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martedì 27 gennaio 2015

27 Gennaio 2015. Per non dimenticare










(Foto Maria Serritiello)


Il 2010, in viaggio verso la Croazia, ho visitato a Trieste la Risiera di San Sabba...


                  Nessun Dio li ha protetti

 

Senza colore

e rosso il sangue,

Senza parole

e alte sono le voci.

Sui muri ruvidi

scarnite scritte,

nelle celle mattone su mattone

i corpi che già muoiono.

Nessun Dio

li ha protetti…
 
Maria Serritiello 

Opatija  17-7-2010
 
 
 

Al Giullare di Salerno in cartellone “Due” di Diego De Silva per la regia di Brunella Caputo

 
di Maria Serritiello
 
Tutto è nato per caso” dice Brunella Caputo, la brava regista salernitana che alterna la messa in scena, come nel caso di “Due”, di Diego De Silva, a quella di sensibile interprete. “Un giorno il mio amico Andrea Bloise”, continua “mi dice: leggi questo, magari ti viene un'idea per uno spettacolo, e mi dà un libro con tre atti unici di autori diversi. Me ne piace solo uno, e mi viene l'idea. Allo stesso autore ne chiedo un altro. Ce l'ha, ed è perfettamente adatto a ciò che immagino. Gli attori li ho nella testa da tanto. Metto insieme, trovo un titolo e nasce “Due”. I due atti unici del noto, scrittore Diego De Silva, dal titolo “Senza accendere la luce” e “Casa chiusa” sono in scena al Teatro del Giullare di Salerno dal 17 gennaio, al 1° febbraio 2015. Alla prima, presente in sala è lo stesso autore, che a fine spettacolo riceve il caloroso applauso del pubblico, condividendolo con gli interpreti: Antonia Avallone, Alfio Battaglia, Teresa Di Florio, Andrea Bloise e la regista Brunella Caputo.
La scena, inizialmente, si presenta buia, giusto per restare nel titolo del primo racconto “Senza accendere la luce”, poi un filtro di chiarore l’illumina, tanto da poter scorgere, al centro, un letto e chi vi sta dentro. Due figure sono avvolte dalle lenzuola, dormono o fingono? Intanto il tempo teatrale passa e non succede nulla e quando lui si decide a scendere dal letto, lo fa in modo maldestro, gli cadono gli occhiali, impreca e sta per illuminare la stanza. Lei, sveglia del tutto, prontamente lo ferma, non vuole la luce, al buio, dice, si parla meglio, si è sinceri, non si vedono rughe di espressioni bugiarde e forse ci si può anche illudere sulla verità, che sembra traboccare dal loro azzuffarsi per niente. Lui, parla a scatti, è nevrotico, vorrebbe contenere la sua impazienza, lei ha molte cose da rimproverargli, ma lo fa in modo petulante, attirandosi antipatia. “Parliamo”. dice “di cosa” gli risponde lui,” Ancora non lo so” ed invece lo sa, sa che suo marito…
“In casa chiusa” la scena è la stessa, letto e buio compreso, ma i due sono altra coppia. Il luogo è visibilmente una casa d’appuntamento, lei, discinta in modo dozzinale, è seduta in mezzo al letto con a fianco lui che ancora sonnecchia e pigramente stende una mano per toccarle i seni, ma viene respinto con decisione. Si sono già toccati, quello che gli spettava è stato speso, per cui non resta loro che conversare, prima che sul letto, come è d’uso, metta i soldi per pagarla. Si capisce che sono amici e non un occasionale cliente di lei. Hanno una cosa in comune, le dice confidenziale la donna, mentre stenta ad indossare le autoreggenti nere, lui si schernisce con una risata grassa, sicché viene raggiunto da una ciabatta volante.   Chiede spiegazioni e particolari e apprende cose sulla persona che avrebbero in comune. Si rattrista, si riveste e…
Due atti capolavoro, il nudo di anime è delineato con delicatezza, eppure in modo efficace. La scrittura scarna, incisiva, stupendamente ordinaria di Diego De Silva, rende il dialogo scorrevole, moderno, privo d’ interruzione e senza il minimo orpello che possa deviare l’attenzione. Pennellate le parole, ed ecco che i quattro personaggi ne escono abbozzati come su di una tela, ma se ne comprendono i lati oscuri e profondi, i travagli e le disperazioni. Raccolti in quei due letti, ci sono anime e condizioni e De Silva, maestro, ce ne fa comprendere, senza spendere una parola in più, di quelle necessarie, tutto ciò che c’è da capire. L’ironia, nei dialoghi, è spesa sottilmente senza essere invasiva, senza essere mai di troppo, utilizzata per far sorridere al giusto momento, senza che sia interrotto il  ritmo narrativo.
Due”, al Teatro del Giullare di Salerno, è stato diretto in maniera meticolosa, dalla bravissima regista, Brunella Caputo, che ormai ci ha abituati ad una regia perfetta, con testi di spessore ed autori di caratura come Diego De Silva. Gli attori, bravissimi tutti: Antonia Avallone, Alfio Battaglia, Teresa Di Florio, Andrea Bloise, hanno dato voce, corpo ed anima al di sopra del mestiere, che quando c’è rende lo spettacolo unico. E’ questo il caso!
Le luci e la musica sono sapientemente amministrate da Virna Prescenzo.
Maria Serritiello   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 26 gennaio 2015

