. Pochi giorni fa il presidente Gianfranco Fini non ha ammesso un ordine del giorno dell'Idv, che chiedeva l'abolizione dei vitalizi ("Un furto della casta", secondo il dipietrista Massimo Donadi). Secondo Fini, i diritti acquisiti non si toccano, al massimo si potrà discutere della riforma.

IL CLUB DEI CINQUE
Nel frattempo, l'andazzo continua, con l'esercito dei parlamentari pensionati che si ingrossa sempre più, fino a toccare il record dei 3.356 vitalizi erogati fra le 2.308 pensioni dirette e le reversibilità, divise tra le 625 alla Camera e 423 al Senato. Un fardello che si traduce ogni anno in una spesa di 200 milioni di euro, oltre 61 dei quali pagati da palazzo Madama e i restanti 138 da Montecitorio. In questo pozzo senza fondo del privilegio ci sono anzitutto i superfortunati che con una sola legislatura, cioè appena cinque anni di contribuzione, portano a casa il loro bravo vitalizio. Personaggi anche molto noti e quasi sempre ancora nel pieno dell'attività professionale. Nell'elenco compare Toni Negri, ex leader di Potere operaio, docente universitario e scrittore. Venne fatto eleggere mentre era in carcere per terrorismo nel 1983 dai radicali di Marco Pannella. Approdato a Montecitorio, Negri ci restò il tempo necessario per preparare la fuga e rifugiarsi in Francia. Ciononostante, oggi percepisce una pensione di 2.199 euro netti. Stesso importo all'incirca riscosso da un capitano d'industria come Luciano Benetton (al Senato nel 1992, restò in carica solo due anni per lo scioglimento anticipato della legislatura) e da un avvocato di grido come Carlo Taormina. E sono solo due casi tra i tanti. Nel "club dei cinque" sono presenti quasi tutte le categorie lavorative, con nomi spesso altisonanti. Compaiono intellettuali come Alberto Arbasino, Alberto Asor Rosa

Le belle favole di Natale : Ce n'è troppo di Natale di Dino Buzzati



Ce n'è troppo di Natale
di Dino Buzzati


Nel paradiso degli animali

-Ti ricordi - chiese, nel paradiso degli animali, l'anima del somarello all'anima del bue - per caso ti ricordi quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna, e là, proprio nella mangiatoia? -Lasciami pensare... Ma sì, - confermò il bue - nella mangiatoia c'era un bambino appena nato. Come lo potrei dimenticare? Era un bambino così bello. -Da allora, se non sbaglio - fece l'asino - sai, da allora, quanti anni sono passati? -Figurati, con la memoria da bue che ho! -Quasi duemila. -Caspita! -E, a proposito, lo sai chi era quel bambino? -Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio. Chi era? L'asinello sussurrò qualche cosa in un orecchio al bue. -Ma no! - fece costui sbalordito - Sul serio? -La pura verità. Lo giuro! Pensa che da allora, gli uomini, ogni anno, fanno gran festa per l'anniversario della nascita. E per loro non ci sono giornate più belle. Tu li vedessi. È il tempo della serenità, della dolcezza, del riposo dell'animo, della pace, delle gioie familiari, del volersi bene. Perfino gli assassini diventano buoni come agnelli. Lo chiamano Natale. Anzi, amico, mi viene un'idea. Già che siamo in argomento, vuoi che ti conduca a vederli? -Chi? -Gli uomini che festeggiano il Natale. -Dove? -Giù, sulla Terra, no?

Sulla Terra

Partirono. Lievi, lievi, planarono dal cielo sulla Terra, puntando verso una miriade di lumi: era una grandissima città. Ed eccoli, il somarello e il bue, invisibili, aggirarsi per le vie del centro. Trattandosi di spiriti, le automobili, gli autobus e i tram gli passavano attraverso senza danno, e alla loro volta, le due bestie passavano disinvoltamente attraverso i muri. Così potevano vedere tutto a loro agio. Era uno spettacolo impressionante, i mille lumi delle vetrine, i festoni, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili che tentavano affannosamente di andare avanti e il formicolio vertiginoso della gente che andava e veniva, entrava ed usciva, si accalcava nei negozi, si caricava di pacchi e pacchétti, tutti con un'espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti. A quella vista il somarello sembrava divertito. Il bue, invece, si guardava intorno con spavento. -Senti, amico asinello, tu mi hai detto che mi portavi a vedere il Natale. Guarda che ti devi essere sbagliato. Te lo dico io: qui stanno facendo la guerra. -Ma non vedi come sono tutti contenti? -Contenti? A me sembrano dei pazzi. -Perché tu non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui. Per divertirsi, per trovare la gioia, per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i nervi. Il bue, valendosi della sua natura di puro spirito, fece una svolazzatina e si fermò a curiosare a una finestra del settimo piano. E l'asinello, dietro.

