Pagine

giovedì 14 dicembre 2023

L’associazione APS “Librarsi “di Salerno celebra il centenario della nascita del poeta lucano Rocco Scotellaro



 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Salerno celebra i cent'anni della nascita di Rocco Scotellaro, con un convegno a Palazzo Sant'Agostino della Provincia, sito in Via Roma, organizzato dalla novella Associazione APS “Librarsi”, Presidente Gerardina Gabriele. Tre gli interventi, per delineare la figura del nobilissimo poeta ed indiscusso politico, completamente dimenticato dalle istituzioni civili e scolastiche. Scomparso, infatti, dalle antologie e testi di studio, nulla conoscono gli allievi del suo notevole impegno, eppure la sua breve vita è un esempio di responsabilità civile e partecipativa, come nessuno mai in favore della sua terra: la discosta Lucania.

 "Io sono gli altri" della Prof.ssa Maria Serritiello, è una summa su come si è speso per elevare, alfabetizzare e rendere consapevoli i suoi compaesani dello stato di miseria e prostrazione. La Prof.ssa Adalgisa D'Amato, invece, attraverso la disamina delle poesie, rende il suo pensiero poetico, una scrittura neorealistica, vivo ed ammaliante. Il Pof.re Giuseppe Foscari, inoltre, analizza la poesia come bandiera politica nel contesto storico del dopo guerra.  Coordina l’evento la Preside Prof.ssa Caterina Cimino.

Hanno collaborato: Daniela Caselli, Ornella Caselli, Dina Galdi, Caterina Cimino, Dina Gabriele, Maria Gabriella Di Maio, Cristina Guerra, Francesca Buccino

Contestualmente sarà inaugurata la Grande Mostra, vernissage in tour, direttrice Artistica Luciana Colletta, poetessa pittrice e si ascolterà un reading di poeti lucani, su poesie ispirate al poeta Rocco Scotellaro.

La grande mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì, ore 9,00/ 19,00, dal 15 dicembre 2023 al 16 gennaio 2024

 

Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953) è stato uno scrittore, poeta e politico italiano. 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




mercoledì 13 dicembre 2023

lunedì 11 dicembre 2023

Conferenza in onore del Prof. Cosmo G. Sallustio Salvemini, grande intellettuale scomparso e nipote dello storico, politico e antifascista italiano, Gaetano Salvemini

      



Il Caffè dell’Artista Salerno



 

Noi di nuovo in volo








organizzazione testo e grafica: Maria Serritiello


IL 14 dicembre 2023 ore 16,30, presso la Sala Giunta della Provincia di Salerno 

             Introduce: Prof.ssa Florinda Battiloro

        Presidente dell’Ass.Culturale “Caffè dell’Artista”. 

Relazione: Chiar.mo Prof. Gaetano Pecora dell’Università “Luiss” di Roma, dell’Università del Sannio e Presidente del Centro Studi Salveminiani di Napoli.

“Un socialista irregolare. Gaetano Salvemini e la critica del bolscevismo”

Intervento: Chiar.mo Prof. Francesco D’Episcopo dell’Università“ Federico II” di Napoli.

 “La personalità e i valori di Cosmo Sallustio Salvemini espressi nei suoi Testi”.

Modera il Giornalista Arch. Aniello Palumbo. 

Sarà presente una troupe di Radio Radicale grazie al Direttore Dott.re Alessio Falconio. 

Evento organizzato: dall’Associazione “Caffè dell’Artista”, Presidente Prof.ssa Florirnda Battiloro,

dall’Associazione “Con noi di nuovo in volo”, Presidente Dott.ssa Antonietta Santoro

dall’Accademia Int. Arte, Cultura & Società “Alfonso Grassi” Presidente Prof.ssa Lella Grassi

con il Patrocinio Morale della Provincia di Salerno





mercoledì 29 novembre 2023

Cristina Donadio, al Teatro Ghirelli di Salerno, in “Marguerite”

 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 24 ed il 25 novembre, al Teatro Ghirelli di Salerno, Cristina Donadio è stata di scena con “Marguerite”, un lavoro scritto e da lei interpretato con Giuseppe Alfinito. Ad accompagnarla, la Zurzolo ensemble con: Marco Zurzolo al sax, Marco de Tilla al contrabasso e Pino Tafuto al pianoforte. I costumi sono di Alessio Visone, le luci di Paco Summonte, le foto di Fabio Donato ed il video di Giorgio Pinto.

La Marguerite di Cristina Donadio, sta per la scrittrice francese Marguerite Duras ed il pezzo si rifà a “L’ Amante”, opera autobiografica, pubblicata per la prima volta, nel 1984, anno in cui ottiene, proprio per quest’opera, il premio letterario Goncourt, nonché la nomination al Nobel per la letteratura.

Cristina Donadio, nata a Napoli 63 anni fa, è attiva sulla scena ed in TV da oltre un trentennio, sia come autrice che come regista.  E‘ di gran vanto tra gli attori napoletani; spesso è stata diretta dal regista Pappi Corsicato, in ruoli di donna volitiva. In televisione ha raggiunto notorietà nell’interpretazione di Scianel per la serie Gomorra. Negli anni ’70, a soli 16 anni, rimane incinta, una vicenda umana che le renderà difficile l’adolescenza. Negli anni ’80 si cimenta come regista di un particolarissimo tipo di spettacolo: il teatro di figura, cioè l’arte teatrale che utilizza burattini, marionette, pupazzi, ombre, oggetti, privilegiando, così, un linguaggio visivo e sensoriale. Come autrice indirizza la sua ricerca a personaggi femminili che delinea accuratamente. A soli 27 anni deve affrontare un lutto terribile, la morte del marito, l’attore napoletano Stefano Tosi, 29 anni, travolto da uno spaventoso incidente automobilistico, era alla guida, nel quale perde la vita anche il giovane e promettente drammaturgo, Annibale Ruccello, autore tra l’altro, di un memorabile pezzo “Ferdinando”. Nel 1987/88 Cristina debutta con “Frammenti di donna”, tratto da l’Amante di Margherita Duras, trent’anni dopo ritorna, di nuovo, con uno studio sulla scrittrice francese.