È morto Demis Roussos, fu il cantante degli Aphrodite's Child


Fonte: R.it
Il cantante greco aveva 69 anni. Tanti successi commerciali nella sua carriera, da "It's Five O'Clock" e "Rain and Tears" fino a "Forever and ever", ma anche tante esperienze coraggiose, a partire dal progressive di "666" con il gruppo di Vangelis

Il cantante e bassista greco Demis Roussos è morto all'età di 69 anni. La notizia, che circolava da qualche ora e in un primo tempo era stata smentita dal suo portavoce, è stata infine confermata dalla figlia dell'artista, Emily, sentita da Le Figaro. La scomparsa è avvenuta nella giornata di domenica ed è stata ufficializzata stamane su Twitter da Nikos Aliagas, animatore del talent"francese di TF1, The Voice, amico dell'artista.

      Tutti noi, un po' avanti negli anni, questi pezzi li abbiamo ballati.

 
 
 
 

Il sindaco di Salerno torna al Comune



Fonte : Solo per chi ama Salerno

COME AMPIAMENTE PREVISTO IL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE HA SOSPESO LA SOSPENSIONE A TEMPO DI RECORD...
...AUGURIAMO AL SINDACO DI SALERNO Vincenzo De Luca DI CONTINUARE IL LAVORO INTRAPRESO PER IL BENE DI SALERNO!



Caldoro chiude la Scuola Ferdinandea di Ceramica di Capodimonte.


Fonte:i Sud

Nel 1773, Ferdinando IV fonda la Real Fabbrica Ferdinandea, affinchè si dedicasse a tempo pieno alla produzione delle splendide porcellane di Capodimonte. La fabbrica raggiunse il periodo di massimo splendore sotto la direzione artistica di Domenico Venuti, nel ventennio tra il 1780 ed il 1800, e tanta ne fu la rinomanza che nacque una vera e propria Scuola d'Arte ove venivano prodotti sontuosi servizi da tavola e prezioso vasellame. Le ceramiche di Capodimonte da quel momento, sono conosciute in tutto il mondo e vengono, ovunque, richieste per il loro straordinario valore artistico e la loro bellezza. Dopo l’unità d’Italia inizia un lento declino di questa pregevole attività ma, la Fabbrica resiste e riesce a continuare a produrre un eccellente prodotto di nicchia.


Resiste la Real Fabbrica, nonostante l’Italia, ma solo fino ad oggi. E’ notizia di queste ore, infatti, la volontà della Giunta Caldoro di “ridimensionare”, leggi “chiudere” la scuola.


La scuola che oggi ha nome di 'Istituto per l'industria e l'artigianato Caselli", unico istituto per la ceramica in Italia, aveva richiesto alla regione Campania il riconoscimento dello status di “indirizzo raro” per scongiurare il ridimensionamento, ma nulla è stato fatto in tal senso. Al contrario risulta evidente la volontà politica di destinare il Parco di Capodimonte ad altri “usi”. Dal Parco, infatti, è stata “sfrattata” anche una scuola comunale. La scuola di ceramica ha comunicato che ricorrerà al Tar contro la deliberazione che sancisce il ridimensionamento. Essa ancora occupa i locali storici all’interno del Bosco di Capodimonte, che le furono assegnati per volontà di Ferdinando IV. L’applicazione del provvedimento ed il conseguente accorpamento con un altro istituto professionale storico di Napoli, l’Isabella D’Este, ne determinerebbe l’abbandono e la perdita di identità e visibilità. Lo scopo della giunta Caldoro, appare palesemente quello di liberare i locali attualmente occupati dalla scuola per destinarli ad altre finalità. Troviamo inaccettabile questo ulteriore oltraggio alla nostra storia e ad una delle nostre eccellenze che non solo porta avanti una grande tradizione ma, forma tanti giovani artisti che diventano imprenditori e creano ricchezza e lavoro sul territorio. L’istituto svolge, inoltre, una importante azione di promozione del marchio “Capodimonte” in tutto il mondo e ne garantisce la tutele. Per svolgere questa attività è indispensabile che la scuola conservi la sua piena autonomia e la sua unicità e identificabilità. Confidiamo che il Tribunale Amministrativo Regionale tenga conto di queste motivazioni e si pronunci in senso contrario al ridimensionamento.
 