Auguri e regali

Videro una stanza ammobiliata riccamente e nella stanza, seduta a un tavolo, una signora preoccupata. Alla sua sinistra, sul tavolo, c'era un cumulo, alto circa mezzo metro, di carte e cartoncini d'ogni colore, alla sua destra una pila di cartoncini bianchi. E la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati, lo esaminava un istante, poi consultava dei grossi volumi, subito scriveva qualcosa su uno dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scriveva qualcosa sulla busta, chiudeva la busta, quindi prendeva dal mucchio di sinistra un altro cartoncino colorato e rifaceva la manovra. Le sue mani andavano così veloci che era quasi impossibile vederle. -Ma cosa sta facendo? - chiese il bue, - perché si sta massacrando così? -Non si massacra. Sta solo rispondendo ai biglietti d'auguri. -Auguri? E a che cosa servono? -Niente. Assolutamente zero. Ma, chissà come, gli uomini adesso ne hanno una mania. Si affacciarono, più in là, a un'altra finestra. E anche qui c'era gente che scriveva biglietti, la fronte bagnata di sudore. Dovunque le due bestie guardassero, ecco uomini e donne che facevano pacchi, e preparavano buste, e correvano al telefono, e si spostavano da una stanza all'altra portando spaghi, nastri, carte. Dovunque arrivassero, era il medesimo spettacolo. Andare e venire, comprare e impacchettare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere. E tutti guardavano continuamente l'orologio, tutti correvano, tutti ansimavano col terrore di non fare in tempo.

Una grande nostalgia

Per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle fabbriche, uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi l'un l'altro, come automi, delle monotone formule. "Buon Natale, auguri, auguri, felici feste, grazie, auguri, auguri, auguri". Era un brusio che riempiva la città. -Ma ci credono? - chiese il bue. - Lo dicono sul serio? Vogliono veramente così bene al prossimo? L'asinello tacque. -Mi avevi detto - osservò il bue - che era la festa della serenità, della pace, del riposo dell'animo. -Già - rispose l'asinello - Una volta era così. Ma, cosa vuoi, da qualche anno all'avvicinarsi del Natale, gli uomini vengono presi da grande agitazione e non capiscono più niente. Ascoltali del resto. Il bue ascoltò stupito: "Buon Natale, auguri lei, grazie altrettanto, felici feste, grazie, auguri, auguri". Era un brusio che riempiva la città. -E se ci ritirassimo un po' in disparte? - suggerì il bovino. - Ho ormai la testa che è un pallone. Comincio a sentire la nostalgia di quella che tu chiami atmosfera natalizia.. -Be', in fondo anch'io - disse il somarello. Sgusciarono in mezzo alle automobili, si allontanarono un poco dal centro, dalle luci, dal frastuono, dalla frenesia.

Quella notte a Betlemme

-Dimmi, tu che sei pratico - chiese il bue, ancora poco persuaso - ma sei proprio sicuro che non siano tutti pazzi? - No, no, è semplicemente il Natale. - Ce n'è troppo di Natale, allora. Ma ti ricordi quella notte, a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino? Era freddo, anche lì, eppure c'era una pace, una soddisfazione. Come era diverso! - E' vero. E quelle zampogne lontane, che si sentivano appena appena. - E sul tetto come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano. Uccelli! Testone che non sei altro. Erano angeli! - E quei tre ricchi signori che portavano regali, li ricordi? Come erano educati, come parlavano piano, che persone distinte. Te li immagini, se capitassero in mezzo a questa baraonda? - E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora. Le stelle di solito hanno vita. -Ho idea di no - disse il bue, scettico. - C'è poca aria di stelle, qui. Alzarono i musi a guardare, e infatti non si vedeva niente. Sulla città c'era un soffitto di caligine.

*****Dino Buzzati

Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972), è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.


Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti.

Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affrontava temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il cantiniere dell'Aga Khan, Il deserto dei Tartari), l'ineluttabilità del destino (I sette messaggeri) spesso accompagnata dall'illusione (L'uomo che voleva guarire). Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come ne Il deserto dei Tartari). Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità (Un amore)[3]. La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico, anche se talvolta presenta vicinanze al genere horror.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicava alla pittura (terrà con successo anche alcune mostre) e al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni. Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini.



lunedì 12 dicembre 2011

Muore il cane più anziano del mondo



FONTE:GIORNALETTISMO.COM

Aveva 26 anni e viveva poco lontano da Tokyo
Era entrato nel Guinnes dei Primati per essere il cane più longevo del Giappone: ora è morto. Si chiamava Pusuke, ed era un incrocio maschio: è morto all’età di 26 anni canini, che corrisponderebbero a un numero compreso fra i 117 e i 185 anni umani – non esistendo, come dice l‘Abc, alcun metodo per convertire anni umani in anni canini e viceversa.

“MI HA ASPETTATO” – La sua padrona, la signora Shinohara, era appena ritornata a casa dopo una breve passeggiata. “E’ stato bene fino a lunedì, mangiava e tutto quanto; poi ha iniziato a perdere l’appetito e ha iniziato ad avere difficoltà a respirare”. E’ morto “in pace”, dicono le notizie a disposizione, pochi minuti dopo il rientro a casa della sua padrona. “Penso mi abbia aspettato, ha aspettato che tornassi a casa”, ha detto la padrona. Così Pusuke non è riuscito a raggiungere il più longevo cane vivente, che era Bluey, vissuto fino a 29 anni e cinque mesi prima di essere abbattuto, in Australia, nell’anno 1939.

Le belle favole di Natale: ll Natale di Martin di Leone Tolstoj



Le belle favole di Natale

Il Natale di Martin
di Leone Tolstoj

In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo. Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore. "Non ho più desiderio di vivere." gli confessò "Non ho più speranza". Il vegliardo rispose: "La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi". Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno. E così accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo, questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi". Martin rifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei comportarmi così? Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò. All'improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c'era nessuno. Ma sentì distintamente queste parole: "Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò". L'indomani mattina Martin si alzò prima dell'alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo sguardo per vedergli il viso. Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro. Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin uscì sulla soglia e gli fece un cenno. "Entra" disse "vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo". "Che Dio ti benedica!" rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde. "Non è niente" gli disse Martin. "Siediti e prendi un po' di tè". Riempì due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era chiaro che ne avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempì di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra. "Stai aspettando qualcuno?" gli chiese il visitatore. "Ieri sera" rispose Martin "stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: 'Guarda in strada domani, perché io verrò?'." Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. "Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo". Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po' di pane e della zuppa. "Mangia, mia cara, e riscaldati" le disse. Mangiando, la donna gli disse chi era: "Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle". Martin andò a prendere un vecchio mantello. "Ecco." disse. "È un po' liso ma basterà per avvolgere il piccolo." La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. "Che il Signore ti benedica". "Prendi" disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l'accompagnò alla porta. Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un'ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vedere chi passava. Dopo un po', vide una donna che vendeva mele da un paniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostare da una spalla all'altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente. Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. "Lascialo andare, nonnina" disse Martin. "Perdonalo, per amor di Cristo". La vecchia lasciò il ragazzo. "Chiedi perdono alla nonnina" gli ingiunse allora Martin. Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: "Te la pagherò io, nonnina". "Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato" disse la vecchia. "Oh, nonnina" fece Martin "se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato". "Sarà anche vero" disse la vecchia "ma stanno diventando terribilmente viziati". Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. "Lascia che te lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada". La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme. Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l'ago nei buchi del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale. Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si aprì invece in un altro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all'orecchio: "Martin, non mi riconosci?". "Chi sei?" chiese Martin. "Sono io" disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola. "Sono io" disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero. "Sono io" ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro volta, sorrisero e poi svanirono. Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla pagina lesse: 'Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, fui forestiero e mi accoglieste'. In fondo alla pagina lesse: 'Quanto avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l'avete fatto a me'. Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.

****Leone Tolstoj

Lev Nikolàevič Tolstòj, in russo: Лев Николаевич Толстой[?], /ˈlʲɛf nʲɪkɐˈlaɪvʲɪtɕ tɐlˈstoj/ ascolta[?·info] (Jàsnaja Poljana, 9 settembre 1828[1] – Astàpovo, 20 novembre 1910[2]), è stato uno scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo.