La scena è buia, al centro del palco seduta c’è lei, abito nero e fumo di una sigaretta, aspirata con voluttà. Recita in modo sommesso, la sua voce è un soffio, superata abbondantemente dall’ ensemble di Marco Zurzolo, che da solo varrebbe lo spettacolo. Le parole si susseguono, sono pensieri solitari, frammezzati dalla lettura di brani della scrittrice, mentre dietro di lei, scorrono le immagini di Marguerite sorridente, in compagnia ed a passeggio sulla spiaggia. La scrittrice, tra i 15 e i 17 anni, con la madre ed i fratelli vive in Indocina, per poter sopravvivere alla fame inizia una storia con un ricco e giovane cinese. Con lui si comporta da prostituta, accetta i suoi soldi ad ogni incontro, pensa che così facendo di essere al riparo di una qualche implicazione sentimentale, una sorta di emancipazione e d’iniziazione, ma la sua spregiudicatezza non l’impedisce d’innamorarsi e di restarci male quando la storia viene interrotta dal padre di lui e da sua madre, per ragione di casta. Queste le dolorose pagine che Cristina legge, un mantra, per lei la storia della scrittrice, che ritorna ogni volta negli approfondimenti creativi. La selezione dei brani operati dall’attrice è un po' confusa e non rendono fino in fondo la stesura paratattica della scrittrice che, pure rende viva la narrazione con le sole proposizioni principali (sono qui, mi vedo, ti sento…). In scena, l’artista, appare una donna indifesa, per niente volitiva, sofisticatamente elegante, quando canta in francese India Songh, ma niente di più. Il sapore retrò dello spettacolo è innocentemente dinanzi al pubblico, una Juliette Greco rispolverata, con la pretesa intellettualistica di recitare in lingua, per stupire ancor più il pubblico, che invece ha apprezzato e come poteva essere diversamente, il sax di Marco Zurzolo ed i bravi musicisti al seguito. Tutto lo spettacolo è sembrato volesse stupire forzatamente la platea, con effetti particolari, bastava, invece, essere semplicemente se stessa, con la sua umana storia, senza nascondersi, ancora una volta, dietro Marguerite Duras

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





 

 


giovedì 23 novembre 2023

Quel mostro di bravura di Giulio Della Monica


È di Salerno, Giulio Della Monica, l'attore che ha interpretato la figura di Danilo Restivo, nella fiction RAI: “Il caso di Elisa Claps”. Un personaggio scomodo, inviso dal pubblico, per ciò che ha rappresentato nella realtà della famiglia Claps, per la povera Elisa e per tutti gli italiani. Viso pulito, sorriso comunicativo, statura non perfettamente longilinea, altezza 1,80, è l’esatto opposto della figura interpretata. Un’impressionante caratterizzazione, la sua, nei gesti pigri, nella voce roca, nello sguardo perso, nel viso inespressivo, nella lentezza della camminata, nell’indolenza di ogni cosa, il perfetto sgusciante assassino! La sua docilità ferina e l’ubbidienza al padre, come sottoposto, Giulio, poi, le ha rese in modo eccezionali, suscitando, a volte, anche un sentimento di umana pietà. Forse è proprio questa la grandezza della sua interpretazione, nonostante sapessimo tutta l’orrenda verità, un qualche pensiero si è avuto, ma ciò è da addebitare, quasi esclusivamente, alla bravura dell’interprete. Il trucco, poi, ha fatto il resto, Giulio, con i capelli radi, ingrassato e ricoperto da vestiti improvvisati, è stato l’informe sacco che si muoveva per ogni dove lo portasse la sua voglia di uccidere. Ancora risuona nelle orecchie dei tanti telespettatori, 3.005.000, la prima serata, il lento parlare di Giulio, nel riproporre quella di Danilo Restivo, insomma, un “mostro” di bravura, per l’appunto.

 

Giulio Della Monica, 33 anni, occhi castano-grigi, colore capelli castano scuro, pettinatura corti lisci, ha studiato presso Scuola del Teatro Stabile di Genova, vive stabilmente a Roma.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu

 

Ruoli interpretati

Romeo e Giulietta: Tebaldo

"la guerra di troia non si farà"

Teatro Stabile di Genova

Ulisse

Co-protagonista 

Detto Gospodin di Lohle

Co-protagonista

Le baccanti" di Euripide

 

 




 




giovedì 16 novembre 2023

Gea Martire, con “Della Storia di G e G”, sua la drammaturgia, al Teatro del Giullare di Salerno

 



Gea Martire

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Due giorni in compagnia dell'inimitabile Gea Martire, al Teatro del Giullare di Salerno, con “Della Storia di G e G”, un pezzo scritto da Maria Grazia Rispoli, con la drammaturgia della stessa attrice e lo spettacolo si fa di alta qualità. La storia di per sé è semplice, la protagonista, nel giorno della morte del padre, ha un colpo di fulmine per il responsabile delle pompe funebri, tal Gennaro Gargiulo di una bellezza esasperante, ma di una parlata e di modi rozzi assai. Tutto sembra capovolgersi in lei, la donna assennata, la professionista impegnata, la compagna devota e la figlia compita cedono al desiderio lascivo di quell’uomo, così improvvisamente forte, che il dolore della perdita del congiunto ed il conseguente funerale passa in second’ordine. Eppure deve contenersi, deve essere incoraggiante rassicurare la vecchia madre, è là per questo, lei che vive altrove ed è tornata per onorare la salma e ricevere le condoglianze del vicinato, dei parenti e degli amici. Nulla è più importante per lei che guardare, le spalle, l’altezza, le braccia, le movenze di Gennaro, tanto da provare fastidio per tutta quella gente, accorsa a rendere omaggio a suo padre. Un dualismo della sua anima si palesa in scena, Gea interpreta, indifferentemente e con una bravura la donna presa dai sensi e la puritana che stenta a resistere. Il funerale ha una sua scadenza, deve immediatamente trovare altre occasioni d’incontro, per soddisfare il desiderio dei suoi sensi, un po' difficoltoso data la materia di cui si occupa il necroforo. A tratti il pezzo, oltre alla frenesia spavalda e la conseguente ritrosia bigotta, di una bene educata, è anche divertente, ci sono battute che suscitano ilarità anche se la funebre circostanza meriterebbe il contrario.  

