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sabato 27 maggio 2023

L’associazione culturale, già Circolo delle Donne, ha deciso di “Librarsi”


 Di Maria Serritiello


Chi sono e cosa si propongono

A giugno e precisamente il 14 sera, “Il Circolo delle Donne”, nato il 2021, cambierà nome e sede ed al posto del generico nominativo ne prenderà uno più significativo: “Librarsi”. Le iscritte, il circolo è al femminile, sono tutte attive signore che sanno catturare il lato positivo della vita, donne di vario profilo professionale, molte di loro provengono dal mondo della scuola, ma anche altri ambiti sono ben rappresentati: università, sanità, giustizia, libere professioni, arti varie. Incontratesi nel percorso della vita e professionale, si sono aggregate in questo gruppo, nello spirito dell'amicizia, del confronto, della condivisione e della partecipazione.

L'amicizia tra donne è fondamentale in alcune fasi e circostanze dell’esistenza, come in questo tempo fuori dal tempo! A volte ci si incontra per caso e si ha come la sensazione di conoscersi da sempre ed è quello che è capitato per aggregarsi con spontaneità.  Il gruppo, che al suo attivo ha già 70 associate, s’incontrano, di norma, il secondo mercoledì del mese, per discutere delle iniziative da mettere in campo, ma partecipano anche ad eventi sociali e culturali organizzati da enti pubblici e privati e da associazioni. Si organizzano visite e viaggi culturali. Per raggiungere obiettivi di crescita personale e sociale, l'apporto di tutte è essenziale per cui all’interno ognuna concorre al benessere collettivo con le proprie conoscenze ed abilità, proponendo attività, eventi, argomenti di discussione, letture ed altro, sempre con il dovuto rispetto verso le sensibilità altrui, non trattando argomenti divisivi, di tipo politico o religioso.

“Librarsi” si autofinanzia. Ogni socia versa una cifra simbolica di euro 25 annuali, volta a coprire i costi di pulizia della sala e di consumazione delle vivande. C’è anche un organigramma, con un coordinamento e ruoli specifici relativi ai vari ambiti di cui ci si occupa, che può essere ampliato nella partecipazione e ridefinito nei ruoli.

 Le donne, quando si associano, pensano a tutto, trasferiscono il loro modo di affrontare concretamente la vita, in ciò che vanno ad iniziare e così hanno messo su una chat di gruppo per le comunicazioni veloci e, nello spirito della condivisione e del rispetto di tutte, hanno approvato la seguente "Netiquette" per regolamentarla:

1.Rendersi riconoscibili con nome e cognome nella chat di gruppo, registrandoli sul proprio Profilo WhatsApp in “Impostazioni”

2.Condividere in chat solo immagini ed argomenti di interesse culturale e generale

3.Non postare le catene, gli appelli e le pubblicità, se non strettamente attinenti alle attività del gruppo

4.Evitare di appesantire la chat con saluti, auguri e convenevoli

5.Non postare messaggi dalle 22:00 alle 8:00 salvo casi eccezionali.

 

Un modello di efficienza incredibile tale che l’associazionismo non cozzi con tutto il daffare che si para ogni giorno al mondo femminile.

L'Associazione, infine, non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento prevalentemente in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi di una o più delle seguenti attività di interesse generale, di cui all’art. 5 del Codice del Terzo settore, avvalendosi in modo prevalente dell’attività di volontariato dei propri associati o delle persone aderenti agli enti associati:

-interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42

successive modificazioni - di cui all’art. 5, comma 1, lettera f del Codice del Terzo settore;

-organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo - di cui all’art. 5, comma 1, lettera i del Codice del Terzo settore;

-riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata - di cui all’art. 5, comma 1, lettera z del Codice del Terzo settore.

