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mercoledì 27 aprile 2011

Macchina per scrivere addio





FONTE:IL JOURNAL.IT

Chiude in India l'ultima fabbrica di macchine da scrivere

Da oggi le macchine per scrivere sono diventate definitivamente un oggetto di antiquariato. Per la gran parte del mondo industrializzato, l’avvento del computer aveva già rilegato, da qualche decennio, la macchina per scrivere al mercato dei collezionisti, amanti del vintage e nostalgici romantici ma in India esisteva ancora, fino a qualche giorno fa, una fabbrica di typewriter per il mercato di massa. La Godrej & Boyce, con sede a Mumbai, ha dovuto però gettare la spugna e arrendersi al boom economico che ha reso sempre più accessibili i personal computer. Così Milind Dukle, direttore generale dell’azienda indiana, ha spiegato la decisione di chiudere lo stabilimento: «Non riceviamo più commesse. A partire dal 2000, i computer hanno cominciato a dominare il mercato. Tutte le fabbriche che producevano macchine per scrivere hanno fermato la loro produzione. Tranne noi. Fino al 2009, producevamo 10-12 mila macchine ogni anno. Ma probabilmente i nostri clienti erano per lo più collezionisti”.

L’eccezione

Se la Godrej & Boyce era l’ultima azienda a produrre macchine per scrivere per il mercato di massa (800 nell’ultimo anno) esistono ancora delle nicchie di mercato che rappresentano l’eccezione: la Swintec, un’azienda di Moonachie, nel New Jersey, ha accordi con carceri di 43 Stati americani per la fornitura di macchine per scrivere per i detenuti. Ed Michael, responsabile delle vendite, ha detto:” Altro che morta! Abbiamo aziende in Cina, Giappone e Indonesia che assemblano per noi svariate typewriters” Il vantaggio, spiegano, è che sono costruite in modo tale da impedire che possano esservi nascosti all’interno oggetti vietati in carcere, come piccole lame, copsa che invece può accadere facilmente con i computer portatili.

3 Minuti prima di nascere di Paolo Trucillo



TRE MINUTI PRIMA DI NASCERE


VENERDI' alle 21.00
Chez Nous american bar
Vicolo della Giudaica, 50 (traversa chiesa di Santa Lucia in via Roma)
Salerno

"3 MINUTI PRIMA DI NASCERE" DI PAOLO TRUCILLO

"Vieni alla luce, essere umano, e fai la tua scelta di vita.
Appena uscito dalla vagina primordiale sorriderai a tua madre, che carezzerà la tua pelle nuda ed esausta e ti accoglierà
in fasce sul suo seno, ansante pendio gonfio di bianca linfa vitale."
(Paolo Trucillo)

Come definirlo TRE MINUTI PRIMA DI NASCERE? libro?, raccolta? opuscolo? per meglio chiarire le idee, di seguito viene riportata l'Apologia dello scrivente

"Non è poesia, non è prosa. Non è
teatro. È una raccolta di pensieri. Non
ho la presunzione di considerare questo
lavoro un libro, e non gradirei
neanche che i lettori lo considerassero
tale. È un genere già inventato da
altri, per cui non mi propongo neanche
come capostipite di questa forma di
comunicazione. È un elenco numerato
di osservazioni, sfumature, aspetti
della vita quotidiana. È anche una piccola
risposta a chi mi invita a non parlare
soltanto d’amore. Un insieme
ordinato di considerazioni che seguono
un filo logico trainante. Volendo
usare una espressione pleonastica, è
una collezione di appunti sintetici.
L’appunto è per sua natura breve, perché
riduce all’osso il pensiero fondamentale.
Infine, immagino di definire
questi scritti, nello specifico, degli “anti
– epitaffi”, in quanto non ritraggono
iscrizioni tombali, tipiche del post mortem,
ma puri e talvolta ingenui inni alla
vita. Ecco, “inni” mi sembra la parola
adatta. È una raccolta di inni. All’amore
e alla passione, al bene e al
male, alla droga e all’alcol, alla pace
alla serenità e al sacrificio, all’assassinio
e al peccato. Alla vita.
C’è chi prende queste notizie dai
giornali o dai tg e le riassume elegantemente.
Io le prendo un po’ da me
stesso, un po’ dal mondo che vedo attorno
a me.

Una serata all'insegna della follia delle parole di Trucillo e delle grafiche di Minucci.
Direzione artistica Cesare Minucci

Chez Nous american bar
Vicolo della Giudaica, 50 (traversa chiesa di Santa Lucia in via Roma)
Salerno

Paolo Trucillo

Studente di Ing. Chimica presso l'Università degli Studi di Salerno.
Segretario degli ex allievi del Liceo Tasso.
Da sempre appassionato alla scrittura, inizia componendo poesie o brani di prosa, partecipa al master "Le professioni della grande editoria" nel luglio 2006 e alle edizioni di "Positano sole mare e cultura" dal 2006 al 2008.

Vince il premio Piergiorgio Lizza nel 2007.
Le sue prime idee, i suoi pensieri e le emozioni raccolte nei primi scritti vengono poi riassunte nel suo primo lavoro, "fine a se stesso, ovvero fuori e dentro di te", pubblicato nel 2008 da Marte, editore salernitano.

Segue periodicamente presentazioni di libri nella sua città e pubblica recensioni di libri di ogni tipo sul suo canale youtube e su www.sololibri.net.

Pubblica due saggi "Il mistero di Dioniso" e "Il canto di Erri De Luca" sulla rivista Poeti e Poesia dell'editore Pagine di Roma.

Approda infine all'editoria digitale attraverso il suo primo libro pubblicato in formato ebook, "Tre minuti prima di nascere", Simonelli Editore, Milano, 2010.


Cat Stevens cantava del confronto tra padri e figli. Oggi quei ruoli rischiano di invertirsi


GENERAZIONI A CONFRONTO

FONTE:TISCALI.IT
DI MARCO LODOLI


Father and Son è una delle canzoni più belle di Cat Stevens, quando ancora si chiamava così, prima della conversione all’Islam e della rinuncia alla musica. Di recente ha ripreso a suonare e a cantare, ma ormai il tempo della creatività è passato. Ma questa e tante altre sue canzoni restano nella mente di chi per anni ha provato a ripeterle alla chitarra, perché erano così meravigliosamente dirette, così vere ed emozionanti.

Il testo di Father and Son in italiano dice così:

(Padre)

Non è tempo di fare un cambiamento,
semplicemente rilassati
prendila alla leggera,
sei ancora giovane,
non ne hai colpa,
c’è così tanto che devi conoscere.
Trovati una ragazza, sistemati,
se lo vuoi puoi sposarti.
Guardami sono vecchio, ma sono felice.Una volta ero come te adesso
e so che non è facile
stare fermo quando tutto il resto va avanti.
Ma prendi il tuo tempo,
pensa molto, pensa a tutto ciò che hai ottenuto.
Per te il domani sarà ancora qui,
i tuoi sogni forse no.

(Figlio)

Come posso provare a spiegare,
quando lo faccio se ne va.
E’ sempre lo stesso, la stessa vecchia storia.
Nel momento che potevo parlare
Mi è stato detto di ascoltare.
Ora c’è un modo per risolvere tutto
E so che devo andare via.
So che devo andare.Tutte le volte che ho pianto
Tenendo dentro tutte le cose che sapevo
È stata dura, ma è anche più difficile ignorarlo.
Se avessero ragione, sarei d’accordo con loro,
ma sono loro che conosci e non me.
Ora c’è un modo per risolvere tutto
E so che devo andarmene via.

So che devo andare.Ecco l’eterno confronto tra il Senex e il Puer, per usare gli archetipi di Jung, tra chi frena dentro un ordine e chi smania per raggiungere la vita nuova, tra la ripetizione spazio-temporale e il volo verticale di Icaro, che deve andare verso un altro cielo, anche se rischia di cadere.

E’ un dialogo tra due ere dell’esistenza, che si contrastano e convivono in ognuno di noi. Stare e andare, accettare e rifiutare, proteggere il presente e il passato, scavalcare nel futuro. Era così, prima, era fisiologico, naturale, inevitabile, sano.Oggi qualcosa è cambiato. I padri girano in tuta a sessant’anni e provano ancora a rimorchiare, si tengono in tiro con la palestra, il footing, il viagra, non si siedono più davanti a un focolare a raccontare ciò che è stato, a trasmettere un sapere.
Stanno ancora in sella a una moto, i fari accesi, il rombo potente e ridicolo. E i figli troppo spesso dimenticano che il loro destino è una valigia, una partenza verso l’ignoto, una scontentezza e una speranza. Senex e Puer rischiano di invertire i ruoli, Father and Son si scambiano le strofe, e il sangue non gira più.


Marco Lodoli

È uno scrittore di poesie e romanzi ma anche un insegnante di Lettere in un istituto professionale della periferia di Roma. Ha vinto per due volte (nel 1992 e nel 1997) il premio letterario Grinzane Cavour con i romanzi "Cani e Lupi" e "Il vento". L’ultimo suo testo è “Il rosso e il Blu, cuori ed errori nella scuola italiana”