I cambi di voce, poi, per rappresentare lui, con il suo dialetto infestante, i propri balbettamenti per l’insicurezza della sua condizione, il richiamo non elegante del padre, nel ribadire che non aveva la testa apposto, la voce fastidiosa della madre, non sono altro che la conferma della bravura dell’attrice, che fa delle caratterizzazioni del recitato, i momenti più apprezzati della sua performance. È l’ennesima sua prova d’artista che la fanno tanto amare dal pubblico del Giullare, dal quale era lontana da ben10 anni

La scena, arredata semplice, è al buio, una sedia, con una serie di santini e lumini accesi, funge da catafalco, un’altra, invece, si trasforma in carro funebre, per l’accompagnamento al cimitero e macchina per l’unica passeggiata, che riesce a fare con Gennaro. Con l’abito che indossa, una semplice redingote, di colore grigio scuro, riesce ad essere vertiginosamente sexy, aiutata anche dalla folta capigliatura leonina. Immensa Gea, non far trascorrere tanto tempo, prima di tornare!

Maria Serritiello

www.lapilli.eu







martedì 14 novembre 2023

Al Caffè dell'artista di Salerno nel centenario della nascita di Don Milani "I CARE: la trasversalità del prendersi cura nella relazione educativa"

 

Fonte :www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 2023 si rivelato un anno ricco di centenari da commemorare. Al Caffè dell'artista di Salerno, lunedì 13 Novembre, la Prof. ssa Antonietta D'Episcopo,  ha ricordato  la figura  di Don Lorenzo Milani, a cent'anni dalla sua nascita, con un'interessante,quanto erudita conversazione

In sintesi il suo intervento



                                                    Antonietta D'Episcopo

Sono convinta che il modo migliore per commemorare Don Milani sia quello d’individuare gli elementi di attualità derivanti dall’espressione  I CARE, m’interessa, per te ci sono, sono al tuo fianco, puoi contare su di me, che assunta come bussola di orientamento, implica responsabilità e coerenza nell’azione quotidiana dell’insegnante, caratterizzandone lo stile, l’approccio didattico e comunicativo. Dalla scuola dell’infanzia all’Università la mediazione culturale si basa su una intenzionale azione di cura, sul farsi  carico della totalità della persona, di tutte le sue dimensioni, potenzialità, bisogni materiali e non materiali per fare acquisire un bagaglio di competenze, che si avvicini sempre più al saper fare, al saper pensare con la propria testa, al saper essere.

Fare scuola significa svolgere un compito civile di altissimo valore: insegnare a non obbedire acriticamente, a passare da “curvàti ad alzati” perchè solo insieme, in piedi, si può incominciare a trasformare il mondo trasformando noi stessi.

Ogni realtà scolastica, per evitare di diventare uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile, “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, dovrebbe essere concepita come un laboratorio permanente di ricerca e di creatività animato da una relazione educativa, in cui i saperi vengano utilizzati come strumenti di umanizzazione attraverso l’intreccio tra alfabetizzazione strumentale ed  esistenziale.

Il prendersi cura, di fatto, acquista e trasmette  senso attraverso la coerenza delle modalità operative messe in atto, come dimostra la scrittura collettiva promossa da Don Milani per alimentare il confronto democratico, la condivisione e la corresponsabilità attraverso l’esercizio del pensiero critico ed un costante allenamento al saper discernere.

A Barbiana i ragazzi potevano leggere tutti i giorni  due giornali, uno di destra ed uno di sinistra, per confrontare punti di vista differenti, esercitare il senso critico ed esprimere la loro personale opinione. Ciò che caratterizza l’azione educativa di don Milani è l’autogestione pedagogica degli apprendimenti e la capacità di auto-correggersi. L'insegnante è un regista che favorisce la discussione, lo scambio,  la riflessione individuale e collettiva.

Conoscere e saper utilizzare le parole, il loro significato, e la loro potenzialità comunicativa, è la strada maestra, che conduce alla libertà, permettendo, attraverso il principio costituzionale del diritto alle pari opportunità, e la visione evangelica della vita, il superamento dell’idea imprigionante di destino.

Solo attraverso una significativa esperienza scolastica le tante Barbiane ancora esistenti, gli emarginati, gli oppressi, gli ultimi, avranno la possibilità di emanciparsi, di diventare protagonisti, di esprimere pienamente la propria sovranità con spirito solidale e volontà di partecipazione attiva alla costruzione e difesa del bene comune, restituendo  loro il  futuro, di cui continuano ad essere derubati.

Curriculum Antonietta D’Episcopo 

Docente, formatrice in ambito educativo-didattico, ha sempre considerato la scuola come reale laboratorio d’umanità. Nei suoi diversi articoli, pubblicati su riviste specializzate e testate giornalistiche locali e nazionali, ha indagato il delicato equilibrio tra dimensione personale e comunitaria e la sinergia, autonomia, responsabilità e partecipazione, che s’istaura nella complessa interazione tra scuola, famiglia, cultura e società. È stata referente nazionale per la formazione dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), associazione professionale fondata nel 1945, qualificata dal MIUR per la formazione.

Dal 2000 è componente del Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola costituito dalle associazioni professionali “storiche” e dalle maggiori organizzazioni sindacali.  Dal 2005 al 2008 è stata membro del gruppo dei formatori per la piattaforma BDP INDIRE, gestendo un numero considerevole di forum e di laboratori on line, promossi dal Miur, per la formazione a distanza dei docenti in servizio e dei neo assunti immessi in ruolo, appartenenti a scuole di ogni ordine e grado, garantendo un approccio innovativo, anche attraverso un uso mirato degli spazi informatici, al fine di un’efficace interazione comunicativa.

Attualmente continua a svolgere il ruolo di formatore/coordinatore, a livello nazionale e territoriale, con gruppi di docenti e dirigenti scolastici, istituti comprensivi e reti di scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, sui temi della continuità, della valutazione, dell’autoanalisi d’istituto, della didattica delle discipline e dell’inclusione nell’ottica della unitarietà dell’apprendimento e della trasversalità dei saperi. Segue con particolare attenzione i processi innovativi sollecitati dalla costituzione del Sistema integrato “zerosei” e  dagli aggiornamenti alle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo, in termini di miglioramento dell’esistente.