A titolo esemplificativo ma non esaustivo, le azioni si concretizzeranno mediante la realizzazione delle seguenti azioni:

Gite, passeggiate culturali, trekking, laboratori tematici creativi, informativi e formativi, agorà, meeting, editoria, presentazione di libri, incontri con l’autore, promozione dell’arte e del patrimonio culturale materiale e immateriale, conferenze, seminari, dibattiti, iniziative di beneficenza, attività di sensibilizzazione ambientale, partecipazione a progetti di natura civica e di promozione del benessere personale e sociale, partecipazione a manifestazioni culturali/festival locali.

C’E’ DI CHE SPAZIARE

Una bella realtà associativa, questa di “Librarsi”, che si presenta nell’ambito della città, in modo concreto e fattivo, tante donne, che arrivate al pensionamento, non hanno nessuna intenzione di mettersi da parte e non per ottuso protagonismo ma perché la partecipazione rende migliore la società che ci circonda e mantiene allenata e giovane la mente, per dirla, infine, con Rita Levi Montalcini, custodire i neuroni, quelli che l’età ha conservato senza perderli compassionevolmente.

Auguri donne, altra metà del cielo, protese sempre verso un orizzonte da raggiungere.

 

Maria Serritiello








 

 

 

 

sabato 20 maggio 2023

Al Piccolo teatro del Giullare di Salerno il 13 ed il14 Maggio, è stato presentato “Frida” Lettere allo specchio. Regia di Brunella Caputo


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


 

A sipario aperto la scena si presenta oscura e con vari oggetti che serviranno allo spettacolo: due scatole di cartone, un tavolino, una lavagna ricoperta da un foglio bianco, colori per dipingere, due scialli dai toni accesi, una quinta stretta ed alta, che delimita lo spazio scenico con una sua funzione ad effetto. Si va ad iniziare…

 Ai lati del piccolo ed accogliente Teatro del Giullare, due donne vestite di nero, con orpelli ornamentali rosso fuoco, leggono di rimando delle lettere, tratte dal diario personale di Frida Kalo. E’ di lei, del racconto della sua vita, di lei com’è fatta, che si legge.  Una personalità dirompente, un’artista con un’impronta personale, volitiva e libera fin dai primi anni della sua esistenza. La lettura va avanti, le due donne si spostano, si scambiano di posto, poi al centro della scena, aggiungono particolari al racconto.  A 18 anni, un evento che le segna la vita: un incidente all’uscita di scuola. L’autobus su cui viaggia, con il fidanzato Alejandro, si scontra con un tram, finendo contro un muro. Le conseguenze per Frida sono disastrose: la colonna vertebrale le si spezza in tre punti nella regione lombare; si frantuma il collo del femore e le costole; la gamba sinistra riporta 11 fratture e il passamano dell'autobus le trafigge l'anca sinistra; il piede destro rimane slogato e schiacciato; la spalla sinistra resa lussata e l'osso pelvico spezzato in tre punti. Subisce 32 operazioni chirurgiche ed uno stupro ad opera del corrimano dell’autobus che le vieterà per sempre di avere figli, ma è viva.

Uno spettacolo orgogliosamente al femminile, cinque in tutto, tre le donne in scena, con la regia e le luci dietro le quinte per creare uno spettacolo perfetto. La sensibilità e la delicatezza di Brunella Caputo, sua, infatti, è la regia e la drammaturgia, hanno messo a punto un insieme di canto, di parole e di due Kalo, immaginate a proposito, per dare respiro alla narrazione, quale riflesso di una delle due in uno specchio, come quello usato dalla sfortunata pittrice, per riflettere la sua immagine; lei nel letto intenta a ritrarsi. “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio" La drammaturgia di Brunella Caputo, scritta in chiave poetica, ci porta diritti nel suo dolore, nel suo vivere costantemente con la morte, 32 operazioni, hanno il loro peso. Una dolenza che non le viene solo dal suo fisico straziato, ma anche dal suo animo, egli stesso ammalato, che ha un nome, Diego Rivera, l’uomo che sposa per ben due volte, dopo averlo lasciato, ma che nel riprenderselo deve passare sui suoi tradimenti, uno su tutti, impossibile e violento, con sua sorella Cristina.  Le sue lettere, lette sommessamente da Giovanna Adamo e Cettina Iossi, intervallate da canti di calda atmosfera latina, riconoscibilissimi: Amado mio ed Historia de un amor, vocalizzati dalla limpida e forte voce di Maria Luisa Pagliano, sono stati l’ossatura portante dello spettacolo.