A Salerno dal 5 maggio, la Festa del Gelato



FEASTA DEL GELATO SALERNO


FONTE:IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO
DI MASSIMO VECCHIO


Gli amanti del gelato artigianale sono avvertiti: dal 5 maggio 2011 a Salerno andrà in scena la prima festa del gelato artigianale. Si tratta della prima volta per la città di Salerno che si fa promotrice di una bella iniziativa dedicata all'icecream ed alla produzione propria della prelibatezza estiva per eccellenza, per la gioia dei tanti appassionati di gelato e dei più piccoli anche se, lo sappiamo benissimo, il gelato è un alimento completo e davvero non ha età.
Il titolo dell'evento è 'Ice to meet you' e inizierà giovedì 5 maggio per concludersi domenica 8 maggio presso gli stand allestiti in Piazza Sant'Agostino che renderanno la stessa una sorta di gelateria gigante pronta a soddisfare le esigenze dei gusti più particolari dei salernitani e degli amici che arriveranno a Salerno durante i giorni della manifestazione. L'evento fa parte delle iniziative in programma per la Primavera 2011 salernitana ed è promosso dal Claai, artigiani del gusto e, considerate le premesse e l'amore che gli italiani hanno per il gelato, c'è davvero la probabilità che i quattro giorni dedicati al gelato possano far registrare il pienone

martedì 26 aprile 2011

Rinasce il Bolshoi dopo 6 anni



BOLSHOI


FONTE: ANSA.IT
di Claudio Salvalaggio


Viaggio in cantiere costato 580 mln euro. La 'Scala' a dicembre

Impalcature dentro e fuori, martelli pneumatici e fiamme ossidriche, cavi volanti, restauratori e indoratori al lavoro: è ancora un cantiere aperto in piena attività quello che farà rinascere in ottobre il mitico Bolshoi in versione pre-rivoluzionaria, dopo l'ultimo e più imponente restauro della sua storia, durato sei anni e costato finora almeno 580 milioni di euro. Un periodo segnato da ritardi (inizialmente l'inaugurazione era prevista nel 2008), scandali politici, sessuali e giudiziari, per l'aumento dei costi sino a 16 volte il budget previsto e i sospetti di truffa. Ma il tempio mondiale del balletto, nato nel 1856, sembra essere sopravvissuto a tutto ed ora, nonostante i lavori ancora in corso, è pronto al 90%, come ha constatato l'ANSA in una visita in anteprima insieme ad alcune testate straniere. La prima cosa che colpisce, sin dalla facciata di fronte alla statua di un accigliato Marx, è la scomparsa di tutti i simboli dell'epoca comunista: via falce e martello, sostituiti dall'aquila bicefala zarista, tornata in auge dopo il crollo dell'Urss. Anche il nuovo sipario avrà il simbolo imperiale: quello vecchio con falce e martello finirà nel museo del teatro. L'ingresso è già ultimato ma appena si sale al piano superiore, tra foyer e sale attigue, si comincia a camminare sul parquet protetto da cartoni e nylon. L'odore è quello dei muri verniciati di fresco con colori caldi, panna e crema, tra lampadari dorati e stucchi di un bianco immacolato. Ma appena si spalanca la porta del palco reale, lo sguardo si tuffa in una platea ancora vuota circondata da impalcature che si arrampicano sino al quinto ordine di palchi.

L'enorme lampadario dorato centrale, avvolto nel cellophane e sospeso a pochi metri da terra, sembra una navicella spaziale pronta a decollare verso il leggendario soffitto con le dieci muse nel cielo blu, che ha recuperato i suoi colori dopo nome mesi di restauro. Sotto brilla l'oro dei palchi, che alcuni specialisti stanno pennellando ancora su alcune decorazioni. Due restauratrici stanno levigando i due Telamoni d'ingresso che sembrano sorreggere il peso dell'intero teatro, quasi una metafora dello sforzo sostenuto per riportare il Bolshoi agli antichi splendori, rimediando agli interventi bolschevichi che avevano compromesso anche l'acustica. Sono stati rimessi pure 3000 mq di mosaico veneziano nei vestiboli e nelle gallerie: in epoca sovietica era stati rimossi e sostituiti con parquet per facilitare le operazioni di pulitura e mantenimento, ma la scoperta di un frammento del mosaico originale, disegnato nell'Ottocento dall'architetto di origine veneziana Alberto Cavos, ha consentito una riproduzione perfetta. Il nuovo duplice palcoscenico girevole è ancora 'sigillato' ma gran parte dei macchinari sono stati montati proprio in aprile da una ditta tedesca, la Bosh Rexroth.

"Sarà tecnologicamente tra i più avanzati al mondo", assicura Mikhail Sidorov, portavoce di Summa Capital, la società di investimenti russi responsabile dei lavori dal 2009, dopo gli scandali per la lievitazione dei costi. Nel frattempo è stato ultimato il palco delle prove, localizzato proprio sopra a quello principale: i ballerini potranno provare da luglio la nuova superficie 'ortopedica' con sotto speciali ammortizzatori per l'atterraggio soft, creata da specialisti francesi sulla scia del Covent Garden e dell'Opera di Parigi. L'acustica, invece, è affidata alla società tedesca Muller-Bbm, che ha partecipato anche alla rinascita della Fenice. La buca dell'orchestra, allargata per accogliere sino a 135 musicisti, sarà mobile e avrà una nuova risonanza acustica. I lavori fervono ancora nella sala per la musica da camera e per il restauro della facciata nord (quella posteriore). Ancora pochi mesi e all'inizio di ottobre musica e danza torneranno a vivere al Bolshoi. A fine 2011, la Scala sarà il primo teatro straniero ad esibirsi, con il Requiem di Verdi diretto da Daniel Barenboim, nell'anno della cultura italiana in Russia.



Casa della poesia a Baronissi (Sa)




Jack Hirschman per Vittorio Arrigoni

- Caro Vik -
nel giorno del compleanno di quel perfido porco
di merda, due volte maiale e tre volte merda, Hitler.
Perché Israele ha imparato a costruire il campo
di concentramento per la gente di Gaza,
che il Caro Vik cercava di rimuovere? Lui che instancabilmente
ha mostrato con tanti esempi che c'era
una sola nazione e che questa si chiamava Pace, e per
questa verità è stato crudelmente assassinato
da una fazione di ultra-nazionalisti all'interno
del movimento Palestinese.
Tristi giorni per quel movimento. Tristi giorni in tutto
il mondo tormentato dalla guerra. Tristi giorni per Israele
e la sua Pasqua ebraica di matzoh morto. Il putrido nazionalismo
e i suoi coltelli tagliagole attaccano e intimoriscono a loro piacimento.
Il Caro Vik già si erge nei cuori di tutti. Che
il suo significato sia il messaggio di Pasqua: davvero la Pace
è l'unica nazione che al tempo stesso è l'intero mondo
e dà il benvenuto a tutti al banchetto dello splendore infinito.


Jack Hirschman, comunista e di famiglia ebrea, è nato a New York nel 1933 ed è un poeta-simbolo della controcultura e della sinistra americana. Vive a San Francisco dal 1972 ed è uno dei protagonisti del progetto di Casa della poesia di Baronissi/Salerno




Casa della poesia

Il progetto di Casa della poesia nasce nel 1996, producendo la prima presentazione pubblica e la prima manifestazione (Lo spirito dei luoghi, novembre 1996). L’idea viene elaborata dalla Multimedia Edizioni, struttura formata da una casa editrice e da un’organizzazione che promuove progetti culturali di livello internazionale. Casa della poesia, progetto unico nel suo genere in Italia, diventa subito il fiore all’occhiello della organizzazione. Dal nucleo pulsante di Casa della poesia, nascono, si elaborano, si sviluppano e si irradiano iniziative che coinvolgono l’intero territorio nazionale e altri paesi europei. La Casa della poesia, che nel 2007 svolge quindi il proprio dodicesimo anno di attività, si configura fin da subito come un progetto al tempo stesso reale e virtuale. Reale, con la creazione di una vera e propria struttura stabile organizzata come biblioteca, mediateca, centro di promozione della poesia internazionale, casa alloggio per poeti di tutto il mondo (con un’attenzione particolare ad aree “difficili” del mondo), centro di raccolta, promozione e produzione di materiali audiovisivi sulla poesia; virtuale, utilizzando al meglio le opportunità che la tecnologia contemporanea offre. E quindi: creazione di un grande sito web (www.casadellapoesia.com) che raccoglie materiali provenienti da tutto il mondo e che rende il progetto slegato dal luogo di partenza e lo irradia nella rete globale (archivio, testi, registrazioni, rivista on-line, dirette audio e video, ecc.). L’organizzazione, ormai una realtà importante sul territorio nazionale, riceve sempre più richieste per curare manifestazioni sulla poesia, la letteratura e la creatività in genere ed elaborare progetti. Casa della poesia ha organizzato e organizza alcuni grandi festival di poesia: “Lo spirito dei luoghi”, “Verba Volant”, “Napolipoesia” e “Napolipoesia nel Parco”, “Salernopoesia”, “Il cammino delle comete”, “Sidaja”, “Incontri internazionali di poesia di Sarajevo”, “Parole di Mare”, e altri piccoli incontri su tutto il territorio nazionale. Avendo in questi anni organizzato una rete di relazioni e collaborazioni, promuove anche tour italiani di poeti di varie parti del mondo. Di notevole importanza, le relazioni e la rete di collaborazione con strutture culturali di altri paesi europei ed extraeuropei, che fanno di Casa della poesia un vero punto di riferimento internazionale riconosciuto e riconoscibile. Altro aspetto importante dell’attività dell’organizzazione sta nella promozione e diffusione della poesia contemporanea nelle scuole di ogni ordine e grado: da semplici materiali messi a disposizione di studenti e docenti (libri, video, registrazioni, ecc.), alla realizzazione di progetti comuni con Istituti superiori, Università, (incontri con autori, letture, conferenze, incontri, ecc.). La struttura di Casa della poesia si è sempre più affermata come una vera e propria impresa culturale internazionale in grado di competere sul territorio nazionale ed internazionale nel proporre e realizzare grandi e piccoli eventi culturali dalla dimensione internazionale. Attualmente Casa della poesia ha due collocazioni, una istituzionale, nel Convento francescano della SS. Trinità di Baronissi (spazio messo a disposzione dal Comune di Baronissi) ed uno proprio (casa-alloggio, biblioteca, laboratori, saletta multimediale, uffici, archivi, ecc.) sempre a Baronissi (Via Convento 21/a).


Blog su "il Fatto Quotidiano" 09/02/2011
Parte un progetto di collaborazione di Casa della poesia con "il Fatto Quotidiano".
Blog, nel sito del giornale: http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/cpoesia/

Testimonianze scelte

CASA DEI POETI

Sento il suono
di una casa che cresce

Il soffio caldo del suo respiro
il battito del suo cuore capiente
e quante mani attorno
quanti occhi sostenerla

Le fondamenta
i muri
i solai
le finestre
il tetto
tutto qui è fatto di poesia

Sento il suono
di una casa che cresce
e noi ci stiamo dentro
ci stiamo dentro

Questa è la casa di tutti
e di nessuno
che ci accoglie tra le sue braccia
su una terra invisibile
e libera

Sento il suono
di una casa che cresce
che diventa mia madre
ed io il suo bambino
di nuovo col pollice in bocca
con gli occhi chiusi
rannicchiato
come un gomitolo rosa
e ascolto
questo suono così dolce
così dolce
così dolce

Ssshh, non fate rumore
chiudete la porta
in punta di piedi
pianopiano
pianopiano, ssshh
si continua a sognare

Marco Cinque, poeta e giornalista

Massimo Baraldi

Spesso ci si interroga su che fine abbia fatto la Poesia.
Anche a me capita... ogni volta che metto piede in libreria, per l'esattezza! Sbircio le vetrine e gli espositori, passo in rassegna gli scaffali e se alla fine qualcosa trovo, con grande rammarico scopro che nella maggior parte dei casi si tratta di grandi autori, ma ormai morti e sepolti.
Eppure, se il lavoro di un poeta è anche quello di guardare il mondo attraverso il filtro della propria sensibilità, nei suoi versi mi aspetto di trovare un segno, una chiave che mi aiuti a decodificare ed interpretare ciò che ORA scorre oltre la finestra dei miei occhi. O al suo interno. I poeti, allora, dove sono finiti?
Bè, un giorno, con grande sorpresa, ho scoperto che la Poesia è viva e vegeta: è a Casa, la "Casa della Poesia", appunto. Se ti capitasse di passare da Baronissi, in provincia di Salerno, fai un salto in Via del Convento...
ci troverai una biblioteca zeppa di migliaia di volumi e, se ciò non ti bastasse, anche un ricchissimo archivio multimediale a testimonianza del lavoro svolto da centinaia di poeti in tutto il mondo. Jack Hirschman, Agneta Falk, Josip Osti, solo per citarne alcuni: le loro voci sono un piccolo patrimonio che rappresenta il più grande dei nostri tesori! A custodirlo è Sergio Iagulli insieme a Raffaella Marzano, e l'amore per ciò che fanno li ha spinti ad organizzare readings e incontri su tutto il nostro territorio, forti di una sorta di "rete poetica" consolidata negli anni grazie ad un approccio editoriale che antepone l'etica agli affari.
Sergio e Raffaella stanno facendo un gran lavoro, e lo stanno facendo anche per noi. Dovremmo esprimer loro il nostro ringraziamento per il coraggio e la caparbietà dimostrata, ne sono convinto. E visto che qualcuno deve pur cominciare, questo è il mio.

Massimo Baraldi, poeta, scrittore


.....Casa della poesia: succursale di addii che trovano un riparo, un asilo per passi pellegrini.
Il grazie di un sorriso a chi ha pensato per la poesia, a una casa.

erri de luca, scrittore

domenica 24 aprile 2011


RITA LEVI MONTALCINI

FONTE:BRESCIAOGGI.IT

RITA LEVI MONTALCINI HA COMPIUTO 102 ANNI

Buon compleanno a Rita Levi Montalcini. Il Nobel ha festeggiato,
il 22 aprile, i suoi 102 anni a casa sua, dove ha brindato con i suoi più stretti amici. Tanti gli auguri dal mondo politico, a cominciare dal presidente della Repubblica Napolitano che ha espresso alla senatrice a vita «affettuosi auguri e sincera ammirazione». Ringraziamenti per lo «straordinario impegno dedicato alla ricerca scientifica e al servizio delle istituzioni» sono stati espressi dal presidente del Senato Schifani. Dal presidente della Camera, Fini, apprezzamento «per il suo continuo e costante impegno a favore della ricerca scientifica donando lustro e orgoglio all'Italia».

Forse il segreto della longevità non è più un segreto. Pietro Calissano, vicepresidente dell'Ebri (European Brain Research Institute),che da 46 anni collabora con la celebre scienziata, ha detto che prende tutti i giorni il Ngf (Nerve growth factor) in forma di gocce oculari per problemi alla vista. Si tratta della molecola scoperta dalla stessa Montalcini negli anni '50 e che le è valsa il premio Nobel. Calissano ipotizza che la sostanza raggiunga il cervello, favorendone la naturale plasticità. Insomma il segreto della vitalità della centenaria più famosa d'Italia potrebbe risiedere proprio nella sua scoperta. «Mi auguro che resti con noi il più a lungo possibile, perché rappresenta un continuo stimolo a lavorare al meglio tutti i giorni» ha detto il collaboratore.





RISALE ALLO SCORSO ANNO IL VIDEO

India, addio guru-star è morto Sai Baba



SAI BABA


FONTE:ANSA.IT

Aveva 85 anni, milioni di seguaci nel mondo anche tra star e politici

- Il leader spirituale indiano Sai Baba e' morto oggi in un ospedale dell'Andhra Pradesh a 85 anni. Lo riferiscono i media indiani.

Il guru, conosciuto in tutto il modo e considerato dai suoi seguaci come un dio vivente, era ricoverato da circa un mese nell'ospedale di Puttaparthi, la cittadina dell'Andhra Pradesh nel sud dell'India dove si trova il suo ashram. Davanti all'ospedale sono radunate migliaia di suoi sostenitori e la polizia ha dovuto montare delle barriere per contenere la folla. Sai Baba, che conta circa dieci milioni di fedeli nel mondo tra cui star e politici di primo piano, era stato ricoverato per problemi cardiaci.

Il corpo del Satya Sai Baba sara' tenuto per i prossimi due giorni nell'ashram di Puttaparthy, nell'India meridionale, per permettere l'omaggio dei fedeli e preparare i funerali previsti per mercoledi'. Lo riferiscono i media indiani precisando che i fedeli potranno vedere salma del santone a partire dal tardo pomeriggio di oggi. Le autorita' indiane hanno rivolto un appello alla calma. Migliaia di persone sono confluite nei giorni scorsi nella cittadina dell'Andhra Pradesh, mentre riunioni di preghiera sono in corso nelle migliaia di centri da lui fondati in India e nel mondo. Secondo un bollettino medico dell'ospedale appartenente alla fondazione che porta il suo nome e dove era ricoverato da 27 giorni, Sai Baba e' morto alle 7.40 ora indiana (4.10 in Italia) per collasso cardiocircolatorio.

sabato 23 aprile 2011

Intercettata una lettera riservata del Ministro Tremonti al ministro Gelmini



LA SCUOLA PUBBLICA DEVE MORIRE


FONTE:UNICOMMON.ORG

Uno scoop di UniCommon.org - Abbiamo intercettato questa missiva riservata inviata dal Ministero dell'Economia al Ministero della (pubblica?) Istruzione. La pubblichiamo oggi su questo sito, pregando tutti di diffonderla con tutti i mezzi possibili (social network, siti, mail, lettere, piccioni viaggiatori e altro). La wikileaks della scuola come al solito non dice nulla di nuovo rispetto a quanto siamo già abituati a sentire e vedere da vent'anni a questa parte, ma la pubblicazione di questa lettera riservata potrà essere sicuramente un passaggio utile per lo smascheramento delle strategie governative sulla scuola.

La redazione di UniCommon.org

Ecco il testo integrale della missiva,che come potete notare, esprime senza mezzi termini quella che nei fatti è la politica, e la strategia politica, del governo sulla scuola. Nella sezione rassegna stampa trovate l'articolo su repubblica che spiega i tagli effettuati e quelli previsti, in fondo all'articolo il video della trasmissione Ballarò in cui la Gelmini dimostra di non conoscere nemmeno i tagli previsti dal suo stesso ministero.



MASSIMO RISERBO - Al Ministro dell'Istruzione

dottoressa Mariastella Gelmini

Viale trastevere 76, 00153, Roma, Italy

- breve guida per far morire un'istituzione pubblica -

Lavorare in silenzio per molti anni, trovando larghi accordi da destra a sinistra passando anche per le ali più estreme, TAGLIARE poco a poco tutte le risorse e le possibilità di miglioramento alle scuole. Farlo inizialmente senza clamore, cosìche solo i soliti noti se ne accorgano. Togliere Cent dopo cent come zio paperone nel Klondike. Non lasciare la possibilità di iniziativa alle scuole, mascherando una riverticalizzazione amministrativa con il nome di “autonomia scolastica”. Cambiare il nome alle cose, creando spaesamento tra tutti coloro che da anni lavorano nell'educazione pubblica: così il Preside diventa magicamente il Dirigente scolastico, la programmazione si trasforma in POF e si riorganizza in portfolio, il bidello si ristruttura in collaboratore scolastico, i voti si contano in crediti, e per concludere nel migliore dei modi gli studenti finalmente saranno utenti.

Dopo anni di lavoro sotterraneo, di logoramento di qualsiasi voce fuori dal coro, si parte con l'attacco frontale. TAGLI a gran voce rivendicati come una necessità per il bene comune, distruzione di qualsiasi idea che non sia strettamente la lezione frontale: gite, corsi di lingua, laboratori, attività extrascolastiche, non deve accadere più nulla. La scuola deve essere un luogo noioso da cui scappare il prima possibile, e un luogo di frustrazione per chi ha deciso di lavorarci!

ELIMINAZIONE di qualsiasi partecipazione nella vita della scuola: motivazione? E' un residuo del '68! E' colpa dei professori di sinistra che non permettono una normale collaborazione docente-discente! La scuola il pomeriggio deve restare chiusa, non può mica essere un covo di zecche (che si sa o diventano terroristi o tossici)!

A questo ci si può rivolgere direttamente ai cittadini, alquanto allarmati per il futuro dei loro figli...anzi ancora meglio rivolgersi direttamente alle MAMME! Care mamme – oramai consapevoli che le scuole pubbliche hanno un offerta formativa decente se al centro, tremenda se in periferia – è ora il momento di investire nell'educazione e quindi nelle scuole private, dove potrete decidere direttamente cosa verrà insegnato ai vostri figli, e soprattutto non rischieranno di finire in classi con bambini poco dediti allo studio, come figli di immigrati o magari rom.

Far dipendere direttamente il ministero dell'istruzione (nel frattempo avrete già eliminato pubblica, se non lo avrà già fatto il centro-sinistra) dall'economia, così il caro buon vecchio Giulio potrà finalmente decidere cosa fare con quei quattro spiccioli rimasti nelle casse delle scuole, ma soprattutto avrà in mano un immenso patrimonio immobiliare.

SCREDITARE studenti, professori, precari, personale ata, presidi, ex insegnanti, ricercatori, insegnanti di sostegno: NESSUNO deve poter mettere bocca sulla scuola pubblica, la scuola di tutti che quindi deve rimanere di nessuno.

E dopo gli eclatanti scoppi...continuare a tagliare qui e là come se nulla fosse...e ricominciate dal punto uno senza nessuno problema, per quante volte reputate necessario, finché solo i morti di fame rimarranno nelle scuole pubbliche e ricchi andranno nelle scuole private, i ricchi e belli all'estero, mentre Voi avrete fatto una grande piacere a Voi stessi, ai Vostri amici e al capitale finanziario.

Grazie

Giulio T.

PS: Potreste avere qualche piccolo problema durante il percorso tipo: manifestazioni, tumulti, insorgenze, come si sono viste a Roma, Londra o Atene ma non vi preoccupate Voi andate avanti, qualcuno alla fine avrà la meglio.



Il video della Gelmini a Ballarò: il ministro non sa dei tagli imposti dal proprio ministero



giovedì 21 aprile 2011

Samuela Chilton a "Io scrivo" del Corriere della sera.



SAMUELA CHILTON

Il «Corriere della Sera» promuove la prima edizione del laboratorio di scrittura "Io scrivo".


INTRECCI

INVIATOD da SAMUELA CHILTON

INTRECCI Un telefono“Pronto?” "Inizi oggi?" “Sì.” “Hai deciso come?” “No, non ho alcun progetto, nessun piano.” “E come fai a stabilire se sarà il modo giusto?” “Non lo so infatti, ma chissà? Magari non voglio neanche iniziare con qualcosa di giusto.” “Ho capito.” “Tu, invece, quando ti ricorderai di essere ancora vivo?” “Ancora non mi importa. Voglio che tu, ricordi di essere viva.” “Ci sto provando.” “Io non ho trovato ancora un motivo per farlo” Non seguì nessuna risposta, solo un sospiro di rassegnazione. “Ora devo andare.” “Ok.” Una casa Suonò il campanello. “Chi è?” domandò una voce femminile al citofono. “Mi chiamo Federica Laurenzi, sono qui per l’annuncio.” Un clic metallico era il segnale che poteva accomodarsi, qualcuno aveva aperto il cancello. Amava quella casa sin da quando era bambina, aveva sognato di passeggiare in quel giardino con le sue bambole fingendosi grande dama. E anche se da tempo non abitava più in quei paraggi, quella casa le era rimasta nel cuore. Perchè non iniziare proprio da lì? Aveva saputo che i proprietari erano sempre gli stessi di quando lei aveva lasciato la zona, anzi per l'esattezza ora ci abitava la loro figlia. Lei non la conosceva personalmente ma da tempo seguiva il suo lavoro sulle pagine di cronaca del quotidiano locale. Era una delle donne più buffe che avesse mai visto ma nella sua fantasia infantile, ormai mitizzata, una persona che aveva la fortuna di vivere lì non poteva non essere bella, anche se buffa. Una donna dai tratti indiani la invitò ad entrare in casa e l’accompagnò verso una stanza. Bussò alla porta e dopo poche parole scambiate con qualcuno all’interno le fece cenno di entrare mentre lei uscì chiudendo la porta dietro di sé. Una piccola donna bionda stava seduta ad una scrivania invasa da ogni tipo di carta, fascicolo, libro. “Si sieda, prego, Federica Laurenzi, ha detto?” “Sì,” da vicino potè notare anche una miriade di foglietti con scritte varie, forse appunti, molte delle quali evidenziate. Aveva grandi occhi con enormi borse, anche il naso e la bocca avevano dimensioni inusuali. Sembrava un eccesso di connotati in un volto piccolo ma che in realtà era l'unico elemento nella norma. “Bene, signorina, mi vuol spiegare perché è qui? Di quale annuncio parla? E’ sicura di non aver sbagliato indirizzo? Mi scusi se glielo faccio notare subito ma la sua mi sembra un’intrusione nei miei spazi e neanche troppo originale.” "Ha ragione, non sono originale, la neccessità ci fa essere banali e a volte anche inetti. Ho bisogno di lavorare, ho visto la casa molto grande. Sicuramente occorrono braccia volenterose” “Si propone come donna delle pulizie?Lei è una ragazza molto fine, delicata, salta subito agli occhi. Ha molta classe. Non mi fraintenda, non intendo dire che l’aspetto ci prenoti un ruolo anche nella vita, se non ci sono impedimenti oggettivi penso che tutti possano fare tutto.” Poi aggiunse sorridendo “sono sicura che anche lei, vedendomi, ha pensato fossi uno scherzo della natura. Se contasse solo l'aspetto avrei avuto ben poche occasioni" La ragazza sorrise ma né confermò, né negò. Solo un leggero rossore poteva lasciar intendere come la pensasse. “Oh non ne faccio un dramma, ne sono consapevole e proprio per questo vivo serena. Il mio amore più grande è sempre stato il mio carattere, senza la mia ironia sarei finita da un pezzo. Lei è molto giovane, arriva a vent’anni?” “Quest’anno ne compirò ventidue” “Posso darti del tu?” Le aveva risposto prima ancora che finisse la domanda facendo un sì con la testa. “Sei sicura di voler fare proprio questo lavoro? In fondo si tratta di togliere la mia sporcizia!” “Lo so, ma è quello che voglio fare: togliere la sporcizia.” “Tu sai di cosa mi occupo, vero?“Sei qui anche per quello?” “Sì, le persone che fanno il suo lavoro devono andare oltre ciò che dicono le apparenze.” “Questo te l’ho già detto io, vuoi lusingarmi?” “Perché? Servirebbe a modificare la sua opinione su di me?” “Mi spiace, Federica, ma non mi serve un aiuto.” Troncò all'improvviso. “Va bene” rispose la ragazza continuando a guardarla negli occhi “pazienza.” Aveva serrato le labbra in modo anomalo per la risposta ricevuta. Sembrava infatti una bambina che deglutisce prima di gustare la sua marmellata preferita. Come a preparare il palato al piacere, perché la mente lo gusta già. “Allora vado” disse alzandosi “grazie per avermi ascoltato” “Prego, ti accompagno.” Anche il suo passo era veramente di classe, sembrava non poggiasse i piedi sul pavimento tanto era leggero il suo incedere. Non aveva mai insistito e neanche aveva accampato scuse per portare avanti conversazioni inutili e potersi trattenere più a lungo. “Il suo giardino è molto bello, sa? Io amo gli Adromiscus, non hanno bisogno di cure continue e sono in grado di vivere a lungo senza dipendere da nessuno. Allora, buongiorno” le disse sorridendo e allungando la mano per congedarsi. “Buongiorno” Rientrando verso casa rimirò il suo giardino. Le piante erano il suo rifugio e diverse volte aveva dovuto lottare per farle almeno rispettare. “Federica! Aspetta! La ragazza si voltò con lo stesso sguardo di prima, senza alcuno stupore. “In realtà ho proprio bisogno di te sai?” Una panchina Era giovedì, e già ingoiava strada da venti minuti esatti. Altri sette e sarebbe arrivato, con la sua rassegnazione, davanti all’enorme, bellissimo cancello aperto. Sì, lasciare il cancello aperto di quel mondo era stata la vera e propria vittoria del primario. Non era solo una via di uscita per chi stava dentro ma anche un passaggio per le sensazioni. Doveva lasciar passare il sole, le voci, le ombre, insomma la vita. Tutta la vita vissuta fuori da quel cancello doveva essere avvertita da tutti all'interno e tutti dovevano sentirsi come facenti
parte di quella vita percepita. Questo gli avevano spiegato i medici: “arrivate lì come se l’incontro con i vostri cari avvenisse per caso, non fate troppe cerimonie, un po’ come quando all’interno di un appartamento uno rimane in cucina e l’altro in salotto. Ecco, varcate quel cancello come se entraste nella vostra cucina dopo essere stati in salotto.” La osservò come sempre da lontano, che umore avrebbe avuto oggi? Sembrava serena, intenta com'era nel suo lavoro a maglia che da qualche settimana la teneva impegnata. Il sole era tiepido e lui sollevò un po’ la testa quasi a prenderne meglio il tepore. Era proprio un bel punto, tanto verde attorno e palazzi che discretamente vi si affacciavano sopra. Poteva vedere balconi abbelliti da piante oppure occupati da giocattoli ingombranti e come sempre quella donna che guarda da dietro una tenda. Sorrise nel constatare che c'era anche quel giorno, per poi ritornare con lo sguardo su Angela, la riguardò e accelerò il passo per raggiungerla. “Arturo! Ma sai caro che sto per finire questa sciarpa? Come ti sembra, la trovi carina? “Certo, sei molto brava” le rispose cingendole le spalle con un braccio. “Sei sempre molto gentile.” disse lei serena “Sai che hai un bel colorito.” le disse “E’ il sole che mi fa stare sempre. Se non fosse per questa confusione.” Lamentò tamburellando appena la fronte “Facciamo un passeggiata?” continuò alzandosi e poggiando il suo lavoro. Mentre camminavano le cinse di nuovo le spalle per avvicinarla a sé il più possibile Come per fermare oltre che il suo corpo anche quella manciata di ricordi che ancora riusciva a trattenere la mente di lei. “Non trovi che Carlo sia un bel nome?” “Sì è vero, piace molto anche a me” “Ho la sensazione che faccia parte della mia vita.” “Stai tranquilla, cara” le rispose rassicurandola. “Arturo, hai visto che splendida giornata?” Una giornata libera “No, no, Federica, stai pure qua. Averti attorno mi rilassa e mi aiuta a pensare." Lo disse entrando nello studio e dirigendosi verso la scrivania. Proprio mentre Federica, per non disturbarla, pensava di dedicarsi alla pulizia di un’altra stanza. “Va bene” le rispose fermandosi e tornando al suo lavoro. “Già squilla il telefono, ho parlato troppo in fretta." Sollevò la cornetta e rispose dalla parte opposta della scrivania urtando, per la foga, una pila di fogli che senza fretta planarono sul pavimento. “Ah!” sospirò “Pronto, Maresi.” “Buongiorno, capo!” urlarono dall’altra parte. “Agus, mi mancavi di primo mattino, soprattutto i tuoi decibel! Che vuoi? Hai dimenticato che per voi oggi non esisto?" “Aspetti...” “Senti, non ho voglia di farmi sfondare i timpani. Mi racconterai tutto domani.” “Non l’avrei mai disturbata se non fosse urgente.” “Hai ragione, questo te lo devo, ok dimmi.” “Si ricorda il furto nell'armeria di Trieste?” “Certo che mi ricordo" disse "ma non è una nostra indagine." “Sì…” "E quindi? Continua...." "Erano sparite diverse armi, fucili d'assalto, pistole Sig Sauer e..." “Agus... perchè mi hai telefonato?" Lo bloccò all'improvviso "Finiscila con questo siparietto e dammi le risposte senza aspettare le domande.” “Aneesha” “Sì, Aneesha. Anche per lei oggi è giornata di libertà e di…” si bloccò cambiando tono. “Cosa c’entra Aneesha?” “E’ stata bloccata per un banale controllo dello scontrino. Aveva una di quelle armi nella sporta.” Un telefono“Pronto?” “Ciao.” “Stai bene?” “Sì, sta bene anche lei sai. Mi piacerebbe tanto potessimo stare nuovamente tutti e tre insieme.” “Non faccio programmi lo sai, ma ti prometto che ci penserò." “Certo, non voglio forzarti.” "Ricorda qualcosa?" "Ancora no, solo il nome." “Ora devo andare, a presto.” "Certo, capisco, ti aspetto sempre, lo sai.” Un sari Aprì la porta del commissariato con una tale veemenza che quella non si inceppò, come regolarmente capitava ogni volta. Vide Aneesha seduta ad aspettare come di certo Agus le aveva ordinato. L'avrebbe interrogata lei, non voleva si impaurisse compromettendo il risultato. Entrò nella sua stanza e si appoggiò al falso specchio che dava proprio sul corridoio dove stava seduta la ragazza indiana. Nel suo Sari mostrava con orgoglio dignitoso le sue origini. Chissà perchè lo indossava solo nei suoi giorni liberi? Nessuna emozione, né positiva né negativa, traspariva dal suo sguardo. Non avevano mai parlato tanto, nonostante lavorasse per lei già da diverso tempo. Il suo volto era sempre stato indecifrabile, anche se lei ci leggeva rispetto e lealtà. Certo non avrebbe saputo dire con certezza se fosse contenta della sua situazione. Lontana dalla sua famiglia, dai suoi affetti e dalla sua terra. Non l’aveva mai sentita lamentarsi, ma era anche vero che non l’aveva mai sentita ridere. Si era affezionata ad Aneesha, le loro vite si erano incontrate per un caso strano come a volte la vita ci riserva. Per la strada, Aneesha le aveva chiesto un’informazione e lei, commissario di spicco, non l’aveva nemmeno ascoltata, interpretando subito le sue parole come una richiesta di danaro le aveva messo in mano una moneta. Aneesha l’aveva guardata con i suoi occhi enormi ed interrogativi. Senza perdere niente della sua compostezza le aveva restituito la moneta e l’aveva salutata. Si era sentita un verme e l’aveva richiamata per chiederle scusa, magari davanti a un caffè. Fortunatamente, soprattutto per la figura del commissario di spicco, era riuscita a convincerla. Da allora non si erano più separate. Aneesha, infatti, si occupava di tutte quelle scadenze che una vita normale chiede di onorare. Sempre puntuale e precisa, amministrava la casa del commissario in modo impeccabile. E ora eccola lì, che aspettava di essere interrogata. Cosa c'entrava Aneesha con quel furto d'armi? Una finestra Il
motivo per cui lo avesse notato la prima volta non lo ricordava con esattezza. Di certo erano passati molti mesi. Le prime volte il caso ci aveva messo lo zampino ma poi lei aveva studiato il caso e lo aveva ricercato con pazienza metodica. Era rimasta giorni a guardare dalla finestra senza che succedesse niente, finchè capì che si recava in quel posto solo una volta alla settimana. Che cosa l’aveva colpita di quell’uomo e perché avesse sentito l'esigenza di rivederlo continuamente, erano interrogativi senza una risposta scontata. Sicuramente erano le premure che mostrava nei confronti di quella donna. Infatti, mentre aspettava di vederlo apparire, si era posta quella domanda, quasi senza pensarci molto e si era data questa risposta. Chissà cosa si prova ad avere un uomo che ti protegge. Un uomo che vuole il tuo bene. Lei era così insignificante, avrebbe mai provato un'emozione del genere? Un'emozione che le facesse capire che gli altri possono anche volerci bene? Eccolo, il caso: arrivato anche oggi come ogni giovedì. I passi dell’uomo erano, ogni volta, senza alcun nerbo: meccanici, così come i suoi gesti. Si guardava sempre un po' attorno, anzi, a dire la verità le era sembrato che qualche volta guardasse anche nella sua direzione. Ma forse dava solo un'occhiata al cielo. Poi osservava la donna da lontano, come se cercasse di capirne l’umore, lo tradiva il modo in cui inclinava la testa di lato, sembrava si concentrasse. Riprendeva quindi a camminare: pochi passi lenti e poi veloci per raggiungerla. Si sedeva sulla panchina, quella sotto ai pioppi e lei gli si rivolgeva sempre con entusiasmo, lo si deduceva dai grandi sorrisi che gli rivolgeva tutte le volte. Eccoli alzarsi, poi, per fare una passeggiata, li perdeva di vista qualche minuto per rivederli percorrere con calma i serpenti di cemento che consentivano l’accesso al piccolo bosco. Ancora qualche istante, in cui lei si attardava a contemplare la pulizia di tutto quel verde, per rivederli poi tornare, dalla parte opposta, alla loro panchina. Sollevò lo sguardo dalla scena, desiderando di essere quella donna o anche solo di avere qualcuno di cui prendersi cura oltre alle sue quattro mura. Il cielo era bello terso, solo ogni tanto piccoli voli di uccellini lo macchiavano come fossero lentiggini. Il sole penetrava nella stanza e poggiava i suoi raggi sui mobili di legno massiccio evidenziando la polvere. Provò quasi un fastidio epidermico: doveva toglierla immediatamente. Lasciò andare la tendina e riprese a pulire, tanto lui non sarebbe tornato prima di una settimana. Un commissariato "Poteva concludersi tutto senza tanto rumore" si lamentò Aneesha. Seduta davanti alla scrivania non guardava il commissario negli occhi. "Mi vuoi spiegare cosa è successo? Dopo il nostro primo incontro ti ho sempre ascoltato. Pensavo fossi una persona riservata o hai sempre avuto qualcosa da nascondere?" Aneesha teneva lo sguardo basso, imbarazzata e impaurita. "La tua famiglia a Delhi sta bene?" "E' tutto così complicato" rispose. "Provaci, Aneesha, altrimenti tiro su un muro e verrà fuori il commissario che vuole sapere la verità a qualunque costo." Iniziò a parlare: "Da qualche settimana è arrivata in città mia sorella Neela. Ha avuto la sfortuna di incrociare una nostra vecchia conoscenza, proprio all'aeroporto, anche se lei non se n'era neanche accorta. Si tratta di Shamir Singh, un delinquentello del nostro paese. Non si tratta di una persona pericolosa, almeno per come lo ricordo io, però è sempre stato un debole; pronto in ogni occasione a schierarsi dalla parte del più forte, non importa se nel bene o nel male. Appena entrata nella sala d'aspetto l'ho notato subito: appoggiato ad una parete, osservava mia sorella. Volevo nascondermi per evitare che vedesse anche me ma non ho fatto a tempo, Neela mi ha visto subito e mi è corsa incontro. Uscite dall'aeroporto ci ha seguite. Da allora non ha più smesso. Non ci ha mai dato fastidio, mai, era solo presente; tutte le volte che uscivo di casa lui era lì ad aspettarmi. Sa dove abito, sa dove lavoro, conosce i miei cari a Delhi." "Sto per esplodere!" Commentò incredula Maresi "Perchè non me ne hai parlato?" le chiese con un tono che tradiva tutta la rabbia e lo stupore che quel resoconto stava iniziando a provocarle. "Ho lasciato Neela a casa questa mattina perchè avevo premura, e sono uscita per fare delle compere, contavo di rientrare subito. Non l'ho visto in nessuno dei soliti punti e questo, paradossalmente, miha messo in agitazione. Non saprei dire perchè... forse vederlo mi dava certezza di dove fosse il male, di poterlo vedere e quindi evitare... Ero inquieta ma ho proseguito lo stesso." Il commissario l'ascoltava senza perdere niente di quella deposizione, non solo le parole ma anche lo stato d'animo: diceva la verità? In fondo non c'era motivo di non crederle. L'unico elemento di nervosismo era dato dalle mani che continuavano a torcere le dita divenute ormai arrossate. "Poi l'ho rivisto all'improvviso, dentro il supermercato del centro, mi ricordo che cercavo una cosa in particolare e guardavo la merce esposta. Mi sono sentita come osservata e voltatami l'ho visto. Mi ha sorriso in un modo che mi ha raggelato la schiena." "Vai avanti" la incoraggiò "Ho cercato di affrettarmi e raggiungere l'uscita ma lui mi ha seguito e poi raggiunto in un reparto, deserto in quel momento. Fu allora che mi diede quella pistola. Anzi mi prese la mano con forza e ce la mise, deciso. Non sapevo cosa fare, ero terrorizzata e siccome non volevo prenderla l'ha gettata con stizza nella mia busta. Mi ha insultato e quando ho tentato di scappare mi ha minacciato e ha continuato a farlo mentre si allontanava dal reparto. Poi non l'ho più visto. Sono rimasta pietrificata
per non so quanto tempo." Iniziò a perdere il suo autocontrollo, gli occhi divennero lucidi ed iniziarono a cerchiarsi di rosso. La voce divenne incerta e la bocca iniziò a irrigidirsi per il pianto. "Stai tranquilla. Devo farti delle altre domande però. Vuoi fare una pausa?" Il pianto era diventato lamento, continuò abbattendo tutte le remore del pudore. "Dobbiamo iniziare le ricerche, ci devi dare tutti gli elementi per prenderlo subito, ci serve una descrizione il più fedele possibile. Dobbiamo ricavarne un identikit" Un urlo disperato la fece trasalire "NO! Non dovete fare nulla! "Non dire stupidaggini ci sono tutti gli elementi per un arresto in piena regola" "Mi ha dato questa" disse mostrandole quello che sembrava un pezzo di carta. Il commissario lo guardò e chiuse gli occhi, la vicenda si complicava. Si trattava di una foto. Un telefono "Pronto?" "Ciao." "Oggi mi sento, come dire, propositiva.Ho pensato all'idea di poter venire a farle visita, pensi possa essere una buona idea?" "Io dico di sì, dobbiamo almeno provare." "Vorrei che riprovassi a parlarle di me, non vorrei turbarla presentandomi davanti all'improvviso." "Va bene, te lo prometto." "Ciao." Un appuntamento Si guardò allo specchio sistemandosi i capelli, sistemò meglio anche la camicietta e andò alla finestra. Non aveva senso che controllasse il suo aspetto per guardare attraverso un vetro ma lo faceva comunque. Il fatto di non aspettare nessuno alla porta alterava l'importanza e il significato di aspettare qualcosa alla finestra, convincendola di non essere poi così sola. D'altronde non si può commiserare una persona che ha un appuntamento fisso ogni settimana. Voleva gustarsi quel momento senza preoccupazioni ma purtroppo gli specchi dovevano ancora essere puliti e questo la metteva a disagio, anche la casa avrebbe dovuto essere in perfetto ordine! Eccolo! Guardò l'orologio perchè aveva la sensazione che oggi fosse un po' in ritardo. Era così, chissà perchè. Forse era stato trattenuto al lavoro, o magari un contrattempo con la macchina. Era già seduto sotto i pioppi e parlava con la donna. Ma cosa stava succedendo? La donna sembrava disperata, piangeva e si aggrappava a lui. Cercava di calmarla accarezzandola ma non ci riusciva. Ecco che arrivavano degli infermieri in soccorso. Anche lui voleva essere utile e seguirli ma gli infermieri sembravano averlo fatto desistere. Rimasto qualche minuto in piedi a guardare quella scena straziante si era poi lasciato cadere sulla panchina, poggiando le braccia sulle cosce. Si vedeva solo la schiena sussultare, sicuramente piangeva. Non aveva neanche sollevato la testa oggi, non aveva degnato il cielo di uno sguardo. Gli specchi! Doveva pulire gli specchi. Lasciò andare la tenda, rimise la pinza per raccogliere le ciocche di capelli e riprese a pulire. Un telefono "Pronto?" "Papà che succede? Perchè mi chiami tu? "Come stai?" "Sto bene, ma cosa è successo? Ha ricordato tutto?" "Ha avuto una crisi, l'hanno dovuta sedare." "Mi dispiace è di nuovo colpa mia" "Non dire così, non mi dare anche questa croce. Sai che la sua è un'amnesia affettiva. Sentire il tuo nome le crea lo stesso identico stato emotivo di quel ricordo, compromettendo il suo meccanismo di difesa... e lei non è ancora pronta, non vuole farlo." "Ora come sta?" "Sta meglio. Per qualche giorno aumenteranno la dose del sedativo e poi cercheranno di ripristinare la terapia. E' sotto controllo, si riprenderà" "Vado papà, devo riprendermi anche io ora" "Posso stare tranquillo?" "Sì, certo" "Ciao, cara" Un quadretto "La bambina della foto è Neela, vero?" chiese Maresi sollevando la cornetta dell'interfono: "Agus vieni subito." Dopo pochi minuti Agus era nella stanza "chi abbiamo disponibile? Potrebbe trattarsi di un rapimento e ho bisogno di uomini" "Marino e Basili sono qua, Petrarca arriva alle 16." "Mettili in moto, Marino controllerà la lista dei passeggeri di tutti i voli in arrivo e in partenza in quella data; Basili, invece, richiederà le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. Voglio sapere perchè Singh si trovasse all'aeroporto. Ci serve la data e l'ora esatta dell'arrivo del volo." "Il dodici marzo, il volo delle 9,40 " disse Aneesha. Agus andò ad impartire gli ordini. "Aneesha, guarda bene la foto, ora, i vestiti che indossa Neela sono gli stessi che le hai visto oggi?" "Sì, mi sembra di sì" "Devi essere sicura, non deve essere un "mi sembra." Aneesha guardò nuovamente la foto in silenzio. "Sì, è quello che indossava stamattina, non ci avevo fatto caso, è la sua camicia da notte. Quando sono uscita di casa non si era ancora cambiata." "Bene, riconosci questo dettaglio della foto? E' stata scattata a casa tua?" le indicò una porzione di quadro che rappresentava un volto femminile."Sì, lo riconosco è il quadretto all'ingresso" Rientrato Agus il commissario gli chiese:"qual è il collegamento col furto all'armeria?" "L'arma trovata addosso ad Aneesha è una Desert Eagle calibro 50 e dai controlli sul numero di matricola è risultato che era stata rubata un paio d'anni fa proprio nell'armeria di Trieste. Il caso di cui abbiamo parlato al telefono. Due giorni fa c'è stato il blitz degli agenti che dopo giorni di indagini, appostamenti e scambio di informazioni con la polizia del posto hanno scoperto dove le armi di quel furto erano state occultate. Ebbene, proprio nella nostra città e precisamente nella cantina di un insospettabile professionista: un avvocato. Intendiamoci questi è solo il detentore delle armi. Il vero capo dietro tutto questo sembra essere il latitante Janesh Ganesh Mudaliar, su cui pende un'accusa di detenzione illegale di armi da guerra e ricettazione." "E' ovvio che c'è stato un contatto tra Mudaliar e Singh." commentò
Maresi, "pensa, forse, che liberandosi del suo souvenir Mudaliar si dimentichi di lui?" "L'indagine rimane nostra solo per la parte che riguarda la minaccia verso Aneesha e il probabile rapimento di Neela. Per quanto riguarda le armi ritrovate e i collegamenti tra Singh e Mudaliar se ne occuperà la procura, anzi informiamola subito di questi nuovi sviluppi." "Già fatto, capo, abbiamo inviato tutte le informazioni e l'identikit di Singh." "Bravo, Agus. Andiamo a casa tua Aneesha, potrebbe esserci qualche indizio per ritrovare Neela. Agus viene anche tu." Nell'infilare la chiave nella toppa la mano della donna indiana tremava. "Apri solo la porta, entriamo noi" disse il commissario e lei acconsentì muovendo solo la testa. Maresi entrò per prima, con uno sguardo controllò l'intera stanza – eccolo il quadro della foto - fece cenno ad Agus di seguirla e di non fare rumore: forse Singh era ancora in casa; sentiva delle voci e si diressero verso la stanza da cui provenivano. Come sempre il commissario andò avanti, la pistola pronta per la difesa. Guardò dentro la stanza e lentamente abbassò l'arma, il suo viso si distese, chiamò la bambina che, tranquillamente, guardava la televisione. "Neela?" Poi si voltò dal suo agente: "Fai entrare subito Aneesha" Pochi secondi e le due sorelle già si abbracciavano "Neela, cosa è successo stamattina?" le chiese Aneesha accarezzandole i capelli "Ho visto una tua foto con quel Shamir. Ti ha fatto del male? Ti minacciava con un coltello..." "Non mi ha fatto del male Aneesha, credimi. Voleva solo scattarmi delle foto per farti uno scherzo, ma poi ha suonato la vicina che ti cercava e lui è andato via." "Per fortuna è stato disturbato" commentò Maresi in macchina "Chiamerò io il procuratore per aggiornarlo, accompagni a casa, per favore." Un vicino Come mai questo malumore? Forse perchè da due settimane nessuno si sedeva sulla panchina sotto i pioppi? Chissà cos'era successo. I vetri erano splendenti, sembrava proprio che neanche ci fossero. Rispostò la tendina: ancora nessuno. Il trillo del campanello la stupì. Chi può suonare alla sua porta, forse il postino per qualche bolletta. Andò ad aprire e si trovò davanti un sconosciuto: "Buongiorno Signora... " si spostò sul campanello per leggere il nome "Gertrude, sono il nuovo vicino" le disse porgendole una mano per presentarsi "mi sono trasferito qua da qualche settimana e ho conosciuto tutti nel palazzo. Mi mancava solo lei." Era giovane, cortese, un bel volto sorridente dai tratti indiani."Le posso offrire un caffè solo per conoscerci un po'? Ma se ha da fare ci vediamo più tardi, magari fra un'ora?" Glielo aveva chiesto in un modo così naturale, che rispose senza pensarci molto: no, non ho impegni. Posso anche subito" "Bene, allora l'aspetto""Come ha detto che si chiama?" "Che sbadato! Shamir, mi chiamo Shamir." Un the caldo "Ciao Federica, sapessi che giornata! Ho parlato con Aneesha più tempo oggi che non in tutto il tempo che ha trascorso lavorando qui" "Immagino, riservata com'è" Sotto lo sguardo stupito di Federica il commissario raccontò tutta la vicenda. "E ' stato brutto sapere che lei avrebbe potuto avere il mio aiuto e ha avuto timore a chiederlo. Mi sembrava di parlare con un'estranea e non voglio che capiti anche con te. Vorrei conoscerti un po' di più, Federica, ma senza che la cosa possa dispiacerti." L'aveva invitata a sedersi. "Voglio confidarti una cosa, una sensazione che avverto da tempo nei tuoi confronti. Sembra quasi che tu abbia voglia di stare qua perchè consideri questa casa come fosse il tuo rifugio. Come se avessi paura di vivere, Federica." "Vivere è una pena." "Hai una colpa così grande?" "Sì" Non si aspettava una risposta così immediata, così sicura, e soprattutto, affermativa. "Vuoi parlarmene?" "...Sì... Mi fido di lei" "Ti va una tazza di the?" le chiese mettendo la teiera sul fuoco. "Grazie, sì" "Stai comoda, faccio io." "Come mai non hai continuato gli studi?" La guardava senza risponderle. Il fischio della teiera sembrò immediato e Maresi versò il the. Immergendo il filtro, Federica iniziò a rispondere: "Avevo diciotto anni, appena preso la maturità volevo festeggiare con una passeggiata al mare. I miei amici erano già in spiaggia, mi aspettavano lì. All'ultimo momento, per un imprevisto, mia madre dovette uscire e quindi portai mio fratello con me per non lasciarlo solo." Ora zuccherava il te e ci soffiava sopra per raffreddarlo. Poi, guardando l'infuso fumante, riprese il suo racconto. "Tenevamo i finestrini aperti e cantavamo insieme alla radio, eravamo felici. Anche Carlo, con la sua licenza media appena conquistata, voleva festeggiare. Era uno scricciolo, sembrava più piccolo della sua età. Non so cosa sia stato. Ci penso continuamente." Si coprì la faccia con le mani e iniziò a piangere. "Ho sbattuto sul gard-rail e sono svenuta. Mi sono risvegliata in un letto di ospedale. Per me niente di grave, ma... Carlo... E' morto durante il trasporto al pronto soccorso, per "complicanze interne" hanno detto." Eccolo, il peso più grosso che quella fragile ed elengante fanciulla portava dentro di sè, era riuscita a toglierlo fuori e anche il pianto ora andava attenuandosi. "Non è colpa tua, Federica. Non serve a niente che io lo dica, me ne rendo conto. E' stata una terribile fatalità." "Da allora mia madre è ricoverata in un ospedale psichiatrico. Non ricorda quello che è successo. O meglio, non lo vuole ricordare. Ci hanno spiegato che è il suo "io" che si difende, si protegge da richeste troppo dolorose che lei, per il momento, non è in grado di fronteggiare direttamente. Ma io spero sempre che si riprenda e che possa riabbracciarmi. Siamo stati tutti malissimo quando è successo ma lei, forse, era più vulnerabile e l'ha inconsapevolmente
rimosso. Non lo ha mai elaborato. Troppo angosciante, troppo traumatizzante. Non la vedo da anni, ho solo contatti con mio padre, l'unico che possa vederla perchè è l'unico di cui lei si fida." Le diede un buffetto sul naso e aspettò che si calmasse completamente. "Va meglio?" "Sì, grazie, parlarne mi aiuta sempre" "Sai che ti dico? Andiamo a cena fuori e non accetto rifiuti. Su, sciacquati il viso." "Ma sarà stanca, non è il caso... sto bene... davvero." "Sei ancora seduta? Alzati dai, penso sia giunto il momento di chiamarmi Gianna." "Ok, Gianna" sorrise "arrivo." Un telefono "Pronto papà." "Ciao, cara, ti sento bene." "E' vero sto bene, sto riacquistando fiducia." "Mi fai felice, piccola mia." "Davvero?" "Come puoi dubitarne? Non è colpa tua se la mamma vive in un mondo diverso dal nostro, lo fa solo per soffrire meno. Sei tu l'altra cosa più preziosa che ho, il motivo per cui ho ricordato di essere ancora vivo." "Grazie, papà" "Di cosa?" Un epilogoSin da quando era una semplice matricola le avevano inculcato che nulla va trascurato; che tra i dettagli e gli scarti ci sono ricchezze infinite. Anche questa volta era stato così. Le registrazioni in aeroporto di quell'insignificante pedina che era Shamir avevano rivelato che era proprio lui il contatto con il latitante Mudaliar. E proprio il capo in persona lo testava direttamente sul campo. Si scambiavano informazioni nel modo più efficace e sicuro: sotto gli occhi di tutti. Pezzi di carta buttati "distrattamente" da un complice e subito "calpestati" dall'altro. Il fatto che fosse l'aeroporto era solo un caso. Il posto dell'incontro, infatti, cambiava tutte le volte. Nella stessa traiettoria si erano trovate prima Neela e poi Aneesha, solo perchè Shamir si era attardato all'aeroporto e così le aveva viste. La situazione aveva, poi, avuto un risvolto insperato: Shamir alloggiava ora nello stesso palazzo di una agente ormai in pensione, ma sempre valida. Poteva controllarlo costantemente e segnalare un eventuale contatto con Mudaliar. Rimaneva il solito rischio: che Gertrude si infatuasse di lui.


Samuela Chilton, pseudonimo, è nata a Sassari
dove vive e lavora tuttora.
Appassionata lettrice fin da bambina,
ha sempre desiderato scrivere.
Nel 2004 nascono i suoi primi racconti brevi,
stile narrativo che predilige.
Nel 2005 un suo racconto "Best-Seller" viene pubblicato sulla rivista "Inchiostro".


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E’ possibile partecipare con un racconto breve di qualsiasi genere (fiaba, romanzo breve, giallo/poliziesco, storico, comico/satirico, etc.) e della lunghezza minima di 27.000 battute (spazi inclusi), con un massimo di 32.000 battute. I testi, a tema libero e in lingua italiana, devono essere necessariamente inediti. Non sono ammessi scritti che siano già stati inviati ad altre iniziative o concorsi. Ogni partecipante potrà inviare un solo elaborato. Tutti i racconti saranno pubblicati su Corriere.it e potranno essere letti e votati dagli altri utenti. Il più bello, scelto dai giornalisti del Corriere della Sera, verrà pubblicato nella collana del «Corriere della Sera» “Corti di Carta”. Per partecipare è necessario essere registrai a Corriere della Sera.it (clicca qui per registrarti).

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TERMINE DI INVIO ELABORATI.
Gli elaborati dovranno essere inviati tramite l’apposito form online (seguendo le istruzioni, clicca qui) entro il 29 aprile.

TI RICORDIAMO CHE:
che per condividere il tuo racconto registrandoti a Corriere.it hai accettato le condizioni generali per la fruizione dei servizi sul nostro sito e in particolare che:
• il tuo racconto potrà essere pubblicato anche al di fuori del sito Corriere.it, sul Corriere della Sera o su altre pubblicazioni online e stampa;
• il limite minimo di battute è 27.000 (spazi inclusi);
• il limite massimo di battute è 32.000 (spazi inclusi).

Le processioni del Venerdì Santo : Simboli e Significato




LE PROCESSIONI DEL VENERDI' SANTO: SIMBOLI E SIGNIFICATO
DI MARIA SERRITIELLO

Durante le processioni del Venerdì Santo sfilano, con i figuranti, alcuni

Simboli, eccone il loro significato.



I Dadi: il Simbolo dei dadi sta ad indicare l’atto dei due soldati che si giocano la tunica di Cristo

La Corona di spine: Simboleggia l’incoronazione di spine subita da Gesù.

La Lancia: Il colpo finale che i soldati infliggono a Gesù

Lo Scudiscio: E’’lo strumento con il quale Gesù viene frustato.

La Colonna: E’ l blocco al quale Gesù fu legato



La Tunica: E’ la veste indossata da Gesù

La Scala: Servì ai soldati per raggiungere l’altezza della croce ed inchiodare il Salvatore.

I Rami di ulivo: Rappresentano l’entrata di Gesù in Gerusalemme nel giorno delle palme.

La Borsa dei denari: Fu quella data a Giuda per il tradimento.

Il Cappio di Giuda: La corda con la quale Giuda s’impiccò



Il Velo della Veronica: Panno sul quale s’impresse il volto di Gesù mentre saliva il Golgota.

Il Martello, i chiodi e la tenaglia: Oggetti usati per la crocifissione

La Spugna: “Sitio” chiede Gesù e gli fu data la spugna imbevuta di aceto e di fiele



La Bacinella: Nella quale Pilato si lava le mani

Cireneo e la Croce: Gesù fu aiutato a sostenere la croce da Cireneo

Maria Serritiello
www.lapilli.eu


Quando Gesu' muore.


CRISTO MORTO


QUANDO GESU' MUORE. L’ORIGINE E LA CONSUETUDINE DEL VENERDI' SANTO
DI MARIA SERRITIELLO

Sono più di tremila i riti, che si rappresentano in Italia, il giorno del “Venerdì Santo”, eseguiti con particolarità dai fedeli e che solennizzano il passaggio di Gesù da uomo a Dio. Una morte necessaria, annunciata fin dalla nascita, che ci salva ma che fa di Cristo un “Agnello”immolato, senza via di scampo. Ovunque sparse sul nostro territorio, le sacre rappresentazioni del venerdì santo, traggono la loro origine, dopo il concilio di Trento e servono a creare nel fedele, il giusto dolore e la commossa partecipazione, per non dimenticare il sacrificio cruento alla base della nostra credenza.



Origine della processione



La processione del Cristo morto nel mondo cattolico è celebrato ovunque con solennità e commossa partecipazione. Tale processione ebbe rilievo, già nel medioevo, quando, con lo spegnersi del teatro greco e latino, sopravvisse nell’uomo l’esigenza di raffigurare scenicamente drammatizzazioni religiose. Nel tardo Medioevo e successivamente, il dramma sacro ebbe un ulteriore sviluppo ed ispirò una ricca produzione di alto valore poetico e teatrale come per esempio”Il pianto della Madonna “di Iacopone da Todi. Ai riti pagani delle antiche religioni naturalistiche, fortemente radicate nel folklore di tutti i popoli, nelle quali troviamo il significato di propiziazione ciclica e lo schema della morte e della risurrezione di un Dio, vennero a sostituirsi le cerimonie dell’Agnus Dei. Non si festeggiò più la rinascita della terra-madre, bensì il sacrificio dell’Uomo-Dio. Dopo il concilio di Trento la chiesa incrementò le rappresentazioni della processione di Cristo. Nel corso del ‘600 e del ‘700 i gesuiti organizzarono processioni di penitenza dove tutti erano invitati a partecipare, camminando scalzi, fustigandosi, portando catene al collo, corone di spine sul capo e una pesante croce sulle spalle.



La processione del Cristo morto è una devozione nata a Gerusalemme con l’intento di proporre alla meditazione dei credenti gli eventi drammatici della passione di Cristo. Molte sono le rievocazioni in tutta Italia e in Europa. Tra esse ricordiamo: la processione dei misteri a Trapani, la via crucis a Barile, il Venerdì Santo a Grassina, la “Processione” a Savona, i “Perdune” a Taranto, i flagellanti a Nocera Tirinese, le porte chiuse alla Madonna a Pagani, le addolorate di Maddaloni e tante altre piccole e grandi sparse in tutta Italia. Una menzione particolare spetta alle processioni della penisola sorrentina, suggestive ed accorate. Ad organizzare tali processioni, in tutta Italia, sono per lo più le confraternite che autonomamente o in collaborazione con altre istituzioni sia religiose che laiche, il Venerdì Santo, manifestano la penitenza e la fede.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu



martedì 19 aprile 2011

Delitto in Osteria...Il Mistero della donna in nero



IL MISTERO DELLA DONNA IN NERO

VENERDI' 29 APRILE · 21.30 - 23.30
OSTERIA CANALI
VIA DEI CANALI, 34
SALERNO

IL MISTERO DELLA DONNA IN NERO

Adattamento del testo: Brunella Caputo.

Voci recitanti:Brunella Caputo e Davide Curzio
Aldo Vigorito (contrabbasso)
Peppe Plaitano (sax).



NOTE

Lo spettacolo noir è all’insegna della musica e del delitto, nel corso del quale si assisterà allo svolgersi di un “giallo” in piena regola. La vicenda si articolerà fino al compimento del delitto e alla scoperta dell’assassino.Il ruolo del pubblico non sarà passivo. Gli spettatori dovranno fiutare gli indizi, non lasciandosi ingannare dai depistaggi, individuare il movente, ed infine scoprire il colpevole gustando il sapore del delitto.

Il vincitore sarà premiato con un omaggio.

"Prof comunisti, ragazzi fannulloni La parola torna a noi studenti"



VIVA LA SCUOLA


FONTE LA REPUBBLICA.IT


In cinquanta città italiane convocato lo Student Action Day. "Tra blitz e flash-mob vi sorprenderemo". E sarà anche la risposta "alle offese alla scuola arrivate dal presidente del Consiglio". E chiedono risorse per il diritto allo studio

Non è bastato il dietrofront, parziale, messo in scena ieri dal presidente del Consiglio. Le parole pronunciate sabato in un messaggio inviato a una riunione dell'Associazione nazionale delle Mamme, continuano a pesare. Gli "insegnanti comunisti" che "inculcano valori diversi da quelli della famiglia". Il "dovere per lo Stato di aiutare chi non vuole essere vittima dell'ideologia di sinistra". La scuola privata come cura per le distorsioni create da quella pubblica. Affermazioni criticate da insegnati, sindacati e studenti. E che hanno fatto dire a Pierluigi Bersani: "Presidente, perché non va lei direttamente a inculcare i valori
della famiglia, visto che se ne intende?".