Nella pubblicazione particolarmente significativa A. D'Episcopo e C. Giuntini, Progettare la scuola che cambia, Edizioni Cetem, Milano 28 marzo 2006, ha analizzato e proposto piste di riflessione e di azione ai docenti della scuola primaria alle prese con i processi d’innovazione collegati alla riforma del sistema scolastico.

Nel testo Il bambino che unisce. Scuola e genitori in dialogo,scritto in collaborazione con Silvana De Luca, Edizioni Società Cooperativa Editoriale Cultura e lavoro, Roma, maggio 2015, ha analizzato i presupposti su cui costruire un’alleanza scuola-famiglia basata realmente sul superiore interesse dei bambini.

La sua passione educativa si riflette anche nei  testi poetici il cui linguaggio rappresenta per lei preziosa risorsa a cui attingere per incrementare la conoscenza di sé, la scoperta del mondo, la comprensione degli altri, attraverso un dialogo empatico e universale fra persone: tutte simili, ma ognuna diversa.




 

 

 



Sabato11 e domenica 12, il secondo appuntamento di “Che Comico” 2023/2024, al Ridotto di Salerno

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Dopo Salvatore Gisonna, il primo incontro della rassegna di Che Comico 23/24 al Ridotto di Salerno, è stata la volta di Alessandro Bolide, che dal Tempio della risata mancava da un bel po'.

Sì, lui, il ragazzone della porta accanto, con il suo slogan, "Che ce ne fotte", che tanto è piaciuto e piace tutt'ora. Faccia furbetta, sorriso spontaneo e mantra che fregia la sua maglietta, ecco l’inizio del crescente monologo di circa due ore. Ad andare sotto tiro è la famiglia, quella di origine e quella matrimoniale, per subire la sua bonaria cattiveria dei vizi e delle virtù dei vari componenti.

Per la madre, Alessandro ha un affetto particolare, nella casa natia è stato fino a 38 anni, prima di lanciarsi nella vita matrimoniale e le sue tante premure sono nostalgicamente, ora, desiderate invano. All'inizio ha trovato difficoltà, la mamma a denunciare la sua professione, per lei il figlio ‘attore’ non era qualcosa di cui vantarsi, come lo era per il primogenito ingegnere, ma poi aggiungeva, mestamente che nonostante la laurea ' nun tene fatica', invece “Alessandro ha avuto, successo, sta in televisione”

Quando dichiarò al padre, la sua decisione di fare l'attore, interrompendo gli studi universitari, questi non lo prese in considerazione e lo condusse dallo psicologo, ma il risultato fu che il padre considerò il professionista più pazzo di suo figlio e stette alla sua decisione. Per la suocera “la gnora” ha un affetto, si fa per dire, particolare, spaventato per come diventerà sua moglie, in seguito. La donna della sua vita, che appena sposati, ha subito una trasformazione da come si presentava prima del matrimonio, insomma a rimpiangere è sempre “mammà” che lo accontentava in tutte le più impensabili necessità. Entrano nel suo monologo tanti personaggi dello spettacolo, della politica e semplici modi di fare dei napoletani, così diversi da tutto il resto dell’Italia. Sfilano, così, De luca, il governatore della Campania, l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino ed Antonio Bassolino, ma anche Berlusconi, Ilary Blasi e Francesco Totti, Fassino, i virologi, la nostra vita durante il lockdown, la dad dei nostri figli, i vaccini, la benzina in aumento, la guerra, il clima, il piano di evacuazione, Giulietta e Romeo versione napoletana, così come i marziani dovessero trovarsi a Piazza Garibaldi, usciti dalla navicella spaziale.  Un monologo esilarante, scritto ed assemblato con grande maestria da sé, ma è “che ce ne fotte” a sottolineare che si può vivere bene anche senza i tanti orpelli della vita quotidiana.

La sua storia artistica risale agli anni scolastici, quando faceva divertire compagni e professori con le sue performance, testando l’indice di gradimento, fino a giungere a considerare di fare l’attore come stabile lavoro. Molto ha influito, nella sua scelta definitiva, la famiglia “Tortora”, una dinastia importante per il cabaret che conta, offrendogli la possibilità di esibirsi nelle manifestazioni più prestigiose del salernitano.

La consacrazione di comico televisivo, Bolide, l’ha ottenuto all’interno del citato spettacolo “Made in sud”, registrato al teatro “Tam” di Napoli e trasmesso in prima serata su Rai 2. Sempre grazie a questo spettacolo, è stato scelto da Carlo Vanzina per affiancare Raul Bova, nella parte del tassista, nel film “Ti presento un amico”. In seguito è lo stesso Bova ad offrirgli di partecipare alla fiction “Come un delfino”, da lui prodotta. Ha partecipato allo sceneggiato, su canale cinque, dal titolo “Pupetta Maresca”, con la partecipazione di Manuela Arcuri e per la Sperling Kupfer Edizioni ha scritto un libro, con discreto successo di vendita, dal titolo, che altro se no, “Ma che ce ne fotte”.

Due ore di spettacolo di grande godibilità, con la risata spontanea che viene facile, perché lui sa porgere e dialogare, con disinvoltura. Prima di lasciare il Ridotto, Alessandro Bolide regala ai presenti tre barzellette molto divertenti

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 


sabato 11 novembre 2023

Al Teatro del Giullare, il 10 Novembre, è andata in scena la poesia di Claudio Tortora e Giovanni Caputo, con Renata Tafuri.