 


 

domenica 25 gennaio 2015

Salerno, De Luca sospeso dopo la condanna: “Non lascio il posto, io emerito come Ratzinger”

 

 

 

 

Il sindaco e la bufera sul termovalorizzatore: «Mi aspettavo una medaglia al valore»

Fonte: INTERVISTA DI FRANCESCO MAESANO su LA STAMPA

Il viceprefetto di Salerno l’ha sospeso dalla carica (dopo la condanna a un anno di reclusione per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sul termovalorizzatore), ma Vincenzo De Luca è ancora lì, nello stesso studio che occupa, con qualche interruzione, dal 1993. Stessa segretaria che «le passo il sindaco», stesso piglio beffardo, stesso decisionismo, stessa assenza di dubbi: «Sono a lavoro sul programma di trasformazione urbana che va avanti e lo seguo io direttamente. E poi ci sono le iniziative per le primarie del Pd».
Cioè non è cambiato niente.
«È cambiato il mio titolo, ora sono cresciuto: parlo da sindaco emerito, come Ratzinger e Napolitano».
Parla e decide.
«Le pare che abbandonerei la città in Italia più ricca di opere d’arte contemporanea da Calatrava a Zaha Hadid? Comunque presto la mia attività a titolo gratuito».
Opere d’arte e un termovalorizzatore mai realizzato.
«Per quello mi aspettavo una medaglia al valore. Quando lo decidemmo la differenziata era al 9%. Ora siamo il primo capoluogo italiano, non serve più».
E allora perché nominare un project manager?
«Ho semplicemente utilizzato un’espressione invece che un’altra».
Sarebbe abuso d’ufficio, dice il tribunale di primo grado.
«È un’accusa cervellotica, sconcertante e vergognosa. L’abuso d’ufficio è il grimaldello per far scivolare questioni amministrative sul piano penale. E poi c’è un problema di uguaglianza del diritto tra i cittadini: non è possibile che la sospensione valga per sindaco e non per ministri o parlamentari».
Una sentenza politica?
«Mi limito a registrare le cronologie e i tempi, senza nessun retropensiero».
Nessuno?
«Guardi i tempi».
Quindi per lei si deve andare avanti con le primarie?
«Le primarie sono irrinunciabili, chiedo una riflessione pubblica e nazionale sul tema. Ma lo stalinismo è finito».
Avanti come se niente fosse?
«Embè? E che problema c’è? Il Pd decida nel merito, magari ci sia ancora un po’ di riflessione, ma poi si proceda».
Il presidente Caldoro ha chiesto che le sia data la possibilità di correre per la Regione. Non pensa che gli faccia un favore a candidarsi adesso?
«Caldoro sa bene che l’unico con cui perde in Campania è De Luca. Lo invito a risparmiarsi la fatica di intervenire. La nostra regione è ultima nell’uso di fondi europei e occupazione giovanile, mentre è la prima con la Calabria per tasso di emigrazione. Lui continui a fare il turista svedese a Napoli».
Turista svedese?
«È sempre così ben pettinato».
Il suo conterraneo Andrea Cioffi l’accusa di aver gestito Salerno «come una proprietà privata».
«Neanche lo nomino per ragioni di prudenza, siamo in una terra scaramantica».
Lo accusa di essere un menagramo?
«Ho qui un corno di corallo rosso, se vuole glielo regalo, non si sa mai».
Andando più nel merito?
«Ma quale merito. Cioffi è un falloforo» (ndr. Nell’antica Grecia era l’addetto al trasporto di grandi riproduzioni lignee del fallo di Priapo e Dioniso durante le processioni)
Non vuole replicare?
«Sì: è un falloforo».