La mia notte non c’è e tu mi manchi. “La morte è la mia compagna inseparabile”. “La pittura è l’unica ragione per aspettare la notte” “La mia città è senza luna, la mia notte mi precipita”

Frasi di un monologo interiore di intensa sofferenza, una costante nella breve vita di Frida Kalo, muore, infatti, a 47 anni. Dalle lettere si passa a scartare le foto, custodite da due scatole di cartone, ed è lo stesso rimembrare: Alejandro, Diego, i suoi amanti, le donne con le quali c’è stata un’intesa fisica, ma tutto rubricato con dolcezza femminile, senza che l’oscenità maschile, faccia capolino. E poi la sua pittura quella del dolore, dell’erotismo, delle figure ibride, tanto da farla riconoscere come surrealista, ma non è così, non è un modo per uscire dalla logica ed immergersi nel subconscio, piuttosto il prodotto della sua vita, che lei cerca, attraverso un simbolismo giocoso, rendere accessibile.

Un esempio fantastico “La magica sorpresa di un leone nell’armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie” oppure la sua gamba mozzata immersa in un catino con l’acqua.

“La morte danza intorno al mio letto durante la notte” e sì che la notte le è insopportabile come il dolore fisico, sicché la scrittura del diario è l’unica consolazione; alle parole sono unite immagini, macchie d’inchiostro o linee, tratteggiate come se fosse in preda all’automatismo.

L’atmosfera è pregnante, giochi di luci effusi da Virna Prescenzo, come quello che accende e spegne la quinta, dietro alla quale Maria Luisa Pagliano canta, rendono la vita di Frida, sognante, libera, affrancata da quel destino così perverso. Le scorie materiali non la toccano, Lei è più forte, ce l’ha fatta ad essere il simbolo nobile di un femminismo, che negli anni che ci accompagnano sembra aver perso incisività.

Ci sono vari modi per conoscere teatralmente la vita di un’artista della cultura mondiale, questo di Frida Kalo, con “ Frida Lettere allo specchio” è quello magico di Brunella Caputo.

 

Maria Serritiello







Le Premiazioni del 14 esimo Festival Nazionale XS Città di Salerno

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Le Premiazioni della Serata conclusiva del 14 esimo Festival Nazionale Teatro XS, Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi in collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno ed il sostegno del Soroptimist International club di Salerno

Premio per la migliore regia a

Gianni Di Nardo

per lo spettacolo A lo stesso punto però a n’ata parte di Paolo Capozzo

messo in scena da Co.C.I.S. Teatro 99 Posti di Mercogliano

Premio speciale della giuria allo spettacolo

La stanza di Veronica

di Ira Levin (trad. di L. Lunari)

messo in scena da Giardini dell’Arte di Firenze

 

Premio per il maggior gradimento del pubblico allo spettacolo

Nei panni di Cyrano

di Nicolas Devort – Trad. di Norina Benedetti

messo in scena da Estragone Teatro di San Vito al Tagliamento

 

Premio per lo spettacolo vincitore del XIV Festival XS

Città di Salerno allo spettacolo

Le sedie

di Eugène Ionesco

messo in scena da Teatro Impiria di Verona con Gherardo   Coltri

– P REMIO DELLA          G IURIA DEI   G IOVANI 

“I LEANA  P ETRETTA  P ECORARO   S CANIO ”

-

il  Premio U.I.L.T.     ( Unione Italiana Libero Teatro         ) del XIV Festival Nazionale di Teatro XS Città

di Salerno va    allo spettacolo

Il raccolto

di Giorgia Brusco

regia di Gino Brusco

rappresentato da       I Cattivi di Cuore      di Imperia.

Salerno, 7 maggio 2023

 

Un plauso speciale va ad Angela Guerra Chef d’eccezione quest’anno, per aver preparato un buffet, completo di ogni ben di Dio e servito in maniera impeccabile dinanzi all’Aula Magna dell’Istituto. Tutta la nostra ammirazione per la sua versatilità in ogni azione, una colonna portante della Compagnia dell’Eclissi, grazie

Maria Serritiello

 

 

dell’istituto, davanti all’Aula Magna, si aprirà il buffet, a cui sono

invitati tutti gli spettatori.

Chef d’eccezione quest’anno     Angela Guerra .regista   e   interprete   dello spettacolo

 

Maria Serritiello





Racconto, per fasi, della serata conclusiva del 14 esimo Festival Nazionale Teatro XS, Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi in collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno ed il sostegno del Soroptimist International club di Salerno

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


E siamo giunti a domenica 7 maggio 2023, alla serata finale, a quella più attesa, perché ci rivela il vincitore di tutta la manifestazione, che va avanti da domenica 5 febbraio. Otto spettacoli, di buona fattura e di ottimo livello, tanto da dar da fare sia alla giuria tecnica che a quella del pubblico, che segue la rassegna con attenta partecipazione. Mi piace riportare l’intera relazione consuntiva del Presidente del Festival Vincenzo Tota, per la sottesa, quanto divertente ironia, oltre a tutte le notizie che ci piace sapere

Quest'anno ho veramente poco da dire. I nostri affezionati abbonati sanno già tutto (potrei addirittura invitare uno di loro a fare le mie veci). Sanno   che   il   Festival   di   Teatro   XS   è   organizzato   dalla Compagnia   dell'Eclissi. Sanno che   l'Istituto Genovesi-Da Vinci è partner dell'iniziativa nel mettere a disposizione il Teatro e nel segnalare alunni "scelti", che hanno svolto il delicato   compito   di   giurati.   Sanno   che   il   Soroptimist International   Club   Salerno   è, da   sempre, sostenitore dell'iniziativa.   Sanno, perché   sempre presenti, che   il festival   si   è   svolto   dal   5   febbraio   ad   oggi, sempre   di domenica, sempre   alle   19.00   e   sempre   tutto   esaurito. Sanno   che   le   compagnie   in   concorso   sono   state   otto provenienti da tutta Italia: Liguria, Toscana, Veneto, Friuli, Puglia e Campania. Sanno che, dopo ogni spettacolo, ci sono   state   le   recensioni   scritte   da   Dadadago, Marisa Paladino e Maria Serritello e pubblicate da Oltrecultura, periodico di informazione, spettacolo e cultura e da Lapilli, periodico di cultura online. Sanno che i premi che saranno consegnati   fra   poco   sono   pregevoli   sculture   realizzate appositamente per il festival dallo scultore don qi. Ciò che non sanno è quali sono i vincitori delle diverse categorie e, in particolare qual è stato lo spettacolo di loro maggiore gradimento. Non   sanno   nemmeno   che   il   nostro   festival...nostro   nel senso di tutti noi... si finanzia, in gran parte, con i loro abbonamenti. Questo signore che, armato di macchina fotografica, si è aggirato e si aggira anche questa sera...ma sempre con molta   descrizione... .per   la   platea   è   Maurizio   Mansi

appassionato di   teatro  e  fotografia. Nel corso della premiazione, mi raccomando, premiati e premianti, guardatelo fisso e sorridenti e non scappate subito se no le foto vengono mosse!