Divenuto celebre in patria grazie ad una serie di racconti giovanili sulla realtà della guerra, il nome di Tolstoj acquisì presto risonanza mondiale per il successo dei romanzi Guerra e pace e Anna Karenina, a cui seguirono altre sue opere narrative sempre più rivolte all'introspezione dei personaggi ed alla riflessione morale. La fama di Tolstoj è legata anche al suo pensiero pedagogico, filosofico e religioso, da lui espresso in numerosi saggi e lettere che ispirarono, in particolare, la condotta non-violenta dei tolstoiani e del Mahatma Gandhi.

domenica 11 dicembre 2011

Addio al re del più brutto Tg1


FONTE:IL CORRIERE DELLA SERA

Gli ascolti perdono colpi, l'imparzialità non è più una virtù
di Aldo Grassi


Le foglie che ingialliscono lungo i viali non ci danno il senso della caducità terrena quanto l'avvicendarsi dei direttori Rai. Pare sia suonata l'ora per Augusto Minzolini, direttore del Tg1. Pare che il suo futuro (peraltro dorato: stesso stipendio, stessi fringe benefit) sia stato deciso.

Dopo il rinvio a giudizio per peculato, il Cda della Rai si riunirà martedì per rimuoverlo dalla carica. Peculato è un parola grossa: Minzolini, detto Minzo, avrebbe usato la carta di credito aziendale per pagare i ristoranti, frequentati in Italia e all'estero anche nei giorni di riposo. Sui «pasticci» delle note spese esiste un'ampia letteratura: per anni, sconosciuti e solerti contabili hanno dovuto fare i salti mortali per giustificare bottiglie di champagne, allegre signorine, gite in hotel a cinque stelle come rimborsi legati al mestiere dell'inviato, sfuggente e capriccioso come pochi. Una volta in Rai, così dicono, scoprirono che certe fatture del Dubai erano stampate da una tipografia di Trastevere. In un Paese in cui è tollerata la cresta, dall'amministratore delegato alla badante ucraina, solo Minzo deve diventare l'agnello sacrificale? Minzo è accusato di essere fazioso, berlusconiano di stretta osservanza.

Difficile però trovare un direttore Rai che non sia stato scelto per fedeltà politica, che non abbia in Parlamento un suo azionista di riferimento. È una consuetudine triste e antica: al vincitore delle elezioni spettano le spoglie di Viale Mazzini. A fazioso succede fazioso, al congenito opportunismo la vanesia disponibilità dei singoli, fino a quando la Rai non troverà una sua autonomia. Se mai la troverà.

E poi quegli editoriali, così urticanti, risentiti, irrituali! Sì, bisogna ammetterlo, l'editoriale non è stato il suo forte: per uno cresciuto a fare il bracconiere di notizie non dev'essere stato facile indossare le vesti di guardacaccia, come se il Tg1 fosse una sorta di Lady Chatterley di cui abusare.

Le foglie ingialliscono, gli ascolti del Tg1 perdono colpi, la concorrenza si fa sotto, l'imparzialità non è più una virtù, l'arte di nascondere le notizie più importanti prende piede, i servizi sulle vacanze e sulle stravaganze inutili aumentano a dismisura. E Minzo, che fa Minzo? Beh, una piccola colpa gliela si potrebbe imputare: ha fatto il più brutto Tg1 della storia della Rai.

sabato 10 dicembre 2011

XV edizione del Concerto di Natale, promosso dal Senato della Repubblica



Il maestro Daniel Oren e l'Orchestra del Teatro Verdi di Salerno saranno i protagonisti della XV edizione del Concerto di Natale, promosso dal Senato della Repubblica, che si terra' nell'Aula di Palazzo Madama domenica 18 dicembre


Diretta televisiva, dalle 12 circa, su RaiUno, anche in Eurovisione e in diretta radiofonica su Radio3 Rai nonche' in differita su Rai International.