giovedì 15 gennaio 2015

Presentato al Giullare di Salerno il libro di Tiziana Beato “La Paura è bugiarda”


Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Piccola, immensi occhi azzurri, comunicativa, sembra sparire in una delle due poltrone in stile, che arredano gli incontri di tutti gli scrittori presentati al Teatro del Giullare di Salerno. Lei è Tiziana Beato, classe 1975, nata a Napoli e come dice, vi resterà fino alla fine dei suoi giorni. Laureata in Conservazione dei Beni culturali, si occupa di eventi e progetti socio-culturali. La sua ultima fatica ha per titolo "La paura è bugiarda", ma ha al suo attivo: Sei storie in un boccone, Pillole di adozione, Come lucciole, nonché suoi contributi nei volumi Living a celiac life e Gaetano Filangieri e il suo museo. La trama della storia è una seduta psicanalitica, lunga sette stanze, in cui la protagonista si racconta, si conosce ed accelera il cambiamento, per portarsi "fuori stanza" al più presto. Un lungo dialogo, ma forse neanche tanto, tra Giovanna, la paziente e Vera Paolini, la psicologa che la tiene in cura, una volta a settimana. L'essenza del racconto è tutto un rimando d'incontri tra le due donne, sicché gli appuntamenti hanno due facce, quella di lei, ossia Giovanna e quella di Vera, la dottoressa. La scrittura è disinvolta, accattivante, moderna, profusa di ansia e di pensieri accavallati, sensazioni che vengono percepite interamente dal pubblico, attraverso la splendida lettura di due attrici di calibro: Brunella Caputo e Cinzia Ugatti, accompagnate dalla musica carezzevole, scelta da Virna Prescenzo. Luca Badiali perfetto e professionale, ammirevole per come profonde passione nella lettura di ciò che presenta, ha stigmatizzato il personaggio Beato, sì da far apparire Ella, una vecchia conoscenza. Il libro si avvale della post prefazione, di Rosalia Porcaro, sensibile e versatile attrice napoletana. In copertina, uno splendido cavallo bianco, un chiaro riferimento a Giovanna, si staglia e quasi esce dalle pagine, per mettere in ombra ogni cosa, segno che la terapia ha centrato l'obiettivo.

Maria Serritiello
 
 
 
 
 
 

martedì 13 gennaio 2015

La storia di Anna: una famiglia distrutta dall’inquinamento atmosferico nella valle dell’Irno



Fonte:www. citizensalerno.it
di Luigi Bisogno

RICEVO E PUBBLICO

La storia di Anna: una famiglia distrutta dall’inquinamento atmosferico nella valle dell’Irno