 


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Uno spettacolo speciale, ieri sera,10 novembre, al Teatro del Giullare, il primo dei tre in tournée, nei teatri Salernitani: Arbostella, Ghirelli e Delle Arti, organizzati dal duo, per l'occasione, Tortora-Caputo. Dolcissima rappresentazione perché a recitare è stato il cuore dei due protagonisti con poesie dedicate   all'amore, quello universale! Si sono presentati in scena come due scolaretti, emozionati come al loro primo giorno di scuola, eppure stiamo parlando di Claudio Tortora, il patron del Premio Charlot, per riassumere la sua luminosa carriera di uomo di spettacolo e di Giovanni Caputo trent'anni di teatro, spesi in quello popolare Salernitano, per intenderci, dei gloriosi Sandro Nisivoccia e Regina Senatore. Il teatro per chi lo ama e lo amerà sempre, questo è l'effetto che fa e l'emozione la si leggeva sui loro volti e nelle loro voci. Eleganti nel puntuale completo nero, il rosso della sciarpa di Tortora e del fazzoletto nel taschino di Caputo ci lanciano messaggi subliminali, riconducibili alla loro passione per lo spettacolo teatrale, quello che fa pulsare il sangue nelle vene, una meravigliosa sensazione!

Ed ecco buio in sala ed il recital dei due consumati uomini di teatro ha inizio con musica, luci, video e loro poesie, che hanno letteralmente incantato il pubblico, accorso numeroso, per non perdersi lo spettacolo dei sentimenti ed in verità sono stati esaltati tutti: la famiglia, il mare, la vecchiaia, la città natia, la luna, la pace, i nipoti, ed anche uno sguardo sulla propria fine e l’andar nell’aldilà. Una carrellata di buoni sentimenti capace, di regalarci una pausa all’andar veloce dei nostri giorni.

Il duo nell'allestire lo spettacolo ha previsto uno spaccato di gentilezza con la presenza dell'artista Renata Tafuri, che ha impreziosito, la lettura con l’ armonia, la gentilezza e l' amorevolezza, il recital.

Una serata magica, incantevole, dunque, attraverso il delicato progetto, riservato interamente ai versi recitati, un genere trascurato da sempre dal mondo dello spettacolo, Per un’ora circa, siamo stati fuori da questo pozzo mondo che si è allontanato spregevolmente dal comandamento del cuore, l'unico in grado di abbracciarci tutti senza inesistenti distinzioni.

Grazie "ragazzi " per aver pensato a raccogliere, in teatro, i fogli della vostra creatività ed a regalarci una pausa di puro piacere come solo la poesia sa fare.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu

 

Regia Antonello Ronga

Luci Virna Prescenzo

Musica Marcello Ferrante

            Claudio Tortora



 



mercoledì 1 novembre 2023

“Destinazione Comicità” al Teatro laboratorio Santa Margherita di Salerno con la Compagnia “Il Dialogo”, in Non ti pago.


Fonte:www.lapilli.eu

 di Maria Serritiello

Secondo appuntamento della stagione teatrale “ Destinazione Comicità”,  del Teatro Laboratorio Santa Margherita di Salerno, con la compagnia “Il Dialogo” nella commedia “Non ti pago” di Eduardo De Filippo.

Due spettacoli, il sabato sera alle 21,00 e la domenica in replica alle 19,15, nei giorni 28 e 29 ottobre e 4 e 5 Novembre

Si Legge sul sito ufficiale della compagnia:

La compagnia Il DIALOGO” nasce 50 anni fa, come aggregazione di giovani appassionati del teatro che spontaneamente associandosi intesero dare vita ad un sogno… “portare in scena le proprie emozioni”. I primi spettacoli allestiti pagarono, ovviamente, lo scotto dell’improvvisazione organizzativa, ma la dedizione alla causa e la forte determinazione dei fondatori tramutarono ben presto il brutto anatroccolo in una struttura dai meccanismi ben oleati…. Ad oggi, l’associazione vanta partecipazioni alle maggiori rassegne nazionali di teatro amatoriale con numerosi riscontri in termini di premi e riconoscimenti ottenuti in contesti ben distanti dalla propria realtà locale.

Non ti pago

Non ti pago è una commedia in tre atti scritta da Eduardo De Filippo nel 1940 e viene messa in scena, per la prima volta, dalla compagnia "Teatro Umoristico I De Filippo", l'8 dicembre 1940 al Teatro Quirino di Roma, con discreto successo di pubblico.

La Compagnia Il Dialogo, dopo il successo riconosciuto, per aver portato già in scena Napoli Milionaria, si cimenta con un altro caposaldo della commedia eduardiana: Non ti pago

Ferdinando Quagliuolo ha in gestione un "banco lotto", ereditato dopo la morte del padre. Egli stesso è un accanito giocatore, in cerca di numeri vincenti, a dispetto della sua ripetuta sfortuna. Un suo impiegato, Mario Bertolini, al contrario, inanella vincite su vincite, suscitando una feroce invidia nel suo datore di lavoro. Mario fa la corte a sua figlia Stella, quasi a sua insaputa, con la complicità della madre Concetta. Un giorno Mario annuncia la clamorosa vincita di una quaterna del valore di 4.000.000 di lire con i numeri (1, 2, 3 e 4) ricevuti in sogno, proprio dal defunto padre di Ferdinando, il quale va su tutte le furie, s’ impossessa del biglietto fortunato e si rifiuta di corrispondergli la vincita, rivendicando il diritto alla somma. La motivazione risiede nel fatto che Bertolini era andato a vivere nell'appartamento dove Ferdinando aveva vissuto fino alla morte del padre, quindi lo spirito di suo padre si sarebbe rivolto a Mario per sbaglio, volendo destinare la vincita a suo figlio. La disputa va avanti per due atti senza che Ferdinando cambi idea, anzi lancia un anatema contro il possessore del biglietto, davanti al ritratto di suo padre, invocando ogni tipo di incidente e disgrazia, qualora i numeri vincenti fossero stati destinati dal padre a Don Ferdinando. A seguito il povero Bartolino viene colto da una serie di disastri tanto da rinunciare al famoso biglietto. La vicenda si conclude con la resa completa del mal capitato al volere di Don Ferdinando, che avendo avuto ragione sul fortunato pretendente di sua figlia Stella, gli concede anche la sua mano e i 4 milioni saranno la dote della giovane figliola.