Il programma del Concerto prevede brani della 'Norma' di Vincenzo Bellini, della 'Cavalleria Rusticana' di Pietro Mascagni, di 'Un Americano a Parigi' di George Gershwin e di 'Bolero' di Maurice Ravel. Il maestro Daniel Oren e l'Orchestra del Teatro Verdi di Salerno, ricorda una nota del Senato, si esibiranno gratuitamente. Il Presidente del Senato ringrazia il Maestro e tutti gli orchestrali per aver accettato l'invito. Come e' ormai tradizione, l'intero incasso dei biglietti, messi in vendita alla quota minima di 120 euro, sara' devoluto in beneficenza. Al Concerto sono state invitate le alte cariche dello Stato: Presidente della Repubblica, presidente della Camera dei deputati, presidente della Corte Costituzionale e presidente del Consiglio dei ministri. Il Concerto sara' presentato da Pippo Baudo.

Ruba due costolette di vitello del costo di 6 euro,arrestato



QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

FONTE:TISCALI.IT

Arrestato con l'accusa di furto aggravato per aver rubato due costolette di vitello, del valore di appena sei euro, in un supermercato di Torino: e' successo al cittadino romeno Auriel Mihai, di 48 anni, residente a Torino. L'uomo ha nascosto le due costolette sotto un grosso cappello da cowboy per passare le casse, dove ha regolarmente pagato altri due prodotti, ma e' stato bloccato dagli addetti alla vigilanza che lo avevano visto prendere la confezione di carne dallo scaffale

Come Jean Valjean

Jean Valjean è un personaggio immaginario protagonista del romanzo I Miserabili dello scrittore francese Victor Hugo.

Ex galeotto, uscito di prigione dopo una condanna ventennale ai lavori forzati a causa di un furto commesso per fame, perennemente braccato dalla legge, Jean Valjean è uno dei tanti "miserabili" descritti nel romanzo, la cui esistenza si compie ai margini della società. Ciononostante, viene descritto come un personaggio dotato di una carità e umanità sorprendente, intenzionato a perseguire in ogni frangente il bene del prossimo piuttosto che il suo, ed in particolare quello della figlia adottiva Cosette.

Strano, la cronaca c'informa di tanti latrocinii, a danno del popolo, da parte del potere, ma non ricordo tanta solerzia nella condannare i notabili del Paese.




Vittorio Gassman legge


Improvviso desiderio della sua voce stupenda , anche se la lettura è di testi banali e non letterari.









Fiamme nella pizzeria Impastato



I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli.
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi
fissi nell'abisso.

Peppino Impastato


FONTE:GIORNALEDISICILIA.IT

Rogo, questa notte, nel magazzino del locale gestito a Cinisi dalla famiglia di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978

In fiamme, questa notte, il magazzino della pizzeria Impastato di Cinisi, il locale gestito dalla famiglia di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978.
E’ successo questa notte intorno all’una, a Cinisi sulla strada statale 113 altezza del chilometro 288+800. Le cause sono in corso d’accertamento, secondo la ricostruzione dei carabinieri il rogo ha interessato il magazzino dell’esercizio commericale.
A seguito dell’incendio sono stati danneggiati i motori delle celle frigorifere e dei condizionatori.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Palermo che hanno provveduto a domare le fiamme, e che dovranno effettuere un altro sopralluogo per poter verificare le cause. Non si registrano feriti o danni.
In merito alla vicenda indagano i carabinieri della Stazione di Cinisi e della Compagnia di Carini.




"Ho qualche dubbio sulla causa accidentale dell'incendio. Mi auguro che i vigili del fuoco abbiano ragione, ma da settembre a oggi registro una serie di fatti inquietanti che mi fanno pensare ad altre cause". Così Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il militante di democrazia proletaria ucciso da Cosa Nostra nel 1978, commenta i primi accertamenti sul rogo che la notte scorsa ha devastato il magazzino della pizzeria di Cinisi di cui è titolare. "Le indagini stanno facendo luce - dice ma mi sembra strano pensare a un corto circuito all'esterno, nel periodo invernale, all'aperto. Aspettiamo i risultati definitivi, quel che è certo é che quest'estate hanno incendiato il negozio di frutta e verdura accanto al locale che avevamo dato in gestione; nella retata del 15 novembre scorso, tra gli arrestati per mafia a Carini, c'era anche un fiancheggiatore, Salvatore Rugnetta, che davanti al nostro negozio vendeva pesce; inoltre abbiamo denunciato energicamente un giro di prostituzione gestito da rumeni e lo sfruttatore è venuto a protestare in modo provocatorio nella nostra pizzeria". "Non sono una persona che approfitta delle circostanze - conclude Impastato - ma questi fatti criminosi, in successione, mi creano qualche timore e mi fanno pensare a un incendio doloso. Spero di essere smentito".

PER SAPERNE DI PIU'

PEPPINO IMPASTATO,UNA VITA CONTRO LA MAFIA

Nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La famiglia Impastato è bene inserita negli ambienti mafiosi locali: si noti che una sorella di Luigi ha sposato il capomafia Cesare Manzella, considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il nuovo terreno di accumulazione di denaro. Frequenta il Liceo Classico di Partinico ed appartiene a quegli anni il suo avvicinamento alla politica, particolarmente al PSIUP, formazione politica nata dopo l'ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra. Assieme ad altri giovani fonda un giornale, "L'Idea socialista" che, dopo alcuni numeri, sarà sequestrato: di particolare interesse un servizio di Peppino sulla "Marcia della protesta e della pace" organizzata da Danilo Dolci nel marzo del 1967.

Nel 1975 organizza il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che promuove attività culturali e musicali e che diventa il principale punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovano particolare spazio ìl "Collettivo Femminista" e il "Collettivo Antinucleare" Il tentativo di superare la crisi complessiva dei gruppi che si ispiravano alle idee della sinistra "rivoluzionaria" , verificatasi intorno al 1977 porta Giuseppe Impastato e il suo gruppo alla realizzazione di Radio Aut, un'emittente autofinanziata che indirizza i suoi sforzi e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale. Nel 1978 partecipa con una lista che ha il simbolo di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante".

Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti.

Il 7 dicembre 2004 è morta Felicia Bartolotta, madre di Peppino





sabato 3 dicembre 2011

Napolitano/ Il New York Times: "Impressionante performance di 're Giorgio'"



FONTE: AFFARITALIANI.IT

Il New York Times ha dedicato il suo ritratto del sabato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, "Re Giorgio", l'86enne ex comunista che il mese scorso "ha orchestrato uno dei piu' complessi trasferimenti politici dell'Italia del dopoguerra, "un garante chiave della stabilita' politica in tempi instabili". "Una performance tanto piu' impressionante -nota il quotidiano- dato che la presidenza italiana e' largamente simbolica, senza poteri esecutivi", ma Napolitano "ha spinto questo ruolo fino ai limiti" diventando un "power broker".

Il quotidiano racconta come Napolitano abbia "impiegato mesi nel preparare il terreno alla transizione", aiutato dalla sua forte popolarita'. Napolitano "e' emerso come l'anti Berlusconi", e accanto alla moglie Clio ha "incarnato un'Italia diversa, un'Italia di virtu' civiche", scrive il New York Times. Che racconta la sua biografia di ex alto dirigente del Pci, un politico che l'allora segretario di Stato americano Henry Kissinger chiamava il suo "comunista preferito". E nota come "un tempo, l'idea di un presidente americano che ringrazia Napolitano, che era essenzialmente il ministro degli Esteri del partito comunista-o anche soltanto che lo chiamasse al telefono, era impensabile". "Ora gli italiani guardano a Napolitano perche' guidi la nave dello Stato con la sua tranquilla abilita', mentre Monti e la sua squadra di tecnocrati si assumono la difficile sfida di modernizzare la scricchiolante economia italiana", conclude il giornale.








giovedì 1 dicembre 2011

A Salerno, il tre dicembre, Notte Bianca nella zona orientale.

A Salerno, il tre dicembre, Notte Bianca nella zona orientale.

Lungo la strada per Betlemme



mercoledì 7 dicembre 2011.
19.30 a 22.30


Lungo la strada per Betlemme
presentazione di presepi equosolidali

con "Le Zampogne di Daltrocanto"

DALL'AMERICA LATINA ...I PRESEPI EQUO SOLIDALI!

In pasta di mais e in terracotta, in buccia d'arancia e in iuta, africani, eschimesi e peruviani.
In bottega ce ne sono di tutti i tipi, di tutte le misure e prezzi.

Se vuoi avere maggiore scelta ed apprezzare tutta la varietà della propostavieni presto da noi...
Gli artigiani che sosteniamo sono della Colombia e del Perù ed in particolare i lavoratori delle Coop. Piel Acida e Ciap.

Bottega “equAzione”
Via iannelli, 20 (alle spalle di p.zza portanova)
Salerno
Tel.089250902