Concludo ringraziando tutti quelli che, a vario titolo, hanno contribuito   alla   realizzazione   del   festival.   Ma   il ringraziamento   più   sentito, me   lo   consentirete, va   alla Preside; a me, insegnante di vecchia generazione, piace chiamarla   così, alla   Preside, dicevo, di   questo   Istituto: professoressa Lea Celano con   la   quale, da   subito, si   è instaurato   un   rapporto   di   proficua   e   affettuosa collaborazione che consente alla Compagnia dell’Eclissi di aprire, ogni fine settimana, questo spazio alla città e, nel caso del festival XS, di aprirlo all’Italia.

 

Il Rcconto: L’inizio della serata

Concita De Luca, la raffinata e dolce giornalista di Telediocesi, da sempre ufficio stampa del Festival, saluta ed introduce la serata, con voce accorata e dizione perfetta: “Dopo tanto teatro – drammi familiari, thriller, commedie brillanti, grandi classici contemporanei, monologhi – è il momento di fermarsi per qualche minuto e riflettere su un tema di scottante attualità, che da oltre un anno angustia le nostre coscienze, un tema ineludibile anche in un’occasione mondana come una premiazione teatrale: la guerra. La   guerra   vista   non   dall’alto   di   Capi   di   Stato, governi, Eserciti, Stati, Nazioni, ma   dalla   strettissima   angolazione   del soggetto, del   singolo.   Una   visione   intima   e   perciò   più   dolorosa dell’assurdità   della   lotta   per   la   supremazia, per   il   potere, per   la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Gli anni tedeschi è   il   titolo   di   una   raccolta   di   sonetti   del   poeta livornese   Giorgio   Caproni, una   delle   voci   più   significative   del secondo’900   italiano, tratta   dal   volume Il passaggio d’Enea, che comprende composizioni scritte fra il 1943 e il 1955. La   lettura, a   cura   di Roberto   Lombardi, accompagnata   da   un discorso sulla poesia e sui motivi ispiratori di Caproni, sarà aperta e chiusa   da   interventi   musicali   scelti   e   interpretati   da Marida Niceforo: la   musica,  con   la   sua   forza,   saprà   traghettare   un   tema amaro,   doloroso,   fino   ad   approdi   più   accoglienti,   rive   sulle   quali deve albergare la speranza.”

Gli anni tedeschi

di Giorgio Caproni

Reading interpretato da Roberto Lombardi

con esecuzioni musicali di Marida Niceforo

 

Come ogni volta, da 14 edizioni del Festival Nazionale Teatro XS, città di Salerno, la Compagnia dell’Eclissi che cura l’organizzazione, offre al suo pubblico affezionato, nella serata delle premiazioni, un lavoro teatrale messo su da loro stessi. Per la 14 esima edizione, l’attore Roberto Lombardi legge poesie da Anni Tedeschi scelte dalla raccolta di guerra di Giorgio Caproni ed introducendole con un discorso sulla sua poetica.

Lombardi legge Caproni, Lombardi rivive Caproni, Lombardi trasmette Caproni; asciutto, solenne, austero e umano, novello aedo del dolore e del lutto, dà solennità alla sofferenza che mai si smorza. E Giorgio Caproni si materializza tutt’uno con la sofferenza reale di Roberto Lombardi, il Lombardi di Anni tedeschi. Diretto, senza fronzoli, immediato, a carne cruda, sì che il colore dell’angoscia dolorosa del vivere, si asfalta sulla scena, gonfia lo spazio e lo ammanta.

Senza indugio alcuno, senza alcuna concessione alla platea, senza alcun cedimento ad eventuali aspettative teatrali, ma con l’urgenza e la consapevolezza di chi sa di avere troppe cose da dire e tutte ugualmente pregnanti, significative ed importanti; quasi a concludere quanto prima la solitaria, dolorosa esperienza personale e liberatoria. Un doloroso elenco di lutti e sofferenze, che hanno tormentato tutta la sua vita ed interessato tutte le sue carni, ha vomitato un dolore, con un processo d’identificazione sino alle lacrime e non teatrali, senza che nessuno si sia potuto sottrarre. Con rispettoso silenzio e consapevole certezza, il pubblico ha bevuto con avidità il calice amaro della insensatezza dell’uomo che, in quanto a scelleratezza, purtroppo, ahinoi, spesso si cimenta. L’applauso finale, fragoroso e ripetuto rende i giusti meriti a chi ha avuto il coraggio di riproporre all’attenzione la drammatica ed elegiaca realtà di altri uomini e il pensiero va sì a Caproni, ma anche a Roberto Lombardi per l’assonante empatia mostrata, quant’anche al sentimento che tale evento ha suscitato negli spettatori. Il dolore della perdita, la sofferenza della speranze deluse, la tristezza dei sogni non nati, la pena dei desideri distrutti, questo e tanto altro sono “Anni Tedeschi” di Giorgio Caproni, ma l’incondizionata emozione e la sospensione di qualsiasi pensiero, è solo opera della recitazione emozionante di Roberto Lombardi.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 

 

 


 

 

mercoledì 10 maggio 2023

Con “Sogno di una Notte di Mezza Estate” di William Shakespeare, adattamento e regia di Rosario Sparno, produzione Casa del Contemporaneo, si conclude la stagione teatrale del Ghirelli di Salerno

 


Fonte: www.lapilli.eu

di  Maria Serritiello

Per due giorni, il 6 ed il 7 Maggio, la Stagione Teatrale 2022- 2023 del Teatro Ghirelli di Salerno ha presentato l’ultimo spettacolo, poi, la ripresa, che sarà per il prossimo autunno, con la formula “coltivare arte” e cioè un contenitore di cinema, teatro, musica, fotografia, poesia, danza, letteratura, laboratori, performance Young, che è tanto piaciuto.

Si va sempre più affermando la contaminazione di classici capolavori, che risultano piacevolmente adatti per un pubblico giovane ed interessanti per quello più avanzato. La conoscenza del lavoro teatrale in originale, però, è imprescindibile, sì da gustare le variazioni introdotte, che ne fanno un lavoro a sé stante, nel segno del capolavoro. E’ il caso di “Sogno di una Notte di Mezza Estate” di William Shakespeare adattato con grande maestria ed anche in maniera umoristica da Rosario Sparno. Cinque gli attori in scena a sostenere tutte le parti dei 10 personaggi della commedia classica. L’incipit è segnato da una trovata originale, il teatro che si fa teatro e riscrive il testo. I 5 attori, così, sono a loro volta personaggi della commedia, con un duplice ruolo e sesso diverso dal proprio, così come per la bella Elena, un imbarazzatissimo attore, con movenze femminee Il regista ha pochi mezzi ma desidera sceneggiare a tutti costi, il sogno.

Un’altalena dondola nell’oscurità della sera e sparge tranquillità intorno, il gorgoglio dell’acqua che scorre fa il resto, cinque attori si palesano per rappresentare sotto la direzione di uno di essi, il regista, la commedia. La consegna dei ruoli è ardimentosa nessuno vuole fare la parte o le parti prescelte, per cui nascono pesanti alterchi fino a quando non si trova la quadra e si può cominciare.

Tre storie d’amore s’intrecciano all’interno del matrimonio regale di Teseo ed Ippolita: Ermia che ama Lisandro, Demetrio che ama Ermia ed Elena che ama Demetrio. Intanto Egeo, padre di Ermia vuole che sua figlia sposi Demetrio e chiede l’aiuto di Teseo che lo consiglia in tal senso. Ermia e Lisandro fuggono nel bosco, luogo di libertà e di accadimenti strani in opposizione all’ordine razionale ed impositivo della città. Nella selva vive Oberon, re degli Elfi e sua moglie Titania, Regina delle fate, che si contendono il servo indiano, come proprio paggetto. Oberon, allora, ai danni di Titania, le spreme sugli occhi il succo del fiore di Cupido, che ha la magica proprietà di far innamorare, chiunque ne sia asperso, della prima persona che incontrerà al momento del risveglio. Intanto nel luogo lontano dalla città, giunge una compagnia di sgangherati attori, non professionisti, intenzionati, ahinoi, a rappresentare un pezzo in onore delle importanti nozze. Tra gli artigiani, attori per caso, spicca Nick Bottom, un uomo di una bruttezza unica con le orecchie d’asino fornitegli da Puck, un folletto astuto e dispettoso, incaricato da Oberon di premere sugli occhi di Demetrio le gocce di Cupido, ma il folletto si confonde e pasticcia le gocce su Lisandro, per cui al risveglio vede Elena e s’innamora perdutamente di lei con disperazione di Ermia. Da questo momento in poi, una serie di equivoci intrecciati ad un rincorrersi dietro, rendono lo spettacolo vivace sino a concludersi, anche con un lieto fine, ad opera di Oberon, per cui, Titania cede al marito il paggio, Demetrio si accorge dell’amore di Elena e la ricambia, Ermia e Lisandro, sciolti dall’inganno, ritornano ad amarsi, più di prima.

La commedia di William Shakespeare, scritta nel 1595 e adattata da Rosario Sparno, ha il fascino di una rappresentazione classica “Giorni felici porteranno la luna nuova; ma quanto mi sembra lenta a svanire questa luna vecchia”, valorizzata da una rivisitazione in chiave moderna, vestiti attuali, nessun trucco, e alcuna scenografia. Tutto si deve immaginare, la radura, la luna, i filtri, le magie, gli intrighi d’amore, il bosco, abitato da fate e folletti, come spazio libero nel quale i sogni si possono realizzare più facilmente, aiutati da figure magiche, stregate, incantate. In una notte fatata, di mezza estate, che è quella del calendimaggio, s’incontrano tre mondi: la nobiltà del Palazzo, il bosco del sortilegio e l’universo metalettario.  Il meccanismo centrale dell’opera, che fu scritta, non a caso, in occasione di nozze, è il gioco prepotente delle coppie, tra amore ed inganno, intrighi e sortilegi e lo scenario fiabesco è l’originalità più spiccata dei personaggi. L’atmosfera irreale che ne consegue, dà corpo ed intensità al sogno. Gli attori: Gennaro Apicella, Angelica Bifano, Luca Iervolino, Lukas Lizama, Biagio Musella, tutti bravi nell’essere a loro agio nelle duplici interpretazioni, con anche lo scambio di sesso e disinvolta interpretazione del muro con fessura. Insomma uno spettacolo godibilissimo a chiusura di una stagione teatrale di successo.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu

 

Aiuto Regia: Antonella Romano

Scene :Omar Esposito

Luci: Simone Picardi

Costumi: Giuseppe Avallone




martedì 2 maggio 2023

Ottavo Appuntamento al Teatro Genovesi per il Festival Nazionale XS Città di Salerno, la Compagnia Teatro Estragone di Udine con “Nei i panni di Cyrano” di Nicolas Devort, interprete Norina Benedetti. Regia di Filippo Fossa

 


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Ottavo Appuntamento al Teatro Genovesi per il Festival Nazionale XS Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi in collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno ed il sostegno del Soroptimist International club di Salerno, con “Nei panni di Cyrano” di Nicolas Devort con Norina Benedetti. Regia di Filippo Fossa. Luci Michele Zamparini.   

Chiunque abbia insegnato nella scuola non può non commuoversi allo spettacolo di Norina Benedetti: “Nei panni di Cyrano”, presentato al Quattordicesimo Festival XS Città di Salerno, come ottavo ed ultimo lavoro.

Ecco, il teatro scompare ed intorno c’è la scuola, quel luogo fatato che mescolando parole, conoscenze, abilità, sensibilità, duttilità, amore, per scegliere solo alcune delle tante capacità, in possesso del docente, rende possibile l’educazione dei nostri ragazzi. Lei è là, la professoressa Giuliana Fortini, con il fisico sottile, il sorriso accogliente e la rara capacità di incidere, ad attendere ed a spendere la sua giornata per il benessere intellettivo e trasformazionale dei propri allievi. Il teatro che fa il verso a se stesso, con una scena scarna, pochi giochi di luce, vuoto musicale, una sedia, solo una sedia, quella sganciata ad un banco, per racchiudere lo spazio di rappresentazione, per essere balcone, per limitare la stanza di Pietro, con spettro di autismo. La Prof Norina, attrice raffinatissima, si carica addosso tutti i personaggi –allievi dello spettacolo e come un gladiatore, pieno di energia, sarà di volta in volta: Piero, Massimo, Asia, Kevin, Brian con una incredibile bravura nel personalizzarli, che sul palco non si sente la loro mancanza. L’intuizione di usare, poi, un classico, come il Cyrano di Rostand, per trattare il tema della diversità, con la delicatezza dovuta, ne fa un pezzo educativo di grande pregio. All’interno della storia, congegnata in maniera perfetta, sono concentrati i vari alunni, incontrati, nei miei tanti anni d’insegnamento (N.D.R), ma anche della collega-attrice ed autrice, per averceli sagomati ed interpretati. Li riconosciamo da subito e li amiamo per quelli che sono, cercando di portarli dalla nostra parte, creando per loro progetti educativi su misura, nessuno deve restare indietro, tutti dalla stessa parte, certamente con le diversità proprie. A volte siamo in classe prima di loro ed eccoli vederli arrivare: lo studioso, sotto un pesante zaino, il simpatico con la camminata spavalda, la belloccia con il passo felpato dell’indossatrice, il bullo che spalanca la porta come sull’infinito e poi lui, il cucciolo da proteggere, da aiutare a camminare da solo, per potersi realizzare, nonostante i suoi impedimenti. Nella finzione scenica si chiama Piero, incespica con le parole ed ha tanta paura della solitudine. Il materiale umano della Prof Giuliana Fortino è questo e su questa base lei appoggerà il laboratorio teatrale che li aiuterà a conoscersi, a sintonizzarsi ed ad ironizzare sui propri difetti. Complice Cyrano, egli stesso un diverso, per la sproporzione del proprio naso. La sceneggiatura che ne viene fuori, usando pezzi dell’opera di Rostand, uniti alle tematiche proprie della classe, sono il canovaccio della rappresentazione ed il successo educativo finale degli alunni. E così Piero si troverà ad essere l’attore principale, a provare un delicato sentimento per la bella Asia, senza che questo susciti invidia o malevolenza. Un finale positivo? Si, ma quanta fatica dietro ad ogni piccolo passo della classe, fatica non considerata da nessuno, l’insegnamento fatto da apprendimento pedagogico e circostanziato, ormai è una professione desueta, da libro cuore, meglio una tastierata veloce su qualche motore di ricerca. Ed invece no, Norina Benedetti, con il suo scritto, ci lancia l’eterno messaggio educativo e cioè che gli alunni si conquistano prima all’affettività poi alla conoscenza. Infine la freschezza dell’ attrice, il suo coraggio di autrice, la sua voglia di metterci la faccia, la sua professionalità, la sua leggiadra leggerezza, la sua  elegante performance, la sua capacità di narrarci una storia credibile e dolce, di possibile riscatto, sperabile e purtroppo non sempre facilmente realizzabile, spesso per stupida malvagità degli uomini, la sua voglia di credere ancora nel teatro, come strumento capace di consentire cambiamenti comportamentali e il suo lavoro continuo perché questo miracolo prosegua, a volte può bastare una sedia e le idee espresse con grazia, fanno il resto. Plauso dunque all’ umiltà primigenia di propagandare un messaggio di riscatto, anche se il rischio di vedersi aleggiare sulle proprie idee, personaggi fittizi, creati dai grandi è sempre dietro l’angolo.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu