Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Il 25 Novembre è stata la
giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne,
manifestazioni ovunque per ricordare i diritti inviolabili dell’altra metà del
cielo. Il Teatro del Giullare di Salerno ha manifestato, come sa, ospitando uno
spettacolo, scritto da una donna Tiziana
Beato, collaborata da un uomo Antonio
Mocciola e recitato da una donna Adele Pandolfi. Il titolo
del monologo della durata di un’ora è “Bella
da morire”.
Con parole essenziali ed incisive,
Concita De Luca, rappresentante dell’ordine dei giornalisti
e giornalista ella stessa in Salerno, introduce lo spettacolo del Giullare, reggendo in mano un paio di
scarpe rosse, divenute simbolo della mattanza perpetrata ai danni delle donne.
Indica, con mano accusatoria, nella prima fila, il posto vuoto di una donna se
non fosse stata uccisa. Nel 2021, in meno di un anno, le vittime sono già 109
di numero, di cui 63, morte per mano del partner o di un ex, le uccisioni sono
in aumento dell’8% in questo anno. Il teatro può, con la sua immediatezza,
giungere alle corde più intime di chi lo frequenta e replicare contenuti al di
fuori di esso, cosicché un cambio di passo si potrà ottenere, insieme
al resto, con la cultura. Se si vive solo per soddisfare bisogni primordiali,
perché la conoscenza non ha dirozzato, è più facile sopprimere chi è più
debole: la donna.
Si fa buio in sala e si
va ad iniziare.
La scena scarna evidenzia
una sedia ed una cornice e in angolo una salma ricoperta da un lenzuolo bianco,
adagiata su di un carrello. Per contrasto alla lugubre figurazione, sparata
nelle orecchie è la canzone “Vivere”.
Fa un certo effetto con il morto di fronte, ma con curiosità si ascolta la
canzone di Cesare Bixio del 1937
cantata da Carlo Buti, tratta
dall’omonimo film
Appare lei, Anna Sole,
con un camice bianco da lavoro, il pennello da trucco in mano, chinata sul viso
della salma. Si capisce subito che è una makeup artist of the dead. La donna dà
inizio, mentre esegue il trucco, ad una serie di riflessioni, ad un sincero
sfogo, tanto dice il morto è morto e sarà benevolo nei suoi riguardi. Si
apprende che è infelice, si sente sola, non ha frequentazioni per via del suo
lavoro, meno che mai un fidanzato, perché credono che porta iella. E’ sfruttata
dal suo principale, interessato solo ai denari ed al guadagno, per cui la
incita a far spendere più soldi alle famiglie dei defunti. Lei crede, invece,
che il cocchio tirato da otto cavalli e la bara in rovere o altro legno
pregiato, felicità del suo cupido padrone, non serva a nulla, se non a
scaricare il senso di colpa dei parenti o a farli apparire migliori di quel che
sono. Lei è una ragazza semplice, ai suoi morti vuole bene, passa con loro
parte della giornata, le fanno tanta compagnia e sebbene prenda le mazzette, se
riesce a vendere un buon funerale, è dispiaciuta. Conosce i clienti da come si
presentano e ciò che le chiedono, ce ne sono di varia umanità: i presenzialisti
i latitanti, gli amatori i camorristi e di ognuno Maria Sole (Adele Pandolfi), ne imita la voce, caratterizzando
da brava attrice qual è, la volgarità, la presunzione, la superbia, il comando,
gli affranti dal dolore. A volte la sua
voce s’incrina, il tono recitativo
diventa tenero per quei morti solitari, quelli che hanno lascito i soldi
del funerale per non dare fastidio, né impaccio economico per chi resta, ecco a
quelli cesella sul viso un maquillage perfetto. Solo ai camorristi non trucca,
nemmeno per una buona mazzetta. Parla con i morti perché non fanno niente, sono
amabili perfino più di sua madre che le
rimprovera di non trovarsi uno straccio di marito. Con i morti, intorno c’è
silenzio, ma lei è contenta perché l’assenza di suoni e parole, la si può
riempire a piacimento. Il monologo va avanti, Maria Sole, ma più precisamente
l’autrice “Tiziana Beato” nelle
parole crude della morte, inserisce elementi favolistici, per cui dire della “petit
mort”, sottintende la morte apparente della Bella addormentata nel bosco. Per fare la tanatoprattore, ovvero il
trattamento post mortem, ha dovuto studiare varie discipline: chimica, anatomia
e concetti di psicologia nei confronti delle famiglie, la sua è una professione
importante, dice. Una sera rientrando dal silenzioso lavoro, trovò la sua casa
inondata da tanto suono, da poco era terminata la duemila quarantaseiesima
puntata di Beautiful, sua madre era dinanzi alla tv esanime, era morta con la
musica. Suo padre l’aveva già lasciata, adesso è sola, perciò parla con i morti.
Il testo significativo ed
intenso è recitato con bravura ed espressività variata da Adele Pandolfi, attrice di consumata professione, basti pensare
alle 296 puntate dalla prima, nei panni di Rita Giordano, nella soap opera Un
posto al sole. E’ anche autrice di un libro Morta di soap pubblicato nel 2001 e nello stesso anno è guest star
in un episodio di Una donna per amico.
Lavora prevalentemente in opere teatrali. E’ un’attrice a tutto tondo, Adele, e
con la sua performance ha valorizzato a pieno l’ottimo lavoro di Tiziana Beato, che è stata coadiuvata
dal drammaturgo e scrittore teatrale, Antonio
Mucciola. La regia è stata affidata a Pier
Paolo Palma, un esordiente talentuoso e l’aiuto regia a Giorgia de’ Conno, le musiche originali
sono di Andrea Boccia. Un buon team,
affiatato e pronto per riscuotere successo
Tiziana
Beato, una vecchia conoscenza sia per me (N.D.R) che per il Teatro del Giullare di Salerno, qui nel
2014 venne a presentare il suo primo libro “La
paura è bugiarda” e ancora in questo stesso luogo il debutto della sua
creatura teatrale “Bella da morire”.
Una prima e della sua preferenza le
siamo grati, che ha avuto, sì, il sapore amicale, ma gli applausi convinti sono
stati tributati al valore intrinseco dello spettacolo.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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