Quanto vale la vita umana? Questa è la prima domanda che mi sono posto mentre mi apprestavo alla stesura di questo articolo. Qualsiasi giornalista che si rispetti ha l’onore e l’onere di raccontare i fatti e riportarli nella maniera più chiara e semplice possibile, cercando di suscitare interesse da parte del lettore. Ma qual è il modo migliore per riportare una tragedia silenziosa? E’ la tragedia che avviene nei paesini limitrofi alla zona di Fratte ed alla Fonderia Pisano. Decine e decine di famiglie piangono i propri familiari, parenti ed amici a causa di continui mali e decessi legati alla grave questione dell’inquinamento atmosferico che da anni, ininterrottamente, continua ad aumentare.
Non basterebbero tutte le parole del mondo per raccontare la sofferenza che hanno vissuto e che vivono tuttora queste persone.
Pochi giorni fa ho avuto il difficile compito di intervistare una familiare di queste vittime. Una donna. Una madre che ha perso la figlia di 19 anni. Una moglie che ha perso il marito. Il suo nome è Anna Risi e vive stabilmente a Coperchia (Pellezzano) con suo figlio Dario.
Anna, ci racconti la scomparsa dei suoi cari…“Incomincio dicendo che la mia è una semplice e modesta famiglia, proprio come tutte le altre. Un ambiente sano, basato sui valori e su principi, accompagnava da sempre i miei due figli, me e mio marito. La bella Antonella, mia figlia, riempiva il nucleo familiare con la sua gioia e le sue passioni. Mio marito Vito, persona buona ed affettuosa, cercava sempre di aiutare chi ne avesse il bisogno. E poi c’eravamo io e mio figlio Dario.
Antonella ha scoperto di avere un terribile male nel 1998, nel pieno della sua adolescenza, nel pieno dei suoi 19 anni. Si trattava di una leucemia mieloide acuta (LMA o LAM) in campo medico, si intende una neoplasia del sangue di carattere maligno. Essa è caratterizzata dalla proliferazione di elementi cellulari immaturi. Scoperta la malattia, Antonella fu ricoverata a Roma e messa in cura all’attenzione del Dott. Mandelli. In ospedale c’è stata nel periodo da Febbraio a Giugno, nello stato di remissione, pronta per il trapianto che le avrebbe salvata la vita. Purtroppo, con la successiva ricrescita improvvisa delle cellule tumorali, non c’è stata alcuna possibilità di ricevere il trapianto. Dopo 8 mesi di cure e speranze, Antonella Tudisco non ce l’ha fatta. Ci ha lasciati il 22 ottobre del 1998.
Durante la permanenza in ospedale, Antonella si è Diplomata al Liceo Scientifico Da Vinci. Nel momento dell’esame di stato, sotto sua richiesta, scelse di essere giudicata per quel che meritava senza alcun premio che compensasse il suo malessere. Dopo il diploma, il suo sogno era di proseguire gli studi scrivendosi all’Università. Dapprima nella facoltà di economia e poi, in seguito alla malattia, scelse scienze biologiche. Purtroppo Antonella non è mai riuscita ad iscriversi all’Università ed oggi per me la sua scomparsa è e sarà per sempre un vuoto incolmabile. Non posso far altro che ricordarla tutti i giorni. Ogni istante della mia vita penso a lei ed a mio marito…
Vito, mio marito, era una persona semplice, squisita e sempre molto disponibile. Si prestava molto nell’aiutare chi ne avesse bisogno. La malattia lo ha colpito 5 anni fa, nel 2008, a causa di un glioblastoma multiforme, è il tumore più comune e più maligno tra le neoplasie della glia. In questo caso hanno pesato molto le sue cure all’Ospedale di Milano. Tra viaggi, cure, riposi e prognosi anche per mio marito ho dovuto affaticarmi e soffrire molto. Vito Tudisco, nel giro di poco tempo, è scomparso il 22 settembre del 2008, nello stesso giorno di Antonella.”
Come ha reagito alla perdita dei suoi cari?
“Subito dopo la scomparsa di mia figlia, io e mio marito ci siamo iscritti all’AIL Associazione Italiana contro le Leucemie. Abbiamo dato il nostro sostegno attraverso opere di bene per tutti gli ammalati. Inoltre ho pubblicato un libro per ricordare la storia di mia figlia tra sogni, passioni e dolori intitolato “Uno Splendido Fiore”. Il ricavato è stato devoluto all’AIL.
Oggi più che mai a distanza di 15 anni dalla scomparsa di mia figlia ed a 5 anni da quella di mio marito, ho deciso finalmente di reagire partecipando attivamente al Comitato Salute e Vita nato da pochi mesi, da semplici cittadini, per tutelare le vittime e gli ammalati a causa dell’inquinamento atmosferico nella nostra città. Dovete sapere che le polveri sottili inferiori a 2,5 micron, entrano nel tessuto della pelle raggiungendo i bronchi ed il sangue. Questo processo comporta l’alterazione genetica del nostro corpo, provocando gravi malattie. Sono pienamente convinta che l’inquinamento, provocato dai poli industriali di questa zona, sia stato la causa determinante per la morte dei miei cari. Tutto confermato stesso dai medici. All’inizio pensavo che fosse un problema mio, un caso isolato dovuto al destino. Col passare degli anni, vedendo altri casi di leucemia e tumori, mi sono resa conto che il mio non era un semplice caso ma era un problema allargato a tante altre famiglie della mia zona. Per cui oggi siamo qui, riuniti in questo Comitato per combattere e dedicare un ultimo ricordo a chi non ha avuto il diritto di vivere. A chi non ha avuto la possibilità di ribellarsi a quanto accade intorno a noi.”
Questo è il racconto, a tratti commovente ed altri emozionanti, della storia di una donna. La storia di Anna che oggi ha deciso di combattere per i suoi cari e per il diritto alla vita. Alla vita di ognuno di noi. Perché la vita è identica e precisa a quella di tutti gli altri. Tutti hanno diritto ad una vita felice, piena di gioie, di difficoltà, di sogni e speranze con la consapevolezza… un diritto che oggi viene negato, a quanti abitano in quella zona…

Luigi Bisogno
 
 

il 25 gennaio al Teatro Augusteo di Salerno "America"musical di Guido Cataldo e la collaborazione di Simone SIbillano



Domenica 25 gennaio 2015
Teatro Augusteo Salerno
ore 18,00

                                                      " A M E R I C A"

                                                                    di
         Guido Cataldo ed il performer Simone Sibillano, coautore e regista dell'opera

L'opera  narra dell'emigrazione italiana agli inizi del '900.