 

Nel portare in scena un'opera di Eduardo c'è sempre il rischio palese o di eseguire un’ordinaria imitazione o di farne una sbiadita macchietta. Tutto questo non è accaduto, perché la compagnia de Il Dialogo ne ha dato una versione autonoma, lineare e dignitosa. Tutti hanno interpretato il ruolo assegnatogli con puntuale precisione e caratterizzato i personaggi con estrema bravura. Ognuno ha dato alla propria parte il segno preciso di essere stato scelto, non a caso, ma perché adatto al ruolo, cosicché tutti hanno concorso al successo di questo lavoro, perciò bravi in egual misura e non solo, don Ferdinando: Salvatore Maccaro e donna Concetta: Tina Spampinato ma anche quelle dell’avvocato: Giuseppe Trinchesi, dell’uomo di fiducia: Alfredo Lace, della cameriera: Lucrezia Manganelli, di Mario Bertolino: Antonio Mauro, della zia di Bertolino: Liliana De Rosa,  di Stella: Roberta Allocca, delle sorelle zitelle: Rosanna Vecchiarelli e nella duplice veste: Liliana De Rosa , di Don Raffele: Felice De Cicco Su tutti lui, il cocciuto don Ferdinando, Salvatore Maccaro, rivelatosi anche il Papà di Clementino, l’artista di successo, il rapper italiano, amato dai giovani, così come la pacata Donna Concetta, Tina Spampinato è sua la mamma. A volte quando si dice che i figli somigliano ai genitori, questo è il caso, bravi tutti e tre padroni indiscussi del palcoscenico italiano. E’ stata una brillante interpretazione il  Non ti Pago della compagnia, un'opera dal testo divertente e piacevolmente leggero, che Eduardo stesso avrebbe gradito.

La Compagnia “Il Dialogo”, ben conoscendo la responsabilità di interpretare un classico del teatro, ha voluto omaggiare il grande Eduardo, nel finale, con gli attori raccolti intorno al quadro del grande autore, con le spalle rivolte al pubblico, facendo ascoltare voce e parole di Eduardo, un omaggio dovuto e voluto al grande Maestro

Maria Serritiello

 

Regia Ciro Ruoppo

Audio e luci : Ernesto Serpico

Scene: Carmine Ciccone

Direttore di Scena: Roberta Allocca

 

 


lunedì 30 ottobre 2023

Caffè dell'Artista: Programma dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023


di Maria Serritiello 

Informiamo ai soci  le date dei prossimi incontri



Programma dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023

 

 

26 ottobre, giovedì: In occasione del centenario della nascita dello scrittore Italo Calvino, conferenza tenuta dall’Emerito  Chiarissimo Professore dell’Università “Federico II di Napoli” Francesco D’Episcopo.

 

31 ottobre, martedì, ore 21,00, presso Chiesa Santa Apollonia, via San Benedetto

spettacolo sul Mito Deianira e musica.

 

13 novembre, lunedì, ore 17,00, presso Ente Turismo via Velia 15: Incontro con l’arte: pittori, poeti e scrittori del nostro territorio.

 

14 dicembre, lunedì, presso sala Giunta della Provincia di Salerno ore 16,00: Premio intitolato al Prof. Cosmo Sallustio Salvemini e interventi del Chiar.mo Prof. Gaetano Pecora (Presidente del Centro Studi Salveminiani di Napoli) e del Chiar.mo Prof. Francesco D’Episcopo. Sarà presente il Prof. Alessio Falconio Direttore di Radio Radicale di Roma. L’evento sarà registrato da Radio Radicale. Interverrà il Presidente della Provincia di Salerno.


 



domenica 29 ottobre 2023

Al Caffè dell' Artista di Salerno con il Prof.re Francesco d' Episcopo per il centenario della nascita di Italo Calvino


 Fonte www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Giovedì 26 Ottobre 2023 "Il Caffè Dell'Artista" di Salerno,



Presidente la Prof.ssa Florinda Battiloro,
 
ha inaugurato l'anno sociale con una dotta relazione su Italo Calvino, in occasione del centenario della sua nascita, tenuta, con  profonda leggerezza, dal Prof.re Francesco d'Episcopo.


In sintesi, il suo intervento

Nato a Santiago de Las Vegas – Cuba il 15/10/1923 da padre Agronomo e madre Biologa, morto nel 1985. La sua famiglia si trasferì da Cuba a Sanremo in Italia ed i genitori vollero ricordare le loro origini chiamando il proprio figlio Italo. E’ stato un grande scrittore e paroliere, ha spaziato tra romanzi e favole; un Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale. Infatti, durante la seconda guerra mondiale è stato un partigiano, dopo il conflitto egli si iscrisse al Partito Comunista, ma dopo circa sei anni lasciò questa tessera perché deluso da alcuni comportamenti assunti dal Partito. E’ stato uno degli scrittori più importanti del Novecento in Italia, alcune opere: “Le città invisibili”, “Il barone rampante”, “Sotto il sole del giaguaro”, “Il sentiero dei nidi di ragno”, hanno travalicato anche il nostro Paese per avere un successo internazionale. Calvino, oltre ad essere un fervido scrittore, fu Editore per Einaudi, quindi Editore di se stesso e con una forte capacità manageriale. Nel 1950 collaborò a Riviste tra cui “Il Politecnico” di Vittorini ed alcuni Quotidiani. In questo periodo tutti i suoi romanzi furono accolti con grande stima dalla Critica Internazionale. Nel 1966 si trasferì a Parigi e da lì collaborò con il Corriere della sera e la Repubblica fino al 1984. Dopo fu invitato a tenere lezioni all’Università di Cambridge, alla Harward University e preparò “Le Lezioni americane” che vennero pubblicate postume. Nel libro “Le Città invisibili” vi è una sospensione del tempo, giocando attraverso l’imitazione di quello che è il suo modello: Marco Polo, e descrivendo città partendo dal Medioevo, fino a quelle contemporanee. Nella sua vita a Parigi egli apparve molto interessato alla Narrativa dell’Ottocento, poi conobbe gli Strutturalisti e i Formalisti e, attraverso questi, concepì un nuovo modo di scrivere in Letteratura. Fu un ammiratore di Duras, Borges e Puig. Calvino fu un avido lettore, che formò il suo pensiero verso un nuovo modo di intendere la scrittura: ogni cosa descritta poteva avere un diverso seguito, tutto poteva essere possibile nell’evolversi delle dinamiche comportamentali individuali e sociali. Il linguaggio usato dall’autore è complesso, ma facile da captare, fu un Avanguardista e vide la Letteratura come Scienza delle eccezioni, in cui ogni Scrittore, di opera in opera, si mette alla prova variando, sperimentando, osando ogni volta in campi diversi: dalla Linguistica alla Antropologia, dalla Semiotica all’Astrofisica, dalla Biologia alla Psicoanalisi, tutto è un serbatoio di immagini narrative. Egli spazia dal genere avventuroso a quello erotico, dall’apocalittico a quello spionistico, ed ogni volta resta in sospeso la trama appena abbozzata con i personaggi del racconto lasciati ad un destino sconosciuto, poiché i veri protagonisti sono il Lettore e la Lettrice che vivono una storia d’amore tra loro. Una cassettiera con tanti cassetti che si aprono rivelando le loro sorprese, un gioco ironico sulla scrittura e sulle sue potenzialità, una interazione completa con il lettore, che può diventare un Deus ex machina, come avviene oggi in certe narrazioni che vediamo al cinema, che spesso vengono definite “Mentalist Story”, in cui le possibilità finali di un racconto possono variare grazie alla personale interpretazione e visionarietà. In questo Calvino è stato un precursore a livello psicologico del nostro tempo.




