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giovedì 27 febbraio 2014

Il flamenco ha perso el Mejor cantore



Fonte:R.it spettacolo

IL CHITARRISTA andaluso Paco de Lucia è morto ieri mattina su una spiaggia del Messico. Stava trascorrendo un periodo di vacanza con la sua famiglia ed è stato colto da un infarto mentre giocava con i figli sulla spiaggia di Cancun. De Lucia aveva 66 anni. Era unanimamente  considerato uno dei più grandi musicisti nella storia del flamenco.

 Strumentista virtuoso e straordinariamente aperto alle contaminazioni, passò dalla "palestra" di Camarón de la Isla, con cui realizzò decine di dischi, alle contaminazioni fusion, suonando con Al Di Meola, John McLaughlin, Larry Coryell e Chick Corea


Francisco Sanchez era nato a Algeciras, in provincia di Cadice, nel 1947, ma diventò famoso con il suo nome d'arte Paco de Lucia: Paco era il diminutivo di Francisco, mentre il cognome de Lucia lo scelse come manifestazione d'affetto per la madre, Lucía Gómez. Cresce immerso nella cultura flamenca e già da bambino viene istruito alla pratica chitarristica in famiglia, dal padre, dal fratello Ramon de Algecirase e dallo zio Sabicas (Agustín Castellón Campos), tutti chitarristi di professione, mentre fuori dall'ambiente familiare il suo primo maestro è Niño Ricardo (Manuel Serrapí Sánchez). Talento precoce, a 11 anni decide di abbandonare gli studi per dedicarsi esclusivamente alla musica e al perfezionamento della sua tecnica di chitarra. A 14 anni, con il fratello Pepe, forma il duetto Los Chiquitos de Algecíras. A 15 anni si trasferisce a Madrid con la famiglia e successivamente parte con il fratello per il primo tour, destinazione Stati Uniti. Aperto alle collaborazioni artistiche, si esibisce poi con molti artisti, tra i quali Ricardo Modrego e A. Fernández Díaz Fosforito (e la coppia pubblica la Seleccion Antologica del Cante Flamenco). Nel 1966 parte di nuovo in tour e nel 1967 debutta come titolare di un album solista con La fabulosa guitarra de Paco de Lucía.

L'incontro decisivo per la sua carriera, e per l'acquisizione del suo stile personalissimo e virtuoso, è comunque quello del 1968 con Camarón de la Isla, estroso musicista con cui inciderà in carriera quasi una trentina di album. La lunga serie di tour acclamati e l'enorme popolarità ottenuta in tutta la Spagna lo condurrà all'invito ad esibirsi al Teatro Real di Madrid, il 18 febbraio 1977, dove fino ad allora non si era mai esibito nessun chitarrista di flamenco





mercoledì 26 febbraio 2014

Grazie Aniello





Aniello De Vita era mio amico. Quando c'incontravamo per strada, al Corso a Salerno, ci salutavamo ogni volta così: "Toh il mio cantautore preferito, oh, la mia poetessa preferita" e poi s'iniziava a parlare di quello che stavamo facendo. Con la sua bonomia, supportata dall'amicizia, commentò divertito i titoli delle mie due raccolte di poesie "A nudo" e Solo a metà", chiedendomi allusivo come avrei intitolato la prossima. E giù a ridere entrambi. Bei tempi, e qui gli devo essere grata, per aver cantato e lui non lo faceva mai, a casa mia per  un'intera serata, intrattenendo in maniera eccezionale gli ospiti  presenti al mio onomastico, Era il 12 settembre 1992 e ricordo che i miei nipotini, per anni andavano ripetendo divertiti " gnola, gnola, pummarola", parole onomatopeiche di una sua canzone che soleva inserire per rafforzare i suoi ritornelli. Quando ascoltai "Magdalena " mi commossi tanto, la realtà delle badanti era entrata anche nella mia storia personale, certo non come il romanzo, ma per essere coadiuvata nell'assistenza a mio padre. Così decisi di scrivere il mio pensiero sulla sua narrazione. Rimase sorpreso e contento di ciò che avevo espresso, tanto da fargli dire "T'inserirò nella prossima ristampa", ma io avevo scritto con il cuore... 

Maria Serritiello

Magdalena 

Il racconto si snoda come lu “cunto antico”dove non manca il principe azzurro “Don Nicola»e la bella e povera ragazza “Magdalena” ad ordire i fili della storia. All'improvviso il lettore si ritrova intorno ad un ideale camino,con le sole fiamme del fuoco a fare luce e ad essere incantato come un fanciullo mentre ascolta “Aniello”ed il suo modo di raccontare tutto simile al suo canto, tanto che di lì a poco ci si aspetta che, egli stesso, imbracci la chitarra e con voce robusta moduli la triste narrazione. Il racconto, man mano che va avanti, inevitabilmente , spinge verso la tristezza finale, troppo innamorato lui, troppo bella lei e questa favola non è fatta per il lieto fine. I due personaggi si muovono in un Cilento che, sebbene modernizzato dalla presenza delle badanti per la cura degli anziani, mantiene rarefatto nel profondo tutto il passato con tradizioni, riti, magie e credenze. Sullo sfondo è presente il paese a sottolineare con il suo giudizio implacabile le azioni, di volta in volta, di Don Nicola e per esso quelle di Magdalena. “E bravo Don Nicola” o “Povero Don Nicola” è il mormorio che accompagna, ogni volta, il nobile al suo passaggio. Il grande palazzo cosi protetto dalla sua struttura centenaria, ora sembra non avere più porte e finestre e i due amanti, all’interno, essere visibili a tutti ma non è l’unico occhio a scrutarli, dall’aldilà c’è la severa figura materna. La formazione giovanile del marchesino era passata attraverso obbedienze, divieti, perbenismo, legato allo status sociale e in ossequio ad una religione bigotta, nella quale sua madre l’aveva imbrigliato, una”matriarca” come lo erano tutte le donne di una volta,che così vincevano, all’interno delle case, lo strapotere degli uomini. E Don Nicola non aveva fatto eccezione, come tutti gli altri, aveva marchiato nell’intimo i “dictat” della madre fino alla magica notte di San Giovanni, quando decise di vivere per intero la sua vita. Ecco il coraggio gli si fa incontro e complice Magdalena, così pronta per le sue voglie ma nel contempo così mansueta, profana la stanza da letto della “veneranda” madre, tenuta intatta, ordinata, pulita, così come la ”buonanima” amava tenerla , da Magdalena stessa, che già aveva capito tutto. Per l’attempato marchese la notte di San Giovanni e quelle che seguirono furono le migliori della sua vita, indimenticabili perché connotate dalla passione, dall’ardore e dalla consapevolezza che la sua vita, da qui in avanti, si sarebbe connotata diversamente. Che cosa manca a questa storia per avere un risvolto felice non si sa, forse bisognerebbe chiederlo non tanto a Don Nicola, disposto a tutto, anche a dar via la vita, per quel che valeva senza Magda, bensì alla fanciulla dell’est, al suo cuore caldo per quando si è concessa morbida e al suo cuore di ghiaccio, per quando si è ritratta lasciandosi una scia di freddo, tanto simile al clima della sua terra. La storia, nella sua narrazione, si arricchisce di poetiche descrizioni e si avvale di un linguaggio chiaro e semplice, per come si riesce a comprendere la storia e a farne parte. Il dialetto, poi, senza essere invasivo, sottolinea l’appartenenza ad una terra, falsamente povera se è ricca di tante radicate tradizioni, di tanti usi comuni, di tanta memoria, annidata perfino negli oggetti della quotidianità, i soli, Aniello fa dire a Don Nicola, a non tradirci quando tutto intorno frana. Tutto il Cilento è delicatamente presente in questa nobile storia d’amore che Aniello De Vita ha sgranato, come in un rosario, per noi.

 Maria Serritiello 

Salerno11-6-2006





ANIELLO DE VITA
Aniello De Vita.  medico cardiologo , sociologo, nasce nel 1941 a Moio della Civitella (Salerno). Frequenta la Scuola media, il ginnasio ed il liceo nella vicina Vallo della Lucania, capoluogo del Cilento. Si laurea a Napoli in Medicina e Chirurgia (1967). Sempre a Napoli si specializza in Aneste siologia (1969) ed a Bologna in Cardiologia (1975). Nel 1989 a Salerno si laurea in SocioIogia con una tesi in Antropologia Culturale dal titolo “Sessualità Contadina” uno studio di ricerca che verrà in seguito pubblicato. Appassionato cultore della tradizione poetico- musicale della sua terra, il Cilento, pubblica nell’arco di trenta anni, sette raccolte fonografiche di canti e canzoni popolari, fra cui la notissima: “So’ nato a lo Ciliento…. e me ne vanto”. Con Magdalena, una coinvolgente storia d’amore ispirata a fatti realmente accaduti, esordisce nella letteratura.

UN MEMORIAL DAY PER ANIELLO DE VITA MEDICO CANTAUTORE CILENTANO



Fonte: www.lapilli.eu

Una toccante cerimonia in ricordo di Aniello De Vita, medico cardiologo e cantautore cilentano, s’è svolta, in una sala gremita di pubblico, presso l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Salerno a un anno dalla sua scomparsa. Professionista di specchiata umanità e grande artista, ne è stata rievocata la figura e la singolare personalità da Bruno Ravera, presidente dell’Ordine, Paolo Apolito, ordinario di antropologia dell’Università di Roma e  Pino Iagulli, presidente dell’AMARS (Associazione medici artisti salernitani), moderati da Giuseppe Lauriello pneumologo e storico della medicina. Con parole di grande commozione Bruno Ravera ne ha ricordato l’impegno scrupoloso prima di anestesista rianimatore ospedaliero e poi di cardiologo, attività svolte con puntuale perizia ed ottimo rapporto interpersonale con il paziente. Apolito e Iagulli a loro volta ne hanno sottolineato le tappe di artista brillante e di cantautore della terra cilentana, rimarcando l’eredità di affetti lasciata al suo vasto pubblico di estimatori e il patrimonio di valori consegnati nei suoi testi poetici, nei suoi scritti e nei suoi canti per le future generazioni. Inserendosi infine tra i vari interventi, Lauriello  ha letto alcuni brani tratti dal  diario dello scomparso: ‘Storia di canzoni’, suscitando un intenso coinvolgimento emotivo, come il racconto del distacco lacerante del padre, emigrato per lavoro in America, quando Aniello era in piena età adolescenziale e col bisogno prepotente della presenza del genitore quale punto di riferimento morale, educativo e di crescita spirituale. Altrettanto commovente la storia dell’origine di tante canzoni dedicate al suo paese, quelle canzoni grondanti fierezza per essere nato in una terra genitrice di spiriti eletti  ricostruttori dell’identità cilentana, di cui essere orgogliosi e serbare memoria. Ha chiuso la toccante iniziativa l’esecuzione di alcuni brani del cantautore, quelli a lui più cari, come O paese mio, Ciliento terra mia, Caro papà, So’ nato a lu Ciliento, interpretati dalla voce e dalle chitarre di Angelo Loia e Pasquale Curcio
www.lapilli.eu





martedì 25 febbraio 2014

Soldatini di ferro...a volte il cuore






Sento ancora la voce  della "mia mammina" mentre me la cantava...e chissà che cosa oggi l'ha fatta affiorare...

SOLDATINI DI FERRO  1928

Testo di:   Peppino Mendes          Musica di:   Peppino Mendes, Ugo Lacchini
Sta presso il tavolin
giocando il piccolo bebè:
giuoca coi soldatin
che il buon papà gli diè.
Ecco le schiere là
già pronte in fila per marciar,
ma il piccolo ha un bel far...
non possono avanzar...
perchè sbarra il cammin
dei fieri soldatin,
piantata proprio là...
...la pipa di papà.
Soldatini di ferro così
par che marcino e fermi stan lì.
Chiede il bimbo: Papà per favor,
sai tu dirmi se in petto hanno un cuor?
Sorridendo il papà dice: No!...
sono tutti di ferro e perciò
i soldati che vedi tu qui...
sono fatti soltanto così!...
Oggi non c'è lezion,
Bebè fa festa e a casa sta;
apre il suo scatolon:
e i soldatin son là!
Ma dalla strada vien
un suono di banda militar...
...Tralascia di giuocar,
s'affaccia per guardar...
Son altri soldatin,
con tanti bei nastrin.
Oh, non li arresterà
la pipa di papà!
Soldatini di ferro così
Chiede il bimbo: Papà per favor,
quelli marciano e quelli stan lì.
Sono fatti di ferro anche lor?
Serio in viso il papà dice allor:
son di ferro... ma in petto hanno un cuor!
i soldati d'Italia oggidì
son di ferro e son fatti così!



Versione 1959

Oggi non c'è lezion,
Bebé fa festa e a casa sta
apre il suo scatolon:
i soldatin  son la!
Ma dalla strada vien
un suon di banda militar...
...Tralascia di giocar,
s affaccia per guardar...
Son altri soldatin
con tanti bei nastrin.
- Oh, non li arresterà
la pipa di papa ! –

Soldatini di ferro così 
questi marcian e quelli stan lì. 
Chiede il bimbo: - Papa per favor, 
sono fatti di ferro ancor lor ? 
Serio in volto papa dice allor: 
- Son di ferro... ma in petto hanno un cuor! 
I soldati che vedi tu qui
sono fa'ti davvero così ! 
Sta presso il tavolin 
giocando il piccolo Bebé: 
gioca coi soldatin 
che il buon papa gli die. 
Ecco le schiere là 
già pronte in fila per marciar, 
ma il piccolo ha un bel far... 
non possono avanzar... 
perché sbarrail cammin 
dei fieri soldatin, 
piantata proprio là 
la pipa di papà.

Soldatini di ferro così 
par che  marcino e fermi stan lì, 
chiede il bimbo: Papa per favor, 
sai tu dirmi se in petto hanno  un cuor? 
Sorridendo il papa dice: No! 
sono fatti di ferro e perciò 
i soldati che vedi tu qui 
sono fatti soltanto così !
II versione della celebre canzone scritta nel 1928, "Soldatini di Ferro", al cui testo viene aggiunto un II finale. Questo finale fu aggiunto in seguito alla conferma, nel 1954, venne sancita la divisione del Territorio Libero di Trieste passando le zone A e B dall'occupazione militare (alleata e jugoslava) rispettivamente alle amministrazioni Italiana e Jugoslava modificando i confini  a favore di quest'ultima.




Presentato al Ghirelli di Salerno Il monologo di Enzo Moscato “Compleanno




Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

“Ma lo sai di chi è il compleanno oggi, lo sai? Lo sai di chi è il compleanno oggi?” A ripetere tristemente più volte la domanda, senza ottenere risposta, è Enzo Moscato, che, strascicando il passo, schiacciato dal peso di quegli anni, trenta per l’esattezza e non più attribuibili ad Annibale Ruccello, sono caduti tutti sulle sue spalle. Lo scenario, ridotto all’essenziale, è efficacemente scuro, mai il nero del Ghirelli è apparso così opportuno, mentre nel buio, come panni stesi, spicca un filare di palloncini colorati, segno che il compleanno davvero ci sarà, almeno come rito che si compie. Al centro della scena una sedia, ricoperta di voile e di rose, attira l’attenzione, mostrandosi come un vero “tosello”, di quelli che venivano creati a Pagani dal compianto Franco Tiano, il principe della tradizione popolare, durante la ricorrenza della Madonna delle Galline. La sedia, trono vuoto e punto della rappresentazione, evoca struggente la mancanza di chi, in questo giorno, avrebbe dovuto compiere gli anni. Enzo Moscato, nel suo intenso pezzo teatrale  “Compleanno” unisce allo stesso filo, la vita e la morte di Annibale Ruccello.  Quando il 12 settembre del 1986, per un mortale incidente, si spense una delle voci più interessanti ed originali del teatro italiano della seconda metà del XX secolo, Enzo Moscato, suo fraterno amico e collaboratore artistico, in sua memoria compose “Compleanno” dove l’assenza di Ruccello diventa presenza e viceversa. Un monologo che raccoglie, come in un discorso a due, ma è solo Enzo a raccontare, storie ricordi, episodi, avvenimenti, citazioni, tutto condensato in un linguaggio colto, tuttavia popolare, pieno di francesismi, di parole  arcaiche e cantilene dimenticate come alcune fra tutte: “nzarvamiente”, “nu mumente, ment accorde stu strumente” “Sant’ Antuone, Sant’Antuone pigliete o viecchie e lasseme o nuove”. In scena mestamente Enzo Moscato, torta e candeline accese, è pronto a festeggiare il compleanno di Annibale Ruccello, perché nel suo cuore l’amico non se n’è  mai andato. In alcuni momenti del monologo  Moscato tace, sì da  rafforzare l’assenza e poter cedere la scena alla musica, quella decisa, mediterranea, dagli arpeggi forti e dalle voci nasali incalzanti  dei Gipsy Kings, una in particolare “ Tu quieres volver” (si desidera tornare) a scandire il tempo, le emozioni, i desideri, i ricordi.  Ed eccoli i personaggi e i simboli di Ruccello tornare, in una parata surreale: le rose di Jennifer, i travagli di Anna e poi Ferdinando, Ines, Bolero, Spinoza, i sorci, le matte, le gatte, Rusinella, i mutanti, i maniaci, gli innesti, le ibride, i pirati, i priori, gli scrittori, gli inquisitori. Stupenda l’interpretazione di Enzo Moscato che da trent’anni rappresenta con lo stesso identico calore la vita e la morte del suo amico ed anche il piccolo incidente  in scena (ha preso fuoco la sua vestaglia mentre si è avvicinato troppo alle candele accese) è segno che di quell’antico sodalizio non si è mai spenta la fiamma “ "Chi muore giovane, muore una volta sola, gli altri, quelli che restano, muoiono tante volte”, dice introducendo il lavoro, il giovane attore,  personale smilzo, elegante e biondi i  capelli, un Ferdinando ruccelliano per bellezza e giovinezza. “Tu quieres  volver” (si desidera tornare), ossessiva e forte si diffonde in sala a volume alto,  silenziando ogni altra parola. Magari si potesse!


Maria Serritiello 
www.lapilli.eu







Distesa è la ruga di Maria Serritiello


                                           ESTER SAVASTANO RENDA

Di   Distesa è la ruga

Distesa è la ruga,
sulla fronte crucciata,
serrati gli occhi
che vedranno ancora
e fredde le mani,
senza il calore dei guanti
color paglierino.
La memoria del tempo,
trascorso insieme,
laddove sarai,
con te rimane.
Maria Serritiello


24-2- 2014



domenica 23 febbraio 2014

Salerno – “Popolo ‘e Tammurriata 2014″, VI edizione



Salerno – “Popolo ‘e Tammurriata 2014″, VI edizione – da Giovedì 27 Febbraio ore 18.00 a Sabato 1 marzo alle ore 23.55 – Chiesa di Sant’Apollonia





sabato 22 febbraio 2014

Studio britannico: «Il cane che scegliamo indica chi siamo»


Fonte: Cani.Com

Precedenti ricerche hanno già attestato che esiste una certa differenza tra chi possiede un cane e no. In particolare, i padroni di un quattro zampe si presenterebbero di solito come persone molto gradevoli. Ora si è giunti a un nuovo risultato: per uno studio inglese della Bath Spa University, infatti, la razza del cane sarebbe un buon indice della personalità di chi l’ha scelto e se ne prende cura. Del tipo, “dimmi che peloso hai e ti dirò chi sei”. «Scegliamo i cani - spiega Lance Workman, uno degli psicologi autori dell’indagine presentata dalla British Psychological Society a Londra - che sono un po' come noi». Il Chihuahua Tinkerbell di Paris Hilton denoterebbe così la personalità aperta, curiosa e fantasiosa della sua padrona. Al contrario chi possiede un quattro zampe notoriamente amichevole, come per esempio il Labrador Retriever, è con grande probabilità molto piacevole a chi gli sta intorno. Gli studiosi hanno verificato, in particolare, che alcune razze di cane possono essere associate a certi tipi di persone. I tratti della personalità, infatti, sembrerebbero influenzare il comportamento nella vita reale. Questi risultati sono stati ottenuti, facendo compilare uno specifico questionario a ben un migliaio di padroni di cani. In questa maniera gli psicologi hanno avuto la possibilità di misurare i cosiddetti “Big Five” della personalità. Si tratta in poche parole dell’apertura, della coscienziosità, dell’estroversione, della gradevolezza e della nevrosi, una misura dell’ansia. Secondo quanto riportato dall’Agenzia Giornalistica Italia (AGI), per semplificare le cose, le razze dei quattro zampe sono state divise da Kennel Club, un'organizzazione canina che ha partecipato allo studio inglese, in sette categorie. Più precisamente, le classi di pelosi individuate sono quelle dei cani da caccia (come il Lab o Golden Retriever), cani da pastore (come Pastori Tedeschi e Collies), terrier (come lo Staffordshire Bull Terrier), cani toy (come il Chihuahua), razze utili (come Bulldog) e quelle da lavoro (come il Doberman). In base allo studio, a ogni tipo di cane è correlata una certa personalità. Malgrado quanto si possa immaginare, per esempio, cade lo stereotipo che, come spiegato dallo psicologo Workman, i padroni di cani toy siano fondamentalmente persone stupide. Quelli che possiedono un quattro zampe del genere, infatti, sono tra i più aperti e fantasiosi che possano esistere. Le persone che hanno cani da pastore o quelli di utilità sono le più estroverse, mentre chi è più emotivamente stabile tende invece ad avere Beagle e Afghani.

INDIMENTICABILE KORA

Critiche e commenti razzisti per la vittoria a Sanremo Giovani di Rocco Hunt „Vince Rocco Hunt, montano critiche razziste: ecco chi ha provato a rovinargli la festa“

Critiche e commenti razzisti per la vittoria a Sanremo Giovani di Rocco Hunt





Fonte :SalernoToday



Commozione tra salernitani e fans di tutta Italia, ieri sera, per il trionfo di Rocco Hunt. Eppure qualcuno gli ha puntato il dito contro per le sue origini. Ma senza riuscire a rovinargli la vittoria


Critiche e commenti razzisti per la vittoria a Sanremo Giovani di Rocco Hunt

Ha sfidato la sua giovane età ed i pregiudizi di chi crede di aver una marcia in più perchè lontano dalla realtà del Sud. Ed ha trionfato con il 75% dei voti, commuovendo giovani e meno giovani e portando alto il nome della sua città: Salerno. Anche se molti (dal Tg3 di venerdì fino alla Littizzetto al momento della consegna del premio) pensavano fosse napoletano. "Bravissimo Rocco Hunt. Siamo felici per la tua vittoria a Sanremo 2014. Hai dimostrato che con l'impegno, i sacrifici, la creatività nulla è impossibile. Ti aspettiamo a Salerno per festeggiare tutti insieme", ha scritto orgoglioso il sindaco della sua città, Vincenzo De Luca. In delirio, poi, i salernitani restando svegli fino a tardi ieri per tifare Rocco. Eppure qualcuno non sembra aver gradito la sua vittoria. Ha suscitato forti perplessità, per iniziare, l'atteggiamento satirico della Littizzetto che, come è apparso evidente a molti salernitani, ha ironizzato in maniera piuttosto fuori luogo sulla forte emozione del rapper 19enne di Salerno al momento dell'apertura della busta del vincitore. "Vabbè, è napoletano": ha commentato, facendo spallucce, la conduttrice, dinanzi all'exploit di lacrime  e gioia di Hunt che, però, le ha prontamente ricordato le sue origini salernitane. Come se non bastasse, seguendolo sul palco, ha scimmiottato la sua camminata mentre imbracciava i premi.
Non è piaciuto a molti fans del salernitano neppure l'ostinazione della Littizzetto nel rimarcare la parola "buono" con forzato accento campano (quando si tratta di parola presente sul vocabolario italiano), nell'annunciare la canzone del rapper. A gettare benzina sul fuoco, la parodia di Hunt della Gialappa's band che, nel polverone di battute gradevoli, ne ha sfoggiate alcune decisamente di cattivo gusto. Tra tutte, ad offendere la sensibilità di molti, quella pronunciata nel momento in cui Rocco Hunt, per coinvolgere la platea dell'Ariston ha invitato tutti ad alzare le mani, "così passa il tuo compare e si ciula il portafogli", ha commentato infelicemente la Gialappa's, con un chiaro riferimento allo stereotipo del cittadino del sud che delinque e truffa. Frase ancora più agghiacciante sul brano vincente: "Chi se ne f... della Terra dei Fuochi". Ancora, oggi dopo le 9, su Uno Mattina, dopo aver ascoltato i commenti sul Festival da parte di cittadini con spiccato accento del Nord, si è passato il microfono ad un'unica anziana proveniente dalla Campania, a dire dei conduttori, (anche se con un accento somigliante a quello calabrese) che ha detto in un italiano stentato, tra le risate dei presenti, "Si a me mi piace Rocco Hunt".
Un intervento, questo, (unico concesso a chi vive al Sud), che inevitabilmente non rende giustizia alla cultura e alla gente residente nel nostro territorio, con il solo intento di fare facile ironia. "Rocco ha vinto anche sulle critiche - ha commentato l'acchiappavip Francesco Caterina che ieri ha seguito con altri salernitani la serata del trionfo di Hunt - Dicano pure quello che vogliono: Rocco Hunt è stato apprezzato dalla Sony che nulla ha a che vedere con provincialismi di cui tanto parlano. Scommetto che se fosse stato un rapper del Nord tante battute infelici non ci sarebbero state: nonostante questo Rocco ha conquistato il 75% dei voti a soli 19 anni. Ed è questa l'unica risposta che meritano quelli che non hanno apprezzato la vittoria di un salernitano". Grazie a Rocco Hunt, in effetti, è stato ancora una volta confermato come talento e impegno possano superare i pregiudizi di chi, evidentemente, non possiede armi migliori. Auguri a Rocco Hunt.







venerdì 21 febbraio 2014

De Luca fa i complimenti a Rocco Hunt e Sidney Sibilia, orgoglio per Salerno

De Luca su Lira Tv elogia i talenti salernitani e annuncia di restare a Salerno

Fonte: SalernoToday


Su Lira Tv, in merito alle vicende del Governo nazionale, intanto, De Luca ha assicurato: "Resto a Salerno, rimango qui per continuare a lavorare"

De Luca su Lira Tv elogia i talenti salernitani e annuncia di restare a Salerno
De Luca ha espresso soddisfazione e orgoglio non solo per Rocco Hunt, protagonista, questa sera, della finale Giovani del Festival di Sanremo, ma anche per Sidney Sibilia, regista salernitano autore di Smetto quando voglio, film che sta riscuotendo innumerevoli successi al cinema. I complimenti ai due talenti originari della zona orientale della città sono stati rivolti dal sindaco nel corso della trasmissione del venerdì su Lira Tv. Questa sera, intanto, al Centro Sociale, appuntamento per tifare il rapper salernitano assistendo, tutti insieme, alla finale, attraverso un grande schermo allestito apposta per l'occasione.
In merito alle vicende del Governo nazionale, intanto, De Luca ha assicurato: "Resto a Salerno, rimango qui per continuare a lavorare. Così abbiamo risolto anche i problemi del doppio incarico. Ho fatto la guerra nel ministero e adesso mi riposo. Ho fatto una guerra contro chi pensava di poter gestire il ministero con vecchie logiche e con i gruppi di potere", ha concluso.




mercoledì 19 febbraio 2014

Al Ridotto di Salerno Fabian Grutt, il cabarettista napoletano dal cognome teutonico





Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello


E’ tornato da solo, al Ridotto di Salerno, dopo tre anni di assenza, Fabian Grutt, il cabarettista napoletano, dal cognome teutonico e il nome tronco “Fabian”. Già dall’anagrafe si riscontrano buone ragioni per suscitare ilarità negli altri e lui non tradisce l’attesa, raccontando come questo suo strano modo di chiamarsi, gli venga dalla madre e non dal padre che è napoletano verace. L’infanzia e l’ adolescenza l’ha trascorsa tra Berlino e Napoli, due capitali diametralmente opposte e lui, a dispetto della rigida educazione materna, ha tutte le caratteristiche del napoletano doc. Fàbian e ci tiene a sottolineare che si chiama Fàbian e non Fabio, al massimo Fabiàn, spostando l’accento sulla seconda “a”, come fanno tutti i suoi conterranei, è schietto, naturale per ciò che dice e decisamente simpatico affrontando  il pubblico. Per entrare lì per lì nel clima familiare del piccolo teatro della risata, inizia con battute e freddure, ma non le solite, per continuare con un vivace monologo dal titolo “ Non so dir di no”, nel quale fa entrare, ovviamente in chiave ironica, la svariata gamma della vita attuale. Di diritto, nel suo modo pacato di parlare e piacevolissimo da ascoltare, rientra così, face book, il rapporto amoroso, il cambiar casa, il tirchio, il libro, l’incontro in ascensore, il lavoro, la gelosia, il parto e le vacanze, da quelle di montagna a quelle a Sharm el-Sheikh, il tutto condito da un buffo tormentone, ripetuto più volte, ma slegato dal contesto “certo che il latte  delle mucche svizzere è tutta un’altra cosa”

Capace monologhista, Fabian Grutt ha un curriculum artistico di tutto rispetto. E’ in palcoscenico per la prima volta nel 1993, a di diciassette anni, lavorando, come animatore, in un villaggio vacanze insieme all’amico Salvo Ficarra (del duo Ficarra & Picone). Nel 1997 fonda con il cugino Alessandro Grutt, il duo cabarettistico Bonus Malus e debutta allo storico Tunnel di Napoli. Vengono scelti da Giancarlo Bozzo per il laboratorio Zelig di Napoli e da Alessandro Siani per il suo spettacolo settimanale al TAM. Contemporaneamente, prendono parte a vari programmi radiofonici e televisivi, in onda su alcune emittenti romane (Nuova Spazio Radio, T9, Teleroma 56).
Nello stesso periodo, Fabian partecipa con un piccolo ruolo al film, Nati stanchi, interpretato da Ficarra & Picone, e ad una puntata della fiction di Rai 3 La squadra.

Backstage

Si scrive i testi da solo, fa a tempo pieno questo lavoro, ha messo su casa ed ha un fogliolina, Viola,  di appena un anno. Le notizie me le dà lui stesso (ndr), mentre attendiamo che si faccia l’ora dello spettacolo. Ha lo stesso viso di bravo ragazzo di tre anni fa, sguardo diretto e sorriso addolcito dalla recente  maturità. Si china più volte verso di me, io, nel frattempo, ho tre anni in più, per ascoltare interessato le domande che gli pongo. Lo ritrovo più sicuro, non a caso è al Ridotto da solo ed anche soddisfatto di come procede la sua carriera, ciò che fa gli piace ed io aggiungo che lo fa anche bene. Sorride contento, ci salutiamo da vecchi amici.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu

    




Salerno e i suoi paradossi turistici



                                               (in foto Giuseppe Plaitano)

Ringrazio il mio carissimo amico "Peppe"  per il suo contributo al mio blog", ne aspetto altri.


Fonte: Il Saggio mensile di cultura

articolo di Giuseppe Plaitano
docente in discipline economiche e giuridiche


Per le enormi ricchezze artistiche, culturali, paesaggistiche ed
enogastronomiche di cui dispone l’Italia è sicuramente una nazione che
fonda buona parte della propria economia sul turismo. Ogni sua area
geografica ha, però, la sua specifica vocazione in virtù delle risorse
turistiche esistenti nel proprio territorio. Salerno, ad esempio,
città che da pochi anni si è affacciata sul panorama turistico
nazionale e internazionale, esprimerebbe una vocazione tipicamente
rivolta ai vacanzieri della stagione estiva. Grazie alla sua peculiare
posizione geografica, incastonata come una perla tra le due famose
costiere amalfitana e cilentana, beneficia, infatti, di un clima caldo
ma gradevole anche nelle lunghe estati mediterranee adatto al turismo
balneare. Può contare, anche, sulle sue ricchezze enogastronomiche che
proprio in estate provocano un’esplosione di odori, sapori ed aromi
tipici delle zone costiere e che sono il fondamento della celeberrima
Dieta Mediterranea, così definita dal biologo Angel Keys.
Eppure, a dispetto di quanto appena detto, a Salerno sembra paradossale
rilevare che la stagione nella quale si verificano i maggiori afflussi
turistici sia l’inverno. Più in particolare nel periodo da Novembre a
Gennaio, in concomitanza di alcuni eventi che si svolgono nel
capoluogo, la città diventa meta di numerosi visitatori, che ormai
giungono da ogni luogo nelle stradine caratteristiche del centro
storico e in tutti gli altri luoghi di principale attrazione turistica.
Secondo quanto hanno scritto e scrivono i principali tabloid, riviste e
siti internet del settore, l’evento che ha permesso a Salerno di
raggiungere una notorietà incontrastata in campo turistico, è LUCI
D’ARTISTA, una manifestazione ideata e pervicacemente voluta dalla
Amministrazione comunale e dal suo sindaco Vincenzo De Luca.
Questa manifestazione, che si svolge ormai da otto anni, consiste
nell’allestimento nel centro cittadino e non solo d'illuminazioni
e coreografie di luci artistiche, che sfruttando di volta in volta
temi sempre diversi, attrae la curiosità di grandi e piccini.
Gruppi turistici provenienti dalle varie zone limitrofe o anche da
altre regioni giungono durante il periodo della manifestazione con
ogni mezzo di trasporto: treni speciali, navi da crociera, navette bus
e soprattutto automobili, intasando oltre il normale il sistema viario
di accesso alla città e i parcheggi, che puntualmente risultano
affollati, in particolar modo durante i weekend.
I flussi di visitatori poi che transitano nel centro storico, cuore
della manifestazione Luci d’artista, determinano un sovraffollamento
dei vicoli e dei corsi pedonali, tale da rendere difficoltoso anche il
passeggio a piedi. Si determina allora la seconda situazione
paradossale per la città, ossia per alleggerire il livello di
saturazione turistica nei periodi suddetti, si dovrebbero
“destagionalizzare” i flussi turistici di un periodo dell’anno che per
una località che sorge sul mare sarebbero di bassa stagione.
Infine il terzo paradosso nasce dalle considerazioni di una parte dei
cittadini salernitani, i quali si sentono come “scippati” della
propria città, che nel periodo di Luci d’artista per l’affollamento
turistico risulta poco praticabile e vivibile. Le difficoltà che i
residenti devono fronteggiare sono soprattutto relative alla mobilità,
alla fruibilità dei trasporti pubblici, la pulizia delle strade e
l’affollamento dei luoghi tradizionali del passeggio serale. Eppure i
benefici che il movimento turistico dovrebbe generare per l’economia
locale, fondata prevalentemente sul commercio, la ristorazione e
l’ospitalità, nonché per l’indotto, dovrebbero ben disporre la
popolazione locale ad accettare ben volentieri questo “disagio”,
dovuto all’arrivo in città di tanti visitatori.
Onestamente non si può ancora fare un’analisi definitiva dei costi e
benefici derivanti da questo exploit turistico di una città, che forse
non è ancora perfettamente preparata a ricevere e accogliere grandi
masse di turisti, con servizi pubblici integrati e funzionali
efficientemente organizzati per non creare disservizi e disagi ai
turisti e agli stessi residenti. Ma come per tutte le novità
riguardanti un contesto socioeconomico, ritengo che solo con
l’esperienza e la pazienza di tutti gli operatori del sistema
economico si potrà migliorare la gestione di questo fenomeno, che può
generare certamente benefici per l’intera economia del territorio e
risolvere finalmente tutti questi paradossi turistici del tutto
originali.




Don Luigi Merola a Salerno per il Contest “Tutti giù x terra”










Comunicato stampa

Salerno, 18/02/2014



Approda anche a Salerno dopo la tappa cavese il Contest “Tutti giù x terra”, rivolto agli studenti delle Scuole Superiori e finalizzato a promuovere il concetto di legalità tra le nuove generazioni. Doppio appuntamento giovedì 20 febbraio: al mattino l’I.P.S.A.S.R. ospiterà la proclamazione dei vincitori indicati dalla Giuria Tecnica e dalla Giuria Popolare. A premiarli Don Luigi Merola, Presidente della Fondazione Onlus “’a VOCE d’’e CREATURE”, che sarà il grande protagonista 
anche del convegno pomeridiano sulla legalità nella Sala del Gonfalone del Comune di Salerno


Anche Salerno si appresta a vivere una full immersion nel tema della legalità. Dopo l’appuntamento della scorsa settimana a Cava de’ Tirreni (Sa), giovedì 20 febbraio il Contest “Tutti giù x terra”, rientrante nell’ambito del progetto “Tour della Legalità” promosso dalla Fondazione Onlus “’a VOCE d’’e CREATURE” di Don Luigi Merola, farà tappa nella città capoluogo.

L’iniziativa, finalizzata a promuovere il concetto di legalità tra le nuove generazioni ed a diffondere la cultura dell’“educazione alla responsabilità”, ricalcherà la stessa scaletta osservata nella tappa cavese. Al mattino la cerimonia di premiazione degli studenti degli Istituti Superiori salernitani, in programma alle ore 9.30 presso l’I.P.S.A.S.R., sito in via delle Calabrie 63. Al pomeriggio il convegno sulla legalità, a partire dalle ore 15.00 presso la Sala del Gonfalone del Comune di Salerno.

Ad aprire il cartellone sarà dunque la premiazione degli studenti salernitani, che, ispirandosi allo slogan “La tua social idea contro l’illegalità della tua terra”, hanno dato vita ad una serie di prodotti multimediali (video, spot, immagini, ecc.) afferenti al tema della legalità. A premiare il vincitore e/o il gruppo primo classificato sarà Don Luigi Merola, da sempre in prima linea nella battaglia alla criminalità organizzata e nel recupero socio-educativo di numerosi ragazzi, specie dell’hinterland napoletano.

Due saranno i lavori premiati: uno scelto dalla Giuria Tecnica, composta da professionisti del settore dei media e comunicazione, che li valuteranno in base ai parametri dell’impegno, dell’originalità e dello spirito di dedizione; l’altro dalla Giuria Popolare, formata dagli utenti dei social network che, visionando i vari elaborati sulla fan page ufficiale del Contest (www.facebook.com/tuttigiuxterra) fino alle ore 10.30 di mercoledì 19 febbraio, avranno espresso la loro preferenza cliccando “Mi Piace”.

Il vincitore indicato dalla Giuria Tecnica si aggiudicherà uno stage presso l’agenzia di comunicazione MTN Company di Cava de’ Tirreni, mentre a quello espresso dalla Giuria Popolare andrà un buono vacanza



martedì 11 febbraio 2014

E' morta Shirley Temple, riccioli d'oro

Fonte: Ansa.it

E' morta all'età di 85 anni Shirley Temple. Ne dà notizia la famiglia, riferiscono i media internazionali. Era nata il 23 aprile del 1928 a Santa Monica, Tra le sue interpretazioni più note Riccioli d'oro (1935), Shirley Aviatrice (1936), Zoccoletti olandesi (1937) e Rondine senza nido (1938). Shirley Temple, la "riccioli d'oro" del grande schermo, si è spenta ieri, per cause naturali, nella sua casa di Woodside, in California. La notizia è stata diffusa dalla famiglia: "Le rendiamo omaggio per una vita di notevoli successi come attrice, come diplomatica e come nostra amata madre, nonna e bisnonna" ha dichiarato la famiglia in un comunicato pubblicato dalla Bbc, che per prima ha diffuso la notizia del decesso. Nata a Santa Monica, Los Angeles, la sua carriera di fronte alla telecamera iniziò all'età di soli cinque anni quando Charles Lamont, direttore della Educational Pictures, la scelse durante una visita nella sua scuola. Il suo viso d'angelo e il suo sorriso le spalancarono presto le porte del grande cinema e film come "La mascotte all'aeroporto" (1934), pellicola che le valse una sorta di Oscar giovanile, riconoscimento "inventato" appositamente per lei, "Heidi" (1934), "Riccioli d'oro" (1935), film che le diede poi il soprannome conosciuto in tutto il mondo. Tutto le riusciva facile. Sul grande schermo impersonò con straordinaria efficacia personaggi di bambine dolci e leziose e però dotate anche di una sensibilità e di una saggezza davvero impressionanti per la loro età. E ancora Shirley Aviatrice (1936), Zoccoletti olandesi (1937), Rondine senza nido (1938), La piccola principessa (1939). Da adulta si è dedicata alla carriera di ambasciatrice, usando il nome da sposata, Shirley Temple Black.