Insieme a Bartolomeo (interpretato da Simone Sibillano) un gruppo di futuri emigranti prende la drammatica decisione di partire per il “nuovo mondo”. Frammenti di vita contadina del tempo pongono in luce le difficoltà sociali e il tormentato rapporto di amore-odio tra una terra madre ormai sterile e i suoi figli disperati. In una realtà fatta di povertà, frustrazione e pregiudizio, forte è in loro l'indomita volontà a non soccombere che li spinge a cercare altrove una nuova vita. Nell'epico viaggio che essi affrontano con coraggio, sono idealmente accompagnati da Madre Cabrini che divenne santa e protettrice degli emigranti nel 1946. 
 
Le storie dei diversi personaggi, ciascuno con un proprio passato e un personale  bisogno di futuro, si intrecciano come la trama di un unico tessuto. 
 
NOTE DI REGIA
 
Durante la traversata per mare, sul ponte di terza classe della nave, le molte storie iniziano a confluire in una storia nuova, che incrocia i destini di uomini e donne segnando e ridisegnando i confini del loro avvenire, verso un domani che ciascuno colora di proprie luminose aspettative. Ed ecco finalmente l’ America! Avvistano da lontano Miss Liberty, la nota statua della libertà, scambiata per la Madonna americana. Approdati ad Ellis Island, piccola isola della baia di New York, filtro per l’America, sono ad attenderli estenuanti interrogatori e minuziose visite mediche ma, una volta sbarcati in terra americana, il sogno lascia spazio ad una realtà dura e complessa,  distante dall’illusione di un ritrovato paradiso: lo smistamento all’arrivo,  l’impiego forzato come bassa manovalanza, gli alienanti ritmi  della grande città stringono i protagonisti nella morsa schiacciante di una impossibilità senza via di scampo. La storia è raccontata da 15 artisti del musical italiano, che interpretano le storie dei nostri emigranti con sensibilità e talento attraverso canti danze e musiche che rimandano ad un epoca che ha segnato la nostra storia di italiani. 
 
Simone Sibillano
 
 


"Due" di Diego De Silva al Giullare di Salerno per la regia di Brunella Caputo

 

Al Palazzo Genovesi di Salerno, l'arte pittorica contro la violenza di genere


Fonte :www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Si è conclusa nei giorni scorsi, al Palazzo Genovesi di Salerno, la mostra d'arte pittorica a tema, dell'artista Salvatore Ceglia, membro dell'associazione artisti lucani e campani, dal titolo "Con gli occhi di Teresa, perché il femminicidio non sia più cronaca". La mostra ha avuto il patrocinio morale del comune di Salerno e la partecipazione del Cif, centro italiano femminile, SpazioDonna, Linearosa, Il Faro, Amici del Tricolore Karate Salerno Nijukunkai Pro loco di Padula e Libreria Internazionale. All'interno dell'esposizione, sanguigna e feroce per la crudezza delle immagini, una stesa di sciarpe rosse, pendule dall'alto, 150 per l'esattezza, ad indicare tutte le donne uccise nel 2013 e quelle del primo semestre del 2014. Le sciarpe, sono state approntate appositamente dalle donne di Padula. Alle pareti sono allineati i manifesti editi annualmente dall'UNITE, braccio femminile dell'UNESCO, che fortemente evocativi, contribuiscono alle campagne antiviolenze per le nuove generazioni. La mostra, inaugurata la prima volta il 25 novembre 2013, Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne indetta dall'UNESCO nel 1991, ha goduto del Patrocinio dell'UNESCO. Tina D'Urso, presidente dell'Associazione Turistica Pro Loco Padula, ha creato un percorso formativo contro la violenza di genere, per cui l'obiettivo essenziale della mostra è la conoscenza del grave problema della violenza.
Ad arricchire l'esposizione pittorica dell'artista, Salvatore Ceglia, il quale ha donato al comune di Salerno, città ospitante, una sua opera, la presentazione di due interessanti libri della professoressa M. Teresa D'Alessio di Padula dal titolo "Il segreto della Certosa" e "La casa dello speziale". Molto consenso di pubblico ha suscitato l'intera manifestazione.
Maria Serritiello
 
 
 

lunedì 12 gennaio 2015

Anita Ekeberg, icona della vita, se n'è andata

E' morta Anita Ekberg, ha incantato il mondo con la sua bellezza. E' stata la musa di Federico Fellini e rimarrà nella storia del cinema per la scena della Dolce Vita nella Fontana di Trevi con Marcello Mastroianni. L'attrice, 83 anni, è deceduta nella clinica di Rocca di Papa, in quei Castelli Romani ai quali era particolarmente affezionata.

La "signora Anita", come la chiamavano tutti, se n'è andata lontana dai riflettori che l'hanno portata alla ribalta del cinema mondiale. Non c'è persona che non leghi il nome di Anita Ekberg alla Sylvia della Dolce Vita

Addio a Francesco Rosi, maestro del cinema italiano








Francesco Rosi (Napoli15 novembre 1922,Roma10 gennaio 2015),  è stato un regista e sceneggiatore italiano

Il regista è scomparso sabato scorso. Uno dei grandi del cinema italiano, aveva 92 anni

Aperta alla Casa del Cinema di Roma la camera ardente di Francesco Rosi, il regista scomparso sabato scorso Tra i primi ad arrivare Giuseppe Tornatore, Marco Tullio Giordana, Giuseppe Piccioni, Luca De Filippo, Roberto Andò, l'assessore alla Cultura di Roma Capitale, Giovanna Marinelli, e Francesco Bruni.
Arrivato anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accolto dal ministro della Cultura Dario Franceschini, dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e dal vicesindaco di Roma, Luigi Nieri. Durante la commemorazione del regista, il presidente è rimasto seduto in prima fila, accanto alla figlia di Rosi, Carolina, senza intervenire. Hanno ricordato il regista Ettore Scola, Raffaele La Capria, Furio Colombo, il fratello di Rosi, Massimo, Giuseppe Tornatore, Roberto Andò, Marco Tullio Giordana, con la conclusione della figlia del regista. In sala, fra gli altri, anche Paolo Sorrentino, Franco Zeffirelli, Francesco Maselli, Giuliano Montaldo, Nicola Piovani, Ferdinando Imposimato, Liliana Cavani, Lina Wertmuller e Michele Placido.
Il feretro è stato posto al centro della sala più grande, La De Luxe ed ha vicino la corona di rose bianche, portata da due corazzieri del presidente della Repubblica. Sul grande schermo scorrono le foto in bianco e nero dei film del cineasta.
"Provo un grande dolore per questa perdita. Francesco Rosi era uno di quegli uomini che hanno dato identità e dignità al nostro Paese, persone che oggi ci mancano sempre di più". Così Giuseppe Piccioni commenta la scomparsa del regista all'uscita dalla camera ardente alla Casa del Cinema di Roma. "Rosi - ha aggiunto - è stato tra quegli artisti che ha vissuto il suo lavoro come una missione. Oggi invece c'è grande confusione, non solo nel cinema, si sente una grande incertezza e debolezza". Invece Marco Pontecorvo, che ha collaborato a lungo con Rosi, lo ha ricordato "come un grande uomo di cui si sentiva forte la presenza sul set. Era poi un amico affettuoso, anche se sembrava schivo e distante. Con lui ho percorso tutti i gradini del lavoro in un film da 'Cronaca di una morte annunciata' a 'La tregua' dove ho dovuto sostituire come direttore della fotografia Pasqualino De Santis morto durante le riprese". Sono arrivati, tra gli altri, anche Marcello Sorgi e i produttori Silvio Lucisano e Francesca Cima.
 
MAESTRO VOGLIO RICORDARTI CON ALCUNE SEQUENZE DI QUESTA MERAVIGLIOSA FAVOLA
 
                                                        " C'ERA UNA VOLTA"
 
 
 
 
 

mercoledì 7 gennaio 2015

Pino Daniele: Napul'è

                                                      Immenso Pino Daniele

                                                         NAPUL'E'



Giuseppe Daniele, detto Pino (Napoli, 19 marzo 1955Roma, 4 gennaio 2015 è stato un cantautore e chitarrista italiano