 

sabato 28 ottobre 2023

“Foemina” la personale dell’artista Anna Ciufo in esposizione al Bar “Napoliello dal 1948” di Pontecagnano

 


Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Nei giorni scorsi si è tenuta un’interessante personale dell’artista Anna Ciufo, presso “dal 1948 Bar Napoliello” in Via Tevere di Pontecagnano dal titolo “Foemina”

L’artista, nata a Formia, ma Salernitana di adozione, ha iniziato ad interessarsi all’arte pittorica intorno ai 12 anni. Più tardi stimolata, incoraggiata e seguita dal proprio docente di disegno e storia dell’arte, ha affinato la propria tecnica, partecipando a numerose collettive di giovani artisti. Con un considerevole curriculum professionale e molteplici esposizioni, la pittura di Anna Ciufo si esprime sempre in favore dei diritti delle donne, della presa di coscienza verso gli ultimi e sguardi rivolti alla natura. Una nota particolare, Anna Ciufo, in passato, per un breve periodo ha collaborato da Salerno per Lapilli, recensendo mostre.

La personale “ Foemina” esposta “nel Bar Napoliello” in Pontecagnano dal 1948 e ne ha tutti i segni, ha dato chiarore al luogo, reso opaco dal tempo, gli stessi anziani, seduti attorno ad un tavolino di legno rettangolare, intenti allo svago serale, sapevano di quadro antico: “I giocatori di carte” di Paul Cézanne. 

Da premettere (n.d.r.) che sono particolarmente attenta ai lavori dell’artista, vuoi per la tenacia che mette nella sua voglia di ritagliarsi un suo spazio pittorico ed una sua personalità, vuoi per l’aerea spazialità dei suoi colori chiari, vedi le opere di dimensioni maggiori e per la delicatezza del tratto, mai duro o violento. Nell’esposizione dei quadri, poi, ad occhio attento, si scorge tutto il suo pathos nell’affrontare il “problema femminile”. Il numero ridotto (peccato) di piccole essenze pittoriche della donna, nei vari suoi momenti esistenziali, sono tutti resi con eleganza e decisione. I tratti essenziali, esaustivi ed accoglienti, sono la visione di una donna presente e significativamente importante. L’uso di colori, quasi mai accesi o vistosi, ben riposiziona la donna in una visione ampia e rasserenante, una presenza fatta di accoglienza e comprensione. I quadri di dimensione più estesa, parlano di una artista che non ha perso ancora la speranza di un mondo più dolce, più chiaro, più motivante, più accogliente nella diversità e più decisamente volto a dare felicità! È’ questo alla fine il mondo cui dobbiamo aspirare tutti ed Anna Ciufo può accompagnarci con i suoi quadri

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




mercoledì 11 ottobre 2023

“L’ Eredità” di Francesco Maria Siani, al Piccolo Teatro del Giullare, con Anna e Roberto Nisivoccia ed Andrea Palladino

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Ad iniziare il ciclo delle rappresentazioni, per la stagione teatrale 2023/2024, al Piccolo Teatro del Giullare, è una pièce di forte impatto, scritta da Francesco Maria Siani, un Salernitano talentuoso che vive in Francia.

All’inizio, tutta la scena è al buio, un sottofondo di piatti metallici di un’invisibile batteria, ora in crescendo, ora diminuendo d’intensità, crea un’aspettativa allarmante; poi la luce fioca rischiara un angolo del salotto, dove, accanto ad un tavolino su di una poltrona, c’è un uomo, con il plaid tirato sulle gambe, radio accesa per ascoltare la parlata di alcuni politici. In giro per la stanza con vestiti dimessi, capelli raccolti all’indietro e strofinaccio della polvere tra le mani, presumibilmente sua moglie, ascolta umilmente le invettive dell’uomo. Costui è un soggetto con nessuna parola garbata, né verso i politici avversari in ascolto, né verso sua moglie che ha tutta l’aria di essere invisibile in quella casa. Con una parlata marcatamente meridionale, siamo, però, in una città del nord, Saverio arringa malamente i politici, ce l’ha con i comunisti e rimpiange “lui” che manteneva l’ordine, quando, l’Italia era nelle sue mani. Sbraita a voce alta, gli si gonfiano le vene della gola tanto è il tono elevato, ma non si ferma, anzi oltre ai comunisti aggiunge all’imprecazione nell’ordine: i drogati, gli omosessuali, gli emigrati. Si comprende bene che non è felice della sua vita, è sofferente, l’arteriosclerosi lo tormenta. Intanto la moglie gira per casa come un’ombra, lo accudisce e placa con dolcezza i suoi scatti d’ira. Per suo conto ha una decisione da prendere, è ammalata e vuole andar via in silenzio, accompagnata dalla buona morte. La coppia ha un figlio che andandosene da casa ed allontanandosi, vive all’estero. La donna, dopo aver rassettato la casa, compiuti i gesti usuali, che a nessuno interessavano, messi i libri, gli scritti ed altri oggetti ricordevoli nel baule troneggiante la scena, saluta il marito, che come sempre urla improperi ed insulti, una volta in più nei suoi confronti. Marta esce dalla vita, ma resta in scena come fantasma, scalza, umile e dolce nel voler aiutare il figlio a recuperare il rapporto con il padre. Il dramma si fa complicato, quando tra bisticci, urla e aggressioni fisiche da ambo le parti, padre e figlio tentano un ravvicinamento, attraverso verità inconfessabili e vissuto ingannevole. Un atto unico che per un’ora e venti minuti senza interruzione, poca luce e la stessa scena, per tutto il tempo, prova a rappresentare oscure dinamiche familiari, unite a feroce scontro generazionale.   La pièce si conclude come nessuno se l’aspetta, un’eredità, sia pure di sentimenti, che danno speranza ad un’umanità sempre più incarognita.

Un’interpretazione magistrale quella dei gemelli più noti del teatro salernitano, saputi come figli di quei mostri sacri dal nome: Regina Senatore e Alessandro Nisivoccia, riunitisi in scena dopo i 14 anni. Ci si accinge ad ascoltarli con reverenza, cercando di scoprire in loro una certa eredità teatrale, una qualche inflessione di voce possente di Alessandro o un tremolio addolcito di Regina.  Ed è così, scorgere i genitori, in loro due, è stata un’emozione indicibile per un pubblico che conosce il rimpianto. Degni figli, hanno caratterizzato perfettamente i loro personaggi, superando se stessi, per questa raggiunta maturità artistica.

Una menzione particolare la merita Andrea Palladino, bravo nel caratterizzare, Enzo, il figlio della coppia, amato in modo smodato dalla madre, viceversa maledetto dal padre, l’odio gli esce dal corpo, tant’è la forza recitativa, per impattarsi contro il genitore. La regia di Francesco Petti è stata perfetta, attento com’è stato a fare del dramma, un pezzo ricordevole, anche per le immagini costruite in penombra, come quella, per esempio, di Enzo tra le braccia della madre, dopo aver conosciuta la verità, sul baule disvelato, si ricompone una piccola pietà michelangiolesca con il più dolce sottofondo musicale: Barber Adagio for Strings, Op.11

Maria Serritiello

www.lapilli.ru


Lo spettacolo viene ripetuto il 14 e15 ottobre, sabato ore 20,30 e domenica alle 18,30


 





 




lunedì 2 ottobre 2023

“26 e 4 Remake” ha dato inizio alla stagione teatrale “Destinazione Comicità” al Teatro Laboratorio Santa Margherita Salerno


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


Con “26 e 4 Remake”, ha avuto inizio la stagione teatrale “Destinazione Comicità, presso il teatro laboratorio Santa Margherita, nella zona orientale di Salerno, che va avanti dal 30 settembre 2023, fino al 15 aprile 2024, con 8 spettacoli+ 2 in omaggio, alla cifra di 70 euro , alla portata di chi si vuole distendere con il sorriso o anche con la risata. Due spettacoli, ogni volta, il sabato sera alle 21,00 e la domenica in replica alle 19,15.

26 e 4, i numeri fortunati, dove 26 è la farmacia e 4 il teatro, simboli ispiratori della scrittura di Lello Casella, che ne è anche il regista, oltre che abile interprete. I due atti hanno come luogo fisso, proprio la farmacia, riprodotta con artistica precisione, per fare da sfondo alle vicissitudini dei 5 protagonisti: Saverio, Lulù, Rafilina, Arturo e Franchetielle, ovvero Ciro Girardi, Antonello Cianciulli, Roberta Manzo, Maria Luisa Pirri e Lello Casella Ed il numero 4? Centra, oh si che centra, in quanto Arturo, che si spaccia per dottore, altro non è che un miserevole teatrante, innamorato cotto della bella Lulù, ma che non disdegna le altre, tipo la languida Rafilina. La prima parte è di preparazione, i personaggi sono delineati con i loro desideri amorosi e teatrali, quelli di Saverio il farmacista, per esempio, che paga perfino Arturo, sempre a corto di soldi, pur di avere la parte di Romeo, nello spettacolo in preparazione. Sia la prima parte che la seconda è intervallata da spacchetti musicali, danzati mirabilmente da un pregevole corpo di ballo, su coreografie di Valeria Alfano del Polo delle Arti con musiche scelte dall’antica melodia napoletana. Lo spettacolo, continua con l’esilarante drammatizzazione di Giulietta, Ciro Girardi e Romeo, Antonello Cianciulli, basta vederli nei panni di scena per ridere con gusto come la rassegna teatrale vuole. Abbandonati i panni dei due infelici innamorati ritornano nella farmacia per rappresentare, insieme a Lello Casella e Roberta Manzo, l’atto unico di Eduardo De Filippo “Pericolosamente”, scritto nel 1938.

La gag è divertente ed è ben caratterizzata; gli interpreti, ognuno per la propria parte, hanno dato il meglio di sé. Bravo Lello Casella nel rifinire lo spettacolo, incastrando tutti i personaggi e nel creare una piacevole contaminazione con testi noti e di valore. L’ambientazione anni ’20, il recitato marcato e le battute spesso a doppio senso hanno creato un clima di assoluta spensieratezza.

Lo spettacolo viene replicato fino all’8 ottobre

Note conoscitive

Il Teatro Laboratorio Santa Margherita, nella zona orientale della città di Salerno, è sorto nel 2019, nella struttura, che post terremoto ’80, è servita da chiesa.  Il teatro laboratorio nasce con l’intento di favorire attività che tendano a sviluppare la socializzazione nell’area extra scolastica ed extra familiare. Un teatro di quartiere, dunque, un centro di cultura permanente che possa liberare le creatività.

Il Teatro laboratorio S. Margherita è il teatro popolare della zona orientale, con 100 posti a sedere, confortevole ed  a 100 metri dall’uscita della tangenziale di Pastena-Giovi e con ampio parcheggio gratuito.

Inoltre il teatro dispone di una dependance di oltre 200 posti “Il Giardino dell’Arte” per dare continuità al lavoro progettuale, anche, durante il periodo estivo.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu