Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
In scena il 19 febbraio, per la seconda serata del
Festival Nazionale XS città di Salerno, a cura della Compagnia dell’Eclissi della città, i Co.C.I.S. - Teatro 99
Posti di Mercogliano, con una commedia buffa di Paolo Capozzo dal titolo
“Allo stesso punto. Però a nata parte”.
Con
Paolo Capozzo, anche attore, Maurizio Picariello e Vito Scalia.
Ai 200 spettatori
presenti, la scena si mostra priva del sipario, dipinta da fogliame in bianco e
nero, sono alberi, ma anche quinte. Due personaggi, Compà Prisco e Compà Mostino
appesi a due corde penzolano addormentati. Due burattini che attendono il
risveglio, chiusi come sono nel teatro e dimenticati da tutti. Sono attori,
senza una parte, né del pubblico che li ascolta, eppure loro solo quello sanno
fare, recitare, ma cosa? Quale ruolo? Davanti a quale pubblico? I due si
svegliano in un teatro abbandonato, probabilmente chiuso per la pandemia e si
accorgono di essere rimasti là come fantasmi. Per più di vent’anni sono stati i
personaggi principali dello spettacolo “Storie
di Terra di suoni e di rumore”, ma ora Prisco e Mostino conoscono vecchie
battute, che non fanno più presa, ma poi su chi? Si ritrovano, così, a dubitare
perfino della loro esistenza, tanto da farli dire “Quanne si chiure lo sipario, nui simmo vivi o simmo muorti?”
Due poveri Zuorri, così
detti, per essere dei nullatenenti, che usano un linguaggio improbabile, una
sorta di meta-dialetto irpino, fatto di termini cilentani, lucani e pugliesi. I
due per sopravvivere devono inventarsi nuovi personaggi, ci provano più volte,
ma nulla può sembrare adatto, stanno quasi per gettare la spugna, quando da un
vecchio cascione, abbandonato e polveroso, trovano un faldone lasciato nel
fondo, nel quale sono custoditi alcuni testi teatrali. Superate le prime
incertezze, cominciano a prendere confidenza con gli scritti, sicché, nelle
loro battute, si riconoscono piacevolmente i capolavori teatrali di Shakespeare, Beckett, De Filippo, tra i
più noti. Inizia, così la prova recitativa dei due Zuorri, che riaccende le
loro esistenze, tramutando il vecchio spettacolo in qualcosa di nuovo, pur
partendo dallo stesso punto. Una sorta di commedia dell’arte dove Mustino e
Prisco, alla ricerca della loro identità, si rivelano attori di elevata
professionalità, due maschere, ben impostate che fanno di loro, personaggi
bizzarri, stravaganti, burleschi, appassionati, eppure accattivanti. Il
canovaccio approssimativo nel quale si sviluppa l'improvvisazione degli attori
è ben calibrato e quando ai due si aggiunge un terzo personaggio, il pezzo si completa,
la rappresentazione risulta godibilissima e la morale balza chiaramente, cioè
il viaggio di conoscenza. L’oscurità magica del teatro e la capacità di
guardarsi dentro, sia pure con personaggi inventati, ha smosso la ricerca di sé,
invitando a guardare il reale da varie angolazioni, a cambiare, partendo dal
noto, ovvero sia dallo stesso punto però da un’altra parte.
Bravo l’autore, Paolo Capozzo, a stimolare lo
spettatore con un pezzo diverso per rappresentazione, maschere, scenografia,
linguaggio, costumi ed interpretazione: Maurizio
Picariello, Vito Scalia.
Regia, scene e luci: Gianni Di Nardo
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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