Per lo Student Action Day, in prima fila l'Unione degli Studenti: "Le studentesse e gli studenti saranno in piazza in oltre 50 città italiane". L'obiettivo è dar vita ad azioni per preparare lo sciopero generale indetto dalla Cgil per il 6 maggio. E "per ribadire il nostro no a questo modello di scuola e università, rivendicando la possibilità di riprendersi le scuole, i luoghi della formazione e di liberare un futuro in mano alla precarietà". Poi, le richieste: "Chiederemo risorse per il diritto allo studio, un vero welfare per scegliere i nostri percorsi di vita senza legami e il libero accesso alla cultura".

E la mobilitazione sarà anche l'occasione per parlare del progetto AltraRiforma. Una piattaforma programmatica elaborata dal basso, perché "non è pensabile continuare a mettere le mani sulla scuola pubblica, senza che le studentesse e gli studenti possano essere protagonisti delle riforme e dei cambiamenti della scuola". E la protesta non si ferma a domani. In mobilitazione anche altre associazioni studentesche. Come la Rete degli Studenti, che ha in cantiere una due giorni a Bologna, il 21 e 22 aprile. In programma "un'assemblea con studenti di tutta Italia". Per "rilanciare la protesta subito dopo le vacanze di Pasqua e in vista dello sciopero generale del 6 maggio".

Ecco l'elenco delle maggiori iniziative: i flash mob sono previsti a Milano, Monza, Torino, Genova, Piacenza, Trieste, Siena, Padova e Latina. Poi a Ragusa, Vigo Valentia, Trapani. A Napoli, sit-in davanti l'assessorato ai Trasporti e iniziative nella città di provincia. Stesso copione a Bari con un incontro all'esterno della sede della Regione Puglia. A Roma azioni in tutta la città. E cortei a Udine, Avellino e Caserta. Per Mariano Di Palma, portavoce dell'Unione degli Studenti: "Le parole del Presidente del Consiglio sono la dimostrazione delle politiche scellerate che vogliono distruggere e svuotare di senso i luoghi della formazione. A questo noi ciribelliamo. Il libero accesso alla cultura, un welfare studentesco e risorse reali per scuole e università sono i temi centrali per le studentesse e gli studenti di questo Paese".







venerdì 15 aprile 2011

Restiamo umani


VITTORIO ARRIGONI

Vittorio Arrigoni (Besana Brianza, 4 febbraio 1975 – Gaza, 15 aprile 2011) è stato un giornalista e attivista italiano


Noto soprattutto per la sua attività in sostegno della causa palestinese e in particolare contro l'assedio condotto dallo Stato di Israele alla popolazione della Striscia di Gaza. Attestato su posizioni di sinistra e laica, Vittorio Arrigoni criticava duramente la politica autoritaria e teocratica di Hamas nell'amministrazione della Striscia e quella di Fatah in Cisgiordania, considerata nei fatti collaborazionista con Israele.

Era membro dell'International Solidarity Movement[1] e si era trasferito a Gaza da dove diffondeva informazioni sulle condizioni dei palestinesi della Striscia.

Nel 2008 è stato arrestato e incarcerato dall'Esercito israeliano dopo che aveva difeso 15 pescatori palestinesi che pescavano in acque internazionali[2].

Il 12 ottobre 2010 ha fatto un comunicato di risposta a Roberto Saviano, il quale aveva partecipato ad una manifestazione pro-Israele, con un video.

Il 4 gennaio 2011 aveva ripubblicato sul suo blog il manifesto dei giovani di Gaza Gaza Youth Breaks Out con un commento favorevole. Questi giovani, repressi da Hamas, rivendicavano al tempo stesso la liberazione dall'occupazione israeliana e dall'oppressivo regime di Hamas, annunciando una "rivoluzione". Nelle ultime settimane della sua vita Arrigoni aveva preso posizione a favore delle rivoluzioni del 2011 in corso in diversi Paesi arabi.

Arrigoni era collaboratore de Il manifesto, per la cui casa editrice aveva pubblicato Restiamo umani, tradotto e pubblicato anche in inglese, spagnolo e tedesco. L'edizione in inglese includeva un'introduzione dello storico israeliano Ilan Pappé.

Raggiunse una grande notorietà durante l'Operazione Piombo fuso, in quanto il suo blog Guerrilla Radio fu l'unica fonte giornalistica ad informare da Gaza in un momento in cui nessun giornalista "professionale" aveva accesso alla Striscia. Il sito di Arrigoni, fino a quel momento non particolarmente famoso, divenne per molte settimane, secondo Blogbabel, il blog più letto e citato in Italia, superando addirittura quello di Beppe Grillo.

Il 14 aprile 2011 è stato rapito e ucciso. Secondo le Brigate Ezzedin al-Qassam che hanno ritrovato il corpo, l'omicidio sarebbe stato compiuto da un gruppo salafita, che lo ha ucciso per soffocamento durante la notte




Salerno città del last minute


BELLA SALERNO

FONTE:IL BLOG DI SALERNO SU VIRGILIO
DI MASSIMO VECCHIO


Una località con tante potenzialità da sfruttare'. E' questo, in estrema sintesi, quello che salta fuori dalla tappa salernitana del 'Giro d'Italia targato TTG' (un giro d'Italia vero e proprio, voluto ed organizzato per l'appunto da TTG Italia e che racconta il lavoro di oltre 200 agenzie di viaggi del Bel Paese).
E se da un lato i risultati e le riflessioni dell'indagine salernitana sono strettamente inerenti alle tematiche del settore delle agenzie e degli agenti di viaggi, è altresì interessante andare a curiosare lo stesso i contenuti della pubblicazione poiché, a raccontare Salerno, questa volta, sono proprio gli agenti di viaggio della città, coloro che, con numeri alla mano, hanno ben chiaro usi, costumi e abitudini dei salernitani con valigia alla mano.
Ne viene fuori un'ampia fotografia in chiaro/scuro dove il 'chiaro' è rappresentato sicuramente dalle enormi potenzialità che la nostra provincia possiede di suo e da una crescita che sta avvenendo per gradi, e dove lo 'scuro' è senza dubbio rappresentato, purtroppo anche per chi parte, dalle criticità dei servizi, delle infrastrutture e, curiosità, dalla difficoltà con cui le Agenzie di viaggio salernitane lavorano a causa dell'abitudine da parte dei salernitani di presentarsi in agenzia per prenotare la propria vacanza soltanto all'ultimo minuto. Altrettanto interessante è pure, come sottolineato da alcuni agenti di viaggio, l'estrema vicinanza con la città di Napoli che non consente alle Agenzie di lavorare nel migliore dei modi, poichè il capoluogo di Regione campano tanto sottrae a Salerno per quanto riguarda voli e tratte marittime in traghetto.
Inoltre ci sono le cifre, cifre dalle quali si evince che i salernitani spendono e partono di meno per le proprie vacanze: 'la spesa dei salernitani per le proprie vacanze ha subito una contrazione negli ultimi anni, dopo il picco raggiunto nel 2008, a quota 204 milioni di euro. Sono diminuite anche le partenze verso l'estero, passate da 215mila nel 2009 a 207mila nel 2010.'


'Una località con tante potenzialità ancora da sfruttare. Così gli agenti di viaggi di Salerno dipingono la propria città, nona tappa del giro d'Italia di TTG, nel servizio pubblicato sul numero 30 di oggi 14 aprile. Una realtà che si caratterizza per una forte concorrenza, a cui le adv rispondono con le armi della specializzazione e della professionalità. Una piazza, inoltre, in cui il mestiere è spesso reso più difficoltoso dall'abitudine di correre in agenzia all'ultimo minuto. Sul fronte dei collegamenti, a un porto in via di sviluppo si affianca uno scalo che non riesce a decollare e che subisce la concorrenza del vicino Napoli Capodichino. Note negative sul fronte dell'incoming: nonostante le potenzialità del territorio, il lavoro sul settore risulta particolarmente difficoltoso.'
Vi consiglio, in ogni caso, la lettura e l'approfondimento dell'indagine che, come già ribadito, seppur prettamente orientata agli operatori del settore, offre interessanti spunti di riflessione e di confronto che possiamo trattare, come sempre, insieme.
Giro d'Italia 2011 - Salerno PAG.1 e Salerno PAG.2

giovedì 14 aprile 2011

Ad Eboli il 7 maggio Presentazione del libro "Al di là del Mare" di Francesco Agresti



AL DI LA' DEL MARE DI FRANCESCO AGRESTI

A cura dell'associazione culturale "Gli amici del mare", con il Patrocinio e la collaborazione del Comune di Eboli

Sabato 7 Maggio 2011, Alle ore 18
Presso l'Aula Consiliare del Comune di Eboli

sarà presentato il romanzo

'Al di là del mare' (Edizioni Lepisma)
di Francesco Agresti


Con l'autore interverranno Sabino Caronia, Giorgio Linguaglossa, Dante Maffia, Antonio Manzo. Introdurrà l'incontro l'Assessore alla Cultura Antonio Conte. Presiederà il Sindaco di Eboli Martino Melchionda. Interverrà l'on. Carmelo Conte.

Le voci recitanti saranno quelle di Brunella Caputo e Davide Curzio.


Dante Maffia scrittore e poeta
"La trama del libro-scrive Dante Maffia - parte da una gita a Eboli richiesta al protagonista da un professore che ha conosciuto Quasimodo e che desidera visitare i luoghi della cittadina nominata nel titolo del suo libro da Carlo Levi. Il protagonista e il professore camminano per Eboli carichi di memorie. Il primo rivivendo sensazioni ed emozioni della sua infanzia, il secondo rincorrendo ricordi letterari. Sullo sfondo, a far da cornice al racconto, il paesaggio, i miti greci, la civiltà contadina".


Antonio Conte Assessore alla cultura Comune di Eboli
"E' per la sua peculiarità - ha dichiarato l'Assessore Conte - tutta giocata sul filo dei ricordi e della memoria, in cui balza evidente l'attaccamento indissolubile di Agresti con i suoi luoghi di origine che, come Comune, abbiamo deciso di adottare l'opera 'Al di là del mare' e distribuirla in tutte le scuole di Eboli affinché i nostri studenti, attraverso la lettura del libro, abbiano modo di rendersi conto quanto si possa amare la propria terra nativa anche a distanza di tantissimi anni".



Francesco Agresti poeta, scrittore, giornalista e critico letterario, ha pubblicato diverse raccolte di versi. 'Al di là del mare' è il suo terzo romanzo. Nativo di Eboli, attualmente vive vive a Roma ed è coordinatore e curatore della rassegna internazionale 'Gli Ambasciatori della Poesia'